Un gioco molto bello

Una proposta di Francesco Masala: giocando a scuola, per essere seri

Voglio insegnare ai docenti un gioco molto bello. Entrate in classe come sempre, con la faccia preoccupata, però.

Vi guarderanno strano e forse ci sarà un po’ di silenzio, senza chiederlo.

Qualcuno chiederà cosa è successo, e voi gli racconterete che avete letto delle indiscrezioni su come mandare via tutti questi stranieri ingrati e anche un po’ delinquenti che vivono da noi.

Voi sapete che qualcuno degli studenti davanti a voi lo dice spesso, che gli stranieri rubano il lavoro, e cose così.

Direte loro che verranno create le brigate del lavoro italiano, appena finite le scuole ci saranno tre aree di intervento, agricoltura, ristorazione e cura delle persone, a casa o in residenze assistite.

Verranno fatti i calcoli scientificamente e ipotizziamo per semplicità che un terzo di voi sarà assegnato a una brigata diversa.

Sarà un passo necessario per riprenderci i lavori che ci hanno rubato, dicono nelle alte sfere.

– Sta scherzando, vero professore?

– Lasciatemi andare avanti e ne sentirete delle belle.

Dicevo, un terzo di voi andrà a lavorare in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, nella raccolta pomodori, agrumi, e tutto il resto, e quegli africani e quelli dell’Europa dell’Est li manderanno a casa.

Hanno preparato lo slogan, “Prodotti italiani raccolti da mani italiane”, già vi piace, vero?

Certo, gli stipendi non sono granché, 30 euro al giorno per 10-12 ore di lavoro, e ci saranno grandi tendopoli comunitarie, anche baracche in lamiera, tutto made in Italy.

Qualche vocina proverà ad intervenire, ma voi gli direte

– Dopo, dopo, lasciami continuare.

Un altro terzo lavorerà nei ristoranti, lavare piatti, cucinare (ma i posti da chef sono tutti occupati), servire ai tavoli, insomma, tutto quello che è necessario. Qui si arriva a mille euro, sempre 10-12 ore, però il ristorante darà un posto letto.

La terza parte, donne soprattutto, opererà nelle residenze sanitarie, cura delle persone, al posto di romene e ucraine, vecchi e vecchie e malati italiani curati da mani italiane. Certo, a volte bisognerà pulire la merda, ma nessuno dovrà essere schizzinoso. Anche qui un migliaio di euro, per dodici ore di lavoro.

Avrete un futuro assicurato, ragazze e ragazzi.

Si farà un gran silenzio, udrete solo il rumore dei vostri passi, mentre uscite per prendere una bottiglietta d’acqua.

Quando tornerete vi chiederanno:

– Vero che scherzava, professore, lei scherza sempre…

– Questa, purtroppo, o per fortuna, è una cosa seria, e dopo tanto parlare le cose succedono.

Vi piace? Un mio collega a metà giuoco si mise a piangere, pensando alle brigate del lavoro e a quegli studenti che aveva davanti.

 

Ps: grazie a Cesare Zavattini, lui sa perché

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

5 commenti

  • non saprei cosa dire. Il fatto è che ci sono “lavori” che nessuno vorrebbe fare, se non costretto
    dalla necessità di guafagnare qualche euro.
    E’ un problema grave , dalle origini della storia , mai risolto…..

    • Francesco Masala

      grazie per il commento, intanto

      supponendo che ci siano dei lavori che nessuno vuole fare, e che vanno fatti, ci sono due modi: o vengono fatti da schiavi, lontano dai nostri occhi, oppure da persone che vengono pagate (molto) di più, con i diritti dei contratti collettivi di lavoro, e magari lavorando meno.
      quando questo avviene in paesi più lontani l’effetto di immedesimazione, già flebile, non c’è, se provi a far pensare ai ragazzi che toccherebbe a ciascuno di loro allora le cose cambiano.
      e magari a far pensare che gli slogan, quando si avverano, hanno un prezzo, e lo si paga tutti.

  • mi spiace ma Francesco Masala dovrebbe stare attento a non accreditare luoghi comuni che sono di fatto razzisti:
    dire che vi manderemo nelle diverse regioni del Sud che elenca significa confernare il “credo” che il sommerso e le neo-schiavitù stanno solo al Sud
    e no cara Masala, non ti fare abbindolare anche tu da quanto dicono quasi tutti i media! studia e vedrai che la maggioranza del sommerso e delle neo-schiavitù stanno proprio nei feusi elettorali delle destre e in particolare della Lega nella pianura padana e in parte anche del PD (Emilia, Toscana, Marche, Umbria).

    poi anziché proporre un gioco che già d’emblée rischia di suscitare reticenze se non disinteresse (perché “biased”, “biasée”) fare al contrario :
    provate a chiedere :
    1) quali sono gli argomenti di attualità politica che vi hanno incuriosito di più ?
    2) perché?
    3) e cosa ne pensate?

    e là il prof deve saper giocare a lasciare che gli studenti sviluppino capacità critiche …
    (ma qua ci sarebbe da ripensare o creare ex-novo la “pedagogia” che in quanto tale è stata sempre la peggiore disciplina perché propria alla acculturazione autoritaria o pseudo-democratica che serve a far interiorizzare ai discenti il discorso che vuole il dominio

    • Francesco Masala

      grazie del commento, intanto

      sarei d’accordo con quello che scrive Turi Palidda se stessimo facendo un seminario universitario di politico economico e affrontassimo quei problemi con il linguaggio dei saggi e degli illuminati, di chi ha molti strumenti culturali a disposizione.
      e se però provo mettere in testa a dei ragazzi giovani e ignoranti (nel senso vero del concetto, quelli che ancora non sanno o credono a slogan facili, e sbagliati), che pensano (alcuni) che la barca è piena, che gli italiani vengono prima, che bisogna rimandare un bel po’ di gente a casa (quale?) che quegli alunni saranno i prossimi senza diritti e che la separazione fra noi e gli altri diminuisce di giorno in giorno magari è meglio indicarli uno per uno e dire quello che potrebbe succedere, a ognuno di loro, e non a qualcuno in generale, e allora inizieranno a farsi delle domande e a indossare occhiali diversi per guardare le cose.

      anche per l’accusa di razzismo (involontario) potrei essere d’accordo, se in quel seminario universitario sull’immigrazione, nei suoi aspetti geografici, lavorativi, non si parlasse dei sikh che allevano i bovini del parmigiano, dei lavoratori della logistica, dei lavoratori stranieri nelle fabbriche.
      e però quelli sono casi, anche gravissimi, di sfruttamento, nelle regioni citate, invece, siamo a un livello che riguarda più la schiavitù e gli assassinii (Jerry Essan Masslo, la caccia all’uomo a Rosarno, il recentissimo assassinio di Sacko) che il lavoro.
      magari non c’entra, ma anche il film candidato all’Oscar per l’Italia, quest’anno era ambientato nella piana di Gioia Tauro (http://www.labottegadelbarbieri.org/a-ciambra-jonas-carpignano/), mica in Emilia Romagna.
      quindi, concludo, citare i casi più terribili della condizione lavorativa dei non italiani (ma non solo) serve solo per dare chiavi per aprire porte che potrebbero restare chiuse se il livello fosse troppo “corretto”.

      mi scuso della lunghezza della replica, però mi sembra utile per chiarire le questioni che potevano sembrare ambigue o naif.

  • Concordo parzialmente con le considerazioni di tipo geografico di Turi Palidda, ciò detto e con la conseguente correzione mi sembra che il gioco proposto sia efficace: mettersi nei panni degli altri per vedere le cose da un’altra angolazione è un esercizio fortemente educativo e consente di capire quel che dal ptprio punto di vista non si riesce a comprendere

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