Tre incontri in Sardegna

27 marzo, Monserrato; 28 marzo Cagliari (pomeriggio) e Selargius (sera): se però di db non ne potete più… evitate questo post

Monserrato 27 marzo, ore 19
Al Teatro Momoti (gestito dalla compagnia Is Mascareddas) al numero 20 di via Trentuno Marzo 1943 (info: 070 583 9742)
«Arance, alcool, algebra: giochi e storie sull’identità»
di-con Daniele Barbieri
Occhi bassi, tazzine di caffè, biglietti da visita, una scaletta, il figlio della gobba, Togo, la giusta distanza… Giocando con le persone presenti (e trasformandone alcune in spett-attori o spett-attrici) un giornalista romanaccio che abita in Emilia – sposato con una veneta ma con figlio sardo – racconta storie e si fa domande (ricorrendo anche alla fantascienza e a una scommessa con il pubblico che… per ora ha sempre vinto) per riflettere sulla sua identità italiana ma anche su cosa significhi “razza umana”.

Cagliari 28 marzo, ore 17
all’Aula Magna B. R. Motzo della facoltà di Studi Umanistici (via Is Mirrionis 1)
dell’università di Cagliari, dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio
presentazione di «Quando c’era il futuro» di Daniele Barbieri, che sarà presente, e di Raffaele Mantegazza.
Introduce Andrea Cannas (dipartimento di Filologia, Letteratura, Linguistica)

Selargius 28 marzo, ore 21
presso Cooperativa Sirio Sardegna Teatro (strada statale 287 km 8 Selargius)
«Maschi e Femmine in Azione»
di e con Daniele Barbieri
(tre storie da riscrivere insieme: Pirandello aveva solo cominciato, Barbieri prova a spingersi oltre)
prezzo del biglietto 10 € (spettacolo e cena dopoteatro)
per prenotazioni coop.sirio@tiscali.it oppure 3387131093

Nelle Cene del Dopoteatro oltre al piacere di poter dividere il cibo con il nostro pubblico tenteremo di estendere anche all’ospitalità conviviale quell’attenzione che, speriamo, caratterizza i nostri spettacoli. Per questa ragione presenteremo sulle nostre pagine il menù e ne racconteremo le caratteristiche. E per questa ragione cercheremo di accordare i cibi e le bevande ai temi e agli stili della serata.
La gran parte degli ingredienti saranno locali e per quanto possibile a km zero. Per ognuna delle ricerche vi indicheremo gli ingredienti biologici utilizzati. Per ognuna delle ricette segnaleremo la possibilità di averne – se necessario – una versione vegetariana o vegana. Se qualcuno del nostro pubblico segue questi stili alimentari può dircelo postandoci un messaggio e provvederemo a far sì che, nel rispetto per le sue scelte alimentari, l’esperienza della sua cena sia soddisfacente e interessante quanto le altre.
Per la serata del 28 marzo con Daniele Barbieri il menù comprende.
Vellutata di zucca con pane aromatizzato alle erbe spontanee della Sardegna (possibile anche in versione vegana).
Crostoni di carciofi (ricetta adatta a vegetariani e vegani)
Biancomangiare (possibile versione per i vegani).
I Crostoni di Carciofi. La domesticazione del Carciofo, cioè il suo passaggio dal Cynara Cardunculus, selvatico, conosciuto nell’antica Grecia e dei cui poteri – anche afrodisiaci – parla Teofrasto, al Cynara Scolymus, la versione orticola originaria sembra essere avvenuta in Sicilia e Sardegna intorno al I secolo Avanti Cristo probabilmente per soddisfare le crescenti richieste che il mercato romano avanzava di questo vegetale assai apprezzato tanto sulle tavole dei poveri che nei grandi banchetti. L’imperatore Claudio ne andava ghiotto e i crostoni di carciofi, con erbe aromatiche, aglio, pomodori secchi, erano uno dei piatti che non mancavano alla tavola imperiale. La versione che ve ne proponiamo ha come base il pane di semola tradizionale sardo, il civraxiu, come ingrediente principale il carciofo campidanese e come condimento olio extravergine biologico.
E’ buona la zucca? “Dipende da quanta fame hai!” E’ questa la risposta che latini e greci avrebbero dato di questa pianta, che conoscevano e che probabilmente avevano importato dall’Asia meridionale (ma era già conosciuta nel mondo egizio e in Mesopotamia) pur senza degnarla di grande attenzione. Nel Medioevo alcuni ricettari accennano a zuppe e altre preparazioni a base di zucca ma poiché le qualità, spesso semiselvatiche non erano molto produttive ci si limitava a considerarla un cibo di complemento. L’età gloriosa della zucca avrà inizio con la Conquista delle Americhe. Alcune varietà locali davano frutti di enormi dimensioni e grazie all’insegnamento degli indiani cominciarono a essere utilizzate per fare dolci, zuppe, pane, insalate e a dar vita ad un ricchissimo ricettario che ancora è in uso in Canada e in molte regioni della costa orientale degli Stati Uniti. Ma in Europa la zucca americana, pur importata venne a lungo utilizzata come cibo povero o addirittura come cibo per gli animali. Fu l’epoca della Rivoluzione Francese, che rivalutò tanti vegetali negletti, fra i quali patate e pomodori, a segnare il recupero gastronomico della zucca e l’inserimento della vellutata fra le entrèmes dei grandi pranzi. La vellutata che vi presentiamo è una versione semplificata della ricetta di Parmentier, uno dei grandi fondatori della cucina classica francese e secondo i dettami del ‘maestro’ abbonda di panna e di burro che forniscono una grande morbidezza al preparato. Comunque per vegetariani e/o vegani ne possiamo preparare una versione addensata con la patata, più leggera e altrettanto buona. Il tocco sardo è dato dai crostini di pane aromatizzati con le erbe di Brai Loi, un’azienda biodinamica vicina a San Priamo che da decenni produce erbe aromatiche di grandissima qualità.
Il biancomangiare – o bramanger, o blamensir o blancmange – è considerato il piatto più tipico della cucina medievale europea, presente nelle tavole dei ricchi, citato nelle cronache di importanti banchetti e nei menù dei conventi (lo cita persino Umberto Eco in una pagina di Il Nome della Rosa) ma utilizzato anche per l’alimentazione degli ammalati. Nel Codice Medico Salernitano se ne danno più versioni, adattandole a diverse terapie, dal cibo per le puerpere a quello per coloro che hanno subìto interventi chirurgici. Il procedimento base vorrebbe l’uso del latte di mandorla ma noi proponiamo una versione sarda, diffusa in tutta l’isola e utilizzata nei banchetti nuziali, prima che si affermasse l’abominevole uso del ‘sorbetto’ di limone finto, per spezzare tra carne e pesce o come dessert. La preparazione è a base di latte, acqua di fiori d’arancia e limone e verrà servita con una copertura di scorza di melangolo grattugiata. Per i vegani se ne potrà fornire una versione con latte di mandorle.

La Cooperativa Sirio Sardegna Teatro è una storica compagnia fondata dallo scenografo Corrado Gai e dal regista Marco Gagliardo (https://www.facebook.com/cooperativasiriosardegnateatro )

Redazione
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