Un ricordo di Sebastiano Tusa

di LELLA DI MARCO

L’EREDITA’ DI SEBASTIANO TUSA: IL FASCINO DELLA SUA RICERCA E DEI RITROVAMENTI – NEL MAR MEDITERRANEO FONTE DI CULTURA E CIVILTA’ COSMOPOLITA – DA RILANCIARE IN UN PROGETTO DI COESIONE FRA I POPOLI

Sebastiano Tusa è fra i morti – pochi giorni fa – nell’incidente del Boeing 737 della compagnia Ethiopian Airlines (*).

Sebastiano Tusa: navigante della storia, scienziato storico archeologo del mare. Dalla cattedra universitaria alla politica come luogo dell’applicazione della scienza. E la scienza come scoperta della politica. Della verità storica. Della linea di condotta per l’oggi e il domani guardando al passato. Il suo temperamento , la sua forza di aggregazione , le sue innumerevoli ricerche, le centinaia di scritti, i collegamenti internazionali, i tanti cantieri aperti sotto la sua direzione e quel suo scandagliare il mare di Sicilia settentrionale, con tutte le sue isolette, le grotte e i fondali. Il suo immergersi a 150 metri di profondità e riemergere con la gioia dei ritrovamenti di navi, oggetti bellici, infinite anfore per trasporti di alimenti nel Mediterraneo che nasconde e corrompe. L’avere inventata una carica «RESPONSABILE DEL MARE» diventato poi assessorato in Sicilia . Di quel Mare che lui stesso definisce DEBOLE perché viviamo in un periodo debole perché sono deboli i Paesi che vi si affacciano e non riescono a formare un fronte per contrastare il potere finanziario e l’ipotesi di un’Europa a due velocità.

Il suo essere archeologo e conoscitore del mondo antico è un metodo “politico” per affrontare la conoscenza del presente. Lungi dall’essere intellettuale chiuso nella torre d’avorio, amò stare sul campo, per arrivare alle origini delle cose. Scoprirne l’archè. L’inizio di ogni evento. La causa che lo determina.

Ampia è la letteratura su di lui, la documentazione sugli scavi e soprattutto i suoi testi noti in molti Paesi; come note e riconosciute sono le sue capacità di stabilire rapporti internazionali di stima personale e credibilità del nostro Paese, per ottenere finanziamenti internazionali per cantieri, mostre, parchi marini, musei: da Oxford a Copenaghen, da Palermo all’Inghilterra, per arrivare in Kenia passando per la Tunisia, la Libia E continuando a setacciare il mar di Sicilia: da Siracusa alle Egadi, Solunto, Porticello, Mozia, Pantelleria … Malta.

Attraverso il recupero del relitto Tusa vuole arrivare a restituire una testimonianza straordinaria dall’individuazione dei riti funerari nelle grotte all’allevamento dei frutti di mare per l’alimentazione nel paleolitico . Nella logica MARE-NATURA-CULTURA.

Non ho alcun elemento di novità da aggiungere alla figura di un uomo che mi sembra pronto per entrare nella leggenda. Non l’ho conosciuto personalmente ma il suo lavoro mi ha sempre emozionata in quanto legato alla mia terra natale, al mare di Trapani, Mozia e Levanzo; il mare in cui ho imparato a nuotare, quei fondali di Mozia che ho percorso a piedi seguendo le impronte dei carri che trasportavano l’uva o il vino della piccola isola fenicia, dall’altra parte del mare, sulle coste di Marausa. Quel mare dove era naturale, tempo fa, riempirsi le mani di gamberetti pronti per essere buttati in padella (infatti su quegli scogli un tempo si approntavano fuocherelli per cibi da cuocere all’istante in gite familiari. Azioni decisamente incaute.

A parte l’emozione legata alla mia vita personale, mi affascina in Tusa la sua concezione politica del mar Mediterraneo come una proposta alternativa alla morte di esseri umani e cultura. Una carta del Mediterraneo come fucina di modelli sociali e connettori di pluralismo. Il Mediterraneo come flusso di conoscenze, sapere, reti, sistemi culturali transazionali, tessitura di unioni e non mezzo di separazione. Di conflitti.

Sebastiano Tusa soggetto pensante e attore politico produttore di un pensiero nuovo: scientifico e politico. La sua eredità non deve essere cristallizzata né beatificata ma accolta dai siciliani e non solo. Per un rinnovamento a cominciare dalla CULTURA.

(*) L’incidente aereo è accaduto il 10 marzo: strana coincidenza con la giornata della prima guerra punica combattuta in quel mare delle Egadi che lui stesso aveva ricostruito storicamente.

RINGRAZIO

Antonino Cusumano  antropologo  dell’istituto euro-arabo di Mazara del Vallo, già docente all’univ di Palermo e direttore di Dialoghi Mediterranei  per  le sue opinioni personali e le indicazioni di studio che mi ha fornito

Nando Geraci biologo marino, già  docente nella scuola di Stato a Palermo, per la ricerca di alcuni dati e delle foto

Lorenzo Gigante per la  disponibilità e ospitalità  su Trapani Nostra (sito sulla memoria delle tradizioni cultura e storia trapanesi)

http://www.trapaninostra.it/wp/2017/08/06/da-una-immigrata-a-bologna-lella-vultaggio-siamo-tutti-e-migranti/

http://www.trapaninostra.it/wp/2014/08/04/castelvetrano-triscina-presentato-rostro-delle-egadi-art-di-max-firreri/

http://www.trapaninostra.it/wp/2017/08/04/levanzo-recuperato-il-12-rostro-della-battaglia-delle-egadi/

SIAMO TUTTI-E MIGRANTI CON “ROSTRI … – Trapani Nostra

www.trapaninostra.it/paginevarie/Lella_Vultaggio/2017-08-05_Rostro.pdf  riporta un mio breve commento dopo il ritrovamento del 12° rostro nel mare di Trapani

 

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