Una eroica resistenza

Ultime notizie dalla comunità di pace di San Josè de Apartadò

articolo tratto da Operazione Colomba

Una chiamata, corta ma chiara. Fin troppo.
È stato il tono di quelle cinque parole “vieni veloce alla bottega” a trasmettere inmediatamente la gravità della situazione.
Ho iniziato a correre, non prima di aver gridato alle mie compagne di seguirmi.
Un minuto, quello che ci separava da German, che si è fatto eterno.
Ero pronta, pronta a qualsiasi cosa, seppur orribile.
Da mesi infatti si erano fatte sempre più frequenti e concrete le minacce di morte nei suoi confronti.
Un piano annunciato e denunciato da tempo che questa volta, non ha funzionato.
Le armi che avrebbero dovuto togliere la vita a German, sono state sconfitte da una forza ancora più potente con la quale gli aggressori non avevano fatto i conti.

Chi era lì non ha esitato ad agire.
Poteva scegliere di scappare, di non rischiare la vita ma nessuno di loro si è tirato indietro.
Se l’avessero fatto, probabilmente German non sarrebbe qui con noi oggi.
In due minuti l’intera Comunità è corsa alla bottega.
L’allarme è stato dato da alcuni bambini che, avendo visto gli uomini incappucciati entrare nel magazzino del cacao, sono corsi ad avvisare le famiglie.
Quando siamo giunti li c’erano già quasi tutti, donne, uomini, bambini appunto.
Tutti insieme, per salvarsi.
L’immagine di Roviro con la pistola puntata sotto il mento ci ha accolto al nostro arrivo ma in un breve istante è stata rimossa dalla forza di questi contadini.
L’eroica resistenza di questa Comunità commuove.
Si sono salvati togliendo dalle mani degli assassini l’arma, la stessa arma con la quale uno dei due incappucciati era riuscito a sparare, fortunatamente non riuscendo a centrare l’obiettivo.
Il tiro ha colpito la terra, a pochi centrimentri dal piede di German.
Momenti di terrore, grida, lacrime.
La disperazione nei visi.
Le ferite esterne ed interne che sanguinavano.
Ancora una volta.
Ancora una volta contro questa Comunità, riconsciuta, ammirata ed esempio per il mondo intero.
Ancora una volta contro chi da vent’anni vive di giorno in giorno la speranza di costruire un qualcosa di diverso, di nuovo, di giusto.
Un qualcosa che disturba, da fastidio per l’immensa forza della verità.
Riesco a trovare German.
Dopo che i due assalitori erano stati trattenuti e legati, tutti chiedevano urlando “dov’è German?”.
Lo chiamo, risponde.
È vivo.
Nessuno sapeva dov’era andato e se ci fossero altri uomini nascosti che avrebbero potuto ammazzarlo o sequestrarlo.
Corro dove mi dice essersi rifugiato.
Il terrore nei suoi occhi ma quell’abbraccio potente a dirmi sono vivo.
Sanguinava molto, lo avevano ferito ad un dito.
Dó lui un primo soccorso e un bicchiere d’acqua.
La mano tremava, molto.
Dolore e paura.
Ma non si scompone e si fa medicare.
Non parla, occhi lucidi .
Non si spiegava come potesse essere ancora vivo.
In poco tempo arrivano li tutti, tutti attorno a lui.
Lui non si alzerà da quella sedia sulla quale si è seduto per ore.
Scruta dalla finestra i movimenti della marea di gente che si è unita, la sua gente, la sua comunità, il suo sogno di costruire pace.
Poco a poco cerchiamo di consolare le donne, i ragazzi, i bambini, bambini eroici che sono corsi a dare per primi l’allarme.
Abbracci infiniti, il sudore di uno scivola nel sudore dell’altro.
Avrei voluto avere mille braccia.
E poi la lunga notte della viglia.
Una notte di intensa vigilia come l’ha descritta padre Javier.
Una notte di unità, di solidarietà, una notte di amore.
Amore vero.
La nostra casa epicentro di tinto (caffé), biscotti, richieste e ascolto.
Amache stese nella sala, nessuno si sentiva sicuro di dormire nella propria casa.
Materassini nel corridoio.
Una lunga notte in attesa dell’arrivo di alti funzionari del governo ai quali la Comunità avrebbe consegnato i due assalitori.
Sarebbero giunti però solamente il giorno seguente.
Prima di iniziare la vigilia, German si alza dalla sedia e riunisce la sua gente.
Riunisce la sua gente per dire ad ognuno di loro grazie.
È breve, ma chiaro: “nessuno di voi era obbligato a rischiare la vita per salvare la mia e quella di Roviro, grazie per ciò che siete stati. Se sono ancora qui, è solo per il vostro coraggio”.
Quel coraggio che questo leader ha saputo trasmettere ai suoi compagni contadini.
Quell’essere l’uno per l’altro, salvezza.
Un applauso intenso che allo stesso tempo rabbrividisce e scalda il cuore.
Non nascondo di essermi sentita piccola, ma parte di un qualcosa di grande.
La lunga notte ha inizio.
Si vigila, si chiacchera, si sorride.
Quale miglior cura dello stare assieme dopo quanto vissuto?
Il tinto che hanno preparato in poco tempo finisce.
Decidiamo così di mettere a scaldare una pentola noi, recuperando di quà e di là panela e caffè.
Roviro ha deciso di comprarsi una nuova chitarra.
Lo vediamo arrivare sorridente un paio di giorni dopo l’attacco: “ah sì, questa è la mia cura al trauma”.
Lo accompagnamo sulle note di questa eroica resistenza.

Redazione
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