Un pianeta sempre più a rischio/2

di Alberto Castagnola (*)

[A questo link il capitolo precedente.]

diga-di-akosombo14. Costretti a sposarsi. Ghana. I ragazzini schiavi della pesca vengono ora “imprigionati” con il matrimonio. James Kofi Annan era anche lui un piccolo schiavo dei pescatori del lago Volta.
Da tanti anni, i bambini vengono rapiti – e molto spesso, più semplicemente comprati direttamente dai loro genitori, poverissimi, anche a dieci euro – nelle regioni profonde del Ghana per essere mandati sulle sponde del bacino artificiale più grande del mondo (come l’intera Umbria), creato nel 1966 sbarrando il fiume Volta con la diga di Akosombo e trasferendo 76mila abitanti dei villaggi e centinaia di migliaia di animali. Da allora, oltre che fonte principale di irrigazione , la sua acqua crea posti di lavoro con l’industria della pesca.
Ed è qui – oltre che naturalmente sulla costa del Paese dell’Africa occidentale – che, da anni, si è diffusa la pratica dello schiavismo dei ragazzi. Almeno 7-10mila minorenni ( ma c’è chi ne conta più del doppio), dagli 11-12 anni in su, vengono utilizzati dai loro sfruttatori che li pagano ovviamente pochissimo (43 euro a settimana) e li costringono a lavorare 12-15 ore al giorno, spesso dall’una di notte, in condizioni di estremo pericolo. E infatti sono in molti a morire affogati.
Qualcuno riesce però a scappare , e a tornare a casa: come appunto, James Kofi Annan, che nel 2003 ha fondato la Ong Challenging Heights, con cui combatte per tanti dei ragazzini di cui conosce bene la condizione e la disperazione. Ed è proprio lui a denunciare ora una nuova vessazione: sempre più spesso , infatti, le giovanissime vittime del traffico di umani vengono costrette – praticamente poco più che bambini – a sposarsi e a rendere quindi senza uscita la loro condizione.
Una violenza punibile con il carcere fino a dieci anni, che di fatto però è ben difficilmente perseguibile. Challenging Heights ha lanciato un progetto per fermare i genitori che mandano iloro figli sul lago o sulle rive dell’oceano, a lavorare e a contrarre nozze forzate. “devono essere informati dei rischi che corrono i loro figli e loro stessi, ha detto James Kofi Annan. Che è riuscito a ottenere la collaborazione del ministero della Protezione sociale. (SETTE n.19, 13 maggio 2016, pag.57)

leoni15. Vendonsi leoni causa siccità. Zimbabwe. Elefanti, leoni, rinoceronti, leopardi, bufali. Tutti in vendita. “Quanti ne cederemo, non lo sappiamo: dipenderà anche dalle richieste “, ha detto Caroline Washaya-Moyo, portavoce della Parks and Wildlife Management Authority di Harare. Ma che lo Zimbabwe abbia deciso di vendere le sue ricchezze naturali è ormai un fatto. La ragione è semplice: la siccità che ha costretto già 4 milioni di abitanti a chiedere aiuto e rischia di decimare la popolazione dei parchi naturali. I compratori, naturalmente, dovranno essere altri parchi, pubblici o privati; di certo in una diecina di paesi dell’Africa del Sud la “fame” di anomali selvaggi è alta, e anche se di prezzi ancora non si parla, è evidente che le richieste arriveranno. La vendita potrebbe servire a leoni e rinoceronti ad avere una nuova casa ove sopravvivere alla siccità, una delle peggiori degli ultimi decenni, e alle amministrazioni dei parchi a superare la crisi, particolarmente grave nel paese del despota Robert Mugabe. Probabile che i primi ad andare saranno gli elefanti: 54mila su 80mila si trovano nell’Hwange National Park, che dichiara di avere il quadruplo della capienza ideale. (SETTE n.19, 13 maggio 2016, pag. 57)

petrolio-in-alaska16. Le difficoltà dell’Alaska. “L’ultima frontiera degli Stati Uniti è in difficoltà”, scrive Bloomberg Businessweek. Il boom petrolifero cominciato quarant’anni fa, che ha reso l’Alaska uno degli stati più ricchi del paese, è finito. Non solo perché i prezzi del greggio sono crollati, ma anche perché la produzione è in calo”.
Nel 1981 l’Alaska estraeva due milioni di barili di greggio al giorno, un quarto dell’intera produzione statunitense. Ma negli ultimi dieci anni il giacimento della Prudhoe bay, il più grande del Nord America, ha cominciato ad esaurirsi, e oggi l’Alaska estrae 500mila barili al giorno. “Il crollo è stato devastante , visto che il 90% del bilancio pubblico dipende dalle entrate petrolifere.
L’Alaska ha un deficit di 4 miliardi di dollari e, secondo gli esperti, potrebbe arrivare all’insolvenza entro due anni”. Il governatore dello stato, Bill Walker , vuole aumentare le tasse e tagliare le spese per sanare i conti. Ma ha davanti un compito proibitivo: non sarà facile imporre queste misure , dal momento che i 730mila residenti in Alaska sono i cittadini statunitensi con il più basso tasso di imposizione fiscale e il più alto livello di spesa pubblica pro capite. (Internazionale n. 1153, 13 maggio 2016, pag.114)

17. E se la Terra diventasse il “Pianeta delle Tigri” ? Il prossimo anno della Tigre? Sarà il 2022. E non solo per il segno zodiacale del calendario cinese. Ma soprattutto pe un obiettivo ambizioso: il TX2, ovvero raddoppiare il numero di tigri nel mondo. Dall’India alla Malesia oggi ce ne sono 3890.
Poche in confronto alle 100mila di appena un secolo fa. La buona notizia però è che finalmente il loro numero è tornato a crescere , grazie ai limiti imposti al bracconaggio e alla distruzione delle foreste. Salvare loro significa salvare tutta la natura del Sud Est asiatico. Sperando che servano meno di 100 anni per ripristinare la popolazione felina originaria. (Giorgia tasso, Io Donna, 14 maggio 2016, pag.38)

fort-mcmurray18. L’Alberta brucia ancora. A Fort McMurray , nello stato canadese dell’Alberta, le autorità hanno ordinato l’evacuazione di 19 campi dove vivono i lavoratori degli impianti di estrazione del petrolio, a causa degli incendi scoppiati all’inizio di maggio. Le fiamme sono ancora fuori controllo e si estendono su una superficie di circa 2400 chilometri quadrati (un’area tre volte più grande della città di New York). Serviranno settimane prima di riuscire a spegnerle.
“Finora circa 90mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case”, scrive il Toronto Star. Dall’inizio degli incendi la produzione di petrolio canadese si è ridotta di oltre un milione di barili e questo ha contribuito a far aumentare il prezzo del barile di greggio. (Internazionale n.1154, 20 maggio 2016, pag.28)

19. Immediato. L’ultimo aprile è stato il più caldo dal 1880. Non solo: è stato il settimo mese consecutivo sopra la media. Gli effetti catastrofici del cambiamento climatico cominciano a superare i limiti oltre i quali ogni intervento rischia di arrivare troppo tardi.
Ma c’è una causa di questo cambiamento di cui si parla poco. Il documentario Cowspiracy, di Kip Andersen e Keegan KUHN, prende spunto da un rapporto del 2006 della Fao in cui si spiega che i processi coinvolti nell’allevamento di animali generano il 18% delle emissioni globali di gas serra legate alle attività umane, una quota superiore a quella dell’intero settore di trasporti (stradali, aerei, navali e ferroviari) responsabili del 13,5 % di gas nocivi.
allevamentoL’allevamento è anche la causa principale del degrado ambientale e del consumo di risorse, (per produrre un solo hamburger sono necessari 2500 litri di acqua, come rimanere sotto la doccia per quasi tre ore di fila). La domanda di Kip Andersen è semplice: “Come mai non ne sapevo niente?” Non dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità di tutte le organizzazioni ambientaliste? Comincia a questo punto una parte surreale del documentario: Andersen cerca di intervistare i responsabili di Greenpeace, che però si rifiutano di incontrarlo. E con le altre organizzazioni non va meglio: riesce a parlare con qualcuno, ma le risposte sono evasive o tendono a minimizzare il problema.
Eppure i numeri della Fao, che poi in uno studio più approfondito del 2013 sono stati rivisti leggermente al ribasso (14,5% anziché 18), sono accusati di sottovalutare l’impatto dell’industria alimentare. Un rapporto del 2009 del Worldwatch Institute, condotto da due studiosi legati alla Banca Mondiale, aggregando diversamente i dati disponibili sostiene che gli allevamenti sono responsabili del 51% delle emissioni di gas serra.
La reticenza delle organizzazioni ambientaliste è dovuta probabilmente a un insieme di fattori. Invitare a non mangiare carne, pesce, latte e uova è impopolare, e queste organizzazioni hanno bisogno del sostegno di tanti iscritti per sopravvivere, quindi privilegiano le battaglie in un certo senso più facili, che non richiedono scelte individuali drastiche. Poi certo l’industria alimentare è molto forte e ha una grande capacità di condizionare le scelte dei cittadini. Infine, in diverse parti del mondo chi contesta gli allevamenti rischia la vita: in vent’anni in Amazonia sono stati uccisi 1100 attivisti dei movimenti che si oppongono al disboscamento.
Cambiamento climatico, consumo e inquinamento delle risorse, deforestazione, perdita della biodiversità; e poi naturalmente le conseguenze sulla salute delle persone, i dubbi etici legati all’uccidere e al mangiare animali, le condizioni dei lavoratori di questo settore: il punto è che mentre intervenire sulle altre forme di inquinamento (trasporti, industria, produzione di energia, edilizia) richiede molto tempo ed enormi sforzi congiunti di governi e aziende, ridurre significativamente il consumo di carne, pesce, latte e uova non solo avrebbe un effetto rilevante e immediato sul cambiamento climatico, ma soprattutto è una decisione che può prender chiunque, in ogni momento.
E’ una scelta che pensavamo di poter rimandare ai nostri figli. Forse non è più così. (Giovanni De mauro; Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag.7)

moria_pesci_vietnam20. Disastro ambientale. Il Vietnam è alle prese non solo con il disastro ambientale peggiore della sua storia, ma anche con forti disordini sociali.
Dall’inizio di aprile milioni di pesci morti sono spiaggiati lungo 200 chilometri di costa in quattro province che vivono di pesca e allevamento ittico. Il 28 aprile il governo ha ammesso che si tratta di un “serio disastro ambientale” con gravi conseguenze economiche. A causare la moria di pesci si pensa sia l’acciaieria taiwanese Formosa, che scarica materiale tossico tramite un tubo che corre per 1,5 chilometri in mezzo al mare, scrive Thanhnien News.
Il ritardo con cui il governo ha reagito e la mancata indagine sulla causa del problema, hanno provocato la rabbia di migliaia di cittadini, che sono scesi in piazza a Ho chi Min City l’1 e l’8 maggio sfidando la polizia. (Internazionale n.1154, 20 maggio 2016, pag.36)

glifosato21. La saga del glifosato. “E’ improbabile che l’assunzione di glifosato tramite gli alimenti sia cancerogena per gli esseri umani”, sostiene il Joint Meeting on pesticides residues (Jmpr), una commissione congiunta dell’Oms e della Fao.
La nuova valutazione conferma quella dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, (Efsa), ma non quella dell’agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro (Iarc), che aveva classificato il pesticida come “probabilmente cancerogeno”.
Ufficialmente le due valutazioni non sono in contraddizione perché la Iarc classifica le sostanze mentre il Jmpr ha fatto una valutazione del rischio. Si prefigura però un conflitto d’interessi per due membri del Jmpr, che fanno parte di un Istituto finanziato anche dall’industria alimentare. (Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag. 108)

22. Ambiente. Il cambiamento climatico ha rimpicciolito il piovanello maggiore, un uccello migratore che nidifica nelle zone artiche e sverna in Africa.
Negli anni più caldi i pulcini sviluppano becchi più piccoli del normale, scrive Science. Da adulti, quando raggiungono le zone tropicali, questi individui hanno difficoltà a catturare i molluschi che vivono tra la sabbia. Il riscaldamento del pianeta riduce quindi la capacità di sopravvivenza di questi uccelli. (Internazionale n.1154, 20 maggio 2016, pag. 108)

23. Fulmini. Cinquantanove persone sono morte colpite dai fulmini durante una serie di tempeste in Bangladesh. (Internazionale n.1154, 20 maggio 2016, pag.110)

alluvione24. Alluvioni. Almeno cento persone sono morte dalla fine di marzo nelle alluvioni che hanno colpito l’Etiopia. Duecentomila persone sono state costrette a lasciare le loro case. (Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag. 110)

25. Carpe. Le autorità australiane hanno annunciato un piano per eliminare l’80% delle carpe rilasciando nei fiumi un virus dell’herpes. Le carpe, considerate una specie invasiva, sono state introdotte nel paese dai coloni europei nel 1859. (Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag. 110)

26. Mare. Più di trecento balene, tonnellate di salmoni d’allevamento, sardine, gamberetti, molluschi. Dall’inizio dell’anno l’aumento delle alghe tossiche nel sud del Cile continua ad uccidere la fauna marina. La “marea rossa” formata da microalghe colpisce periodicamente il litorale del paese, ma quest’anno il fenomeno è più forte e più esteso, probabilmente per gli effetti del Nino, ma forse anche a causa dell’acquacultura. Si sospetta che lo sversamento in mare dei salmoni morti abbia peggiorato la situazione. (Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag. 110).

27. Ogm. Per la prima volta da vent’anni, nel 2015 le aree del mondo coltivate con piante geneticamente modificate sono diminuite. Il calo dell’1 % è dovuto a una diminuzione di tutte le colture, convenzionali e modificate. Alcuni produttori, come gli Stati Uniti, potrebbero anche essere vicini alla saturazione. (Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag. 110, con grafico 2000-2015)

nasa2_mgzoom28. Il fumo sopra le nuvole del Canada. In questa foto scattata dal satellite Aqua si vede una voluta di fumo sopra un banco di nubi nei cieli dei territori del Nord Ovest canadese.
E’ molto probabile che venga dall’incendio scoppiato all’inizio di maggio in Alberta, vicino Fort McMurray, ma potrebbero aver contribuito anche altri roghi nelle province di Saskatchewan e Manitoba. “La foto, spiega Richard Kleidman, esperto di scienze dell’atmosfera del Goddard Space Flight Center della Nasa, “ è un ottimo esempio di aerosol sopra le nubi, un fenomeno di grande interesse per i ricercatori”. Gli aerosol sono minuscole particelle trasportate dall’aria che si trovano per esempio nel fumo, negli inquinanti atmosferici, nella polvere e nella cenere vulcanica.
Gli scienziati sanno che possono incidere pesantemente sul clima, ma alcuni aspetti del modo in cui agiscono vanno ancora studiati. In particolare non è chiara l’interazione tra gli aerosol e le nubi, soprattutto quando gli aerosol le superano. Sempre più studi indicano che gli effetti degli aerosol “assorbenti” di colore scuro, comuni nel fumo, sono molto diversi a seconda che le particelle si trovino sulle nubi o in un cielo limpido. In genere nel cielo azzurro il fumo raffredda l’atmosfera terrestre. In presenza di nubi, invece, quando il fumo sale più in alto di uno strato nuvoloso, l’effetto è opposto: le particelle riscaldano l’atmosfera.
Quanto è più luminoso è lo strato delle nubi, tanto maggiore è il riscaldamento. Anche se alcune ricerche hanno dimostrato l’influenza degli aerosol sopra le nubi, solo pochi modelli climatici ne tengono conto. Questo in parte perché nelle raccolte di dati satellitari sugli aerosol si tendono ad escludere le immagini con i cielo coperto, perché le nubi rendono più difficile misurare con precisione gli aerosol. Gli scienziati, però, stanno mettendo a punto nuove strategie per l’analisi degli aerosol al di sopra delle nubi. (Adam Voiland, Nasa; Internazionale n. 1154, 20 maggio 2016, pag. 111, con foto).

strage-di-pesci29. Strage di pesce e legalità. Sulla costa è disastro ambientale.
“Colpa di Formosa ma a pagare sono i pescatori”. Partiamo da due dati. Primo, l’anno scorso , il Vietnam ha incassato quasi sei miliardi di euro dalle esportazioni di pesce.
Secondo: ogni giorno, da settimane, sulle rive di un tratto di costa lungo 350 chilometri, tra la regione di Ha Thin a quella di Hue, si arenano qualcosa come cinque milioni di pesci morti. Evidentemente avvelenati. Ecco perché, in almeno due occasioni, nelle scorse settimane, centinaia di persone si sono radunate nel centro di Hanoi, davanti all’Opera House e ad Ho Chi Minh City, secondo centro del paese, a protestare .
Centinaia non sembrano tante, ma va tenuto conto che se i media hanno riportato la notizia del disastro ecologico, sulle dimostrazioni è stata messa la sordina. E inoltre, più in generale, le manifestazioni in Vietnam sono di solito spente sul nascere: proprio come quella nella capitale, terminata rapidamente con l’arresto di diecine di persone. A dire il vero, un presunto colpevole per l’avvelenamento c’è: sono in molti a essere convinti che la strage di pesci sia stata provocata da una acciaieria di proprietà di un gruppo di Taiwan, la Formosa Ha Tinh Steel Corporation, che si trova nella Ving Ang Economic Zone.
L’indizio è più – come si suol dire – di una pistola fumante: nei giorni precedenti alla moria, ha confermato il ministero dell’ambiente vietnamita, la compagnia ha pulito le proprie condotte fognarie. E queste tubature si allungano per un chilometro e mezzo in mare. I pesci morti, purtroppo, sono anche quelli di fondale, a dimostrazione del fatto che l’inquinamento qualunque sia la causa, è andato letteralmente in profondità.  Mettendo in ginocchio l’industria della pesca e dell’allevamento del Vietnam centrale. (…). (SETTEn.20, 20 maggio 2016, pag.45)

citta-del-messico30. Città del Messico sempre più calda. La temperatura a Città del Messico è cresciuta di oltre tre gradi negli ultimi tre anni, una media assai superiore a quella del riscaldamento globale. La causa è la crescita urbana senza controlli, in una regione che era scelta secoli fa dai suoi primi abitanti per il clima ameno, temperato dall’altitudine.
Ora invece si sono moltiplicate le giornate di caldo intenso, in una città dove l’aria condizionate e i ventilatori non sono la norma. I meteorologi spiegano che la temperatura media nel 1986 era stata di 20,1 gradi, mentre quella del 2015 è arrivata a 23, 9. La città è cresciuta fino a venti milioni di abitanti, occupando i boschi circostanti. Le ondate di caldo intenso sono passate da 2-5 all’annofinoa una ventina. Da anni le autorità tentano anche di ridurre il traffico caotico e l’inquinamento. (SETTE n. 20, 20 maggio 2016, pag. 43)

31. Clima. Il Nino più intenso degli ultimi 35 anni è ufficialmente finito. Le temperature dell’acqua del pacifico tropicale sono tornate normali, ma le siccità e le ondate di calore degli ultimi 18 mesi rischiano di lasciare quasi cento milioni di persone senza cibo. (Internazionale n. 1156, 2 giugno 2016, pag.98)

32. Inquinamento. L’aria inquinata potrebbe far aumentare le morti fetali. Dall’analisi di tredici studi epidemiologici i ricercatori dell’Università Finlandese di Oulu hanno evidenziato una relazione tra l’esposizione a polveri sottili (pm10), monossido di carbonio e diossido di azoto e il rischio di morti in utero, in particolare nel terzo trimestre di gravidanza. Per confermare o invalidare questa correlazione servono ulteriori studi, scrivono gli autori dell’analisi su Occupational & Evironmental Medicine. (Internazionale n. 1156, 2 giugno 2016, pag. 98)

(*) Tratto da Comune.info.

 

alexik

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