Silvia Carrera o della dignità

di Isidoro Rodriguez e Barbara Sorensen

(«Silvia Carrera: A Symbol of Dignity for Indigenous Women in Panama» per «Cultural Survival Quarterly». Traduzione di Maria G. Di Rienzo)

La comarca occidentale Ngöbe-Buglé (regione amministrativa indigena), è la più grande delle cinque regioni indigene di Panama. E’ ricca di minerali, soprattutto di rame, e di risorse naturali: tuttavia, la sua popolazione vive in povertà e isolamento in assenza di adeguati interventi governativi, e ha il tasso di mortalità infantile più alto del Paese (55,4%).

Per contrastare questo stato di cose e ottenere diritti per il suo popolo, la cacique general (“capa”) dei Ngöbe-Buglé Silvia Carrera ha assunto un ruolo senza compromessi nel negoziare con il governo panamense. Originaria di Cerro Pelado nel distretto Ñürum della comarca Ngöbe-Buglé, Carrera ha 42 anni e due figli maschi. Dopo aver annunciato la sua candidatura a cacique ha viaggiato attraverso questa regione montagnosa per mesi, facendosi conoscere e ottenendo la fiducia delle sparpagliate comunità Ngöbe. Fin da giovanissima, Carrera ha partecipato alle lotte della sua gente, incluse quelle relative all’ottenimento di cure sanitarie ed istruzione.

Nel settembre 2011 è diventata la prima donna cacique dei Ngöbe. La sua elezione è stata una pietra miliare non solo per la sua comunità, ma per tutta l’America Latina, dove la maggioranza delle posizioni di leadership sono tenute da uomini. La storia della vita di Silvia Carrera è una di quelle piene allo stesso tempo di lotte e di ispirazioni.

«Ho cominciato a lavorare la terra quando avevo 12 anni e mio padre mi insegnò come coltivare diverse specie di piante. Ho coltivato manioca, yam, riso, fagioli e granoturco per dar da mangiare ai miei figli. Queste abilità passano di generazione in generazione. La gente Ngöbe-Buglé ha sempre vissuto della terra, e questa terra ci dà le risorse per crescere i nostri bambini» racconta Carrera. Sempre quando aveva 12 anni si unì al movimento guidato da Camilo Ortega, un riconosciuto leader dei Ngöbe-Buglé che si batteva per l’autonomia della regione negli anni precedenti alla creazione della comarca. A 13 anni diede alla luce il suo primo figlio e a 18 ebbe il secondo. Un anno più tardi si separò dal marito, violando le tradizioni patriarcali. A causa della scarsità di risorse finanziarie, Silvia non ha mai potuto accedere all’istruzione formale, ma ha imparato a leggere e scrivere da sola.

Il 31 gennaio 2012 gli Ngöbe cominciarono il blocco dell’autostrada Pan-americana, nel tentativo di far pressione sul governo panamense affinché proibisse alle compagnie minerarie e idroelettriche l’ingresso nella comarca. Il 5 febbraio la violenza poliziesca contro migliaia di dimostranti Ngöbe ebbe come risultato cinque morti e moltissimi feriti, il che forzò il governo a iniziare finalmente un negoziato. Il 7 febbraio il ministro Jorge Ricardo Fábrega, in rappresentanza di Panama, firmò l’Accordo di San Lorenzo: a rappresentare il proprio popolo e siglare l’accordo con la propria firma c’era Silvia Carrera. L’accordo riconosce al popolo Ngöbe il diritto di prendere decisioni autonome sulle attività minerarie e sui progetti di sviluppo che interessano la comarca.

Carrera, in queste tumultuose situazioni, ha riscosso l’ammirazione di numerosi osservatori nazionali e internazionali. I media l’hanno descritta come una leader eccezionale, facendone l’eroina della gente panamense di umili origini. In molti le chiedono ora di candidarsi al Parlamento. Durante mesi di conversazioni con rappresentanti del governo panamense, Carrera ha visitato le comunità Ngöbe più remote, facilitando l’unità e il consenso sui bisogni dell’intera popolazione della regione. Allo stesso tempo è stata capace di comunicare con il resto dei cittadini di Panama, costruendo ponti in una nazione dagli estremi contrasti.

«Noi (Ngöbe) vogliamo ottenere i nostri diritti e giustizia. E più di tutto, vogliamo vivere in pace e serenità. Come cacique general io sono la più alta autorità della comarca. Comunico costantemente con il congresso regionale, i cacique regionali, e i cittadini. Inoltre, devo essere un tramite fra il governo nazionale e la comarca». Carrera dice che è stata eletta l’anno scorso perché ha consultato la propria gente preventivamente: «Non deve essere sempre promesse e promesse. Io sono sempre stata umile e non ho promesso quello che non potevo raggiungere. Sono sempre stata onesta sugli obiettivi a cui miravo».

Il popolo Ngöbe sta affrontando molte battaglie in salita, come l’accesso alla istruzione. «L’accesso alle strutture per l’istruzione elementare è molto limitato» spiega Carrera: «Gli studenti devono faticare assai per raggiungere le scuole, camminando in condizioni disagiate attraverso giungla e montagne: per arrivare alla scuola possono volerci cinque ore». Un altro problema è il progetto della diga per l’energia idroelettrica: «Quel che sta succedendo è che il governo si comporta in modo ingiusto verso i Ngöbe-Buglé. Otterrà grandi profitti dal progetto, senza che nulla sia lasciato alla comarca».

Silvia Carrera è adamantina quando parla delle tecniche da usare con un governo inflessibile: «Attieniti fermamente a quello in cui credi e lotta per esso. Il solo avere questa forte determinazione attirerà altre persone a unirsi. E’ il motivo per cui altre persone in tutto il mondo, con ideali e opinioni simili alle nostre, ci sostengono». Quando le chiediamo cosa spera di ottenere durante il suo mandato come cacique general, Carrera dice: «Oltre a fornire una migliore istruzione, l’accesso alle cure sanitarie: è qualcosa di cui la comunità è quasi priva. La mortalità infantile è altissima e se qualcuno si ammala ci vogliono quattro giorni per portarlo in una clinica. Inoltre, queste cliniche non hanno risorse. Non ci sono medicine, neppure gli antidolorifici di base».

Le donne Ngöbe, in particolare, hanno di fronte parecchie sfide. «La cultura Ngöbe è machista» ammette Carrera: «Ci sono ancora persone nella comunità che dicono: le donne non dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini. Ma anche di fronte alla discriminazione le donne sanno essere forti, e sanno che le cose andranno meglio. Ci sono pure quelli che pensano che le donne non dovrebbero avere cariche pubbliche, ma ormai persino la maggioranza degli uomini mi sostiene. Prima, quando un uomo vinceva le elezioni e diventava cacique general, si dimenticava della popolazione locale e tutto quel che faceva era correre in giro su grandi automobili e andare a caccia di donne. Adesso ci sono donne leader, concentrate sul benessere della comarca».

Silvia Carrera si dice fiduciosa che molte altre donne si faranno avanti in futuro. «E’ vero che parecchie giovani indigene al momento vorrebbero solo fuggire verso una città. Occuparsi della comunità richiede l’essere responsabili e onesti. Io credo che l’esempio delle donne leader farà emergere questi tratti nelle più giovani».

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