Un sottile silenzio

di Sandro Sardella

Nella sede dell’Assolombarda (l’associazione degli industriali) a Milano è stato presentato un volume realizzato con il contributo di Assolombarda: «Fabbrica di carta» – I libri che raccontano l’Italia industriale – Edizioni Laterza – a cura di Giorgio Bigatti, docente di Storia economica in Bocconi, e di Giuseppe Lupo, che insegna Letteratura contemporanea alla Cattolica, con l’introduzione di Antonio Calabrò.

Il mondo manifatturiero e aziendale esce da un composito ritratto, fra romanzi e poesie, tracciato dalle pagine di molti autori che hanno indagato, raccontato e descritto l’ambiente industriale: Mastronardi, Vittorini, Pratolini, Ottieri, Gadda, Primo Levi, Volponi, Sereni, Balestrini, Di Ciaula, Guerrazzi, Di Ruscio, etc  e poi più vicini: Erri De Luca, Ferracuti, Avallone, Abate, Pennacchi…

Ho sfogliato e percorso il pregevole e ricco volume.

Sarà perché ho un poco di documentazione sul tema. Sarà perché sono stato nel mondo del lavoro per oltre 35 anni come operaio metalmeccanico e turnista postale allo smistamento col pallino della “poesia”. Sarà.. ma qualcosa non mi girava. Infatti ho notato una qualche sibilante anomalia.

In poche parole mancano alcune annate: parte degli anni’70, gli ’80 e parte dei ’90.

Nessuna traccia letteraria dalla fabbrica. Uno strano silenzio circonda anni assai movimentati. Viene saltata quell’ondata post 68/69 dove l’operaio direttamente racconta, fa poesie intorno e dentro la sua condizione ma non solamente in forma diaristica consolatoria o rivendicativa ma, incontrando – confrontandosi –

scontrandosi con la Cultura.

Un prendersi la parola, oltre che in volantini poetici o schegge letterarie nei giornali sindacali e politici, che si concretizza (dalla fine degli anni ’70 ai primi anni ’90) nell’esperienza di «abiti-lavoro» – Quaderni di scrittura operaia.

Sedici numeri, oltre mille pagine, decine di autori/autrici proposti .. fra i quali Guerrazzi, Di Ruscio, Di Ciaula, Ferruccio Brugnaro (pesantemente dimenticato nella succitata antologia .. ex operaio della Montefibre di Marghera, vari libri pubblicati da Bertani e Campanotto, tradotto in Francia, Spagna, Germania, Usa, Cina… ), alcuni intellettuali interlocutori e non più padrini come Roberto Roversi, Giancarlo Majorino, Mariella Bettarini, Maria Teresa Mandalari, Silvio Guarnieri .. una redazione/laboratorio con Garancini dall’Autobianchi di Desio, Sardella dalla Piaggio-Gilera di Arcore, Franco Cardinale dall’Aeritalia di Napoli, Mario Dentone dalla Fincantieri di Riva Trigoso, Roberto Voller dalle ferrovie di Firenze, Remorini dalla Piaggio di Pontedera, Giovanni Trimeri da Feltre, Claudio Galuzzi da Casalpusterlengo, Oscar Locatelli da Bergamo, Michele Licheri dalla Sardegna, Andrea Bassi da Modena, Gisa Legatti e Brolpito da Varese…

L’esperienza di «abiti-lavoro», dove i diretti protagonisti del mondo della fabbrica si davano voce vivendo un serrato confronto con la Cultura e producendo ricchi e non ideologici manufatti poetici e letterari, è stata affrontata dal professor Antonio Catalfamo nel numero 730 de «Il Calendario del popolo» – Poeti operai del maggio 2008 e in «Letteratura e cultura dei ceti subalterni in Italia» (Edizioni Solfanelli, 2012).

Per cui, in una tale ricca antologia, realizzata con il contributo di Assolombarda, mi è sembrato strano assai: 1- il vuoto totale attorno agli anni settanta, ottanta e novanta;  2 – la dimenticanza di un protagonista come Ferruccio Brugnaro, 3 – nessun cenno alla esperienza della rivista «abiti-lavoro» (editata ad Arcore, Milano), 4 – e tra i giovani per esempio l’attivo Giuliano Bugani, operaio metalmeccanico e video maker in Bologna.

Poi, aggiungerei un piccolo pensierino: «Ma tali studi e ricerche non dovrebbero essere caldeggiate o provenire dai sindacati dei lavoratori?!».

Dalle mie parti si dice: «A s’è girà ‘l mund!».

 

Redazione
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