Stop all’export italiano di armi, stop alle spese militari

Una petizione su Change.org (*) e un contributo di Gerardo Femina e Anna Polo per Pressenza (**)

Chiediamo alle banche che compaiono nella lista “Banche armate” – scaricabile dal sito www.banchearmate.it – di rinunciare alle transazioni relative all’export di armamenti.
IL COMMERCIO DI ARMAMENTI E LA LORO DIFFUSIONE SONO LA PRIMA CAUSA DELLO STATO DI GUERRA PERMANENTE DEL NOSTRO MONDO, CHE CAUSA MIGRAZIONI DI MASSE DI DISPERATI ANCHE NEL NOSTRO PAESE.

LE BANCHE COINVOLTE IN ITALIA NELL’EXPORT DI ARMAMENTI, NEL 2015, SONO LE SEGUENTI:

importi segnalati al Ministero Affari Esteri

DEUTSCHE BANK € 1.004.042.503
UNICREDIT SPA € 286.696.851
BARCLAYS BANK € 254.811.146
Bnp Paribas € 181.984.641
BNL € 157.884.054
UNICREDIT BANK AG € 138.338.705
COMMERZBANK € 82.671.715
BANCA POPOLARE EMILIA ROMAGNA € 70.089.840
BANCO DI BRESCIA € 64.027.053
EUROPE ARAB BANK PLC € 47.577.475
INTESA SANPAOLO € 46.518.744
BANCA POPOLARE COMMERCIO E INDUSTRIA € 45.901.977
CARISPEZIA Spa € 44.456.420
BANCA VALSABBINA € 39.490.328
SOCIETE GENERALE € 38.989.500
BANCO POPOLARE SOCIETA’ COOPERATIVA € 33.847.255
Banca popolare di Sondrio € 29.503.914
BANCA CARIGE SPA € 15.663.344
BANCA ETRURIA € 15.245.628
Crédit Agricole Corporate & Investment Bank € 8.467.078
BANCA REGIONALE EUROPEA € 5.794.082
CASSA DI RISPARMIO DI PARMA E PIACENZA € 5.331.270
BANCA UBAE SPA € 4.672.287
Banca Popolare di Spoleto spa € 3.952.397
BANCO BILBAO VIZCAYA ARGENTARIA € 3.642.597
BANCA CREDITO COOPERATIVO CERNUSCO SUL N. € 3.393.761
BANCA POPOLARE FRIULADRIA € 1.193.068
BANCA POPOLARE MILANO € 1.129.050
POSTE ITALIANE € 927.342
Abc International Bank Plc € 870.788,40
BANCA DELLA VERSILIA E DELLA LUNIGIANA € 405.269,00
Banco Santander sa € 0
ROYAL BANK OF SCOTLAND € 0

PER VEDERE ANCHE GLI IMPORTI ACCESSORI, IN CUI QUESTE DUE ULTIME BANCHE SONO COINVOLTE, CONSULTA LA TABELLA SCARICABILE SU WWW.BANCHEARMATE.IT

LA TUA BANCA COMPARE IN QUESTA LISTA? FAI SENTIRE LA TUA VOCE!

(*) Anche se il mio misero conto bancario non è in questa lista ho comunque firmata la petizione – lanciata da Giorgio Simonetti – per solidarietà e informazione; vi invito a farlo su Change.org. Sulle guerre nascoste e sui loro sponsor, sul riarmo in Italia e nel mondo, la “bottega” è da sempre molto attiva con notizie, dossier, analisi, appuntamenti, recensioni e proposte militanti. [db]

La riduzione delle spese militari nel “New Deal di DiEM25”: un contributo di Pressenza

di Gerardo Femina e Anna Polo

Quest’articolo è disponibile anche in: Inglese, Spagnolo, Greco

Come redattori dell’agenzia stampa internazionale Pressenza e attivisti dell’associazione umanista Mondo senza Guerre e senza Violenza intendiamo fornire un contributo al dibattito all’interno di DiEM25 e all’elaborazione di un programma innovativo e coraggioso per le elezioni europee del 2018.

Il New Deal Europeo lanciato da DiEM25 propone una serie di interessanti misure per combattere la crescente povertà causata dalle politiche di austerity e lo strapotere delle banche e di tecnocrati non eletti, che non rendono conto a nessuno delle loro decisioni. Senza intaccare l’enorme peso delle spese militari e denunciare lo strapotere dell’industria bellica, però, pare difficile realizzare una politica di questo genere.

La riduzione delle spese militari e un embargo sulla vendita di armi libererebbero enormi risorse, oltre a rappresentare una scelta etica contro le guerre e a favore della pace e un fondamentale contributo a disinnescare i continui conflitti che provocano immani tragedie umanitarie e milioni di profughi. Conflitti combattuti in gran parte con armi fornite dall’Occidente!

Non possiamo ignorare inoltre il fatto che i terribili attacchi terroristici costati tante vite a Parigi, Nizza, Berlino, Bruxelles, Stoccolma, Manchester e Londra sono anche una risposta mostruosa alle guerre scatenate dall’Occidente per garantirsi profitti e materie prime, alimentando una spirale infinita di odio, violenza e vendetta.

Le spese militari non dominano le prime pagine dei giornali e i notiziari televisivi, eppure stiamo parlando di cifre enormi: secondo i dati raccolti dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), l’istituto di ricerca più documentato e autorevole in questo campo, nel 2016 le spese militari dei paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto i 225 miliardi di euro, ossia l’1,54 % del PIL. I paesi europei membri della NATO hanno speso 215 miliardi di euro, ossia l’1,47 % del PIL. Se si rispettasse la richiesta degli Stati Uniti di contribuire maggiormente alle spese della Nato, arrivando al 2% del PIL di ogni paese, si toccherebbero in complesso i 295 miliardi di euro annui, cioè il 37% in più rispetto a oggi.

Attualmente in Europa solo quattro paesi – Estonia, Grecia, Polonia e Regno Unito – raggiungono o superano il 2% del PIL per quanto riguarda le spese militari. Per fare qualche esempio, raggiungere il 2% significherebbe per l’Italia un aumento di 20 miliardi di euro, per la Germania di 30 miliardi e per la Spagna di 16 miliardi. Queste cifre fanno ancora più impressione se pensiamo alle devastanti conseguenze sociali che le politiche di austerity hanno avuto e continuano ad avere in paesi come la Grecia, l’Italia e la Spagna.
Vista la reazione sottomessa dei paesi europei alle sollecitazioni di Trump durante il recente vertice della Nato a Bruxelles, questo aumento appare ormai praticamente certo. Conclusione: si tagliano pensioni e spese per la sanità, l’istruzione e la ricerca, ma per le armi i soldi ci sono sempre!

Un altro punto fondamentale che andrebbe inserito nel programma di DIEM25 è quello del disarmo, soprattutto nucleare e della chiusura delle basi americane piene di armi atomiche. Secondo diversi esperti, come Hans Kristensen della Federation of American Scientists, in base alla dottrina della Nato della “condivisione nucleare” in Italia, Germania, Olanda, Belgio e Turchia sono presenti 180 bombe B61 degli Stati Uniti (stima del 2014). Si tratta di cinque paesi firmatari del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che ne violano così l’articolo II (Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente…). La Francia possiede inoltre circa 300 testate atomiche e il Regno Unito 225.

In questo panorama decisamente fosco, una buona notizia viene dai negoziati per un trattato di messa al bando delle armi nucleari in corso alle Nazioni Unite, promossi da 123 nazioni, in gran parte africane, asiatiche e sudamericane, la cui prossima sessione si terrà dal 15 giugno al 17 luglio. Negoziati ovviamente boicottati e osteggiati in tutti i modi dalle potenze nucleari e dai loro alleati, in un silenzio mediatico impressionante. I paesi europei che sostengono tale trattato sono pochi (Austria, Cipro, Santa Sede, Irlanda, Liechtenstein, Macedonia, Malta, San Marino e Svezia) e andrebbero appoggiati in ogni modo dalla società civile e dai movimenti politici che hanno a cuore il futuro dell’umanità. E un futuro degno di questo nome dipende in gran parte dall’eliminazione di questi ordigni illegali e inumani, le ultime armi di distruzione di massa ancora esistenti.

In sintesi, parlare di politiche sociali europee richiede proposte chiare e forti nella direzione della riduzione delle spese militari e del disarmo.

Link all’articolo pubblicato nel sito di DiEM25

La riduzione delle spese militari nel New Deal, un contributo di Pressenza

(**) Pressenza è una «agenzia stampa internazionale per la pace, la nonviolenza, l’umanesimo e la nondiscriminazione con sedi a Atene, Barcellona, Berlino, Budapest, Buenos Aires, Hong Kong, Milano, Monaco di Baviera, Lima, Londra, Madrid, New York, Parigi, Porto, Quito, Roma, Santiago, Sao Paulo e Vienna».

 

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • A sinistra è iniziato dl Brancaccio un percorso che ritengo serio, diverso da quelli degli anni precedenti. Il tema guerra, pace, armamenti è però completamente assente. Penso che questo blog di Daniele sia un ottimo posto dove discutere di questo.

    Intanto riporto di seguito un commento che ho inviato in giro ieri mattina dopo aver letto l’ intervista sul manifesto a D’ Alema nella quale l’ ex premier del 1.999 rispondeva al giudizio di Tomaso Montanari “l’ illegale guerra in Kosovo”.
    Ma mi piacerebbe discutere in modo più approfondito di come inserire il tema guerre-pace-spese militari nel percorso iniziato con l’ assemblea del Brancaccio del 18 giugno.

    Queste le mie parole di ieri:

    Con pochi mezzi sto cercando con altri di segnalare l’ assenza completa del tema guerra dal percorso iniziato dopo l’ appello di Anna Falcone e Montanari.

    Ora apro il manifesto e vedo che l’ unico accenno fatto al tema guerre, che io sappia, fatto dai protagonisti dell’ assemblea,

    Montanari ha citato “.la guerra illegale in Kossovo”

    ha suscitato subito la reazione di Dalema che intervistato dal Manifesto (sic!) afferma, frase messa in risalto nella grafica, ” Dico a Montanari che in Kossovo non c’e’ stata guerra illegale. L’ accusa e’ decaduta, chi la ripete ingiuria. Se davvero vuole unire eviti battute a caso ”

    Spero che lo scambio sul Kossovo faccia discutere, e invito tutti a intervenire sul tema.

    Ed e’comunque la dimostrazione della centralita’ del tema pace guerra armamenti, il problema e’

    rompere il silenzio sul tema, e’ difficile giustificare guerre e alleanze dell’ Italia con la Nato e gli USA

    e’ facilissimo non parlarne.
    Ma non e’ impossibile portare il tema guerra al centro dell’ attenzione.

    Ognuno la pensi come vuole sul percorso iniziato al Brancaccio,,
    che comunque non e’ uguale ai precedenti degli scorsi anni,

    Intento l’ assemblea di domenica e’ stato il tema dell’ articolo di fondo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera di lunedi’, per stroncare il tentativo in partenza, e il percorso e’ portato avanti da una aggregazione che ha concorso alla netta sconfitta di Renzi il 4 dicembre

    • Daniele Barbieri

      grazie Marco, hai ragione su tutta la linea: che il Brancaccio sia un luogo pieno di gente seria; che però le guerre siano finora rimosse anche da quella discussione; che “il manifesto” intervistando così D’Alema, senza contraddittorio, abbia fatto un’operazione politica ignobile. Spero che tu abbia ragione anche nello scrovere che questo blog può essere un utile luogo di informazione e discussione, noi ci proviamo. Lo spazio qui resta aperto a tutte/i non siano “paci-FINTI”.

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