Una doverosa nota sulla disonestà


…dei commentatori televisivi in generale e degli opinionisti che si definiscono giornalisti in particolare…
Di Mauro Antonio Miglieruolo

Nei momenti cruciali precedenti l’elezione del Presidente della Repubblica, tutti a giurare (o quasi tutti a giurare) che l’elezione di Napolitano non comportava e non portava necessariamente al governo dell’inciucio: tutti il giorno seguente a esaltare il risultato ottenuto che offriva finalmente la rosea opportunità “di dare al paese” quello di cui il paese aveva bisogno: lo stesso del quale fino al giorno prima avevano vigorosamente negato la necessità (e negato l’approssimarsi): il governo dell’inciucio.
Nessuna meraviglia. È gente abituata alle capriole dialettiche, questa di cui parlo. A non arrossire al cospetto di qualsiasi giravolta opinionistica. Si tratta degli stessi personaggi pronti a strillare come galline spennate quando nel corso di dimostrazioni di precari o operai questi ultimi si ribellano alle restrizioni poliziesche; degli stessi personaggi che pretendono giuramenti di fedeltà alla loro ipocrita morale a una dimensione, che prevede la più ampia giustificazione delle violenze dello stato e una valanga di contumelie contro la minima resistenza a ogni atto di autodifesa popolare; gente pronta a condannare senza se e senza ma la violenza, ma mantenendo in nessun conto quella esercitata sulle masse.
Alle esortazioni (ricatti morali) di costoro è inutile rispondere. Inutile rispondere con argomenti, o rispondere prendendo le distanze. Essi non cercano confronti, esigono capitolazioni. L’unica risposta possibile allora è quella famosa di una commedia di Eduardo, un bel sonoro super pernacchio.
Signori miei, non porto il doppio petto, perciò mi posso permettere, fuori dai denti, di dirvi ciò che la vostra ipocrisia provoca: nausea.
Abbiate pietà di voi, pertanto, perché il vostro prossimo sempre meno è capace di averla. Abbiate riguardo della vostra personale dignità: moderatevi. Non c’è bisogna di esagerare così tanto per avere diritto alla pagnotta. Anche a una pagnotta magnificamente imburrata. Non siate più realisti del re. Anche se mentite un po’ meno sfacciatamente, è sicuro che i padroni pane e companatico ve lo passeranno ugualmente. Perciò, arrossite un po’ di tanto in tanto, quando le sparate grosse, mordetevi la lingua e fingete di astrarvi, guardate lontano. L’informazione quella no, non la pretendiamo. Sappiamo moderarci, noi. Sappiamo che da voi è impossibile. Ma di conservare qualcosa di umano, quello sì, quello almeno lo pretendiamo, troppo lo sconforto altrimenti.

Nota (minacciosa) per Daniele Barbieri, il quale credendo di elogiarmi definendomi, tempo fa, in una email scrittore e giornalista, mi ha invece gravemente esageratamente danneggiato. Passi lo “scrittore” non si può essere perfetti, ma giornalista proprio no, non me la sento di subire tanto oltraggio. Per la misera paga di due fichi secchi al mese, poi. Che non ci riprovi. Altrimenti, capitasse in un momento di uguale rigurgito di insofferenza, a parte le sicura richiesta di un aumento (da due e tre fichi secchi) giuro che mi faccio stato e ricorro alla violenza consustanziale a quest’ultimo per ristabilire l’equilibrio di valori violato. Non parlo di manganelli, di pugni sul naso o roba del genere (farsi Stato, ma fino a un certo punto); ma un vaffa grillino questo sì, se lo aspetti. Faccia ridere o meno (dubito di saper far ridere), un vaffa, è chiaro, ci starebbe. Eccome.
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http://miglieruolo.wordpress.com/2013/07/13/8312/

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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