Sparite-sparate: Rachel, Danilo, Adro e Obelix

I – Se l’invasione è matematica

Mi ripeto: visto che bisogna difendere «le italiche tradizioni», anche le più idiote, e lottare contro ogni cedimento alle culture extra-comunitarie, questa rubrica da tempo rifiuta i numeri detti arabi recuperando quelli romani; in attesa che qualcuno ci proponga un’alternativa più padana. Magari gli studiosi di Obelix conoscono un modo celtico per contare i cinghiali; potrebbe tornare utile a Tremonti per le prossime operazioni finanziarie.

II – Adro

Non era difficile prevedere che Montecchio avrebbe fatto tendenza: così il sindaco leghista di Adro (vicino a Brescia) dice che se i genitori tardano a pagare la mensa i bimbi restano senza pasto. In aprile non si parla d’altro e come in ogni giallo che si rispetti (esclusi i cinesi dunque direbbe qualche spiritoso) arrivano colpi di scena a go-go: compreso l’imprenditore buono che salda i debiti – 10 mila euro – ma viene rifiutato dai compaesani. Qualcuno nota che il razzismo si estende: se cioè fra i bimbi esclusi ci sono anche italiani (preferibilmente terroni) va bene. Cattivi si nasce ma leghisti si diventa… o si dilaga.

III – Mobbing istituzionale

Il quotidiano «Il fatto» nel raccontare i tanti Adro quotidiani sceglie una formula felice (o meglio tristissima ma vera): «mobbing istituzionale». A esempio il IX aprile racconta così che gli episodi di Brignano Gera D’Adda, Chiari e Angolo Terme (ancora bresciano) dove i bimbi “stranieri” pagano il bus di più. Il XXIX aprile è «L’unità» a riassumere alcuni decreti razzisti a Brescia, Ospitaletto, Villa Carcina, Trenzano, Montichiari, Calcinato, Coccaglio, Gavardo, Roccafranca, Rodendo Saiano, Adro, Chiari, Castelmella. Non è solo l’Italia “federale” ma anche quella centrale: il XXVIII aprile un rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura (una struttura del Consiglio d’Europa) documenta che, di fatto, l’Italia impedisce il diritto d’asilo.

IV – Un caffè troppo negro

Qualche giornale racconta, in aprile, che a Spilimbergo (Pordenone) due sorelle cinesi fanno pagare il caffè più caro ai «negri».  Su questo blog ho ospitato le considerazioni di Bozidar Stanisic che mi sembrano importanti.

V – Da schiavi

Il quotidiano «L’unità», l’XI aprile, sceglie di aprire la prima pagina con la vicenda degli indiani (arrivano soprattutto dal Punjab) che fra Latina, Sezze, Terracina e Sabaudia sudano XII ore – per due euro l’ora – ma pagano affitti carissimi e persino un bonus d’ingresso…. cioè versano all’azienda da tre a cinquemila euro per essere sfruttati in nero; ma i padroncini sono “buoni” e accettano di essere pagati in giornate lavorate invece che in contanti. Ora fatevi due conti per verificare quanti soldi regalano gli indiani.

VI – Brutt’Europa

L’Italia è pessima per il razzismo. Ma anche altri pezzi d’Europa si vantano di odiare gli immigrati (e/o gli ebrei, i rom eccetera). In Ungheria un partito nazistoide è oltre il XVI per cento dei voti; il XII aprile a Mosca viene assassinato il giudice che indagava sui Lupi Bianchi e su altri gruppi xenofobi e nazisti.

VII – Rachel

Arriva solo il XII aprile sui media, dopo una manifestazione di protesta, la tragedia di Rachel Odiase, bimba nigeriana morta il III marzo a Carugate; il padre accusa il pronto soccorso di averla rifiutata perché lui non era in regola (licenziato VI settimane prima), poi di averla ammessa solo dopo l’intervento dei carabinieri ma di non averla curata. Gli assassini sono almeno tre: brutto clima, pessime leggi, medici vigliacchi.

VIII – Qualche buona notizia c’è

In provincia di Siracusa parte la campagna «io non assumo in nero», contro lo sfruttamento degli immigrati. Promossa dal governo vero? Dalla Confagricoltura allora? O dal Comune? Macchè dalla Rete antirazzista e dai Gas (Gruppi d’acquisto solidale) informa «il manifesto» del XIII aprile. Lo stesso quotidiano racconta, il giorno dopo, che il piccolo Comune di San Lupo (Benevento) ha voluto ospitare 33 rifugiati eritrei. A fine mese c’è una – ovvia? – buona sentenza della Cassazione: nelle adozioni è vietato rifiutare bambini “di colore”.

IX – Brutti ciao

Secondo «Il fatto», la notte fra X e XI aprile, due ragazzi «di colore» (figli di un congolese e un’italiana) vengono pestati ad Alghero. Il sindaco del Pdl si stupisce eppure è lo stesso che 2 anni fa prese i complimenti di Forza Nuova per aver impedito l’esecuzione di «Bella ciao».

X – Danilo

Danilo Narduzzi, capogruppo Lega, presenta in Friuli una mozione per chiedere che si vada a spiare nei pronti soccorso onde evitare si soccorrano i clandestini. Fra il bianco Danilo, che è vivo, e la nera Rachel (vedi sopra) che è morta non esiste alcun collegamento: come ognuno può notare in comune hanno solo la lunghezza del nome, VI lettere.

XI – Morire a Paderno

Prima la Lega protesta perché una bimba a Paderno (Udine) morta in ospedale viene seppellita, «rivolta alla Mecca». Poi dall’alto arriva il dietro-front. Forse era troppo prendersela con la tomba di una bambina o forse gli imprenditori della zona hanno ricordato ai leghisti che l’economia locale ha bisogno di stranieri e che per ben sfruttare … conviene un minimo di pace.

XII – Invalsi

Prima «L’unità» (il XIV aprile) e poi altri segnalano proteste di genitorie e prof contro un questionario dell’Invalsi – sarebbe l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione – nelle scuole che sembra schedare gli immigrati. Pensar male di questi tempi? Dubitare della Gelmini? Sospettare che le scuole (attaccate alla canna del gas) formino e istruiscano ben poco? Ma allora soffrite di manie persecutorie…

XIII – Altro mobbing istituzionale

Nella stessa pagina «Il fatto» racconta, il XVI aprile, dell’assessore all’Istruzione di Verona che lascia a piedi chi non paga lo scuola-bus («furbetti, non poveri» secondo lui) e del Comune di Montichiari che viene condannato dal giudice per pratiche discriminatorie.

XIV – Leggi, kaos, buon senso

Il XX gennaio la Cassazione dice che nell’interesse dei figli piccoli non si può espellere il padre «clandestino», poi l’XI marzo si contraddice. Ma a metà marzo il Tribunale dei minori di Trento spiega che l’interesse concreto del minore prevale sull’astratta sicurezza.

XV – Il naso “etnico”

L’osservatorio di «Italia-razzismo» (ospitato da «L’unità» del XVIII aprile) racconta che in molti Paesi, Italia compresa, gli stranieri pur di non essere discriminati si sottopongono a operazioni di chirurgia – e a farmaci pesanti – per adeguare nasi, labbra, narici ecc all’immagine dominante.

XVI – Il governo vigila

Ancora su «L’unità» (il XIX aprile) la Cgil denuncia pesanti discriminazioni nelle scuole di Caserta contro i figli di migranti. Intanto il governo impegna la legge della Campania che assicura alcuni servizi essenziali anche a chi è privo del permesso di soggiorno. Insomma: il governo vuole più discriminazioni.

XVII – No comment

«Io, nero, voterei Fini» è il titolo (su «Il fatto» del XX aprile). Spiega infatti Cleophas Adrien Dioma, poeta e documentarista, da molti anni in Italia: a parte Fini, Vendola e forse Rosy Bindi non vedo persone che abbiano una strategia politica.

XVIII – Ivan, ucciso e rimosso

Dopo quasi 2 anni, polizia e carabinieri scoprono che Ivan Masu è stato ucciso (e sciolto nell’acido) dall’italiano Vincenzo Nappi. Corrado Giustiniani, su «Il fatto» del XX aprile, nota come questa notizia non interessi i giornalisti e si chiede: il contrario forse… avrebbe fatto titolo? Eccome.

XIX – Il problema è il burqa?

Ammesso che vi interessi, io sono contrario al burqa: non per ragioni di sicurezza nazionale ma perché “lì dentro” una donna si ammala oltre che essere imprigionata e umiliata. Dunque non mi scandalizzo se in Francia o Belgio – ma anche a Novara – c’è una legge anti-burqa (ma naturalmente vorrei coerenza). Però in Italia non mi pare che interessi la libertà delle donne ma l’odio all’Islam. Ben lo svela la prima pagina de «Il resto del Carlino-Quotidiano nazionale» che il XXII aprile in prima pagina urla «Sfida all’Islam» e mette insieme l’idea anti-burqa di Sarkozy e il paesino di Oriana Fallaci (Greve in Chianti) che non vuole la moschea.

XX – Fra le piccole buone…

… notizie c’è anche che non si può violare o aggirare le leggi per respingere «gli stranieri»; così i media ci informano che il “superpoliziotto” Rodolfo Ronconi e il generale (della guardia di finanza) Vincenzo Carrarini sono indagati per non aver rispettato i diritti degli stranieri. E sempre verso fine d’aprile vengono arrestati a Rosarno alcuni sfruttatori d’immigrato (toh, alcuni di loro erano su tutte le tv a lamentarsi per l’arroganza dei “clandestini”). Buona notizia anche l’idea dei sindaati di tenere la manifestazione ufficiale del 1 maggio proprio a Rosarno.

XXI – Poco interessanti

Secondo «La tribuna» di Treviso estremisti di destra minacciano di “schiarire con la candeggina” una ragazza nera; sempre a fine aprile Amnesty International rende pubblico un rapporto («ogni anno 10mila sequestri, stuprate sei ragazze su dieci») su quelli che passano le frontiere fra Messico e Usa. Scarso interesse dei mass media italiani presunti grandi.

XXII – Aprile si chiude con…

… il Tg-3 (notate i numeri arabi) che mostra le immagini di un pestaggio (il XXIV febbraio) contro quattro immigrati in una caserma di Ferrara; Luigi Manconi dell’associazione «A buon diritto», chiede un’indagine vera e rigorosa ma l’interesse è scarso.

XXIII – Non si esclude, forse, probabilmente

Francesco Alonzo racconta su «La stampa» (del XXX aprile) di immigrati in rivolta nel ghetto di Malmoe, in Svezia. Stile e contenuti sono di questo tenore: «non si esclude l’ipotesi che la rivolta sia stata organizzata da elementi esterni, forse addirittura dall’estero, probabilmente di ispirazione islamica».

XXIV – Controcorrente

«Io sto con gli stranieri» titola (il IV maggio) «Il fatto» per presentare la bella, lunga lettera di Domenico Finiguerra, sindaco a Cassinetta di Lugagnano, a elettori e colleghi. A volte i cognomi sono proprio quelli giusti, vero?

XXV – Purtroppo nella corrente

Polemiche per un questionario delle Ferrovie che  (sulla tratta Roma Tiburtina-Avezzano) fra l’altro chiede ai controllori di “schedare” i rom. Ma l’azienda Trenitalia chiarisce «mai in pratica utilizzato». Ah, e in teoria? E qualcuno (su «La repubblica» del VI maggio) si domanda: «come stabilire che è proprio rom?». Ecco, è carenza di teoria ma la storia suggerisce varie soluzioni (numeri e stelle per esempio), basta pensarci meglio.

XXVI – Italiani, brutti crani

Su «La stampa» del VI maggio si racconta che Rete Sud manifesta a Torino contro il museo che l’università ha dedicato a Cesare Lombroso. Adesso mica ci direte che era razzista anche lui? Un genio che misurava i crani per stabilire chi era delinquente e che individuava le prostitute dalle prime dita dei piedi potrebbe essere accusato di qualcosa? E di cosa poi? Gente così dovrebbe fare il presidente del Consiglio. Minimo.

XXVII – Quando eravamo noi…

…a migrare in massa. A inizio maggio arriva in libreria il nuovo libro di Gianantonio Stella, «Il viaggio più lungo», edito da Rizzoli con il dv tratto dallo spettacolo «L’orda» (ispirato all’omonimo libro dello stesso Stella).

10 e 1 – Numeri arabi

Crediamoci alla Costituzione: rileggiamo l’articolo 10 (lo scrivo in numeri arabi) perché sempre da lì si riparte. Per gli immigrati e per noi stessi.

Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa mia rubrica prova, a ritmo mensile sulla rivista «Come solidarietà», a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi e dintorni.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Lancio una proposta seria e argomentata.
    Seguendo l’incitamento al coraggio dei nostri valorosi governanti e l’esempio legislativo di tanti consigli comunali, regionali e financo parlamentari, recuperiamo le gloriose tradizioni italiche (meglio dire padane, etrusche e mafiose, a seconda della zona di residenza e dei fili spinati di separazione) a partire dal Nobile Cibo che tanti eroi e conquistatori nordici, valligiani e montanari, foraggiò.
    Siccome il cibo in Padania e nelle colonie meridionali era tradizionalmente e per il 95% di origine vegetale, propongo di tagliare alberi, colture, erbe, frutta extracomunitarie ed emigranti (con o senza permesso di soggiorno: di secolo in secolo hanno subdolamente messo radici e via via sostituito la grande pianta della Patria regionale, succhiando letteralmente la verde linfa guadagnata col sudore dalle nostre oneste piante lavoratrici).
    Per prima cosa, passiamo il napalm purificatore su tutto ciò che ci ha portato l’infame 1492, dal mais al pomodoro alla patata alle altre mille orribili colture sudamericane, poi gli spaghetti, importati nella forma e nelle varietà dalla subdola Cina, ma soprattuto, a maggior decoro dei nostri splendidi giardini padani, estirpiamo le orrende varietà di piante tropicali e ornamentali che disonorano le magioni secolari, a cominciare dalle piante grasse (umilianti sin dal nome) all’acero del Giappone, dalla bouganvillea al tronchetto della felicità, il cui stesso appellativo inneggia alla rilassatezza dei costumi, alla pillola del giorno dopo, all’aborto libero e agli innocenti mai nati.
    E spingiamoci ancora oltre, ai tradizionali mobili di arte povera veneta defraudati dal legno straniero e negroide a nome tek o bambù: creiamo un’anagrafe del legno puro affinché dalle foreste transilvane, rom e vampiriche non vengano importati abeti corrotti e delinquenziali.
    Torniamo dunque gai e saldi al farro e agli ulivi patri.
    Ne guadagneremo tutti in costituzione.
    Fisica, ovviamente.
    Vi
    zzz

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