Una mirada su El Salvador

di Maria Teresa Messidoro (*)

 

Proprio nel mese di gennaio di quest’anno si è celebrato il 25° anniversario degli Accordi pace in El Salvador. Infatti, il 16 gennaio 1992, in Messico, le forze guerrigliere del FMLN (Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional) e il governo salvadoregno ponevano ufficialmente fine ad una guerra che aveva insanguinato il piccolo paese centroamericano per dodici anni. Da allora, l’FMLN, divenuto partito politico come previsto dagli Accordi di Pace, è rimasto all’opposizione fino al 2009, quando vinse le elezioni presidenziali con una coalizione moderata, guidata da Mauricio Funes; nella successiva tornata elettorale, nel 2014, l’FMLN si impose in un sofferto ballottaggio con uno scarto di appena 6364 voti contro lo storico partito di destra ARENA (il 50,11% contro il 49,89%), facendo eleggere presidente Salvador Sánchez Cerén, l’ex Comandante Leonel Gonzalez, un altro ex guerrigliero al potere democraticamente eletto in America Latina, un evento inimmaginabile soltanto vent’anni fa.

A più di metà mandato, sono ben visibili le contraddizioni e i risultati positivi del governo progressista del FMLN: cercherò di evidenziarne alcuni aspetti, consapevole della difficoltà di riassumere in poche righe una situazione complessa e in continua evoluzione.

Innanzitutto, come succede tutte le volte in cui un partito di sinistra si insedia al potere, si possono notare i rischi concreti di burocratizzazione, accomodamento e allontanamento dalla propria base: negli incontri avuti lo scorso novembre, il malumore e le perplessità dei militanti era evidente. Viene rimproverato alla dirigenza del partito l’incapacità, o non volontà, di riprendere il contatto con la gente, di essere in grado di mobilitarla per sostenere una politica progressista, di fronte ad una destra sempre più aggressiva. Così può succedere che alle ultime elezioni amministrative, nel piccolo comune di Perkin, storico luogo della resistenza guerrigliera salvadoregna nella provincia di Morazán, sede del Museo de la Revolución, vinca ARENA, perché la popolazione ha voluto punire l’FMLN, troppo moderato e timoroso nelle politiche sociali da portare avanti; contemporaneamente, nella città di Suchitoto, provincia di Cuscatlán, grazie all’intelligente amministrazione del FMLN, guidata dalla combattiva Pedrina Rivera, si sviluppano progetti interessanti nel campo dell’equità di genere, della prevenzione di maternità infantile, si favorisce un turismo ecologicamente corretto, si facilitano esperienze di economia solidale, si gestiscono borse di studio per giovani universitari e si favorisce un impiego in loco di chi cerca lavoro, si amplia e si rafforza l’esperienza delle Unità di Sviluppo Economico Locale nelle 18 comunità in cui è divisa la città, che consta ormai quasi trentamila abitanti. L’amministrazione di Suchitoto lavora a stretto contatto con organizzazioni come la Concertación de Mujeres e il Colectiva Feminista para el Desarollo Local, così come altre associazioni locali, nazionali ed internazionali, impegnate nel campo della prevenzione e della solidarietà.

Sul piano organizzativo, molto interessante in El Salvador è l’esperienza di autogestione comunitaria, nata durante la guerra, quando nelle zone sotto controllo del FMLN si formarono i cosiddetti Poderes Populares Locales (PPL), una vera e propria struttura alternativa a quella ufficiale. Quando la guerra terminò, iniziò un periodo di ripopolazione nei villaggi e piccoli comuni abbandonati durante il conflitto: si costituirono così le ADESCO, le associazioni di sviluppo comunitario, a cui aderiscono gli abitanti di una “comunità”, per gestire collettivamente la propria vita quotidiana. Normalmente, ogni due anni, un’assemblea popolare elegge la Giunta Direttiva, sulla base di auto candidature presentate in modo spontaneo e pubblico. Gli eletti, coordinati dal Presidente della Giunta, la persona che ha ottenuto la maggioranza dei voti, si occuperanno, in riunioni settimanali e a titolo completamente gratuito, dell’educazione, salute, acqua, giovani, sport, benessere sociale; la Giunta lavora a stretto contatto con comité di settori, comitato dei giovani, delle donne, etc …. Periodicamente viene convocata l’assemblea generale, in cui si discute delle problematiche presenti a livello comunitario e delle possibili soluzioni. In alcune situazioni le ADESCO sono rimaste sulla carta, in molti villaggi e paesi sono invece una realtà viva, dinamica e propositiva; abbiamo conosciuto ADESCO presenti in comunità come quella di San Francisco Echeverria (1.200 abitanti), o di Santa Marta (3.000 abitanti), fino alla Comunità di Segundo Montes (15.000 abitanti), che si divide in caserios, a loro volta suddivisi in colonie, ciascuna delle quali ha la sua ADESCO funzionante. Per un estraneo, questa struttura può apparire troppo rigida o burocratica: in realtà per la mentalità salvadoregna è funzionale, rispettosa della partecipazione e condivisione comunitaria fino agli estremi: si può discutere in un’assemblea per ore sui soggetti, le frasi ed i colori da porre su un murales del villaggio. Occorre inoltre sottolineare che queste strutture comunitarie si rapportano con l’amministrazione ufficiale in modo dialettico e non subalterno, soprattutto là dove ci sono giunte comunali del FMLN.

A livello sociale, è indubbio che il governo di Cerén abbia portato avanti delle politiche innovatrici: nel campo educativo, il programma Vaso de Leche (che garantisce la colazione agli alunni delle scuole materne, elementari e medie del paese), la gratuità dell’uniforme per gli stessi alunni, sono ormai una prassi consolidata che, oltre a incoraggiare l’iscrizione a scuola, favorisce la piccola industria locale, da cui si rifornisce il Governo per sostenere questi progetti. Inoltre proprio nel dicembre scorso, il Ministero dell’Educazione Salvadoregno ha proclamato libero da analfabetismo il comune di San Isidro Labrador, raggiungendo quota 49.

Ma se è vero che se si cerca di combattere la povertà, la disuguaglianza rimane: secondo studi Oxfam, nel 2014, in El Salvador si contavano 150 super ricchi, con una ricchezza totale di ventimila milioni di dollari, cioè l’87% del Prodotto Interno Lordo; nel 2016, le stesse statistiche ci parlano di 160 super ricchi, il cui patrimonio è salito a ventunmila milioni di dollari.

A metà dicembre del 2016, il Consejo Nacional del Salario Minimo (CNSM) ha approvato un importante aumento del salario minimo: in El Salvador un operaio del settore industriale o commerciale passa dai precedenti 252$ a 300$, in agricoltura, relativamente alla raccolta del caffè e del cotone, dai precedenti 118$ agli attuali 200$. Un aumento significativo, se si pensa che, durante le trattative, le associazioni imprenditoriali avevano proposto un aumento di … 7$ nell’industria e ben 3$ nel campo agricolo!!

Anche questo risultato, evidentemente positivo in un paese in cui il 45% della popolazione si trova in situazione di vulnerabilità sociale e il 35% vive già in condizioni di povertà, è emblematico delle complesse relazioni di forza in El Salvador.

Infatti, l’accordo raggiunto è stato il frutto di una “guerra” politica e mediatica, durata un anno, tra il Governo salvadoregno e le associazioni imprenditoriali;  la terza componente presente nel CNSM è teoricamente rappresentativa del mondo sindacale, ma per complicate regole giuridiche salvadoregne, è in realtà portavoce soltanto della Coordinadora Sindical Salvadoreña, moderata e compiacente alle forze padronali, senza nessun reale peso politico nel paese. l sindacati più rappresentativi, quei sindacati che avevano giocato un ruolo di fondamentale importanza nelle manifestazioni di piazza durante il conflitto armato, sfidando l’esercito e la conseguente repressione, sono stati penosamente assenti, incapaci di far sentire con forza la propria voce: la loro debolezza e la loro scarsa autonomia rispetto al Governo e al partito FMLN sono elementi da non sottovalutare in un momento in cui sarebbe invece necessario, da parte delle organizzazioni popolari, una ripresa delle mobilitazioni, in difesa dei propri diritti e per sostenere una propria agenda di rivendicazioni a favore della maggioranza della popolazione.

L’accordo sul salario minimo ha previsto un aumento anche nelle maquilas, da 210$ a 295$; in Centro America, queste fabbriche, prevalentemente nel campo tessile, si insediano in zone franche, senza pagare dazi agli stati ospitanti: con il pretesto di offrire lavoro ad una manodopera in grande esubero, piccole imprese con contratto di subappalto con grandi multinazionali, pagano salari da fame ai lavoratori, prevalentemente donne, senza diritti sindacali, in evidenti condizioni di sfruttamento. Nella zona centroamericana ci sono circa 390.000 lavoratori nelle maquilas, di cui 77.000 in El Salvador. Come regione, nel 2015, sono state esportate negli Stati Uniti merci del campo tessile per un valore complessivo di 7.578 milioni di dollari, risultando così al terzo posto, soltanto dopo Cina e Vietnam (El Salvador ha esportato per circa 2.000 dollari). La politica del governo di sinistra salvadoregno non ha ancora portato a casa risultati concreti per il miglioramento delle condizioni di migliaia di lavoratori delle maquilas, ma si registra una maggiore disponibilità ed attenzione a questo mondo lavorativo.

Infine, un accenno al tema dei Diritti Umani: anche in El Salvador, come in altri paesi latinoamericani, fu promulgata nel 1993 dall’allora governo di ARENA guidato da Cristiani la legge di Amnistia, rendendo vana la relazione finale presentata pochi giorni prima dalla Commissione di Verità, costituitasi sotto l’egida dell’ONU, come previsto dagli Accordi di Pace. “Olvido y perdón” dunque, dimenticare e perdonare, senza rendere giustizia alle migliaia di morti e desaparecidos del conflitto. Ma a luglio del 2016 ecco la sorpresa: la Corte Suprema di Giustizia di El Salvador dichiara incostituzionale la legge di Amnistia, decisione accolta favorevolmente dalle associazioni dei familiari delle vittime che in questi anni avevano cercato inutilmente di far sentire la propria voce, e da tutti coloro che lottano per non cancellare la memoria. Contemporaneamente però, quella stessa Corte di Giustizia ha assunto delle decisioni che ostacolano di fatto il Governo attuale, provocando una dura reazione soprattutto da parte del FMLN, che denuncia un tentativo di golpe soave, manovrato dalla sempre potente destra oligarchica, per cercare in tutti i modi di impedire la possibile nuova vittoria del partito di sinistra nelle prossime elezioni  presidenziali del 2019.

La situazione non è dunque facile oggi in El Salvador, ma ho fiducia nel popolo salvadoregno, perché, come scriveva Tirso Canales, “l’oligarchia lancia il suo grido in cielo, perché sente che sta perdendo il paradiso dello sfruttamento, e il popolo mette l’occhio alla mira e spara con tutto il cuore, perché lottando conquista alla fine la sua libertà”.

(*) Maria Teresa Messidoro, ex insegnante, si occupa di El Salvador dal 1980, prima in comitati di solidarietà, poi in associazioni internazionali per la difesa dei Diritti Umani in America Centrale; dal 1995, attraverso l’Associazione di volontariato Lisangà, coordina un progetto di solidarietà con la comunità rurale di San Francisco Echeverria, nella provincia di Cabañas. Dal 1986, ha visitato molte volte il paese, gli ultimi viaggio risalgono al 2014, quando è stata osservatrice internazionale del processo elettorale, e a  novembre 2016.

 

NOTE

– Per essere aggiornati su El Salvador, molto interessante è il giornale digitale Contra Punto, http://www.contrapunto.com.sv/; per conoscere più da vicino l’esperienza della Comunità di Santa Marta si può accedere via internet al loro periodico Abriendo brecha http://www.abriendobrecha.org/

– Sulle maquilas, vedere l’articolo apparso su Internazionale n.1109, luglio 2005, “Il lavoro appeso ad un filo” di Gaspar Dohmen, Süddeutsche Zeitung, Germania, oppure richiedere all’Associazione Lisangà il testo in pdf “Las trabajadoras/es de la industria maquiladora en Centroamérica” del Equipo de Investigaciones Laborales y la Red de Solidaridad de la Maquila, 2016.

– L’associazione Lisangà propone inoltre ad offerta libera il libretto “El Salvador, un variopinto e composito rompecabeza”, elaborato nel 2016, un agile strumento  per avvicinarsi alla realtà salvadoregna. Può essere richiesto a Maria Teresa Messidoro, terri.messi@tiscali.it

Teresa Messidoro

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