Tre storie dalle parti della follia, cioè della genialità

di Andrea Serra (*)

 

LA KE NON È TUTTO ROKENROLL

STORIE DI QUOTIDIANE FOLLIE

Bio biografie de genti macca

 

Si dice sempre che esiste un filo sottilissimo che separa la follia dalla genialità. Il filo non esiste, è il punto di vista di chi guarda a creare e definire i confini.

Spesso il punto di vista si basa, a posteriori, sui risultati ottenuti. Ad esempio, Fosbury iniziò a provare il salto in alto di schiena invece che come tutti avevano sempre fatto, con la pancia. Gli altri atleti che lo guardavano lo considerava un eccentrico, un imbecille, unu soggettu. Poi iniziò a migliorare, a migliorare, a migliorare. Poi iniziò a vincere, a vincere, a vincere. Nel giro di pochi anni tutti saltavano come lui.

Prima era un matto, poi un genio.
Mio cugino ha voluto fare sua la lezione di Fosbury e ha provato ad applicarla al salto in lungo: inutile dire
chi s’esti struppiau. 1

Scimpru fiara e scimpru e atturau2.
Per dirne un’altra, Mandela si è fatto 25 anni di carcere per diventare presidente del Sudafrica, Prodi si è fatto 101 traditori per non diventare presidente!
Parafrasando l’amico Forrest Gump, non bisogna mai dimenticare che

Maccu du sesi, Scimpru du faisi! 3

NOÈ
Pensate a un uomo che vive nel deserto. A un certo punto gli viene un attacco di bricolage e inizia a costruire qualcosa con il legno. I figli lo guardano male, i vicini iniziano a darsi di gomito, anche gli schiavi (perché allora esisteva la schiavitù mentre adesso noooo) ridono sotto i baffi per il loro buffo padrone. A un certo punto annuncia al suo clan che sta costruendo un arca. “O babbo, mì che si dice barca!” gli dice uno dei figli. “Si chiama arca me lo ha detto il Signore!”
“Chi?”
“Il Signore!”
Le prese in giro aumentano. Noè è sulla bocca di tutti, ormai è considerato un vecchio pazzo (effettivamente aveva 600 anni) anche perché la parola eccentrico non era ancora stata inventata in ebraico!
Visto che chiama la barca arca i familiari, a voce bassa, iniziano a chiamarlo ‘Oè


‘Ome ‘tarà ‘ggi ‘ostro ‘adre?
‘i è ‘evuto ‘l ‘ervello!

È ‘iventato ‘atto!

Quando poi avvisa il clan che sull’arca sarebbero dovuti salire le coppie di tutti gli animali esistenti, la convinzione che il vecchio fosse diventato pazzo, diventa certezza.

Uno dei figli, Sem, propone di rivolgersi ad uno psichiatra. Jafet fa presente al fratello che la psichiatria non era stata ancora inventata e che Freud sarebbe nato solo 17000 anni dopo.

Lo spettacolo delle coppie di animali che salgono sull’arca è memorabile. Da un lato gli uomini del clan che ubbidiscono a Noè e conducono su le bestie, e dall’altra i vicini che li sfottono facendo la ola ad ogni coppia che sale gridando “Oè”.
Una piccola parentesi. Al momento della discesa dall’arca, Noè si accorse che le specie animali erano aumentate: a causa degli spazi ridotti e degli istinti bestiali, nacquero il barbagianni, il grillo talpa, il topo ragno, il pescecane, la rana toro e, frutto di una notte di tempesta e di accoppiamenti selvaggi, l’ornitorinco.

So già che qualcuno potrebbe obiettare che questo è un racconto mitologico, che mica è verità,  magari qualcuno potrebbe spingersi a dire che Dio non esiste. E allora?

Magari non è stata la voce del signore ad avvisarlo, magari era un metereologo, magari ancora aveva dei calli di cui si fidava (e avendo vissuto 600 anni, calli doveva averne a iosa).
Anche se tutto fosse fantasia,  noi abbiamo comunque un personaggio che sembra matto ma che invece aveva visto lontano: ci sarà stata la porta dell’arca consumata dalle nocche di quelli che volevano salire.

Prima pensavano fosse un matto, poi il salvatore.
Chi è il matto?

FRANCO BASAGLIA
Non è da tutti dare il proprio nome ad una legge. La persona di cui parlo ci è riuscita. Credo gli interessasse che venisse approvato ciò che aveva proposto e non dare il proprio nome alla legge, ma così è stato.
Questo signore è conosciuto per avere chiuso i manicomi.

Chiudere i manicomi? Cos’ ‘e maccus! 4
Infatti era un folle basta pensare che prima di chiuderli li aveva aperti. Il manicomio di Trieste, che lui dirigeva, si aprì all’esterno, i matti potevano uscire dai reparti,  pian piano poterono uscire dal manicomio.

Una cosa molto interessante,  un’altra follia.  Invitò per due mesi un gruppo di artisti affidandogli la gestione di un laboratorio. Gli artisti si sa sono un po’ matti e invece di insegnare a suonare, dipingere, recitare, si misero in ascolto,  aiutando a far venire fuori l’arte da ogni persona.
Così come Pinuccio Sciola è capace di far uscire la musica dalle pietre, quegli artisti riuscirono a far uscire la voce da persone che avevano vissuto anni come oggetti inutili buttati in un magazzino. (Chi fosse interessato a questa storia legga il libro Marco Cavallo di Giuliano Scabia).

E tutto questo partendo da  una follia pura: i matti sono persone!
A Cagliari quando ero ragazzino c’erano tre
macchillottus5: Liberato,  Nandino e uno di cui non ricordo il nome. A Liberato bastava che gli dicessi PARA! e lui si buttava a terra facendo il gesto di parare; Nandino aveva la fissa di essere elegante, pulito, a posto, e poi voleva da tutti una sigaretta.  L’altro girava per Cagliari dirigendo il traffico, con una specie di volante ricavato da una lavatrice.
La caratteristica in comune era che erano innocui, simpatici non c’era bisogno di rinchiuderli in manicomio. Non avevano bisogno di Basaglia. Ma gli altri? Gli altri dentro?
La follia di Basaglia era proprio quella, nessuno doveva essere rinchiuso, segregato e annullato, solo perché qualcosa gli girava in testa in un modo diverso da come sarebbe dovuto essere. Aveva capito e messo in pratica, che tenere prigioniero (camicia di forza, lettini di contenzione, elettrochoc, farmaci) non guarisce e non cura, serve solo a fare sentire gli altri più sicuri e più sani.
Io credo che la follia di Basaglia non fosse quella di chiudere i manicomi, ma quella di aprire il mondo all’umanità presente in ogni uomo.
Piticcu su maccu! 6

 

PICCOLO GLOSSARIO

1 chi s’esti struppiau.

che si è storpiato.

2 Scimpru fiara e scimpru e atturau.
Scemo era e scemo è rimasto

3 Maccu du sesi, Scimpru du faisi!

Matto lo sei, lo scemo lo fai.

4 Cos’ ‘e maccus

Cose da matti.

5 Macchillotus

Pazzerelli, un po’ strani ma simpatici.

6 Piticcu su maccu!

Letteralmente : Piccolo il matto, si dice per affermare “un grande matto”.

PEPPINO IMPASTATO
Provate ad immaginare un paese, una cittadina dove vive un uomo cattivo, molto cattivo, disonesto, criminale, assassino. Non è solo il cattivo del paese, è cintura nera di cattiveria, è conosciuto a livello nazionale e internazionale.
È uno di quelli che ama stringere tra le proprie mani le vite degli altri. I suoi amici come i suoi nemici. E per essere suo nemico non è che ci voglia tanto, basta non portargli rispetto, fargli qualche piccolo sgarro, dimenticare che la tua vita è nelle sue mani.
Un altro grave difetto è che è totalmente privo di senso dell’umorismo.  Pare che l’ultima volta che ha sorriso sia stata quando gli hanno detto che la macchina con dentro il suo capo, quello che  prima di lui teneva le vite degli altri strette tra le sue mani, la macchina era saltata in aria, il suo capo pure.

Da vice a capo in un boom!
In quella stessa cittadina viveva un giovane che aveva deciso, da bambino, che con quel cattivo e tutto quello che rappresentava, non voleva averci a che fare.

Abitava vicino al cattivo, le loro case erano separate da circa 100 passi.

Ora, una persona normale davanti a uno così cattivo, avrebbe fatto finta di niente, avrebbe girato la testa dall’altra parte. Il giovane no.

Anzi, iniziò a raccontare, a scrivere delle malefatte del cattivo. Una vera follia.

Addirittura con gli amici aprì una radio, in quegli anni era facile. Oltre al notiziario si inventarono una trasmissione,  Onda Pazza, in cui il giovane usò lo strumento più potente di cui disponeva: l’ironia.
Parlava del cattivo chiamandolo don Tano Seduto e raccontava i suoi affari sporchi con politici e imprenditori. Una tribù di sciacalli che veniva derisa per radio, tutto il paese sentiva e rideva o poteva farlo.

Il cattivo non poteva accettarlo. Il potere basato sulla paura non può resistere alle risate.

Provate a immaginare le persone che incontrano per strada il cattivo. Lo guardano e vedono don Tano Seduto, lo immaginano a torso nudo, con il perizoma e le piume sulla testa. Si ‘nci scappara s’arrisu, scappa un sorriso tra le loro labbra serrate. Il loro sguardo cambia e il cattivo se ne accorge. Sente prurito alla mano, sente i fili delle vite di quelle persone che iniziano a sfuggirgli. Non può sopportarlo.

Per questo nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 il giovane, Peppino Impastato, viene ucciso. Viene fatto esplodere per far credere che stesse compiendo un attentato. Peppino un terrorista! Incredibile.

La verità è che era riuscito a terrorizzare la paura.
Ci sono voluti 24 anni e varie riaperture delle indagini per arrivare alla sentenza che ha condannato il cattivo, don Tano Badalamenti.
Tutto merito di una banda di pazzi composta dal fratello e dagli amici di Peppino capeggiati dalla mamma, donna Felicia, che per vent’anni hanno chiesto giustizia.

Il 15 maggio 2010 al termine del corteo per ricordare il 32º anniversario della morte di Peppino Impastato, la chiave della casa di Gaetano Badalamenti, don Tano Seduto, è stata consegnata dal sindaco di Cinisi, all’Associazione Culturale Peppino Impastato.

Pitticcu su maccu!

 

(*) Testi scritti per «CUNCAMBIAS 2014»

Redazione
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