Messico: gli indocumentados divorati da “La Bestia”

di David Lifodi (*) Alcuni mesi fa  Las Patronas hanno festeggiato i venti anni di attività: era il 5 febbraio 1995 quando un gruppo di donne dell’omonimo villaggio messicano di La Patrona (municipio di Amatlán, stato di Veracruz) decise di prestare soccorso e assistenza alle migliaia di indocumentados che ogni giorno osservavano viaggiare su “La Bestia”, il treno merci carico

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Guatemala: giornalisti indipendenti sotto attacco

di David Lifodi Se sei un giornalista indipendente o non allineato, in Guatemala rischi grosso. Nel paese centroamericano, che dall’avvento alla presidenza di Otto Pérez Molina sperimenta quotidianamente cosa significa la “mano dura” (questo l’inquietante  soprannome dell’ex militare coinvolto nel genocidio del popolo maya degli anni ’80), il governo ha deciso che gli operatori dell’informazione devono essere messi in riga.

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El Salvador: il miraggio dell’acqua come diritto umano fondamentale

di David Lifodi I conflitti per l’acqua, in El Salvador, vanno di pari passo con la mancanza di leggi che regolino l’accesso all’oro blu. Il diritto a godere delle risorse idriche non è sancito nemmeno dalla Costituzione. Lo scorso 30 ottobre il governo aveva provato a far passare una riforma dell’articolo 69 della carta costituzionale, che avrebbe consentito di inserire

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Guatemala: la resistenza indigena contro cemento e repressione

di David Lifodi Lo stretto legame tra l’impresa Cementera Progreso e il presidente guatemalteco Otto Pérez Molina è stata definita “alleanza del terrore”. Cementera Progreso, fondata alla fine dell’Ottocento da immigrati italiani, si è trasformata nell’ennesimo cavallo di troia dello stato guatemalteco per reprimere le comunità indigene: la costruzione di una fabbrica di cemento nella regione di Sacatepéquez (nel centro

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Guatemala: c’è bisogno di un nuovo Jacobo Arbenz

di David Lifodi Nell’agosto 2012, un centinaio di famiglie dell’asentamiento Jacobo Arbenz della zona 5 di Città del Guatemala fu sgomberato con violenza dalla polizia. L’insediamento portava il nome del presidente guatemalteco, simbolo (per la verità un po’ appassito) degli ideali di giustizia sociale a cui aspirano i guatemaltechi, sebbene il paese sia in mano ad una banda di personaggi

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