Tris: la giovane Nnedi, il vecchio Jack più…

.. Philip, il senza tempo

db scopre (*) «Laguna»; snida (**) «Guerra alla Cina» circa 100 anni dopo; poi trova (***) «Linus» in edicola

Dopo aver fatto nel 1904 il giornalista sul fronte russo-giapponese (ricordate chi ha vinto?) Jack London torna romanziere e prova a immaginare se la Cina si risvegliasse dal torpore. E nel 1910 affida le sue previsioni al racconto fantascientifico «The Unparalleled Invasion» che O barra O edizioni ha pubblicato (traduzione di Pietro Ferrari; 56 pagine per 6 euri) nel 2012 con il titolo «Guerra alla Cina. L’inaudita invasione».

Il racconto è breve, poco più di 20 pagine. Quasi metà libro se ne va nella prefazione (interessante … con qualche se e con qualche ma) di Diego Angelo Bertozzi condita da 4 antiche immagini sintomatiche del mix di paura e razzismo che negli Usa circondava i cinesi. Il racconto di London si svolge in un 1976 – bicentenario dell’indipendenza americana – fasullo o meglio immaginario. Potete leggerlo con un occhio al calendario e verificare che la metà delle “previsioni” sono giuste oppure con due occhi ben aperti sulle contraddizioni di un geniale scrittore che militava a sinistra eppure credeva in rigide gerachie razziali. Tragicamente bello (e illusorio) il finale che ovviamente non rivelerò; e azzeccati alcuni passaggi in un racconto che comunque sembra frettoloso. Volendo, potete trovare un paio di collegamenti alla strettissima attualità. Se invece vi incuriosisce il razzismo contro gli asiatici – di ieri e di oggi – assai vi consiglio «Musi gialli», un enciclopedico eppur agevole saggio che Fabio Giovannini ha pubblicato nel 2011 con Stampa Alternativa.

Posso darvi un consiglio? Imparatevi questo nome: Nnedi Okorafor. Per me sarà una delle grandi scrittrici “martediane” (e non solo?) dei prossimi anni. Lo sapevate già? E allora perchè tutte/i avete taciuto?

«Laguna» è stato pubblicato (304 pagine per 15,90 euri) a ottobre 2017 da Zona 42; mettere il nome di chi traduce – in questo caso Chiara Reali – in copertina mi pare un’eccellente idea.

Dicono che la prima impressione è decisiva. Dipende. A me le prime 4 pagine di questo romanzo non mi avevano preso. Poi la «rivoluzione» mi ha trascinato. Nel dramma, nella magia, nell’ironia del gruppo LGBT, nella caccia “casareccia” agli/alle alieni/e, nella musica per difendersi, nel crollo, nelle figure iconiche, nella «battaglia interiore fra sollievo e ansia». Nelle creature del mare. In «qualcosa di nuovo. Qualcosa di vecchio». E nell’acqua senza inquinanti. Un mare pulito, non la fogna dopo che sono passati i diavoli del petrolio cioè – lo aggiungo io – Shell senza la S (Hell vuol dire inferno) con i complici seminatori di vel-ENI.

Sono stato catturato dal ritmo. Dal mistero. Dal «ragno». Dalle persone e non persone. Dal «boom sonico». Da chi può creare campi magnetici. Da chi vuole tornare a vivere. «E no, non siamo facili da manipolare». Dall’universo. Dalla Nigeria. E dall’amore smisurato dell’autrice per la laguna (Lagos) – il pigro nome che i portoghesi dettero nel 1472 a un luogo che i nativi chissà come chiamavano – poi diventato capitale della Nigeria.

Nel solco di «una tradizione fantascientifica florida e antica» e in affinità (inconsce?) con Octavia Butler. Così scrive Nicoletta Vallorani nella bella post-fazione. Dove però c’è un piccolo errore: il film «District 9» era sudafricano, non nigeriano (o magari sbaglio io e qualcosa mi sfugge?).

Chi passa da qui sa che non svelo le trame. In questo caso poi mi scorticherei il polpastrello con un mouse-kriss piuttosto che scrivere qwzx e/o yhgjk. Però qualcosa, devo dirlo: quando arriverete a pagina 218 scoppierete a ridere, lancerete rrrruggiti, vi arrampicherete sulle scale di Escher urlando: «questa donna è un genio, io amo Nnedi Okorafor e voglio leggere tutto ciò che ha scritto».

Vedo in italiano solamente 3 suoi testi tradotti. Il primo è «Chi teme la morte : la profezia di Onye», ordinato subito alla libreria di fiducia. Il terzo è «Binti», un romanzone tradotto nel 2019 da Mondadori che ho subito comprato. Però, mentre ero a pagina 14, la donna della mia vita – e per inciso mia moglie – me l’ha sottratto e lo sta leggendo lei. Capite perchè sono sull’orlo del divorzio? Se non è crudeltà mentale questa…

Infine l’edicola con «l’universo fuor di sesto» in un numero del mensile «Linus» (120 pagine per 6 euri) ampiamente dedicato a Philip Dick. Due mascherine anticonformiste in omaggio e il resto … devo ancora leggerlo: centellinare è il mio motto. Ma a un primo sguardo dal caleidoscopio sono disposto a scommettere una svanzica sul sole contro un precog senza fiato che Igort – il direttore: fumettaro, regista e sceneggiatore italiano (o sardo, se preferite) – ha fatto un altro colpaccio, genialmente ricentrando storie e nuvole con il giovane e vecchio, troppo umano eppur replicante, Philip Kindred Dick.

(*) bugia: se non me l’avesse consigliato Giulia Abbate non l’avrei preso.

(**) altra bugia: è uscito nel 2012 ma io l’ho appena scoperto grazie a Paola, libraia siciliana emigrata nelle brune imolesi.

(***) bugia pure questa: stamattina mi ha telefonato Giorgio Chelidonio e perentorio come un tornado telegrafista mi ha detto «tanto Dick su Linus compralo».

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

3 commenti

  • Francesco Masala

    in quel bellissimo film (sudafricano) c’è una potente banda di banditi, poco raccomandabili, quindi, e sono nigeriani.

    e dice wikipedia che “Dora Akunyili, ministro dell’informazione nigeriano, ha chiesto pubblicamente ai cinema di Abuja, la capitale dello Stato, di non proiettare la pellicola, e ha preteso scuse formali da parte della Sony; il film infatti danneggerebbe l’immagine della Nigeria, mostrando la popolazione come criminale, con cannibali e prostitute, e gettando discredito sull’ex presidente Olusegun Obasanjo, poiché nel film vi è un gangster chiamato in modo simile, Obesandjo”

  • Bellissimo film sudafricano sull’integrazione e mostrò a tutto il mondo come la potenza di una storia possa superare in suggestione gli effetti speciali. Nnedi Okorafor è una grandissima autrice, principessa nera dallo stile semplice, immediato, eppure profondo e affilato. Chi se la perde. Sul tema del Sudafrica e dell’integrazione mi sento di suggerire la lettura anche di “Luglio”, il romanzo bellissimo di Nadine Gordimer, che scrisse questa storia ucronica davvero insuperabile. Da rimanere senza fiato.

  • Comunque ‘sta storia dei nigeriani ricorre, sto leggendo i gialli di Alexander McCall Smith ambientati in Botswana, e pure dalle parti di Gaborone non sono raccontati con grande simpatia.

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