Razzismo: a Vercelli un esperimento riuscito bene

Da oggi tutti gli studenti di origine straniera (basta uno dei genitori) faranno lezione in un’aula a parte e all’esame porteranno un programma specifico che prevede domande sulla lingua e sulla cultura italiana

«A partire da oggi, con effetto immediato, gli alunni con entrambi o anche solo un genitore di origine non italiana seguiranno le lezioni scolastiche in un’aula diversa rispetto a quella del resto della classe». Recita così la finta circolare del Ministero letta in cinque classi terze della scuola media «Pertini». La direttiva aggiunge che per i ragazzi in questione, una ventina in tutto, l’esame di fine anno avrà due prove in più, per dimostrare la conoscenza della lingua e della cultura italiana. Niente di vero, naturalmente…

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un commento di Giulio Cavalli

È andata così: in classe è arrivata un circolare urgente firmata dalla preside che diceva: «A partire da oggi con effetto immediato, gli alunni con entrambi o anche solo un genitore di origine non italiana seguiranno le lezioni scolastiche in un’aula diversa rispetto a quella del resto della classe». In fondo c’era anche la firma, il timbro, i numeri incomprensibili del protocollo e tutte quelle altre cose che rendono terribilmente serie le comunicazioni a scuola.

È successo a Vercelli, ieri, con la complicità di genitori e insegnanti: alla scuola media Pertini di Vercelli è andata in scena una finta operazione razzista per vedere la reazione degli studenti di fronte a un ordine ingiusto. La decisione non è stata accettata: gli studenti hanno alzato la voce, alcuni hanno impedito fisicamente che i compagni stranieri venissero portati fuori dalla classe e alcuni si sono organizzati per stendere una protesta formale al ministero.

Le insegnanti si dichiarano «confortate dal risultato dell’esperimento». I ragazzi hanno affidato le proprie riflessioni ad alcuni post-it pubblicati su Facebook: c’è chi scrive di «agitazione, tristezza, paura, incredulità», chi racconta di avere proposto di spostarsi tutti insieme perché «siamo tutti studenti, non esistono stranieri» e chi (tra gli stranieri) si è sentito rassicurato perché sa che «c’è qualcuno che tiene a me».

Cosa hanno di straordinario questi studenti? Nulla: sono puliti, naturali, umani. O forse, meglio, sono straordinariamente non intaccati dalla rabbia, dalla disperazione, dalla paura e dalla bava che c’è qui fuori, tra gli adulti. E il punto di rottura, quel dirupo in cui la naturale solidarietà si schianta, il momento della vita che convince ad avere il diritto di essere feroci, quel secondo in cui scatta nella testa il bullone per cui l’autodifesa è possibile solo con la strage dei bisogni degli altri, quel punto lì è il nodo che ci interessa trovare, analizzare e estirpare. È un compito da esploratori degli umani bisogni e del comune sentire. Sarebbe la politica, anche. Quella maiuscola.

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un commento di Saverio  Tommasi

Posso dirlo? Quando ho letto questa storia mi sono commosso e ho pianto come un bischero. Perché la bellezza che vive nella resistenza all’autorità, alla disobbedienza alle leggi ingiuste, è sempre molto emozionante. Soprattutto quando viene da ragazze e ragazzi così giovani.

La storia è questa, siamo a Vercelli, la scuola è una terza media. I professori leggono una finta circolare ministeriale che impone ai venti ragazzi dell’Istituto con almeno un genitore straniero (tutti informati dell’esperimento prima che venisse realizzato), di smettere di seguire le lezioni con i loro compagni, e l’obbligo di spostarsi in un’aula separata. E poi a giugno un esame in più “per dimostrare la conoscenza della lingua e della cultura italiana”.
Ma le compagne e i compagni di questi ragazzi, quasi tutti, si sono opposti, mentre invece i ragazzi con genitori stranieri (a conoscenza dell’esperimento) si alzavano in piedi e fingevano di obbedire alla finta circolare.
Ebbene: qualche studente ha chiesto di seguire i compagni stranieri nella nuova aula, qualcuno ha chiamato la preside, altri hanno cercato di mettersi in contatto con gli studenti di altre scuole per capire se anche da loro stava accadendo una cosa simile, altri ancora hanno cercato di impedire fisicamente che i compagni lasciassero l’aula.

L’esperimento, così, ha ricreato una situazione simile a quella delle leggi razziali del 1938, cercando di valutare le reazioni che si avrebbero (o non si avrebbero) oggi. Poi, una volta svelato l’esperimento, le ragazze e i ragazzi hanno scritto su dei foglietti i loro sentimenti. Uno ha scritto “mi sono sentito uno schifo perché non mi ritengo superiore ai miei compagni”; uno dei ragazzi con i genitori stranieri, invece, ha scritto “so che se succedesse veramente i miei compagni si ribellerebbero e mi aiuterebbero”.

Un inchino a tutti gli studenti e le studentesse, alla scuola Pertini, alla preside Ferdinanda Chiarello. E un inchino alle due insegnanti che hanno ideato la simulazione: Patrizia Pomati e Carolina Vergerio.
Grazie di cuore da parte di tutte le persone per bene.

da qui

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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