Una cura africana per il declino della razza bianca?

Le droghe, l’estinzione dei Wasp, le cure, l’ineffabile Beatrice Lorenzin, Trump e i Focolarini: Enrico Fletzer riflette di ritorno dal «Forum Europeo sulla Ibogaina»

Ho partecipato con una certa curiosità e un po’ di sano scetticismo al Forum Europeo sulla Ibogaina che si è tenuto a metà settembre all’Hotel Dialog di Vienna, una istituzione che fa parte del movimento focolarista della teologa trentina Chiara Lubich.

Per l’occasione quel che ha trionfato è stata una portentosa droga africana, utilizzata come sacramento ma anche come strumento di cura per gli ultimi degli ultimi fra i consumatori di sostanze, gli eroinomani.

Un movimento di mutuo sostegno collegato alla crescita di forme organizzate tra i consumatori di eroina olandesi, il leggendario Junkiebond ma anche a forme di organizzazione dal basso fin dagli anni Sessanta quando il movimento pro cannabis medica di New York, alle prese con l’Aids cercava anche di fronteggiare il massiccio utilizzo di oppiacei dentro e fuori i ghetti urbani (si stava diffondendo anche fra l’élite intellettuale, il ceto medio e parte del movimento contro la guerra in Vietnam). Storie interessanti di forme di rivolta e strategie dal basso sono emerse dal convegno ma si è pure capito che tanti medici e ricercatori si impegnano nelle cure contro la dipendenza a livello globale.

Non sono convinto che i Focolarini se ne siano resi conto ma il convegno era tutt’altro che religioso perché verteva soprattutto sulle virtù curative dei derivati della Tabernanthe Iboga, un arbusto del Gabon e del Camerun utilizzato per indurre fenomeni di trance utilizzati dalle popolazioni di rito Bwiti dell’Africa occidentale.

La sostanza, assunta in dosi massicce dai giovani iniziandi, non è per tutti. E’ controindicata a tutti coloro che hanno problemi cardiaci, di fegato o psichici e induce uno stato di quasi morte che secondo la tradizione locale permette ai giovani di entrare in contatto con gli Antenati.

Ma il convegno, oltre alle interessanti divagazioni sull’uso rituale, aveva lo scopo di fare il punto sulle implicazioni importanti dell’ibogaina nella cura alle dipendenze. Questo aspetto è stato verificato inizialmente e in maniera del tutto casuale da sette giovani eroinomani newyorkesi che dopo l’assunzione decisero di smettere senza sentire le terribili crisi di astinenza che accompagnano generalmente la disintossicazione da oppiacei e oppiodi. Il giovane Norman Lotsof decise di fare di questa sua liberazione una campagna per l’umanità, una vera e propria missione unendosi a un gruppo di hippie e di occupanti di case nordamericani e olandesi dopo il divieto della ibogaina da parte del governo statunitense, inizialmente interessato alla ricerca.

Nel primo periodo erano i kraakers, gli occupanti di casa a fornire la logistica anche grazie all’intervento del medico della resistenza olandese Geert Bastiaans che assieme al dottor Erik Fromberg coordinavano parte dei programmi di disintossicazione. Baastians divenne famoso per aver stabilito una cura con LSD ai sopravvissuti di Auschwitz per aiutarli a elaborare le loro esperienze,condensate in un interessante libro uscito per la casa editrice Sensibili alle Foglie. In seguito, a causa della morte di un paziente che contrariamente al protocollo aveva assunto eroina durante il trattamento, a Bastiaans fu ritirata l’abilitazione.

E’ noto come la sostanza a dosaggi massicci usati – la flood dose – possa essere rischiosa per soggetti con problemi cardiaci, di fegato o psichici. Anche per questo tutti al convegno – con le varie cliniche, sostenute anche dai governi sudafricano, ceco e canadese – sottolineano l’importanza di uno screening completo dei pazienti e una aftercare di sostegno psicologico per iniziare una nuova vita resa possibile dopo la presa di coscienza indotta dalla sostanza.

Il fatto che l’ibogaina sia stata abbandonata fa sorgere l’idea del complotto ma anche di una convergenza fra soggetti abituati al tran tran del metadone che, pur utile, a questo punto dovrebbe esser accompagnato da altri approcci.

L’alberello è stato vietato recentemente anche in Italia (*) dalla ineffabile Beatrice Lorenzin mentre negli USA l’emergenza eroina è di ritorno anche a causa della sovraricettazione speculativa di molti medici che hanno pompato i loro pazienti con farmaci spesso cento volte più potenti dell’eroina. Una volta usciti dal mercato legale il passaggio all’eroina di strada, spesso tagliata con il potente Fentanil e altri oppioidi potenti ha fatto il resto. Con il risultato che le percentuali di overdose sono dieci volte quelle europee dove il fenomeno, pur in leggera ascesa, è ancora sotto controllo.

Secondo Jeff Guo del Washington Post il fatto che soprattutto nell’America profonda la prima causa di morte nella popolazione tra i 35 e i 44 anni sia dovuta agli antidolorifici oppioidi e all’eroina rappresenta un elemento predittivo significativo dei voti per Donald Trump giacché «questa percentuale di popolazione stressata, in via di estinzione dal punto di vista demografico, è simile alle persone che tendono a votare per Trump, secondo i sondaggi telefonici e gli exit poll… Per quelli che non hanno una laurea, l’economia negli scorsi decenni si è fatta sempre più miserabile. Questo potrebbe spiegare perché alcuni si sono dedicati a comportamenti autodistruttivi come l’abuso di droghe e alcool».

Il dato è veramente preoccupante dal momento che negli USA ma anche in Canada le overdose mortali sono aumentate del 600 per cento raggiungendo i 60.000 casi l’anno mentre in tutta Europa sono diminuite moltissimo grazie alle politiche di riduzione del danno e le terapie sostitutive, principalmente con metadone o con eroina come nel caso della Svizzera e della Gran Bretagna. In quest’ultimo Paese vi è stato un incremento soprattutto in Scozia ma senza le dimensioni preoccupanti raggiunte piuttosto curiosamente soprattutto negli Stati che hanno votato Trump e rigettato la legalizzazione della cannabis, il cosiddetto “cordone della Bibbia” ma anche ampie zone del Nordest. Di tutt’altro trend i giovani afro-americani e latinos di oggi che contrariamente ai loro coetanei bianchi tendono a stili di vita più sani e non rientrano nelle statistiche della prima causa di morte, quella “bianca”. Basterà il ritorno di una medicina repressa a evitare l’estinzione dei Wasp, i giovani bianchi anglosassoni e protestanti? Si vedrà. Intanto Trump la spara grossa e nonostante le promesse elettorali questa non sembra la sua emergenza. Ma neppure quella delle stragi e dell’uso spropositato delle armi visto che per il “nostro” lo spettacolo deve continuare

(*) cfr Il proibizionismo acceca e uccide ovvero «Nuovi danni della ministra Beatrice Lorenzin che ha messo al bando kratom e iboga» di Enrico Fletzer e Dana Beal

Redazione
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2 commenti

  • Più americani (wasp o meno) votanti Trump muoiono, meglio è. Vuol dire che dobbiamo aspettare una decina d’anni ancora, pensando a tecniche di riduzione del danno (a noi). Non riesco ad essere solidale con chi invece di lottare sceglie di sballarsi, e finisce servo delle istituzioni. Sinceramente più elementi di questo tipo spariscono e meglio è.

  • Mi sembra che lei non ha conosciuto il movimento dei focolari ma i “focolaristi” che non si sa chi siano….. Inoltre l’unica cosa giusta è che Chiara Lubich è trentina ma non è teologa.

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