«Un anno di frontiera»

recensione di Ilaria Coromines; a seguire la prefazione di Daniele Barbieri e le “istruzioni” per acquistare il libro di ANGELO MADDALENA (che è autoprodotto)

 

recensione di Ilaria Coromines a «Un anno di frontiera»

Un libro dove si intrecciano informazioni oggettive (estrapolate da leggi e decreti troppo spesso in opposizione al “BUON SENSO”) e poi emozioni, sensazioni, stati d’animo, racconti ricchi di emotività di chi ha vissuto questo periodo a Ventimiglia o di chi ha fatto vivere in modo un pochino più umano i ragazzi arrivati nella nostra città di frontiera.

Un libro di ampio respiro che offre ai lettori un’autoformazione e un arricchimento della coscienza, un prendere coscienza della situazione che si stava e si sta vivendo ancora oggi a Ventimiglia; mentre scrivo queste poche righe, i ragazzi – abbandonati dalle istituzioni e poi dall’amata Francia che elargisce a parole egalitè, fraternitè con le quali prima li ha conquistati, poi sfruttati – sono bloccati in modo molto violento alla frontiera.

Questo libro è una cartolina, una fotografia… direi quasi un acquerello viste le ottime doti artistiche dell’autore (i quattro libri precedenti a questo avevano molte illustrazioni ad acquerello) che rievoca, per chi era presente, e suscita molte emozioni attraverso le parole ma soprattutto attraverso le immagini pregne e ricche di significato. Un libro che pone chi legge davanti a una questione scottante, a un’emergenza che tenderà a essere sempre quotidianità anche o soprattutto a causa del nostro stile di vita all’occidentale (come canta l’autore, riprendendo le parole di Cioran, in una delle sue innumerevoli canzoni: «l’Occidente è un cadavere profumato»); noi che non vogliamo i migranti per mille motivi però siamo d’accordo (basta informarsi un minimo per saperlo, come purtroppo fanno in pochi) a mandare quintali e tonnellate di rifiuti tossici nei loro Paesi. Non vogliamo gli immigrati però non possiamo fare a meno dell’ultimo modello di smart-phone, ma il coltan chi lo estrae e dove? Per acquistare a prezzi inferiori il nostro beneamato “inutile superfluo” dove andiamo a impiantare le aziende? Allora se non abbiamo il coraggio di rinunciare a tutto questo stile occidentale perché non ci prendiamo le nostre responsabilità nei confronti dei migranti? Spesso chi parla di queste questioni è proprio colui che non sa nulla (o non vuole sapere, che è peggio; o sa ma fa finta di non sapere)

Questo libro è un regalo che ci ha fatto Angelo Maddalena per offrirci spunti di riflessione, in un mondo sempre più frenetico e alienato in cui diventa sempre più “difficile” prendersi cura dei meno fortunati. E’ piacevole da leggere in quanto l’autore sottolinea l’importanza del costante e quotidiano impegno del meraviglioso esercito di volontari che ha dedicato mesi e anche anni a far sentire i migranti persone anziché numeri, non oggetti da piazzare/sistemare,controllare e se possibile rispedire! A tal proposito vorrei mettere in risalto, come fa anche l’autore ripetutamente, l’impegno dei Noborders che sono stati i primi ad affiancare gli amici africani sugli scogli alla frontiera con la Francia dando loro non solo generi di prima necessità ma supporto e aiuto a livello emotivo, legale e logistico. E per questo hanno pagato caro con fogli di via e altri provvedimenti legali atti a criminalizzare la solidarietà

Dolceacqua, 20 aprile 2018

 

Ventimiglia: cuori duri, stupidità e cattiva memoria ma c’è chi si oppone

di Daniele Barbieri

«Macaronis» e «christos», forse per le frequenti bestemmie: così ci chiamavano in Francia e altrove quando gli albanesi – o i nigeriani – eravamo noi. Ce lo ha ricordato Gianantonio Stella nel bel libro «L’orda» (uscito nel 2002 e per fortuna molte volte ristampato).

Gli emigrati italiani sono stati sfruttati, insultati, discriminati, talvolta linciati. «Dago» cioè pugnalatore era il soprannome dato negli Usa al migrante latino in generale; per quelli italiani si preferiva «black dagoes» perché… eravamo considerati peggio dei negri. Assai diffuso «wop» che era l’abbreviazione di «without passport» ma che suonava “uàp” cioè guappo.

Per molti australiani eravamo «dings», cani selvatici. Difendersi dall’invasione delle «pelli oliva» scriveva un quotidiano di Melbourne. Ancora 40-50 anni fa in Svizzera alcuni negozi avevano il simpatico cartello «Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani». In Belgio eravamo «cingali» cioè zingari. «Sembianze scimmiesche», «geneticamente tarati» scrivevano di noi i seguaci di Cesare Lombroso e di altri sedicenti scienziati.

Sarebbe bene partire da qui – numeri impressionanti (27 milioni se ne andarono dall’Italia fra il 1876 e il 1976) – ogni volta si ragiona (s/ragiona) di immigrati che ci invadono, di «emergenze».

Allora come oggi, si migra per disperazione o in cerca di una vita migliore, per studio o per curiosità, qualche volta per amore. Ma sempre più le guerre (fomentate dall’Occidente) e le catastrofi climatiche (il “nostro” modello di sviluppo) sempre più spingono milioni di persone a fughe disperate: salvare la pelle dovrebbe essere considerato da tutti – perfino dai più stronzi? – un valido motivo per cambiare Paese.

Ovvio che fra i “migranti” ci sia un mucchio di brava gente e un po’ di delinquenti (con percentuali che possono essere più alte dove c’è antica disperazione e/o guerre in corso: i cuori si induriscono, anche questo dovrebbe sembrare ovvio). Quel che non si può accettare è che un Al Capone serva a criminalizzare tutto un popolo. E che un terrorista (vero o presunto) maghrebino possa giustificare chi oggi in Italia offende interi popoli.

I giornalisti potrebbero – forse dovrebbero – aiutarci a ricordare il passato e a capire l’oggi. Purtroppo in pochi fanno il mestiere così: guardando, indagando davvero, facendo inchieste. Quel che è accaduto a Ventimiglia è purtroppo tipico dei tempi: i media strillano su un bivacco in strada e ignorano la disperazione di chi se respinto nel suo Paese rischia la morte. Fa notizia – e denuncia – a Ventimiglia (come leggerete verso la fine del libro) l’espressione “bastardo” usata da Rosella Dominici contro il sindaco: si tratta di una parola mentre i fatti sono sgomberare con violenza istituzionale un presidio colpevole solo di solidarietà con profughi e migranti. Una parola poco gentile contro fatti criminali.

In un’epoca che si vorrebbe priva di tabù (soprattutto nelle società autoproclamate democratiche, come la nostra) in realtà crescono censure e auto-censure pesantissime. A esempio… su ricchezza e povertà. Ci sono parole sparite dall’orizzonte: sfruttamento, per esempio. Nel breve tragitto fra la bocca di chi la pronuncia e l’orecchio di chi ascolta… altre parole cambiano: dite «ingiustizia» e state sicuri che molte orecchie – soprattutto nei media e nelle istituzioni – tradurranno in «ceti meno fortunati» o «emarginazione»; se scandite «diritti» in tanti sentiranno «solidarietà» se va bene, ma persino «elemosina» o «carità» se va male.

Che la rotta dei migranti sia spesso quella delle materie prime che l’Occidente continua a saccheggiare; o che nella discriminazione dei migranti ci sia la volontà di avere mano d’opera più ricattabile (dunque pagata il minimo e con zero diritti, un antico sogno di tanti padroni in ogni Paese) sono piccole-grandi verità scomparse. Che gli italiani siano più poveri per colpa dei padroni e delle politiche a loro favore… più che indicibile è impensabile. Poi ogni tanto le fredde statistiche ci dicono che nell’ultima crisi (10 anni circa) i ricchi si sono arricchiti e tutti gli altri impoveriti: strano, vero?

Nella “bottega del barbieri” (che curo con altre persone e dove spesso è ospite gradito Angelo Maddalena) nel 2016 abbiamo riportato questa amara/verissima lettera di Michele Monteleone, ex operaio Olivetti.

Ad avermi buttato in mezzo a una strada, a 50 anni, non è stato uno zingaro e nemmeno un africano. È stato De Benedetti.

A far di me un peso morto è stata la Fornero.

A fingere di proteggermi intanto che si facevano i cazzi loro, non sono stati gli extracomunitari, ma i sindacati.

A prendermi per il culo dicendo una cosa e facendo l’opposto, è Renzi, non i rumeni.

A stravolgere la nostra Costituzione anziché imporne il rispetto, è il Parlamento italiano, non quello tunisino.

A distruggere sanità e istruzione, sono stati i governi italiani eletti da italiani, non i rom.

A vessare con metodi medioevali chiunque provi a campare con il poco che racimola, sono funzionari italiani, non libici.

A vendere o spostare verso altre nazioni tutte le principali aziende italiane, non sono stati i marocchini ma Marchionne, Tronchetti Provera e quelli come loro.

A spingere al suicidio qualche centinaio di poveri cristi, sono stati i governanti italiani, non i profughi.

A sfruttare ogni disgrazia per guadagnarci milionate e distribuendo briciole, sono le grandi cooperative italiane, non quelle serbe.

Quando mi avanzerà abbastanza odio per persone provenienti da altre parti del mondo, forse sposterò il tiro. 

Per ora mi accontento di riversarlo interamente ai personaggi di cui sopra, 

miei connazionali. E, piuttosto che altri, 

preferirei fossero loro a trovarsi finalmente nella condizione di dover salire su dei barconi per scappare.

Scappare da qui.

Ignoranti e vili le persone che se la prendono con i deboli invece che con i potenti. Peggio quei politici e giornalisti (tutti, salvo rarissime eccezioni) che soffiano sul fuoco contro migranti e profughi mentre proteggono i delinquenti italiani in “guanti bianchi”. Una piccola differenza fra me e Angelo è che lui ogni tanto spera nel “ravvedimento” di qualche esponente delle istituzioni; io ho smesso da tempo.

Troverete nel libro informazioni e riflessioni che difficilmente i media “per bene” ospitano. Sapere cosa è davvero accaduto a Ventimiglia – e la rete di leggi e disinformazione che da anni si costruisce contro migranti e profughi – aiuta a mettere nel nostro zaino mentale anche la buona memoria e può far venire voglia di andare oltre, di uscire dal mugugno e agire. Molto tempo fa (roba del 1800 nientemeno) rifletteva Giuseppe Giusti: «un libro fatto è meno che niente se il libro fatto non rifà la gente». L’augurio è che questo bel libro aiuti chi lo legge a rifarsi, cioè a esser parte del movimento contro “lo stato presente delle cose” invece che un fan di Marco Minniti o di Enrico Ioculano.

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – E’ DI MAURO BIANI

COME ACQUISTARE «UN ANNO DI FRONTIERA»

Quest’ultimo libro – come quasi tutti quelli di Angelo – è autoprodotto. Se ne acquistate 5-10 copie (come db, come Pia di Vallebona con l’associazione Acria, o come Jacopo del collettivo 20k di Bergamo e Milano, ecc) grandi sconti.

Per averlo – o per presentarlo – scrivete all’autore: <angelo.maddalena@gmail.com>.

Cosa c’entra l’immagine di John Coltrane qui sopra? In realtà poco ma l’abbiamo utilizzata in un post dove Angelo raccontava le sue molte “disavventure” (comiche con punte di Kafka) ferroviarie nelle prime presentazioni del libro. E poi ascoltare Coltrane – anche senza treno – regala alla mente un po’ di bellezza, o almeno così pensiamo dalle parti della “bottega”.

Questo libro non è più “l’ultima opera” di Angelo perchè nel frattempo ha sfornato dell’altro e presto ne parleremo in bottega. Fra un cd e un libro, fra una manifestazione e due presentazioni di seguito (tipo Agrigento e Bolzano: “scusate sono in ritardo perchè il treno si è fermato prima 40 minuti a Modena e poi 30 a Firenze ma ne ho approfittato per fare due presentazioni volanti nelle stazioni”…. ecco cose del genere) Angelo Maddalena troverà il tempo di scrivere ogni lunedì per la bottega un racconto – e/o pensieri sparsi – ma vi confesso che convincerlo è stata durissima: mi ci sono voluti tipo 3 secondi, forse addirittura  5.  [db]

 

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • …Se ne acquistate 5-10 copie (…) grandi sconti. Ma dove troviamo il prezzo, con o senza sconti?

    • angelo maddalena

      grazie per l’interessamento, allora il libro costa 12 euro, se ne prendi più di 1 copia va a 10 euro, se prendi 5 copie 9 euro, se ne prendi 10 SCENDE A 8 euro, comprese le spese di spedizione, tu dove abiti?
      contattami alla mia mail: angelo.maddalena@gmail.com oppure al telefono 388 1973465

  • angelo maddalena

    ecco la proposta di maggio:

    una tournée per chi si trova tra Milano e Torino e libri e cd in vendita all’incanto, associati, associabili e assotutto, asso pigliatutto!

    Un anno di frontiera: 12 euro

    cd Strade e contrade= 15 euro

    I diari della bicicletta= 17 euro

    offerta:
    Un anno di frontiera+ cd= 25 euro comprese spese di spedizione
    Un anno di frontiera + I diari della bicicletta 25 euro comprese spese di spedizione

    pacchetto completo= 40 euro anziché 45 comprese spese di spedizione

    sutta cu s’ada radiri

    le date delle presentazioni sono;

    10 maggio Milano

    17 maggio Vercelli

    18 maggio Avigliana (To), bassa val di Susa

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