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questa volta tocca ai Rom di Giugliano

TESTI di Annalisa Camilli, di Associazione Nazione Rom, di Antonio Maria Mira e di Gaia Martignetti

A Giugliano si organizza una nuova emergenza rom – Annalisa Camilli

Qualcuno lo ha definito in passato “mobbing comunale”. Sono arrivati i vigili e hanno detto alle persone che abitano nella fossa sotto al cavalcavia di Giugliano in Campania – una cittadina nella periferia di Napoli – che devono andarsene dal territorio del comune il prima possibile, se vogliono evitare di essere sgomberate dalle ruspe e dalle forze dell’ordine nei prossimi giorni. “Andare dove?”, hanno chiesto gli abitanti della baraccopoli. “Fuori dal territorio del comune”, hanno ribadito i vigili.

Si tratta di quattrocento persone, la metà delle quali minorenni: settanta famiglie rom di origine bosniaca arrivate a Giugliano quasi trent’anni fa, in seguito alla guerra nella ex Jugoslavia. “Abitiamo qui da anni, molti di noi sono anche diventati cittadini italiani, i bambini vanno a scuola nel comune e non abbiamo intenzione di spostarci”, racconta Nuria, uno dei capofamiglia del campo attrezzato gestito dal comune campano, sorto in un avvallamento in seguito a un altro sgombero avvenuto alla Masseria del Pozzo tre anni fa.

“Ci siamo spostati di sgombero in sgombero, alcuni di noi hanno subìto anche cinque sgomberi in pochi anni”, racconta Nuria mentre mostra le condizioni del campo, in cui da almeno tre mesi l’amministrazione comunale non fornisce più il servizio di raccolta dell’immondizia. Mentre intorno al campo l’amministrazione di un comune limitrofo ha fatto costruire un muro di cemento per impedire che l’accampamento si estenda: un muro che protegge un terreno vuoto.

C’è chi considera “la fossa” di Giuliano il campo rom peggiore d’Italia, per certi versi il simbolo delle politiche di segregazione a cui i rom sono stati sottoposti nel corso degli anni in alcune zone del paese: si tratta di una baraccopoli fatta di case di legno e roulotte, in un terreno scavato sotto il livello della strada. Quando lo aveva visitato nel 2018, Amnesty international lo aveva definito “un luogo inumano” con le sue stradine di fango, i pochi bagni chimici ai margini del campo, l’impianto elettrico allestito in autonomia dagli abitanti, i cumuli d’immondizia lasciati marcire, le pozze scavate dalla pioggia sotto alle roulotte. La cosa è più grave perché non si tratta di un campo informale auto-organizzato, ma di un campo istituzionale allestito dal comune.

 

Senza soluzioni
Per superare questa situazione nel 2018 la regione Campania aveva stanziato 1,3 milioni di euro per l’individuazione di soluzioni abitative alternative. Invece dopo le proteste di alcuni gruppi dell’estrema destra locale, il sindaco del Partito democratico Antonio Poziello ha rinunciato ai fondi stanziati per la costruzione di un ecovillaggio e ha annunciato uno sgombero con una delibera che è stata approvata il 5 aprile 2019, in seguito al rapporto dell’Azienda sanitaria locale che ha certificato condizioni igieniche preoccupanti. “Alle famiglie rom che abitano nell’accampamento però non è stato notificato nulla”, racconta Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, tra le poche associazioni che stanno seguendo la situazione.

“In teoria lo sgombero dovrebbe essere già avvenuto, secondo quanto disposto dalla delibera, ma per ora ci sono stati solo dei segnali di tensione che fanno pensare che avverrà a breve”, continua Stasolla. “Alcuni rom sono stati convocati in comune e sono stati invitati a lasciare l’accampamento volontariamente”, racconta il presidente della 21 luglio. Ma la maggior parte delle famiglie non sa cosa aspettarsi. A tutti quelli che entrano nel campo viene rivolta la stessa domanda: “È vero che ci sgomberano?”.

I bambini si rincorrono a piedi nudi nell’accampamento, alcune galline sbucano sul piazzale davanti a una baracca, i bambini saltano nelle pozzanghere che come specchi sono disseminate nel campo. Alcuni ragazzi sono in fila vicino a un’automobile blu: c’è una signora anziana di Giugliano che ogni giorno cucina e porta i viveri caldi al campo, come in una sorta di mensa sociale. Ha cucinato polpette, insalata, pasta e fagioli. “Un panino con le polpette ci costa un euro e così ci conviene pranzare con le cose che lei ci porta”, racconta Rafia.

Giuliano è tra i pochi che vivono nel campo ad avere un lavoro con un regolare contratto, ha provato a cercare una casa in affitto per lui e per sua moglie, ma non è riuscito a trovarla. Nessuno nella zona sembra disposto ad affittare una casa ai rom: “Di case popolari nemmeno ne parliamo, se in paese si sapesse che un rom entra in una casa popolare succederebbe una rivoluzione. Una volta mi sono informato per fare domanda e il funzionario mi ha risposto che mi avrebbe spiegato come andare al cimitero piuttosto. C’era mia moglie presente che si è molto arrabbiata”, ricorda.

 

L’unica soluzione proposta dal sindaco prima dello sgombero è un buono una tantum, per un totale di tremila euro, di sostegno all’affitto per ogni nucleo familiare. Ma per ottenerlo è necessario esibire un contratto di affitto regolare. “Gli uffici comunali gestiranno l’assegnazione dei bonus”, ha assicurato il sindaco Poziello, che con la decisione dello sgombero ha spiazzato il suo stesso consiglio comunale.

“Proporre soluzioni di questo tipo di fatto è come non proporre soluzioni, perché nessuno riuscirà a ottenere un contratto di affitto, le persone finiranno semplicemente per strada”, spiega Stasolla che prevede l’esplosione di una nuova emergenza nel napoletano nelle prossime settimane. “Anche nel 2008 uno degli epicentri dell’emergenza nomadi erano stati gli insediamenti della provincia di Napoli: dopo Torre Maura questa potrebbe essere una nuova miccia pronta a scoppiare”, dice Stasolla.

Secondo la prefettura nella provincia di Napoli vivono 2.754 rom. Oltre a chi è nato e cresciuto a Napoli, la maggior parte di loro è arrivata dall’ex Jugoslavia negli anni ottanta e dalla Romania dopo l’ingresso del paese nell’Unione europea. Tuttavia il loro numero è sottostimato, visto che al censimento della prefettura non hanno partecipato molte persone. “Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che vivono e lavorano in Italia da decenni, ma per loro non c’è stato mai davvero un piano di inserimento e di inclusione, anzi sono stati spesso usati per sollevare polveroni”, continua il presidente dell’Associazione 21 luglio. “Per risolvere questioni come quella di Giugliano ci vuole tempo”.

“Fa riflettere che ora, a ridosso delle elezioni europee, sia un’amministrazione di centrosinistra a voler usare il modello della ‘ruspa’: nelle prossime settimane settanta famiglie potrebbero trovarsi per strada, alimentando azioni di intolleranza, che sono un preludio a un pericoloso stato di emergenza”, conclude.

da qui

 

 

 

17 maggio 2019 Giugliano (Na) – comunicato stampa

LA TRUFFA CONTRO I ROM DI GIUGLIANO DA PARTE DEL COMUNE

richiesto intervento Protezione Civile Nazionale e Procura della Repubblica

Associazione Nazione Rom (ANR) ha inviato un documento a Presidenza del Consiglio dei Ministri, Capo Dipartimento Protezione Civile dott. Angelo Borelli, Presidente della Repubblica, Ministero dell’Interno, Prefettura di Napoli, autorità regionali e locali, Commissione Europea, con il quale sono stati prodotti documenti provanti la truffa subita dalla comunità ROM di Giugliano

E’ stato inoltre richiesto immediato intervento di Protezione Civile, sospensione sgomberi delle famiglie, programmazione di percorsi inclusione sociale e contestale trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Napoli, il tutto all’indomani dell’incontro, presieduto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, tenutosi nella Prefettura di Napoli.

Il 10 maggio 2019, nel Comune di Giugliano (Na), 500 cittadini di etnia ROM, con centinaia di minori, presenti nel campo sito in Via Vicinale Viaticale, sono stati sgomberati dal Sindaco Antonio Pozziello, senza nessuna reale e concreta soluzione abitativa alternativa. Le 75 famiglie sgomberate, nelle ore successive si sono spostate nei comuni limitrofi, giungendo prima sotto un cavalcavia nel Comune di Villa Literno, luogo dal quale sono state allontanate. Successivamente, in accordo con la Questura, sono tornate a Giugliano, in Via Carrafiello, senza acqua, luce e servizi igienici.

Il 29 dicembre 2015, la Regione Campania, con delibera n. 868, aveva concesso al Comune di Giugliano (Na), un contributo straordinario per “progetto a favore delle comunità ROM”, per un totale di 915.418.29 euro, per la realizzazione di un “ecovillaggio”.

Il 30 gennaio 2018, il Comune di Giugliano (Na), approvò la delibera n. 6, con la quale decise di rimodulare gli interventi previsti a favore delle comunità ROM, confermando di non voler più realizzare un “ecovillaggio” e di voler chiedere alla Regione Campania ed al Ministero dell’Interno “l’autorizzazione all’utilizzo delle risorse assegnate per l’integrazione sociale ed abitativa attraverso diverse progettualità secondo una logica di flessibilità e personalizzazione delle azioni”.

Il 21 marzo 2019, il Sindaco Antonio Pozziello, con una lettera indirizzata a Presidente della Regione Campania Vincenzo de Luca, Assessore Lucia Fortini, Ministero Interno e Prefetto di Napoli Carmela Pagano, chiese “autorizzazione all’utilizzo delle risorse assegnate dalla Regione Campania per l’integrazione sociale ed abitativa dei ROM al fine di adottare percorsi personalizzati di accompagnamento all’abitazione basati su strategie integrate per l’inserimento nella comunità locale”.

Il 29 marzo 2019, Fortunata Carigliano Coordinatore delle Politiche Sociali e Direttore Generale della Regione Campania autorizzò Antonio Pozziello con un “nulla osta” all’utilizzo delle risorse assegnate “per attivazione di percorsi personalizzati di accompagnamento all’abitazione basati su strategie integrate per l’inserimento nella comunità locale”.

Il 3 aprile 2019, il Comune di Giugliano, approvò la delibera n. 54, per avvio di “percorsi personalizzati di accompagnamento all’abitazione”. La cifra economica stanziata è stata di 150.000.00 euro, con 50.000.00 euro per inserimenti in strutture protette per minori. Dei restanti finanziamenti ricevuti, 715.418.29 euro, non è stata specificata nessuna destinazione d’uso.

La comunità ROM di Giugliano, nonostante il finanziamento di 915.418.29 euro concesso dalla Regione Campania al Sindaco Antonio Pozziello non ha beneficiato, ad oggi, di nessun percorso personalizzato di accompagnamento all’abitazione, al lavoro, alla scuola ed alla protezione sanitaria: non solo, è stata brutalmente sgomberata e si trova, attualmente, in una condizione di emergenza sanitaria. Da qui la richiesta di intervento della Protezione Civile Nazionale.

ufficio stampa e comunicazione

Associazione Nazione Rom

tel +39 3281962409 email nazione.rom@gmail.com

 

 

Tra i rom sgomberati di Giugliano – Antonio Maria Mira

A Giugliano, nel Napoletano, tra le persone sgomberate che vivono nel fango: 6 su 10 sono minori. Solo la Chiesa è in campo. «I giovani della parrocchia pronti a sistemare l’area, vogliamo esserci»

Un bambino molto piccolo, scalzo e con addosso solo una lunga maglietta, ci viene incontro correndo sulle macerie. Sorride, facendoci vedere due pacchetti di biscotti stretti nelle due manine nere di fuliggine e fango. Dietro a lui altri bambini e una donna anziana mangiano attorno a un fuochi acceso per terra.

A fianco una specie di giaciglio dove dorme la donna, peggio di una cuccia. Tutto attorno, dentro un capannone sfondato, ci sono pezzi di muratura, lamiere, eternit. Scene di guerra, ma qui non siamo in guerra. Almeno quella con le armi. Piuttosto è guerra all’umanità, alla dignità, al rispetto delle persone. Siamo tra i 450 rom, il 60 per cento minori, sgomberati una settimana fa a Giugliano in Campania dal campo in cui vivevano da tre anni. Il sesto o settimo sgombero negli ultimi venti anni. E senza mai realizzare vere soluzioni alternative e finalmente definitive. Oltre che rispettose delle persone.

Ora sono qui, in una azienda abbandonata, vicino allo svincolo di un importante asse stradale, tra macerie, fango, senza acqua nè luce. “C’erano tanti rifiuti e abbiamo pulito”, dicono. Ci sono arrivati dopo aver peregrinato per ore, accolti con sospetto, allontanati, provocando allarmismi e chiamate alla Polizia. E perfino “editti” di amministrazioni locali.

Ci accompagna don Francesco Riccio, parroco di San Pio X e responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Aversa. Viene qui più volte al giorno, come i volontari della Caritas diocesana. Fin dal primo giorno. Perché qui c’è solo la Chiesa accanto a queste persone abbandonate. Lo stesso vescovo Angelo Spinillo è venuto in questa favela lo scorso 11 maggio e segue con attenzione la vicenda per trovare una soluzione.

Appena arriviamo è un vero assedio. Chiedono scarpe, vestiti, latte per i più piccoli. Ma ci vogliono anche spiegare. «Siamo cittadini italiani, abbiamo il passaporto » dicono, facendo vedere i documenti. «Qui sono nato e cresciuto, e ho vent’anni». Vengono dalla Bosnia, ma sono qui da almeno trenta anni. E i giovani sono tutti nati qui, e dunque italiani, ma senza veri diritti. Sono stati nell’Asi, poi vicino a una discarica, infine nel ‘fosso’, dove sono stati sgomberati il 10 maggio perché, a detta del sindaco, erano in una condizione di degrado.

«È vero, ma almeno c’erano acqua, elettricità e bagni chimici – ci dice Giuliano, 37 anni, arrivato in Italia coi genitori quando aveva pochi mesi – . Ora invece non abbiamo niente. Ci portino i 6 bagni che avevamo, almeno per donne e bambini. Siamo umani!». Una donna ricorda che «i bambini andavano a scuola. Ora no. Non si possono lavare».

E di bambini ce ne sono davvero tantissimi. Il più piccolo, appena dieci mesi, dorme in un furgone accudito dalla giovanissima mamma, mentre un’altra donna sta per partorire ma anche lei dorme in auto.

Come tutti. O dentro i capannoni ad alto rischio crollo. «Se ci dicono che possiamo restare ci organizziamo. Mettiamo tutto a posto. Abbiamo già tolto tutti i rifiuti». «E non erano pochi» sottolinea don Francesco, mentre pazientemente si appunta tutte le richieste.

In attesa che si muovano le istituzioni, come sempre, la Chiesa c’è. «Se gli permetteranno di restare – sottolinea il sacerdote – i giovani della parrocchia sono pronti per aiutarli a sistemare l’area». «La Caritas diocesana – ci spiega il direttore don Carmine Schiavone – ha scelto di esserci, ‘abitando’ il campo e ma anche dialogando con l’amministrazione comunale e sensibilizzando la gente. Abbiamo portato acqua, pane, latte, biscotti. Anche con la pioggia. Ora siamo impegnati a trovare delle tende».

Chi dona e chi ne approfitta. Anche nel poco. Mentre parliamo coi rom, arriva un’auto piena di pentole con la pasta al sugo. «È una signora di Giugliano, la vende a un euro a piatto» spiega ancora don Francesco. Ma c’è la fila. «Abbiamo paura che ci sgomberino un’altra volta. Ci dicano dove andare, però. Se facciamo di testa nostra combiniamo guai. Dobbiamo integrarci ma ci devono aiutare» dice ancora Giuliano. E un altro aggiunge: «Chiediamo un terreno per poter vivere insieme. Ci vogliono dare 5mila euro a famiglia per trovare una sistemazione. Ma chi ci affitta una casa? Il Comune dovrebbe garantire».

«Ci sono tanti beni confiscati abbandonati. Coi soldi che ci vogliono dare potrebbero sistemarli. Possiamo farlo anche noi e costerebbe meno» dice ancora Giuliano e ci porta a vedere uno di questi palazzi. È nel ‘Parco Rea’, ex residenza del boss Francesco Rea e del suo clan.

È degradato da decenni, proprio a fianco alla caserma della Finanza realizzata un un altro edificio confiscato. «Così tutti saranno tranquilli» scherza Giuliano. Non l’unica proposta. Ci fa vedere un terreno abbandonato vicino al mercato ortofrutticolo. «È ottimo: è asfaltato e ci sono luce e acqua, ma ci hanno detto di no». E ora, infatti, è stato sbarrato con grandi blocchi di cemento. Proprio non li vogliono. E allora, con un velo di tristezza, Giuliano ricorda. «Nonno, nonna e alcuni figli sono finiti nei lager nazisti. E non sono mai tornati…».

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“Ma quali delinquenti, i rom di Giugliano sono esseri umani” – Gaia Martignetti

Anna Fabiano è un’insegnante della scuola Ilaria Alpi di Scampia, che fino a poco tempo fa accoglieva circa 100 bimbi rom prima dello sgombero del campo di Giugliano. Dopo il post del Comune di Casapesenna, in cui si invita a far attenzione “al fenomeno della delinquenza”, ricorda che quello che è successo a Roma. E che potrebbe succedere anche qui.

 

«Resto basita, come se stessimo parlando di delinquenti. Facciamo mente locale di quello che è successo a Roma l’altro giorno e quali sono state le parole del Papa. Trovo inaudito che si pensi che si abbia a ch fare con delinquenti. Sono famiglie che non sanno dove andare». Anna Fabiano è un’insegnante della scuola Ilara Alpi di Scampia, che conosce bene quelle famiglie, soprattutto i circa 300 minorenni che ne fanno parte. Per molti, sono i “rom sgomberati dal campo di Giugliano”, per lei, ragazzi che si costruivano un futuro diverso.

Circa 100 di loro erano e lo sono ancora, suoi alunni. E dopo il post del Comune di Casapesenna, in cui si avvisa la cittadinanza della possibilità di trovarsi nella “condizioni di locare abitazioni a persone che infrangono la legge, al fine dunque di contrastare il fenomeno della delinquenza”, spiega quanto sia pericoloso un sindaco che mette in guardia rispetto a una possible invasione.

«Non giustifico l’occupazione di un campo», spiega Fabiano. Ma, continua l’insegnante dei bambini sgomberati dal campo rom, bisogna ricordarsi che non sono delle beste ma esseri umani. Circa 100 di questi bimbi, sono stati accolti nella scuola Ilaria Alpi, grazie a un pulmino che li prelevava e li accompagnava verso un futuro migliore. Ora, che nessuno sa dove sono, forse a scuola non ci torneranno. Anche il Padre comboniano Alex Zanotelli,ha sottolineato come ci sia un’emergenza che definisce “Progrom dei rom”. “I rom sono fuggiti e sostano sotto un cavalcavia, aspettando la buona stella”, si legge in un lungo comunicato. C’è anche un’altra cosa che attende, paziente. Sono i quaderni di quei 100 bimbi, che resteranno sui banchi di scuola, spiega Anna Fabiano. Ma forse i loro proprietari non torneranno.

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Redazione
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Un commento

  • Marcello Zuinisi

    PROTEZIONE CIVILE PER FAMIGLIE ROM DI GIUGLIANO: ANGELO BORRELLI SCRIVE A PREFETTO E SINDACO POZZIELLO

    Nella giornata odierna, il Capo Dipartimento Protezione Civile Angelo Borelli ha raccolto la richiesta di Marcello Zuinisi legale rappresentante dell’Associazione Nazione Rom (ANR), per prestare soccorso ai 500 cittadini, sgomberati il 10 maggio 2019 dal Comune di Giugliano, inviando una lettera all’Ufficio di Governo Territoriale ed alle istituzioni locali dove viene specificato: “richiesta di intervento di Protezione Civile, incontro c/o Prefettura, sospensione sgomberi famiglie Rom di Giugliano e Città Metropolitana, programmazione percorsi di inclusione sociale e trasmissione atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli”.

    ANR si è rivolta contemporaneamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (il Quirinale ha aperto fascicolo n. 43834a in trattazione c/o Ufficio Affari Interni) e Commissione Europea: con i documenti prodotti è stata denunciata la truffa subita dalla comunità Rom.

    Il Dipartimento della Protezione Civile c/o la Presidenza del Consiglio non può intervenire direttamente se non viene proclamato lo “stato di emergenza” da parte di autorità locali e regionali. La responsabilità di soccorso alla popolazione Rom, priva di abitazioni, acqua, luce, servizi igienici è ascrivibile unicamente a Sindaco Antonio Pozziello, dott. Luigi Panico responsabile Protezione Civile Comune di Giugliano, dott.sa Rosanna Gamerra responsabile della Protezione Civile Prefettura di Napoli e Governatore della Regione Campania Vincenzo de Luca.

    I fatti denunciati da ANR sono presto riassunti: ai cittadini sgomberati dal campo di Via Vicinale Viaticale, non è stata offerta nessuna reale e concreta soluzione abitativa alternativa come previsto invece dalle circolari inviate ai Prefetti da Matteo Piantedosi Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno. Attualmente si trovano tutti in Via Carrafiello in piena emergenza igienico-sanitaria.

    Il 29 dicembre 2015, la Regione Campania, con delibera n. 868, aveva concesso al Comune di Giugliano (Na), un contributo straordinario per “progetto a favore delle comunità Rom”, un totale di 915.418.29 euro, per la realizzazione di un “ecovillaggio”. Il 30 gennaio 2018, il Comune, approvò la delibera n. 6, con la quale decise di rimodulare gli interventi previsti a favore delle comunità Rom, confermando di non voler più realizzare un “ecovillaggio” ma di voler chiedere alla Regione Campania ed al Ministero dell’Interno “l’autorizzazione all’utilizzo delle risorse assegnate per l’integrazione sociale ed abitativa attraverso diverse progettualità secondo una logica di flessibilità e personalizzazione delle azioni”.

    Il 21 marzo 2019, il Sindaco Pozziello, con una lettera indirizzata a Presidente della Regione Campania ed Assessore Lucia Fortini, chiese “autorizzazione all’utilizzo delle risorse assegnate dalla Regione per l’integrazione sociale ed abitativa dei Rom al fine di adottare percorsi personalizzati di accompagnamento all’abitazione basati su strategie integrate per l’inserimento nella comunità locale”. Il 29 marzo 2019, Fortunata Carigliano Coordinatore delle Politiche Sociali e Direttore Generale della Regione Campania autorizzò il Sindaco con “nulla osta” all’utilizzo delle risorse assegnate “per attivazione di percorsi personalizzati di accompagnamento all’abitazione basati su strategie integrate per l’inserimento nella comunità locale”.

    Il 3 aprile 2019, il Comune di Giugliano, approvò la delibera n. 54, per avvio di “percorsi personalizzati di accompagnamento all’abitazione” stanziando 150.000.00 euro, con altri 50.000.00 euro per inserimenti in strutture protette per minori. Dei restanti finanziamenti non è stata specificata nessuna destinazione. La comunità Rom di Giugliano, nonostante il finanziamento di 915.418.29 euro, non ha beneficiato di nessun percorso personalizzato di accompagnamento ad abitazione, lavoro, scuola e protezione sanitaria: è solo stata brutalmente sgomberata e si trova in una condizione di gravissima emergenza sanitaria.

    Associazione Nazione Rom
    tel +39 3281962409 email nazione.rom@gmail.com

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