Una famiglia rom sedentaria? E a Bologna…

… i servizi sociali si inventano un’espulsione

di Vito Totire (*)

Un nucleo familiare rom espulso da Bologna verso la Lombardia (Pegognaga): il Comune di Bologna riesce a rinomadizzare – dopo 5 secoli – persone divenute sedentarie.

Abbiamo già denunciato la questione anche con una lettera al presidente della repubblica. Alcuni blog hanno ripreso la vicenda ma la situazione si aggrava sempre più.

Il servizio sociale di Bologna nel corso del 2019 è riuscito a espellere un nucleo familiare rom sottraendogli la fruibilità di un alloggio. Certo che essere marxisti non è più di moda… ma può essere necessaria un po’ di umanità.

Alle nostre rimostranze il servizio sociale non ha risposto e ha rivendicato di potere non rispondere. Ne traiamo le debite conseguenze circa il rapporto tra volontariato e istituzioni.

Il sindaco – interpellato – ha taciuto. Ora, come prevedevamo, questo nucleo familiare si trova relegato in un appartamento di Pegognaga senza acqua potabile, senza ascensore, senza riscaldamento.

Abbiamo già detto che l’evoluzione delle condizioni di questo nucleo familiare era stata, fino al momento dello sfratto, quasi prodigiosa. Una ragazza si è laureata, un’altra sta facendo un corso di formazione nel settore della sanità, gli altri tre figli (due ancora minori) sono scolarizzati anche se con qualche difficoltà.

Ora dopo 5 secoli di nomadismo – come rom – questa famiglia si era sedentarizzata ma i parametri dell’amministrazione comunale di Bologna hanno indotto una nuova nomadizzazione: un’azione violenta e unilaterale, quella del comune, gestita senza nessuna disponibilità di ascolto nei confronti della nostra associazione che segue e sostiene questa famiglia da trenta anni.

I risultati sono: “confino” a Pegognaga, nella condizioni già dette;

  • le relazioni solidali su cui questo nucleo familiare ha potuto fare affidamento negli ultimi anni erano nel territorio di Bologna; i bisogni sono rimasti quelli di prima aggravati dalla distanza e dai costi ferroviari;
  • ma questo nucleo familiare è al di sotto della soglia della sicurezza alimentare.

Si pone spontaneo un interrogativo: l’amministrazione bolognese vuole competere con la Lega imitando i suoi metodi?

La questione tuttavia rimane semplice: la signora Biljana e la sua famiglia devono tornare a Bologna nell’appartamento in cui hanno vissuto senza essere costrette a chiederci l’acquisto di un camper in cui alloggiare nel territorio cittadino da cui sono state espulse con metodi inaccettabili.

Onorevole Bonaccini – lei che si è messo le lenti verdi per la sua campagna elettorale – che ne pensa? Ci dia una risposta, prima del 26 gennaio.

(*) Vito Totire è medico del lavoro e psichiatra, portavoce del circolo Chico Mendes

NELL’IMMAGINE: «Zingara con bambino» di Amedeo Modigliani (ora alla National Gallery of Art di Washington)

 

Redazione
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