Strike – 23

«Via Crucis» di Santa Spanò: una storia come tante, come troppe (*)

Ho cercato

ho comprato variopinti gingilli

a un mercato

da appendere alle ascelle

per vendere meglio

il cattivo odore del mio lavoro

Le recitava nelle mente queste parole e quando si rese conto di essere sola le bisbigliò con un filo di voce come una cantilena, per farsi compagnia. Quanto pesa la strada nell’attimo in cui devi caricarti tutto. E lei doveva percorrerla sino in fondo. E quell’inverno pensò fosse l’ultimo.

STAZIONI

01 – La cooperativa entra in crisi.

Lo stipendio non arriva, ma viene rassicurata. Si tratta di un ritardo, è la congiuntura. Si chiede cos’è la congiuntura e teme che ne uscirà con le ossa rotte, ma comprende e aspetta. E tira la cinghia, la congiuntura lo richiede.

02 – La cooperativa chiude.

Lo stipendio non arriverà più e nel frattempo sono passati due mesi. Non si è s-congiunturato nulla. A parte che sono spariti quasi tutti e non rispondono più al telefono.

03 – Le urla dei lavoratori.

Tutti gridano, le invettive della base. Perché si scrive cooperativa, ma si legge slot-machine. Dai tanto e la vincita è probabilistica, il più delle volte si resta con le tasche vuote.

04 – Incontra il funzionario Inps.

Scopre che i contributi non sono stati versati. Scopre che i contributi dati alla gestione separata non possono essere cumulati con la contribuzione da lavoro dipendente. Scopre che non è stata versata la contribuzione contro la disoccupazione.

05 – Cerca l’aiuto dell’impiegato al Centro per l’impiego.

Arriva col caffè. Ha fatto una pausa. Alza lo sguardo e le chiede i documenti. Prova a chiedere qual è la situazione del mercato del lavoro dalle loro analisi. Rialza lo sguardo quasi con disturbo, rimarca che il suo ruolo è quello di procedere alla registrazione dei suoi dati e fissarle il colloquio di orientamento al lavoro, dove le verrà spiegato tutto. Quella parola “tutto” le rimbomba nella testa.

06 – La signora del patronato la guarda sudare.

Le conferma che non ha diritto alla disoccupazione. Cerca di farsi spiegare bene la situazione, per avere un po’ di respiro. L’asseconda come fosse una pazza da tenere tranquilla e quando si alza getta nel cestino la sua domanda macchiata dell’invisibile sudore.

07 – L’orientamento al lavoro.

Il curriculum. Le associazioni di categoria. L’informa-giovani. La congiuntura, ancora la stramaledetta parola e la cintura talmente stretta che cade.

08 – Incontra gli altri

Spiega quello che bisogna fare. Spiega dove andare. Spiega che occorre fare una vertenza. Spiega la parola vertenza. Spiega che non c’è disoccupazione. Spiega che mentre si lavorava, alla base, qualcuno giocava ai cavalli, alla cima. Spiega che sono sparite cifre a sei zeri di euro. Spiega come si scrive un numero a sei zeri.

09 – Al patronato per la vertenza.

Pile di carta, numeri, ore di attesa. Niente è come sembra. La sede legale non coincide con il luogo di lavoro, la qualifica non coincide la mansione. Non coincide. Mancano le buste paga. Manca il Cud. Manca la voglia di fare qualcosa. Manca la visibilità. Quanta sufficienza. Quanta trascuratezza. Tutto approssimativo. Cade sfinita.

10 – Al patronato per la vertenza.

Chi deve pagare non paga. Chi deve fare non fa. Il sindacato non si mantiene da solo. Lavora per loro. Essi pagano. Non hanno più niente, ma devono dare tutto. Ancora quella parola “tutto” che rimbomba nella testa. Un numero di pratica accatastata.

11 – Quattro gatti in croce.

Non sono grandi numeri, non sono grandi nomi. Non sono. Tutti i giorni a chiedere. Tutte le settimane a chiedere. Un momento! Ma la pratica va nella città della sede legale! E doveva dirlo lei, doveva percorrere tutti i giorni la lunga strada? Tutti i giorni a chiedere. Tutte le settimane a chiedere.

12 – I termini scadono.

Tutte le settimane a chiedere. Mesi. Ma i termini stanno per scadere. Fortuna che tutte le settimane era là a chiedere. E doveva dirlo lei, doveva percorrere tutte le settimane la lunga strada? Una svista. Errore di comunicazione lo chiamano.

13 – Si deposita.

Tutti nel lungo corridoio, si firma. Niente deleghe. Tutti presenti. Tutti in silenzio. Senza parole, non ce ne sono o ce ne sarebbero troppe.

14 – La pratica è ultimata.

Ora bisogna solo attendere. È tutto a posto. Finito l’iter avranno “le spettanze”, poi ci sarà solo da versare la percentuale al sindacato.

Rito di conclusione – La domanda per i crediti di lavoro viene respinta. Termini scaduti. La domanda per il trattamento di fine rapporto viene respinta. Scoprono di essere iscritti a un fondo di previdenza complementare. Nessuno ha controllato. Il curatore fallimentare respinge la correzione, occorre… Sono trascorsi 5 anni. La lunga strada ha mutato paesaggio. Lei e gli altri la percorrono ancora, hanno mutato aspetto. Un nuovo inverno più freddo e di nuovo accade, ancora. Tutto si ripete uguale. Altra crisi. Altra chiusura. E davanti le 14 stazioni. Perché a loro spettano solo quelle: le stazioni, da percorrere in silenzio e in fila ordinata.

(*) La miscellanea di oggi – cioè 24 post intorno a scioperi, fatica, diritti e alla lunga storia delle lotte per un mondo migliore nel quale lavorare non significhi rischiare la pelle o essere sfruttate/i – è curata dalla piccola redazione di questo blog. Qui e nelle piazze lo ripetiamo: «l’unico generale che ci piace si chiama sciopero».

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

  • Francesco Masala

    una via crucis laica e (in)civile, senza neanche la resurrezione.

  • Sì Francesco (in)civile, anche senza parentesi. Questa situazione in alcuni settori è divenuta la norma e si ripete di continuo. La parte più assurda, ma pare che a nessuno interessi, è che a pagare (letteralmente) è il lavoratore, pur non essendo stato pagato deve pagare un avvocato o il sindacato anticipando le spese prima e il saldo poi. E mentre il lavoratore viene risucchiato in questo giro perverso, chi dovrebbe “pagare”, in tutti i sensi, apre una nuova attività e continua il “giochino” ( termine detto con amara rabbia).

  • Francesco Masala

    dice Nicolás Gómez Dávila:
    “Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto”

  • La descrizione di questa peregrinazione è emblematica di ciò che è diventato il mondo del lavoro: una giungla spaventosa. Tu sei bravissima nel rendere il sudore.

  • Grazie Daniela per le tue parole. È più perverso della giungla, gli animali e le piante si muovono su logiche naturali, noi no. Confidiamo nelle parole del commento di Francesco, che i vinti abbiano una qualche vittoria.

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