Sole cuore amore – Daniele Vicari

(visto da Francesco Masala)

tutti sono precari, se lavori non sai quanto durerà, e i diritti dei lavoratori sono questioni di archeologia, al massimo sono una gentile e personale concessione del padrone.

interpretato da una Isabella Ragonese straordinaria, il film dura 112 minuti senza respiro, davvero intensi, come guardarsi allo specchio sull’orlo di un abisso.

Daniele Vicari mostra il mondo com’è, non come ci piacerebbe che fosse, e sopravvivere è una certezza e un’incognita.

coincidenza, come la bambina di Schindler’s list anche Eli indossa un cappotto rosso.

è meglio che quelli che pensano che il cinema sia un’evasione dalla realtà di questo film neanche sappiano l’esistenza.

se invece vuoi vedere le catene della realtà allora sarà una dura e buona visione.

http://markx7.blogspot.it/2017/05/sole-cuore-amore-daniele-vicari.html

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Un commento

  • E se alla fine del film scappa una lacrima? Un rischio concreto per coloro che vanno a vedere il film.
    Una lacrima di liberazione…..perché è finito? NO, tutto al contrario. Una gentile gocciolina che scende lentamente, confortante per l’umanità ritrovata, di vivo consenso, di partecipazione attiva: alla drammatica tematica trattata, alla grande bravura del regista e delle protagoniste ( Ragonesi in testa).
    E’ molto difficile ormai “trovare” in Italia un film dell’oggi che abbia al centro la vita ….e la morte, le sofferenze quotidiane, della nuova classe operaia, lavoratrici e lavoratori, quelli che a milioni, non hanno assolutamente voce, vivono interamente nella propria tragica solitudine ( …..fino alla fine, come nel film) la drammaticità della propria esistenza. La vecchia ( classe operaia) è stata da tempo cancellata.
    Tagliati completamente fuori dalle assordanti note informative (…che costantemente parlano d’altro) e dalle radiose pubblicità che notte e giorno infarciscono roboticamente le menti.
    Nelle scene tre sono i giovani protagonisti : Lui è un disoccupato ( licenziato), Lei ( la moglie) è barista – hanno quattro bambini -, l’altra Lei ( l’amica) è un addetta a balli di intrattenimento.
    E’ proprio la “modernità” liberista diventata strutturale.

Rispondi a domenico stimolo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *