Su Marte con tre italiane

 

Il 14 marzo decolla la prima di due sonde europee

ExoMars-2016

L’Europa va su Marte. E su ExoMars 2016 c’è un bel pezzo d’Italia, guidato da tre donne. Sulla via delle “conquiste spaziali” è importante, ancora più ora che la Nasa ha rimandato la missione marziana InSight per motivi tecnici.

E’ un progetto Esa, cioè dell’Agenzia Spaziale Europea, che ha assegnato all’Italia la leadership. A bordo anche il laboratorio meteorologico fisso «Schiaparelli», cui si intitola la missione: Giovanni Schiaparrelli fu un grande astronomo del 1800 noto per aver studiato Marte ma soprattutto per un clamoroso equivoco… visto che dalla traduzione errata di una sua frase si diffuse la notizia che Marte aveva «canali artificiali» e dunque era abitato. Una dose di ironia nella scelta del nome Schiaparelli c’è, visto che questa missione cerca sì la vita sul pianeta detto Rosso però microbica; da tempo siamo certi che i marziani non ci sono.

Marte-exomars

Il primo razzo, ma chiamatela sonda se preferite, decollerà lunedì – alle 10,30 ora italiana – da Bajkonur che è sotto amministrazione russa, anche se si trova in Kazakistan, e arriverà sul “pianeta rosso” a novembre. La seconda parte della missione partirà nel maggio 2018 per scaricare su Marte a gennaio 2019 il rover (c’è chi lo chiama robot, in pratica un laboratorio su 6 ruote).

Dopo gli importanti esperimenti in orbita, ExoMars deve dimostrare la capacità europea – senza aiuto della Nasa, cioè degli Usa – di far atterrare su Marte un lander, cioè la navicella spaziale e poi mettere al lavoro il rover per prelevare campioni del terreno e analizzarli. Cercando tracce di vita passata e presente ma anche capendo meglio com’è fatto il pianeta per valutare i rischi delle prossime missioni robotiche… e poi umane. Chi “orecchia” di missioni spaziali forse si sta chiedendo: ma a scavare il terreno di Marte non c’è già la statunitense «Curiosity»? Vero, però questa volta la ricerca è biologica più che geologica.

Tre italiane alla guida dei progetti (in sigla si chiamano Dreams, Amelia e Ma Miss) più importanti: la napoletana Francesca Esposito, la romana Maria Cristina De Sanctis e la padovana Francesca Ferri. C’entra anche il Piemonte perché da Torino seguiranno la missione giorno per giorno. Se amate le percentuali quella della partecipazione italiana è al 33%, un terzo della missione.

Come ci si prepara? State pensando al recente film «Sopravvvissuto – the Martian» con l’inossidabile Matt Damon? Non siete mica lontano dal vero. Lo spiega Francesca Esposito, intervistata da una rivista di astrofisica: «Siamo stati nel deserto del Sahara per svariati mesi durante la stagione delle tempeste di sabbia per studiare i fenomeni che ci aspettiamo di vedere su Marte». Avevano ragione i latini: «per aspera ad astra».

(*) Questo mio articolo è uscito ieri – parola più, parola meno – sul quotidiano «L’unione sarda». Sulla missione ci sarebbe moltissimo da raccontare e dunque qui sotto aggiungo due link per astrofile/i. Mi ha colpito che i mass media italiani, almeno quelli che io ho avuto occasione di vedere, nel dare notizie (poche) su Exomars 2016 si sono completamente dimenticati delle tre donne capo-progetto dando la parola invece ai maschi. Sono maligno a pensare che non sia un caso? (db)

http://www.asi.it/it/exomars

vedi anche MEDIA INAF

 

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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