«Ta-ra-ra-boom-de-ay»

Il vagabondo, il cantastorie, il sindacalista: recensione al libro/cd «Never Forget Joe Hill» (ma occhio anche al PS, soprattutto per chi abita vicino a Brescia)

NeverForgetJoeHill

«Ta-ra-ra-boom-de-ay», il rumore del sabotaggio, lo ascoltate – in dialetto, per la bella voce di Massimo Liberatori con La società dei musici – nel cd all’interno di un libro imperdibile: «Never Forget Joe Hill» (20 euri per 144 grandi pagine, illustrate benissimo) è curato da Rino De Michele e altri, uscito nel giugno 2015 da FuoriPosto edizioni ApArte di Venezia per il centenario della fucilazione di Joe Hill; è una pubblicazione trilingue – oltre che italiano, le due lingue di Joe Hill cioè l’inglese e lo svedese – sull’esempio di molti volantini degli Iww, cioè Industrial Workers of the World (*) ai quali il cantautore-sindacalista aderì appassionatamente.

Ri-partiamo dal sabotaggio: «Ta-ra-ra-boom-de-ay» Joe Hill la compose – o meglio riscrisse da un testo precedente – nel 1916. Se il lavoro è troppo, se la paga è poca non resta che difendersi con il sabotaggio. Qualcuno si scandalizzerà (?) ma, come ricorda una nota del libro, lo slogan «A cattiva paga, cattivo lavoro» accompagna da sempre le lotte proletarie: «il sabotaggio ha per bersaglio le cose, non le persone. L’ inverso della repressione, sempre violenta, del potere che punta invece alle persone e non alle cose». Scomode verità, come quelle – nella canzone «The Banks Are Made of Marble», dove Deborah Kooperman ci ricorda che nel 1948 come ai tempi di Joe Hill e come oggi, «le banche sono fatte di marmo e protette da guardie armate a ogni porta, i soffitti sono rivestiti dell’argento che i lavoratori hanno sudato».

Lo svedese Joe Hagglund – che poi divenne Hillstrom, abbreviato in Hill – emigra negli Usa poco più che ventenne. Oggi qualcuno direbbe «clandestino». A difendere gli interessi dei proletari (nativi o migranti, che differenza fa?) incontra gli Iww, il sindacato orizzontale che, a partire dal 1905, si presenta così: «Classe operaia e padroni non hanno niente in comune. Non vi può essere pace sino a quando la fame è presente fra milioni di operai e i pochi che costituiscono la classe dei datori di lavoro godono di tutti i beni della vita». Fra scioperi e manifestazioni per la libertà di parola, fra dure repressioni e azione politica quotidiana (perfino con i fumetti, all’epoca una novità) gli Iww fanno paura ai padroni e allo Stato che li protegge. Dentro questa lotta Joe Hill inizia a scrivere canzoni che diventeranno popolarissime.

Nel 1913 cerca lavoro nelle miniere dell’Utah e qui, l’anno successivo, viene accusato dell’omicidio di un droghiere. «Processato sulla base di poche prove indiziarie e molti pregiudizi, nonostante una battaglia internazionale avviata per impedirne l’esecuzione, Joe Hill fu condannato a morte» e fucilato il 19 novembre 1915. Fra i molti misteri di quel processo ne resta uno più personale che viene ripreso anche da Alessio Lega nella prefazione: perché Hill non si difese? Davvero aveva un alibi ma rifiutò di “compromettere” la sua amante o è una delle leggende che lo circonda?

Per capire l’attualità di queste storie ribelli, andate a leggere – e ascoltare nel cd allegato – le 18 canzoni di Joe Hill e/o quelle a lui ispirate o legate ai suoi temi, in italiano, francese, svedese, tedesco e catalano. Troverete che «il muschio non si accumula su una pietra che rotola» (vi ricorda qualcosa?) in «El testament de Joe Hill» dove il catalano Enrich Heràez riprende le parole che lui scrisse in cella, il 18 novembre 1915, il giorno prima dell’esecuzione. Il cd si apre con la lunga e bella «Joe Hill»: scritta da Phil Ochs, qui tradotta e cantata da Alessio Lega – con il gruppo I malfattori – il quale rimanda chi vuole saperne di più all’ottimo sito (in italiano) www.antiwarsongs.org. I fratelli Marino e Sandro Severini – nucleo del gruppo Gang – riprendono la famosa «Questa terra è la tua terra» di Woodie Guthrie. Fra le varie versioni di «Vai, vai, vai» qui ci sono quella in italiano di Brunori sas & Dente e una del catalano Miguel Pujadò. Assai conosciuta «Rebel Girl», dedicata a Elizabeth Gurley Flynn, riproposta da Martina Rossi & Joy Walker. Mentre «There is Power in a Union» – dove Joe Hill spiega perché sono le organizzazioni dei lavoratori che devono «governare in ogni Paese» – è nell’esecuzione del General Strike. C’è anche «Der Revoluzzer», un testo ironico scritta nel 1907 da Erich Muhsam sulla socialdemocrazia tedesca. Chiude il cd «I dreamed I saw Joe Hill last night» di Marco Rovelli (**).

Dopo averne ascoltato 18… cercatene altre e le troverete (***).

Bellissima la dedica del libro. Nella prefazione Alessio Lega ragiona su “strani” incroci, per esempio quello di Sacco e Vanzetti con John Lennon, ricordando altre voci che furono messe a tacere perché, come nel caso di Joe Hill, invitavano a pensare e agire controcorrente: Woody Guthrie, Lenny Bruce, Victor Jara, Jorge Cafrune, Juan Capra, Phil Ochs e in Italia Alfredo Bandelli e Ivan Della Mea. Oltre ai testi del cd e alle necessarie note storiche, nel libro ci sono molti documenti: brani di due vecchi spettacoli teatrali (uno messo in scena da John Reed, l’altro di Upton Sinclair a sostegno degli Iww) e del recente «Wobblies! Joe Hill, uno di noi», scritto e diretto da Lorenzo Marvelli per i Teatri OFFesi, ma anche una sintesi del film «Joe Hill» (premiato nel 1971 a Cannes) di Bo Widerberg, con tre fumetti molto belli di Fabio Santin, Steve Stiles e Daria Bogdanska.

Joe Hill, poco prima di morire, scrive al compagno di lotte William “Big Bill” Haywood parole destinate a diventare famose: «Non perdete tempo a piangermi, organizzatevi». Ed è giusto, 100 anni dopo, ricordarlo così.

PS – A Iseo (BS) fino al 12 marzo 2016 c’è una esposizione di ritratti ispirati alla figura del compositore-sindacalista, nel centenario della morte; vedi locandina qui sotto.

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(*) Degli Iww, in “bottega” si è parlato varie volte; come pure di Joe Hill, di Phil Ochs e di Victor Jara,

(**) Io ne ricordo una variante di Pino Masi – è conosciuta come «Quello che mai potranno fermare» o come «Ho fatto un sogno questa notte» – scritta nel 1972 e dedicata a Franco Serantini.
(***) Fra le molte canzoni di Joe Hill, rintracciabili in rete – per esempio su www.antiwarsongs.org. – vi consiglio «
Casey Jones, the Union Scab». La trovate nella traduzione italiana di Riccardo Venturi che così la contestualizza: «In questa canzone l’agitatore Joe Hill osa parodiare ferocemente la canzone dedicata ad uno degli eroi statunitensi per eccellenza, il macchinista ferroviere Casey Jones che nell’aprile del 1900, dopo aver lanciato la sua locomotiva alla massima velocità per arrivare a destinazione all’ora prevista, avvedutosi dell’inevitabile scontro con un altro locomotore in sosta sullo stesso binario, anziché fare lo “Schettino” si adoperò a cercare di frenare la macchina e ridurre gli effetti dell’impatto. Sacrificò sé stesso ma salvò la vita dei passeggeri». Nell’idea di Joe Hill quell’eroico Casey Jones resta anzitutto un crumiro e la canzone si conclude così: «Il Sindacato Angeli n° 23 / fece fare subito a Casey un bel volo giù dalla Scala d’Oro / Casey Jones volò bello giù all’Inferno / “Casey Jones”, disse il Diavolo; “bene bene! / Casey Jones, su al lavoro, vai a spalare zolfo, / è quel che ti meriti per aver fatto il crumiro alla SP”». In italiano io ne ricordo una bella traduzione di Leoncarlo Settimelli, che finì anche su un disco: potete recuperarla qui Leoncarlo Settimelli, Canzone popolare toscana …

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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