Trump rottama il trattato INF del 1987 e avvicina l’abisso

le riflessioni di ANGELO BARACCA (*) e di FRANCO ASTENGO

di Angelo Baracca

La decisione di Trump di rottamare quel trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces) che nel 1987 stabilì per la prima volta una riduzione degli arsenali nucleari delle due super-potenze non è altro che un passo ulteriore del suo disegno criminale di abbattere sistematicamente il regime di non-proliferazione nucleare che – pur con grandi limiti – si era imposto in questi 31 anni, esasperando così le tensioni internazionali e i rischi di guerra. Vanno ovviamente nella stessa direzione la decisione di Trump di costruire testate nucleari nuove di piccola potenza che abbasseranno in apparenza la soglia di una guerra nucleare rendendola invece più probabile1, la disdetta dell’accordo del 2015 sul nucleare iraniano che alimenta i rischi di proliferazione in un Medio Oriente che è già a ferro e fuoco, le politiche arroganti degli USA che (già ad opera dei predecessori di Trump, Bush Jr. in testa) hanno indotto la Corea del Nord a dotarsi di armamento nucleare, nonché la politica realizzata attraverso la NATO di accerchiamento e provocazione della Russia: insomma, micce accese sotto la Santa Barbara nucleare2. Non è un caso che il Doomsday Clock sia stato avvicinato al record storico di appena due minuti dalla Mezzanotte dell’Apocalisse nucleare, un soffio!

All’inizio degli anni Ottanta la cosiddetta “Crisi degli Euromissili” aveva indotto ad avvicinare il Doomsday Clock a soli 3 minuti, e si concluse ufficialmente l‘8 dicembre 1987 proprio con la firma da parte del Presidente USA Ronald Reagan e del Segretario Generale dell’URSS Michail Gorbachev del Trattato INF, che prevedeva la rimozione delle testate tattiche su missili a raggio breve e intermedio (tra 500 e 5.500 km) schierate in Europa3.

Ormai è ben noto che dopo il crollo dell’URSS nacque l’illusione che gli armamenti nucleari che avevano dominato l’equilibrio, peraltro assai precario, fra i due Blocchi ormai fossero diventate superflue e si potessero eliminare, e in effetti negli anni Novanta iniziò un processo di riduzione degli arsenali nucleari statunitense e russo (gli arsenali nucleari degli altri paesi comunque crebbero a un totale di quasi 1.000, con l’ingresso nel club nucleare dell’India, del Pakistan e della Corea del Nord, nonostante lo smantellamento di quello peraltro modesto del Sudafrica, unico esempio al mondo). Ma alla fine del secolo le tensioni internazionali ripresero ad aggravarsi e quella illusione di poterci liberare per sempre dalle armi nucleari sfumò.

Poiché stiamo parlando delle presunte violazioni del trattato INF che si imputano alla Russia, mi sembra imprescindibile ricordare che fra gli sviluppi che riaccesero le tensioni ebbe un’importanza fondamentale la realizzazione delle esorbitanti (e costosissime, con profitti favolosi delle grandi industrie militari) difese antimissile degli USA, che introdussero un grave fattore di destabilizzazione, poiché accentuavano la superiorità del proprio sistema militare offensivo, acquisendo la capacità almeno teorica4 di abbattere i missili di un attacco nucleare, potendosi così illudere di poter sferrare un first-strike eliminando i missili della ritorsione dell’avversario. Questo fattore non fu estraneo ai limiti, quanto meno deludenti, posti dal Nuovo Trattato START del 2010 di 1.550 testate per parte, quando sarebbe stato più che logica una riduzione molto maggiore: Mosca evidentemente volle conservare una deterrenza ridondante, che può essere un altro strumento per saturare le difese antimissile. In ogni caso l’allarme della Russia appare ampiamente giustificato. Le difese antimissile hanno introdotto una profonda rivoluzione militare e innescato una corsa a nuovi armamenti: ed è imprescindibile tenerne conto anche quando si valutano le presunte violazioni del trattato INF.

Già da qualche anno Washington e Mosca si scambiano accuse reciproche di sperimentare armi che violerebbero l’INF5. Il problema presenta aspetti molto complessi, anche perché in 30 anni le tecnologie sono profondamente cambiate e si tratta di valutare se e come armi che allora non esistevano rientrino o meno nei divieti posti dall’INF: la pressione per sviluppare sistemi d’arma sempre nuovi è incessante.

Le accuse tra Usa e Russia sono reciproche. Washington accusa Mosca per lo sviluppo del nuovo missile cruise9M729 (SSC-8 nella designazione Nato)6. L’evidenza che gli Stati Uniti riportano nei documenti ufficiali è piuttosto generica, come afferma un grande esperto di armamenti nucleari russi, Pavel Podvig7: un commento al suo articolo afferma senza mezzi termini “Pavel, i militari americani hanno già deciso di uscire dal trattato INF, la violazione ecc. è un alibi. Se gli Usa avessero una prova concreta e verificabile l’avrebbero mostrata da anni”.

Comunque le violazioni da parte di Mosca sono controverse: le hanno denunciate il comandante supremo della Nato Curtis M. Scaparrotti, e il Vice capo dello Stato Maggiore Generale Paul J. Silva, il quale però ha anche ammesso che questa violazione non da a Mosca nessun particolare vantaggio militare in Europa “data la localizzazione degli specifici missili schierati”8. Gli alleati europei (per quello che contano per Trump!) e la comunità internazionale non sembrano affatto convinti che la Russia stia violando seriamente il trattato. D’altra parte ho già citato i rischi pericolosissimi dell’intenzione di Trump di sviluppare nuove testate tattiche di piccola potenza.

Ma Mosca a sua volta replica con diverse accuse nei confronti di Washington. La prima è che il lanciatore antimissile Mark-41 VLS9 (Aegis) schierato in Polonia e in Romania sarebbe in grado di lanciare missili cruise a medio raggio, e la sua versione basata a terra può essere considerata una violazione diretta del trattato INF. La seconda accusa è che gli Usa per sperimentare gli intercettori delle difese antimissile hanno sviluppato numerosi missili usati come bersagli che hanno caratteristiche simili ai missili a medio raggio vietati dal trattato INF. Infine Mosca denuncia che alcuni droni armati (che non esistevano nel 1987) possiedono caratteristiche che rientrano nella definizione dei missili cruise lanciati da terra.

A mio parere ritornino a galla i problemi che ho ricordato, che 8 anni fa limitarono fortemente la formulazione del Nuovo START.

In ogni caso prepariamoci alla dura realtà: Trump sta solo confermando definitivamente la decisione che aveva preso da tempo di denunciare il trattato INF, la competizione nucleare si sta esasperando, la corsa agli armamenti impazza (droni, armi autonome e Intelligenza Artificiale, aggressivi biologici, insetti geneticamente modificati e aggressivi), l’industria militare fa affari epocali, e il rischio di una guerra nucleare incombe più che mai (di guerre convenzionali siamo già pieni).

Ovviamente dobbiamo augurarci che Trump venga fortemente ridimensionato nelle elezioni ormai vicine di mid-term, e che le future elezioni presidenziali voltino definitivamente pagina, ma teniamo comunque conto che la sua presidenza ha già cambiato molto profondamente la situazione sia interna che a livello mondiale e ci lascerà comunque un mondo peggiore e più instabile che dovremo faticare molto a recuperare10.

1 A. Baracca, “Piccole atomiche crescono, Pressenza, 4 ottobre 2017, https://www.pressenza.com/it/2017/10/piccole-atomiche-crescono/.

2 Angelo Baracca, Il bando nucleare è urgente, molte micce sono innescate sotto la Santa Barbara nucleare, 16 dicembre 2017, https://www.pressenza.com/it/2017/12/bando-nucleare-urgente-molte-micce-innescate-la-santa-barbara-nucleare/

3 Angelo Baracca, Per non dimenticare: legare il Nobel per la Pace a Ican con il trentennale del trattato INF, oggi a rischio!, 15 novembre 2017, https://www.pressenza.com/it/2017/11/non-dimenticare-legare-nobel-la-pace-ican-trentennale-del-trattato-inf-oggi-rischio

4 È necessario comunque precisare che nessun sistema tecnologico darà mai la certezza assoluta di distruggere missili balistici in arrivo: come commentava la rivista Nature, “Il progetto di difesa antimissile rimane più discutibile tecnicamente e indesiderabile dal punto di vista strategico che mai” (Nature, Editoriale, Vol. 447, 2, 3 maggio 2007). Sono infatti possibili mezzi, molto meno costosi, per ingannare o saturare una difesa antimissile: false testate, esche, ecc.

5 Si veda la rassegna dettagliata: Amy F. Woolf (Specialist in Nuclear Weapons Policy), “Russian Compliance with the Intermediate Range Nuclear Forces (INF) Treaty: Background and Issues for Congress, 6 dicembre 2017,https://fas.org/sgp/crs/nuke/R43832.pdf. US Potential Unilateral Withdrawal From INF Treaty Puts Europe at Risk, 29 giugno 2017,https://sputniknews.com/analysis/201706291055065875-usa-inf-withdrawal-europe-risk/. Blog Post by Senior Programme Advisor Col Stefan Hinz, 10 luglio 2017,http://www.gcsp.ch/News-Knowledge/Global-insight/The-INF-Treaty-at-RiskUS Potential Unilateral Withdrawal From INF Treaty Puts Europe at Risk, 29 giugno 2017,https://sputniknews.com/analysis/201706291055065875-usa-inf-withdrawal-europe-risk/.

7 Pavel Podvig, “The INF Treaty culprit identified. Now what?”, Russian Strategic Nuclear Forceshttp://russianforces.org/blog/2017/12/the_inf_treaty_culprit_identif.shtml.

8 A. Panda, The uncertain future of the INF Treaty, 25 ottobre 2017, https://www.cfr.org/backgrounder/uncertain-future-inf-treaty.

10 Angelo Baracca, Trump dopo Trump, Pressenza, 14 luglio 2018, https://www.pressenza.com/it/2018/07/trump-dopo-trump/

(*) articolo tratto da Pressenza

ANCORA E SEMPRE SULL’ORLO DELL’ABISSO di Franco Astengo

In estrema sintesi questa è la notizia: “Il presidente Trump ha confermato l’intenzione di ritirare gli Stati Uniti dallo storico accordo che fu firmato nel 1987 tra Reagan e Gorbaciov. Quell’accordo rappresenta una delle pietre miliari del disgelo che portò alla fine della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Un trattato firmato nel 1987 a Washington da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov per limitare il numero dei missili dispiegati in Europa, frutto dello storico vertice tra i due leader svoltosi l’anno prima a Reykjavik.  Ora Donald Trump è pronto a rottamarlo, per spianare la strada a un riarmo degli Usa soprattutto in chiave anti-Cina. E se è vero che Mosca da anni viola gli impegni presi 31 anni fa, lo strappo di Washington rischia di riaprire una nuova corsa agli armamenti e di innescare una nuova guerra fredda con Mosca e Pechino”.

A questa drammatica notizia dedico un commento scritto tanto tempo fa, alla fine del secolo XIX (la citazione si trova anche nel volume ”Ascesa e declino dell’Europa nel mondo: 1898 – 1918” di Emilio Gentile, uscito da pochi giorni per Garzanti).

Nel suo “The Wonderful Century. Its Successes and its Failures” (Il Secolo meraviglioso, i suoi successi e i suoi fallimenti) Alfred Russell Wallace, il competitore di Darwin nell’elaborazione della teoria evoluzionistica, aveva illustrato – correva l’anno 1898 – i mirabili successi del “secolo meraviglioso” ma aveva anche mostrato altrettanti “sconvolgenti fallimenti”, alcuni intellettuali, ma la maggior parte morali e sociali.

Riprendo alcuni passaggi del testo di Wallace.

Nel novero dei fallimenti sociali, lo scienziato includeva la diseguaglianza, sempre più grave fra «l’ enorme, continua crescita della ricchezza privata di un ristretto numero d’individui e di famiglie» e «l’aumento della povertà, dell’alienazione, dei suicidi (l’800 aveva fatto registrare in questo senso una vera e propria crescita esponenziale – NDR) e persino, probabilmente, dei delitti (Wallace si sofferma sulle teorie di Lombroso e sulla creazione del “tipo delinquente” fino allora sconosciuto – NDR) insieme con altri sintomi di deterioramento morale e fisico delle masse popolari».

Ai gravi fallimenti Wallace aggiungeva il saccheggio del pianeta, la devastazione d’immensi territori per brama di ricchezza, la distruzione d’intere foreste cresciute in centinaia di anni, lo sfruttamento senza limiti delle risorse minerali della superficie terrestre, e tutto questo con conseguenze disastrose, in una misura senza confronti in tutto il periodo precedente della storia umana. Inoltre un altro grave fallimento del “secolo meraviglioso” era il militarismo delle grandi potenze, con la «crescita continua degli eserciti, forniti di armi sempre più micidiali, a costi sempre più alti che gravano anche sulle nazioni più ricche con costanti aumenti del debito, impoverendo la massa della popolazione».

Sembra inutile sottolineare la “modernità profetica” presente nel testo di Wallace. Inutile anche ricordare come nel XX secolo si sia proseguito, da parte dei potenti della terra, sulla strada di quei fallimenti. Ed egualmente superfluo sottolineare come adesso quei fallimenti non rappresentino ancora un monito al punto che la decisione di Trump, una fra le tante prese a tutte le latitudini, rischi di far tornare ancora indietro la situazione planetaria esaltando nuovamente una volta la possibilità di incamminare la popolazione mondiale dentro l’abisso della guerra.

Lo scopo per cui ho ricordato questo passaggio è facilmente intuibile: le contraddizioni che Wallace enuclea sono ancora vive e operanti nella società attuale, nulla è stato fatto per risolverle; a noi tocca tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica rilanciando le idee di uguaglianza, pace, solidarietà sociale che pure sono state agitate per buona parte del XX secolo e che non possono essere considerate un retaggio retoricamente inutile, appartenente al passato.

LA VIGNETTA è di Mauro Biani

Redazione
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