Un fantascientifico Natale

di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

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Ci piaccia o meno, il Natale non lascia indifferenti, e non solo i “credenti”, se pensiamo che si riferisce all’antica festività romana del «Sol invictus», dedicata alla nascita del sole (Mitra) e introdotta a Roma dall’imperatore Eliogabalo (218-222 dopo Cristo) e “usata” per la prima volta dall’imperatore Aureliano nel 274 in corrispondenza del 25 dicembre, giorno in cui finivano i riti Saturnali dedicati all’agricoltura e ci si scambiava doni, tutti riuniti in sontuosi banchetti.

In realtà, ormai da due secoli si festeggiava la nascita di Gesù proprio il 6 gennaio, ricorrenza della sua manifestazione dal sepolcro, ma si preferì far coincidere la data della sua nascita proprio con il 25 dicembre, data del culto più diffuso nell’antica Roma. Vexata quaestio difficile da risolvere per gli studiosi, che non manca di affascinare chi scrive fantascienza, magari per spogliare il Natale di ogni aura simbolica e immaginifica ma anche della commercializzazione “perfetta” del capitalismo imperante, sempre più piovra pervasiva-persuasiva.

Il breve percorso Natale-scienza fiction di oggi inizia con il racconto rarissimo ma non meno prezioso di un “raro” autore tedesco, Walter Ernsting, dal titolo «Albero di Natale 2000», scritto nel 1966 ma uscito in Italia solo nel 1992. Ha il sapore di un film di Frank Capra, assolutamente gustoso: narra di alcune famiglie di coloni che arrivano su Ganimede, nuova terra promessa. Purtroppo il pianeta è completamente privo di flora e, al sopraggiungere del Natale, i genitori si vedono costretti a dire ai figli che purtroppo Babbo Natale, per quell’anno, non potrà lasciare i regali sotto l’albero… visto che non ce ne sono. Eppure a tutto c’è rimedio – come ogni buon fantascientifico sa bene – e nella notte fra la Vigilia e il Natale avviene il piccolo miracolo: uno dei coloni riesce a creare un albero natalizio virtuale e dalla durata brevissima, pieno di luci e stelline colorate, che porterà gioia ai piccoli.

E passiamo in Italia, dove nel 1970 Gianfranco De Turris (purtroppo di simpatie fasciste come sa chi legge codesta “bottega”) confeziona il racconto «Natale su Miranda», in cui Miranda, noto satellite di Urano, è stato colonizzato, un avamposto per studiare il cosmo. In questo laboratorio si trova un uomo, afflitto da una pesante solitudine e da molti tristi ricordi, oppresso dal territorio brullo e totalmente sassoso del satellite, ma che trova nell’osservazione del meraviglioso cielo stellato motivo di meraviglia e di voglia di sognare. Arriva il giorno del Natale e sul satellite inaspettatamente l’essere umano rileva la presenza di un’altra entità. L’alieno è di consistenza eterea ma dotato di grandi capacità telepatiche: intraprenderà un costruttivo dialogo con il terrestre, discorso incredibile tra due esseri diversissimi tra loro ma accomunati da molte cose, una tra queste proprio la solitudine.

Diverso ma nemmeno tanto «Buon Compleanno, caro Gesù» (1957, ma uscito in Italia solo nel 1965) del buon Frederick Pohl, un racconto che piglia a calci sui denti proprio il Natale dei supermercati e della pubblicità. Autore estremamente corrosivo e caustico, Pohl descrive un Natale sprofondato nel vortice del commercio e delle leggi del Mercato, imponendosi già a partire da settembre/ottobre, in base a precisi calcoli statistici e commerciali, pompato con una pubblicità assordante a livello globale. Come si può evincere dai dati di fatto, Pohl non è andato troppo lontano dalla nostra attualità: basta solo avventurarsi in qualunque ipermercato del territorio e nel mio – che conta la più alta percentuale di concentrazione di ipermercato nel raggio più breve (10 km in linea d’aria) a livello europeo – posso garantire si concretizza in una vera orda selvaggia di automobili e formiche elettriche degne della migliore tradizione fantascientifica anni ’50.

E veniamo a «Natale su Ganimede» (1942 ma pubblicato in Italia solo nel 1973) del “buon dottore” cioè Isaac Asimov, in una storia che sa di “comunismo” – direbbe qualcuno – lontano un miglio. Nel racconto, Ganimede ha un’atmosfera di ossigeno, che non è però del tutto respirabile dagli umani. Ci sono fauna e flora originali con nativi moderatamente intelligenti chiamati Ossies per la loro somiglianza agli struzzi (“ostrich”). Su Ganimede è presente una colonia umana di proprietà della Ganymedan Products Corporation, che esporta sulla Terra l’utilissima e lucrosa “wolframite” , foglie di karen e oxite e che impiega gli Ossies come forza lavoro. Gli umani di Ganimede fronteggiano una crisi causata da Olaf Johnson che, sotto Natale, decide di raccontare agli Ossies di Babbo Natale… Ora gli Ossies vogliono una sua visita e si rifiutano di lavorare fino a quel momento. Ciò provocherà una perdita di produzione della Ganymedan Products e costerà all’azienda la sua concessione su Ganimede e agli impiegati il posto di lavoro. Di conseguenza Scott Pelham, il comandante della base, ordina ai suoi uomini di inscenare una visita di Babbo Natale, con Johnson come protagonista. Viene costruita una slitta volante dotata di gravo-repulsori e jet ad aria compressa e 8 animali del luogo vengono ammansiti con brandy e assicurati alla slitta per fare le renne. Johnson, camuffato vagamente come Babbo Natale, riesce a condurre il marchingegno fino al luogo dov’è atteso dagli Ossies, cui lascia i regali. Tutto sembra andare per il meglio, finché gli Ossies pretendono una visita di Babbo Natale tutti gli anni, e uno degli uomini presenti realizza che intendono dire a ogni rivoluzione di Ganimede, che dura circa 7 giorni terrestri.

Concludo con un bel racconto di Arthur C. Clarke, «La stella» (1955) in cui un gruppo di esploratori spaziali tornano da una spedizione in un remoto sistema stellare dove esplorano i resti di una avanzata civiltà distrutta dal trasformarsi del loro sole in una supernova. Il loro astrofisico (molto “astrofilosofo” antelitteram) è un gesuita che sta vivendo una profonda crisi di fede, accresciuta da alcune scoperte avvenute durante la spedizione. Il sacerdote racconta in prima persona che la cultura del pianeta era molto simile a quella della Terra; conoscendo con molti decenni in anticipo la fine del loro sole e della loro civiltà, essi spesero gli ultimi anni costruendo una sorta di museo sul pianeta più esterno del loro sistema solare, la cui orbita, simile a quella di Plutone, era abbastanza lontana da sopravvivere all’esplosione della supernova. Nella cripta essi lasciarono una completa testimonianza della loro cultura, filosofia, sperando che qualcuno un giorno potesse scoprire la loro esistenza. Gli esploratori, soprattutto l’astrofisico, sono assai colpiti da questi artefatti, compresi i filmati e le immagini, finendo per identificarsi profondamente con la razza scomparsa, pacifica, di grande grazia e umanità. Il paragrafo finale del racconto rivela la fonte del panico del protagonista narrante. Calcolando l’esatto tempo dall’esplosione della supernova e quando la luce emessa sarebbe stata vista dalla Terra, egli deduce che la supernova sarebbe stata visibile esattamente nel 4 avanti Cristo. Insomma la Nova che ha distrutto questa pacifica civiltà era … la Stella di Betlemme apparsa a guidare i Re Magi. Lo scienziato perde definitivamente la fede per l’incoerenza di Dio.

Chiunque volesse leggere questi racconti e molti altri, cerchi l’ antologia «Un fantastico Natale – 31 Natali alieni» edita dalla Mondadori nel 1988 ma reperibile in qualche buona biblioteca.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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