Toni-De Palo: il segreto di Stato, 40 anni dopo

di Gianluca Cicinelli

Giancarlo De Palo, fratello di Graziella, si chiedeva (*) se un giorno gli organi dei giornalisti si sarebbero occupati dei due colleghi rapiti e uccisi a Beirut nel settembre 1980. Faceva bene a sollecitare la categoria su un tema che riguarda la libertà di informazione e che ha provocato la morte di due giornalisti, una vergogna nazionale che dà molto fastidio. Però devo dire che Fnsi – la Federazione Nazionale Stampa Italiana – è intervenuta per deprecare il mantenimento del segreto di stato che il premier Conte ha reiterato sul caso Toni-De Palo. Un’istanza di immediato sequestro di tutti gli atti inerenti la vicenda che si trovano presso la presidenza del Consiglio dei ministri è stata presentata alla Procura di Roma dal legale del sindacato dei giornalisti.

Giuseppe Conte – il meno credibile tra i possibili difensori della ragion di Stato (**) – ha deciso che 40 anni dopo il segreto di Stato deve impedire di conoscere cosa accadde ai due giornalisti italiani. Perchè? Quali malefatte peggiori di quelle che già conosciamo dei nostri servizi devono essere nascoste alle famiglie dei due e all’opinione pubblica?

Va ricordato che per questo rapimento con omicidio venne arrestato il colonnello e capocentro del Sismi a Beirut Stefano Giovannone, un personaggio chiave per i rapporti e i traffici indicibili fra Italia e Medio Oriente. L’inchiesta nei mesi scorsi è stata riaperta ufficialmente dalla Procura di Roma e il governo ha l’obbligo di fornire una volta per tutte la documentazione in suo possesso.

Così come avrebbero l’obbligo morale di parlare i dirigenti palestinesi che sanno cosa è accaduto 40 anni fa.

Il caso Toni-De Palo non è un argomento molto gradito a sinistra perchè mette in una cattiva luce una parte della dirigenza palestinese e di chi con i gruppi politici libanesi e palestinesi responsabili del rapimento e dei due omicidi aveva coltivato rapporti assai cordiali. Per chiarire tutti questi aspetti – soprattutto quelli in cui scopriamo che i buoni sono stati cattivi in Medio Oriente come in Italia – va tolto il segreto di Stato sulla vicenda.

Quello che segue è uno stralcio della richiesta presentata dal legale della famiglia De Palo, l’avvocato Carlo Palermo, alla Procura della Repubblica di Roma, per la riapertura dell’indagine.

«… ad un certo punto i due giornalisti vennero informati che un ospite inatteso sarebbe giunto a Beirut, un italiano, un grosso esponente politico (viene fatto il nome, ed è ancora vivo). Si sarebbe dovuto incontrare con Arafat, con Gemayel, che era il presidente del Libano, e con altri del governo libanese… in particolare su vicende di commerci di armi nonché di smaltimento dei rifiuti nucleari provenienti dalle allora attive centrali nucleari italiane, operazioni che allora avvenivano con trasferimento in particolare in Libano con la nave Zenobia, da diversi porti italiani. … I due giornalisti sono stati quindi portati a vedere questo personaggio e da lì loro non potevano più sopravvivere: non potevano essere testimoni e così c’era il titolo, la giustificazione per dire: signori questi personaggi sono pericolosi per noi, vanno “contrattualizzati” cioè eliminati… L’ordine è stato dato da un’entità italiana a un’entità straniera presente sul posto, palestinese… (…). Al momento non feci caso al personaggio che seguiva il politico. Di quest’altro quando io feci rapporto a Giovannone consegnai anche delle fotografie. Lui mi prese foto e rullino… Quel personaggio che affiancava il politico era (anche di questo viene fatto il nome), un brigatista e uomo dei servizi segreti.

Della persona che ha reso tale ricostruzione (che attualmente presta servizio presso amministrazione della giustizia sotto altra identità, protetta) questo difensore – ripeto – potrà fare il nome e fornire le più complete indicazioni sulle di lui dichiarazioni su richiesta di codesta Procura, perché ne sia verificata la corrispondenza a verità o la intenzionale valenza di depistaggi».

Il testo dell’intera richiesta si trova a questo indirizzo

https://drive.google.com/file/d/1NmWenLzdxurhCvdwrgHim-r9dUcBG1x_/view

Questa è parte del testo della denuncia presentata dalla famiglia De Palo. Naturalmente spetterebbe alla magistratura smentire o confermare tramite indagini il contenuto gravissimo delle affermazioni riportate. Come spetterebbe allo Stato italiano impegnarsi per far riavere i corpi di Graziella De Palo e Italo Toni alle famiglie. Se trent’anni vi sembrano pochi.

(*) intervenendo in un dibattito in cui deprecavo il riconoscimento tardivo del tesserino da professionista da parte dell’OdG a Giancarlo Siani 35 anni dopo il suo omicidio per mano della camorra, ricordando che al momento dell’uccisione lavorava nel suo giornale come precario malpagato e senza nessuna tutela professionale,

(**) lo dico senza intento offensivo riscontrando anzi quella che dovrebbe essere una linea di discontinuità assoluta fra i “capicosca” che hanno gestito i servizi italiani nel ventesimo secolo e un premier apparentemente lontano da quei centri di potere,

ciuoti

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