Un po’ di Dracula

Due approfondimenti legati al «Principe delle Tenebre»

di Gian Filippo Pizzo (*)

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Dracula reloaded

Un personaggio come il Conte transilvano non poteva non suscitare l’interesse di molti altri scrittori che hanno voluto appropriarsi della sua figura per narrarne episodi sconosciuti, per darne un’interpretazione diversa o più semplicemente per farne il protagonista di divertenti pastiche. Tra questi ultimi citiamo senz’altro il ciclo di Kim Newman iniziato con «Anno Dracula» (1992) e proseguito con «Il barone sanguinario» (1995) e «Dracula Cha Cha Cha»( (1998), che potremmo definire una “ucronia vampiresca”. Vi si immagina infatti non solo che Dracula (Graf Von Dracula, per l’esattezza) sia realmente esistito, ma che abbia sposato nel 1888 la regina Vittoria e si trovi a regnare sull’Impero Britannico, e Newman è molto bravo nel fondere senza cadere nel ridicolo l’immaginario con la realtà storica, descrivendo il periodo vittoriano nel primo volume, la Prima Guerra Mondiale nel secondo (con personaggi storici quali Lenin, il Kaiser Guglielmo, Mata Hari, il Barone Rosso) e l’Italia della “dolce vita” degli anni Cinquanta, prendendo in questo caso spunto da una canzone di Renato Rascel che dà il titolo al terzo romanzo. Altri pastiche sono «Sherlock Holmes contro Dracula» di Loren D. Estleman – che si presenta come curatore di uno scritto del dottor John Watson – e «Dossier Holmes Dracula» di Fred Saberhagen, secondo di un’intera serie che l’autore ha dedicato ai vampiri e di cui da noi ne è apparso solo un altro, «Le ali nere del tempo» (1992) che ha per protagonista Carmilla. Come si vede dai titoli, entrambi mettono in scena il Grande Investigatore contro il Principe della Notte.

«Dracula in love» (2010) di Karen Essex riscrive la storia narrata da Stoker da un altro punto di vista, quello di Mina Murray, moglie di Jonathan Harker e amica della sfortunata Lucy Westenra: i personaggi ci sono tutti (manca Van Helsing) e anche l’ambientazione segue quella originale, ma la vicenda si dipana in modo parzialmente diverso, puntando sul sentimentale e sulla psicologia, con un Dracula non così malvagio come lo conosciamo. Curiosamente c’è un altro romanzo con lo stesso titolo «Dracula in love», scritto da John Shirley nel 1979, ma in questo caso il titolo è fuorviante perché il protagonista è un certo Vlad, che all’età di 33 anni scopre di essere figlio del Vampiro e le avventure narrate sono le sue. Avventure piuttosto spinte, visto che il protagonista ha un organo sessuale lungo come un serpente e dotato di un occhio, e le scene hard sono frequenti. In quanto a sessualità, registriamo anche «Sex Dracula» (2007) di Lucy D. (nome sotto cui si cela un’insegnante italiana) ambientato a Cagliari in un campus universitario molto promiscuo e con protagonista Lucy diventata vampira. Di altro tenore la serie dei Diari della Famiglia Dracula di Jeanne Kalogridis Il patto con il vampiro», «I figli del vampiro» e «Il signore dei vampiri», 1995-1997) incentrata sui retroscena dell’intera famiglia del Conte, che vengono raccontati a partire da cinquanta anni prima dei fatti del romanzo di Stoker e proseguono anche dopo. In tema di diaristica e scritto in questa forma, va citato anche «La vita segreta di Laszlo, conte Dracula» di Roderick Anscombe dove il protagonista non è un vampiro ma uno studente di medicina alla Salpêtrière (allievo di Charcot come Freud) che diventa un serial killer di giovani donne. Ai confini con la fantascienza «Dracula signore del tempo» (Dracula Unbound, 1991) di Brian W. Aldiss, dove il protagonista, dopo aver scoperto che i vampiri sono una razza antichissima perché è stato trovato uno scheletro antidiluviano con conficcata nel petto una pallottola d’argento, prende una macchina del tempo e si reca nella Londra del 1896, dove si alleerà con Bram Stoker, acerrimo nemico del Principe delle Tenebre.

Sull’argomento la produzione straniera è vastissima, specie nel campo della narrativa breve, di cui per fortuna sono arrivate in Italia alcune antologie che citiamo in bibliografia, non tutte esattamente sul Conte, ma in qualche modo legate a lui perché parlano ad esempio di Bela Lugosi (attore che lo impersonò) o di Vlad Tepes (personaggio storico che lo ispirò) oppure del Lord Ruthven di Polidori eccetera. Segnaliamo invece alcune riduzioni a fumetti del romanzo: quella di Guido Crepax apparsa su «Corto Maltese» nel 1983 (ora in: «Jekyll e altri classici della letteratura», Black Velvet, 2011) in cui vengono evidenziati l’aspetto psicanalitico e ancora di più quello erotico sottinteso nel testo, com’è caratteristica del disegnatore; quella molto puntuale di Fernando Fernandez apparso su «L’Eternauta» nel 1984, con bellissime tavole quasi pittoriche che sottolineano il carattere fantastico del libro; quella filologicamente corretta (anzi: addirittura integrata) sceneggiata da Leah Moore e John Reppion (Panini, 2012) disegnata da Colton Worley con uno stile quasi fotografico di notevole resa. Non si può non concludere con due opere particolarmente in tema: la prima è «Gli archivi di Dracula» di Raymond Rudorff, un vero e proprio prequel al romanzo di Stoker, che ne mutua lo stile a collage e racconta gli avvenimenti precedenti alla vicenda londinese, basandosi anche su ricerche storiche. La seconda, quello che può essere considerato il seguito “ufficiale” del romanzo originario, perché scritto dal pronipote Dacre Stoker (in collaborazione con Ian Holt): «Undead – Gli immortali» (2009) in cui il Conte – la cui figura viene rivalutata – uccide lo stesso Bram Stoker colpevole di averlo discreditato e combatte contro Elizabeth Bàthory, vera colpevole dei delitti attribuiti a Jack lo Squartatore.

Bibliografia italiana essenziale: Loren D. Estleman, Sherlock Holmes contro Dracula (Sherlock Holmes vs Dracula or The Adventure of the Sanguinary Count, 1978), Gargoyle 2008; Fred Saberhagen, Dossier Holmes Dracula (The Holmes-Dracula File, 1978), Giallo Mondadori 1981; Karen Essex, Dracula in love, Bompiani 2010; Lucy D., Sex Dracula, Barbera 2007; Roderick Anscombe, La vita segreta di Laszlo, conte Dracula (The Secret Life of Laszlo, Count Dracula, 1994), Mondadori 1995; Raymond Rudorff , Gli archivi di Dracula (The Dracula Archives, 1971), Gargoyle 2010; Dacre Stoker e Ian Holt, Undead – Gli immortali, Piemme 2009; AA.VV., Il ritorno di Dracula (The Ultimate Dracula, 1991), Mondadori 1992; AA.VV., Dracula 2000, Coop Editoriale L’Altra Italia 1998; AA.VV., Il grande libro di Dracula, Newton & Compton 2008.

 

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Dracula al cinema

Il Conte Dracula ebbe subito un grandissimo successo (ed uno stuolo di imitatori), tanto che il romanzo divenne una pièce teatrale più volte replicata a New York a partire dal 1924. L’interprete – che le cronache coeve dicono bravissimo – era Bela Lugosi, che sarebbe stato scelto dal regista Tod Browning anche per la versione cinematografica di «Dracula» (1931).

Non fu però questa la prima riduzione cinematografica del romanzo di Stoker, che fu preceduta nel 1922 da un capolavoro del cinema espressionista tedesco, il «Nosferatu» di Friedrich Murnau. La differenza del nome – tratto dal rumeno e che significa “non morto” – si spiega in questo modo: Murnau non voleva pagare i diritti agli autori dei libri da cui traeva ispirazione, e quindi cambiava i nomi e l’ambientazione pur mantenendo intatta la trama. L’operazione fece sì che Nosferatu acquistasse una sua autonomia e si svincolasse dalla figura di Dracula, diventando protagonista in proprio di romanzi, fumetti e altri film, tra i quali ricordiamo «La dodicesima ora» (versione sonorizzata del precedente) e soprattutto il rifacimento «Nosferatu, il principe della notte» di Werner Herzog del 1979. L’attore che interpretava il “nosferatu” (il personaggio si chiama Conte Orlock, nome che sarà utilizzato come sinonimo di Dracula in altri film sui vampiri) nel film di Murnau era indicato nei titoli di testa come Max Schreck, che sembrava essere uno pseudonimo, anche perché in tedesco corrisponde all’espressione “massimo terrore”. Una leggenda metropolitana vuole che ad interpretare la parte del vampiro fosse… un vampiro vero, e sulla base di questa credenza è stato girato nel 2000 un intrigante film, «L’ombra del vampiro» di Elias Merhige, che è appunto ambientato sul set del “Nosferatu” (notevole la ricostruzione dell’atmosfera dell’epoca) e si pone inquietanti interrogativi sul Bene, sul Male e sull’apparenza delle persone. Solo in anni molto recenti si è scoperto che un attore di nome Maximilian Schreck è veramente esistito.

Ma torniamo a Dracula. Nello stesso anno del film di Browning, uscì un altro «Dracula» in lingua spagnola, diretto da George Melford, girato sullo stesso set e contemporaneamente all’altro, però di notte: non esistendo ancora il doppiaggio era l’unico modo per averne una versione per il mercato latinoamericano. Negli anni seguenti il romanzo viene messo da parte, anche se vi sono molti film sui vampiri, ma legati solo al personaggio Dracula e non all’opera originaria. Tornerà in auge negli anni Cinquanta grazie alla casa di produzione inglese Hammer, che nel giro di pochi anni sfornerà una nutrita serie di film horror che rilanciarono a colori vari personaggi del cinema Universal d’anteguerra, affidandone l’interpretazione a Christopher Lee. Il primo film targato Lee è «Dracula il vampiro» di Terence Fisher (1958) abbastanza fedele all’opera letteraria, con poi il sequel «Dracula, il principe delle tenebre» dello stesso Fisher (1965) mentre i (molti) altri sono svincolati dal romanzo. Dopo il rilancio operato dalla Hammer, il personaggio di Dracula divenne quasi una sfida per molti attori che vollero misurarsi con le interpretazioni mitiche di Lugosi e Lee. Così annoveriamo un grande Jack Palance ne «II demone nero» di Dan Curtis del 1974 (anche questo fedele al libro, almeno nella prima parte), Frank Langella nel «Dracula» di John Badham del 1979, che resta sostanzialmente fedele al testo, mentre è sempre Lee ad interpretare il Conte nel film spagnolo «II conte Dracula» di Jesus Franco del 1970, considerato il più aderente sebbene sposti l’ambientazione a Budapest. Fino all’ottimo Gary Oldman in «Dracula di Bram Stoker» di Francis Ford Coppola (1992) che sin dal titolo che cita espressamente l’autore del libro sembra promettere una maggiore aderenza ma in realtà se ne distacca, soprattutto nella prima parte, rivelandosi comunque un film notevole che mostra i tormenti interiori di un vampiro, un essere “diverso” ma non per sua scelta. Da dimenticare invece l’ultima apparizione del Principe della Notte nel nostrano «Dracula 3D» di Dario Argento del 2012, decisamente deludente.

(*) Testi ripresi dall’ottima «Guida alla letteratura horror» di Walter Catalano, Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro (Odoya Edizioni, 2014): comprende 107 voci – forzatamente non molto estese – dedicate agli autori, 6 regionali (sugli scrittori che non hanno potuto avere un’entrata singola, raggruppati per lingua o nazione) e 7 sulle figure classiche, oltre a numerosi box tematici di approfondimento. NELL’IMMAGINE in alto «Blacula», un vampiro nero che fu protagonista del film omonimo di William Craine nel 1972

 

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