Umano e non… dalle parti dell’Enterprise

Il lato oscuro in «Star Trek:The Next Generation» sotto il microscopio di Fabrizio Melodia (il quale “astrofilosofo” nacque ma poi studiò per dar spazio al suo libero arbitrio)

Gli alieni nel cinema si sono evoluti da forma di vita palesemente ostili e orrende, i famosi Bug Eyed Monsters (BEM, per gli amici) per giungere a complesse rappresentazioni molto lontane dai cliché basati – bene o male – sulla scala estetica “antropomorfa”.

Vorrei ricordare la serie tv «Star Trek: The Next Generation”, in cui – come molte/i sanno – l’astronave Enterprise si lancia a velocità curvatura oltre il cosmo per arrivare laddove nessuno è mai giunto prima. In una di queste avvenute, il capitano Jean Luc Picard deve far fronte a una delle tante derive autoritarie e fascistoidi del Governo della Federazione dei Pianeti Uniti (ci sono forti richiami alla caccia al comunista del senatore Joe McCarthy e ai processi sommari di Salem alle streghe).

Un’esplosione a bordo porta il capitano Picard a sospettare un attentato e immediatamente convoca l’aiuto dell’ammiraglio Norah Satie, famosa per le sue abilità investigative, coadiuvata da un assistente betazoide di nome Sabin, in grado di comprendere se qualcuno mente o meno grazie a forti capacità empatiche. Ben presto viene preso un infiltrato klingon, che ammette di aver scambiato informazioni segrete con l’Impero romulano ma si dice estraneo totalmente al presunto attentato. Anche dopo aver appurato che l’esplosione è stata solo un incidente, l’ammiraglio Satie continua nella propria crociata, arrivando ad accusare ingiustamente un aiutante medico solo in virtù del proprio sangue “misto” – cioè umano e romulano – ma Picard non tollera questo razzismo e sfida apertamente l’ammiraglio Satie, finendo egli stesso sotto processo per alto tradimento. Durante il dibattimento in aula, Picard si difende con le parole del padre dell’ammiraglio Satie, noto giurista: è una tattica che manda letteralmente fuori di testa la donna, la quale arriva persino ad affermare che Picard avrebbe violato la Prima Direttiva in nome della rettitudine. Questa deriva irragionevole offre a Picard il modo di fermare la caccia alle streghe ma i semi del sospetto ormai sono gettati e da soli germoglieranno.

Nato come un episodio di riciclo (di scenografie e spezzoni riutilizzati) ecco come una solida sceneggiatura – scritta dalla brava e prolifica Jeri Taylor – mette in luce il lato oscuro della Federazione: le vere minacce aliene si celano dietro lo specchio della Rettitudine e della “Giustizia sommaria”, che era poi il titolo di questo episodio della quarta stagione di “Star Trek: The Next Generation”.

Appare quasi impossibile che una civiltà evoluta e opulenta come quella della Federazione, così rispettosa delle differenze e attenta a non interferire in modo malaugurato, possa avere una simile deriva. Eppure i fantasmi che noi umani ci portiamo dentro sono peggiori di qualsiasi alieno brutto e cattivo si possa celare nel cosmo.

Picard non è nuovo a processi sommari: basti pensare al pericolo scampato durante un’indagine in un episodio della prima stagione “L’età della ragione”, al suo rapimento da parte dei Borg e alla sua trasformazione in una di loro nel doppio episodio “L’attacco dei Borg” o ai parassiti alieni che s’impossessano delle menti nell’episodio “Cospirazione”.

In un altro episodio – “Il diritto di essere” (della quinta e assai prolifica stagione) – il primo ufficiale Williamo Ryker si trova in visita in una società dell’egualitarismo estremizzato, dove persino le differenze di genere sono totalmente bandite, compresa quella maschile-femminile. Chiunque mostri tendenze a essere donna o maschio viene prelevato dai “controllori” e portato in centro di rieducazione. Ryker e la dottoressa Crusher sono sconvolti da questa società ma nulla possono in nome della Prima Direttiva della Federazione, che proibisce severamente ogni possibile interferenza e ingerenza negli usi e costumi di altre culture. Un abitante del pianeta “perfetto” comincia a manifestare curiosità e atteggiamenti femminili nei confronti di Ryker, il quale si vede costretto a declinare la discreta e dolcissima corte dell’alieno/a. I semi però sono gettati e la rivendicazione “del genere” diventa un’aperta protesta contro i metodi di controllo. La reazione non si fa attendere e a nulla valgono le proteste vigorose di Ryker: l’aliena viene rieducata annientando ogni velleità a voler essere donna. Alla sua uscita sugli schermi, l’episodio fece un grande scalpore: era dai tempi del primo bacio interrazziale della storia della tv (avvenuto proprio in un memorabile episodio di «Star Trek serie originale» dove Kirk e il tenente “di colore” Uhura si baciano su costrizione aliena – che non si vedeva un tale ginepraio. Gli autori furono accusati di tutto: dall’immoralità religiosa fino alle accuse di alcune associazioni per i diritti degli omosessuali e bisessuali. Ma in quell’episodio assistevamo soprattutto alla totale impotenza culturale della pur avanzata Federazione dei Pianeti, un monito molto chiaro a prendere in considerazione seria le differenze di genere. Da sempre «Star Trek» rivendica una società realmente democratica basata sui diritti e la partecipazione di tutti, uniti pur nel rispetto delle differenze.

Concludo questo breve excursus ricordando un episodio osteggiato persino da molti fans, con discussioni accese nei forum degli appassionati e nei gruppi Facebook. Si tratta dell’episodio “L’ospite” (Quarta Stagione) in cui la dottoressa Crusher, da molti anni vedova, comincia a provare forti sentimenti per il dottor Odan, un ambasciatore ospite dell’Enterprise. Odan nasconde un segreto: è un Trill, un’entità aliena che ha bisogno di un corpo ospite per sopravvivere, vivendo in simbiosi con esso. Dopo varie vicissitudini, il corpo di Odan muore e il Trill viene espiantato in un nuovo corpo ospite, questa volta femminile. Il Trill ritorna dalla dottoressa Crusher confermandole il suo amore ma la dottoressa non se la sente e, seppur con la morte nel cuore, dice addio alla bellissima ragazza che ora ospita il simbionte del suo amato ambasciatore.

Ma allora «Star Trek» è contro agli amori diversi? O in questo episodio ha solo voluto mostrare una storia fra le tante, quella di una donna etero che alla fine non riesce ad andare oltre il mero lato fisico?

Domande scottanti dalle parti del Bello e del Buono, ma anche del Simile e del Diverso, concetti che solo apparentemente sono condivisi da tutti.

Qui in “bottega” siamo propensi a pensare – con molta fantascienza – che l’Alieno sia parte di noi come certe mostruosità inconsce dell’essere umano. Scrive il filosofo e psicanalista James Hillman: «L’effetto narcotizzante delle consuete discussioni di estetica, e quel moralismo camuffato secondo cui la bellezza è ‘buona’ anzi è il Bene stesso, hanno fatto sì che un intero secolo si rivoltasse contro tutto ciò che ha a che fare con la bellezza, sia classica che romantica, e bandisse la bellezza dalla pittura, dalla musica, dall’architettura, dalla poesia, e anche dalla critica; di modo che le arti, il cui compito una volta era considerato quello di manifestare la bellezza ha finito per essere considerata soltanto come ciò che è grazioso, semplice, piacevole, facile e privo di spessore intellettuale».

Per molte persone – specie in Italia – la fantascienza resta “cosa frivola” e in qualche ambiente accademico viene tollerata solo se torna utile per insegnare in modo agevole concetti scientifici particolarmente ostici.

Eppure la fantascienza, inconsciamente o meno, continua a scavarsi la propria strada, indagando – in forma di storie, comprensibili a tutte/i – sulle mille contraddizioni dell’umano. Il cinema purtroppo ci sta abituando a una fantascienza “bella e pulita”, fatta solamente di divertimento e avventure, evitando quasi sempre i temi spinosi. Ma invece «la fantascienza è un genere sovversivo, adatto a chi vuole porre domande scomode» come disse in un’intervista Philip K. Dick ed è una lezione che gli autori di «Star Trek» sembrano avere bene raccolto… “filosofando” laddove l’umana filosofia ancora non è giunta. 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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