Tagliato per l’esilio – Karim Metref

trovato in una libreria di libri a metà prezzo, è una bella sorpresa.
in una serie di racconti si ritrova l’Algeria che forse non esiste più, della penna di un cugino di Monsieur Lazhar, che ha lasciato (ha dovuto, ha voluto, o forse le due cose insieme) il suo Paese e adesso vive in Italia.
c’è un capofamiglia un po’ padre padrone, ci sono i colonizzatori francesi, c’è

un ragazzino che cerca la sua strada, una famiglia allargata e un villaggio che è il mondo.
cercatelo e buona lettura, non ve ne pentirete.

 

 

Tu hai pubblicato un libro che si intitola: Tagliato per l’esilio, ce ne puoi brevemente parlare?

È una raccolta di racconti. I primi li ho scritti in Cabilia, nella mia lingua madre poi li ho tradotti in italiano. Altri, invece, li ho scritti direttamente in italiano. Il filo conduttore dei racconti e della riflessione iniziale sulla mia vita, che dà il titolo alla raccolta, è il tema dell’esilio, della ghorba, come si dice da noi. Ma è una ghorba intesa come non sentirsi nel posto giusto, cosa che avviene anche stando nella propria casa, nella terra dei propri avi. La riflessione comincia con queste parole: “Sono nato in esilio sulla terra dei miei avi (…)”.

Come vivi tu la condizione di ghorba?

Lo stato di esilio, la nostalgia che si sente quando si vive lontani dalla propria terra, ci è imposto culturalmente e socialmente. Se abiti lontano da casa, allora tutti pensano, vogliono che tu abbia nostalgia. E va a finire spesso che la senti davvero quelli nostalgia. Invece l’esilio vero, quello spontaneo, quello non indotto da pressioni culturali o sociali, l’esilio autentico, uno lo può sentire anche stando nella propria casa tra i propri cari. È esule sempre chi è povero e senza risorse, è esule sempre chi non ha famiglia, gruppo di riferimento, clan, amici. È esule chi è nato diverso, chi sceglie di diventare diverso. Ma soprattutto è esule sempre e ovunque chi sceglie di pensare e di vivere liberamente e di non sottomettersi mai: lo zingaro di nascita, o per scelta. Il libro è dedicato a mio nonno, un uomo libero nella testa. Mio nonno mi ha insegnato a pensare con la mia testa e a non conformarmi… mai! Mi ha insegnato anche a dire quello che penso. È a lui che devo questa pesante eredità: quella di essere esule ovunque. Ma esule per scelta…

da qui

 

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=APXU7VkApow]

 

(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *