Sparite/sparate: Mestizia Loratti e altre inezie

I – Il passato che verrà

Visto che bisogna difendere «le italiche tradizioni», anche le più ignobili, e lottare contro ogni cedimento alle culture extra-comunitarie, questa rubrica da tempo rifiuta i numeri detti arabi recuperando quelli romani. Purtroppo, fra un colpo di Stato e l’altro, resta ancora incerta la discussione sulle alternative “numeratorie” padano-celtiche ma ci aggiorneremo.

II  – V(u)oto

A maggio «Repubblica» è fra i pochi media a dare rilievo a una ricerca dell’Orim (Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità) per conto della fondazione Ismu (che vuol dire Iniziative e Studio sulla Multietnicità anche se i giornalisti quasi mai si degnano di spiegarlo). Novemila interviste su un campione di migranti per svelare che, ove potessero, in maggioranza (XLII,I per cento) voterebbero centro-sinistra mentre il XXVIII virgola VII (sempre per C, è ovvio) è per la destra, con un XXX per C circa di incerti. Fra i romeni invece vincerebbe la destra: qualcuno la chiamerebbe ironia della storia. Il maligno-uno (che dormicchia dentro di me) immagina che i ricercatori dell’Orim si annoino assai: c’è pochissima integrazione da osservare. Il maligno-due, nonostante ricerche e riflessioni, non ha ancora capito cosa si intenda per integrare… anche rispetto alla notizia qui sotto. A meno che integrazione non siano (anche) i 37 mila matrimoni “misti” contati dalla già citata Ismu.

III  – Trovate i refusi

Immaginate che in una città chiamata Lilano, la sindaca Mestizia Loratti vada a un convegno sulla «integrazione possibile» (possibile: senza un “im” davanti, è chiaro?), per la precisione all’Università cattolica il X maggio, e lì dichiari che «i clandestini normalmente delinquono». I dati la smentiscono, gli esperti pure ma la sindaca Mestizia non cede. Avviso a chi legge: per un inspiegabile errore in queste righe alcuni refusi (tipo lettere invertite) hanno resistito a ogni correzione. Trovate gli errori di scrittura. Il resto è purtroppo esatto.

IV – Ameur Ghrairi

Era tunisino: è morto in maggio schiacciato da un trattore a Ribera (Agrigento) dove raccoglieva arance. Subito dopo c’è stato uno sciopero spontaneo degli altri «extracomunitari» (così li definiscono, invece che «lavoratori», alcuni giornalisti). Fin qui le poche notizie certe che pure non hanno meritato spazio nelle cronache nazionali, a esclusione di «L’unità» del XII maggio. Fonti solitamente inattendibili assicurano che Mestizia Loratti, sopra citata, fosse di passaggio (shopping, vacanza o colpo di sole?) in zona e abbia mugolato le strofe di «Contessa», una vecchia canzone (forse a lei dedicata o più probabilmente no): «Gridavano pensi di esser sfruttati […] di sangue han sporcato il cortile e le porte, chissà quanto tempo ci vorrà per pulire».

V – Spiegazioni

Nel presentare a Palermo la riedizione del suo libro «Il razzismo spiegato a mia figlia», lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun ha giudicato (cfr «L’unità» del XV maggio) la Lega «pericolosa e razzista».

VI – Parole

Piaccia o no come giornale, sembra indubitabile che il quotidiano «il manifesto» abbia le idee chiare sul (cioè contro il) razzismo. Ma allora perché in un sottotitolo ha scritto – il XV maggio – di «società multirazziale»? Dunque le razze esistono? E io che credevo fossero pesci dal corpo romboidale.

VII – Possibile?

Si affannano in parecchi (studiosi seri) a scrivere che sull’immigrazione i politici di destra e in particolare Maroni sbagliano, bluffano, mentono. A esempio l’economista Nicola Cacace («l’Unità», XVIII maggio), Tito Boeri e Marta De Philippis («Il fatto» del giorno successivo) oppure Maurizio Ambrosini intervistato da Corrado Giustiniani che poi (il III giugno su «Il fatto») racconta come per il vantato «piano integrazione» del ministro Sacconi non si sia scucito un euro, o ancora Salvatore Palidda (su «il manifesto»). Eccetera. Hanno ragione naturalmente ma forse la domanda più urgente è un’altra: come è possibile che tante persone credano a Maroni o a gente come lui?

VIII – Preti

Esistono, è ovvio, sacerdoti molto diversi. Sull’immigrazione un bel gruppo è in «prima linea» ad aiutare le vittime della tratta e del razzismo, ma alcuni (sono di meno) cantano messa alle feste del dio Po. In mezzo i più che oscillano: forse tra fede e confusione, oppure fra pubblica opinione (segui l’onda) e buon senso, o magari fra stanchezza e Vangelo. Da che parte pencola a esempio il parroco di Terraglione (vicino Padova) che in maggio manda via dall’asilo una bimba (figlia di immigrati) perché la famiglia è in ritardo con la retta? E a cosa si aggrappa il sacerdote di Genova che, sempre a maggio, non vuole più vedere i rom «prepotenti» in chiesa?

IX – Giudici

A maggio l’Inca-Cgil fa sapere ai giornalisti (distratti forse da una gara di funghi porcini in Val Gardena) che i tribunali amministrativi di Toscana e Veneto hanno stabilito che «il reato previsto dall’articolo 14c 5-ter del Testo Unico immigrazione» rispetto all’espulsione «non rientra fra i reati elencati negli artt 380 e 381» cioè più gravi. In sostanza viene ribadito – con tutti quei numeri arabi – che non obbedire a un ordine di espulsione o non avere le carte in regola è cosa assai diversa (meno grave) da furti, rapine, omicidi, terrorismo…

X – Cervelli

L’edizione bolognese del «Corsera» racconta, il XXVIII maggio, una interessante ricerca sul razzismo di Alessio Avenanti e altri ricercatori dell’Alma Mater (l’università bolognese). Studiando una quarantina di persone, sia i bianchi che i neri, sottoposti alla visione di aghi conficcati in mani di colore diverso, sembrerebbero identificarsi (cioè il cervello registra dolore) solo nel proprio gruppo. Eppure entrambi i “gruppetti” provavano dolore nel veder bucherellare una mano di color viola. «Dunque – commenta Avenanti –  non è il diverso a determinare la differente risposta ma il significato culturale associato». Da pensarci su. Anche perché forse l’articolo era troppo sintetico (comunque la ricerca verrà pubblicata nel numero di giugno della rivista «Current Biology»). Nell’attesa vi racconto la t-shirt che anni fa mi regalarono alcuni tifosi del Modena. Sotto il titolo «Cervelli nel mondo» tre disegni pressoché identici mostrano quelli di un europeo, africano e asiatico: alla voce «cervello razzista» una notevole differenza… infatti il disegno manca.

XI – Chi fa l’indiano

Scarso interesse dei media per la manifestazione del XXIX maggio a Roma degli indiani, organizzata dalla Flai Cgil. A chi volete che importi se questi braccianti (arrivano soprattutto dal Punjab) fra Latina, Sezze, Terracina e Sabaudia sudano XII ore per due euro l’ora, pagano affitti carissimi e magari devono persino versare all’azienda da tre a cinquemila euro (in ore di lavoro) per star lì… in nero?

XII – La patente etnica

Maggio si chiude con «Repubblica» (e pochi altri media) a dibattere se sia razzismo far pagare una polizza maggiorata agli immigrati, particolarmente ai romeni. Per gli avvocati dell’Asgi (Associazione di studi giuridici sull’immigrazione) e per l’Unar (Ufficio anti-discriminazioni razziali presso la presidenza del Consiglio) sì, è una violazione della legge. Io invece ho sentito (o forse sognato) questa ferma dichiarazione della già citata Mestizia Loratti: «che colpa ne ho, se il cuore è uno zingaro e va».

XIII – Ancora giudici

Fa sapere «Italia-razzismo» (info@italiarazzismo.it) che la Consulta «con sentenza  187/2010 del 26 maggio» – vedete che gentaccia? Usa i numeri arabi – ha dichiarato «illegittimo l’articolo 80, comma 19 della legge 388/2000 nella parte in cui richiede il permesso di soggiorno» per concedere gli stranieri l’assegno di invalidità.

XIV – Altri giudici

Racconta, il II giugno, un paginone (intitolato «La polemica») sul quotidiano «La stampa» che la Cassazione «con la sentenza 13.332» – parlano proprio arabo – ritiene inadatte ad adottare bambini quelle coppie che hanno espresso vincoli discriminatori riguardo all’etnia o al colore.

XV – La radiazione etnica

Se persino guidare un’auto (vedi sopra) è questione di “razza” forse anche morire e/o ammalarsi dipende da dove sei nato o dal colore. Due giornalisti hanno raccontato (il V giugno sulla prima pagina di «Repubblica») che nell’aeroporto di Orio al Serio, vicino Bergamo, si maneggiano sostanze radioattive e gli italiani non vogliono fare lavori pericolosi. Convinto che la sicurezza sia diritto di tutti ha protestato l’operaio Abdul Dabre ed è stato licenziato.

XVI – Quant’è profondo il Nord?

Il sindaco leghista di Silea, Cesare Biasin, affittava appartamenti e procurava clienti a prostitute. All’inizio di giugno la notizia è diventata pubblica e subito la Lega Nord gli ha tolto (anzi  «stracciato») la tessera. Non ho ancora letto le motivazioni ufficiali e dunque rimango in dubbio: in casi del genere si è espulsi per la indegnità commessa o perché essa è diventata nota?

XVII – Continuano

Non cessa il mobbing istituzionale (leggi e decreti contro gli immigrati); proseguono le denunce di organizzazioni internazionali come pure le smentite e le manfrine dei governanti italiani. «Rapporto indegno» dice il XXVII maggio il ministro Frattini a proposito delle denunce di Amnesty. Consiglio al riguardo di leggere «Tutti indietro» (uscito da Rizzoli) di Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.

XVIII – E continuano pure…

… i pestaggi contro omosessuali (o presunti tali), nuove-vecchie discriminazioni verso chi ha un handicap. E’ l’Italia che va – in alto e in basso – o meglio che lasciamo andare così se non ci opponiamo al “branco”.

10 – Numeri arabi

Opporsi al “branco” vuol dire anche difendere la Costituzione. Ogni protesta e lotta dovrebbe avere a simbolo l’articolo 10 (lo scrivo in numeri arabi). Per gli immigrati e per noi stessi.

Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa rubrica di Daniele Barbieri prova, a ritmo mensile sulla rivista «Come solidarietà», a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi e dintorni..

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Salviamo Milano dal branco
    Dei verdi ghignanti padani
    Manipolo rude e mai stanco
    Che sa sol menare le mani

    Salviamo Milano dai rutti
    Dei nuovi razzisti lombardi
    Davanti ai cui ceffi noi tutti
    Rimpiangiamo i bei Longobardi

    Salviamo Milano da ronde
    Cowboys, vigilantes, sceriffi
    Piantati su incroci e rotonde
    A spadroneggiar da califfi

    Salviamo Milàn dal Padano
    Salviamo Milàn dal leghista
    Dai Celti salviamo Milano
    Dal nuovo Pagano papista

    Salviamo Milàn da Salvini
    Salviamo Milàn da Moratti,
    Da Bossi, Majolo, Albertini,
    Da questa cassoeula di matti

    Prendiamoci il cuor nella mano,
    Salviamo Milano perché
    Milano l’è un grande Milano:
    Salviamo Milano da sé

  • Tenchiù.
    Daniè’, che tempi cupi, ma noi non ci arrendiamo…

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