Un’inchiesta internazionale per il Kivu insanguinato

     appello rilanciato in Italia dalla «Rete pace per il Congo» (*)

retePaceCongo

La «Rete pace per il Congo» ha ricevuto un comunicato dai religiosi congolesi membri dei Consigli Generali dei religiosi, a Roma.

Chiedono di diffondere il loro appello perché si svolga un’inchiesta internazionale a favore della popolazione martoriata del Nord Kivu.

Facciamo nostro il grido di dolore di queste popolazioni massacrate.

Pensiamo che sia opportuna e benvenuta ogni iniziativa particolare per far conoscere gli avvenimenti del Kivu e partecipare alle sofferenze della popolazione con momenti di riflessione, di preghiera secondo la propria fede, di giornate di digiuno o altre iniziative come la raccolta di firme in luoghi pubblici. Se vorrete darcene informazione ci uniremo a voi idealmente.

«La situazione oggi è più preoccupante nel Nord Kivu, i massacri continuano, l’invasione sta diventando una realtà, ma ciò che fa molto male è vedere che questa invasione è accompagnata da un vero genocidio.

Ultimamente sono state scoperte tre fosse comuni con più di 185 corpi.

A Beni la situazione è peggiorata, dal 2013 ad oggi più di 1500 persone sono state rapite senza che si conoscano le ragioni del rapimento.

Da ottobre 2014 ad oggi più di 850 persone sono state uccise, molte sono state decapitate. Vogliamo coinvolgere la comunità internazionale per aiutarci a rispondere alle domande che suscitano questi massacri: chi fa questo e perché?

Chiediamo dunque di mobilitarci per

firmare e far conoscere questa petizione.

Abbiamo bisogno di raccogliere almeno 10mila firme.

Ogni firma è preziosa e vale più di ogni altro aiuto materiale che possiamo ricevere, perché siamo convinti che può salvare migliaia di vite il cui futuro è incerto».

Scarica:

Rete pace per il Congo


(*) Personalmente faccio mio questo appello e lo rilancio, nonostante sia scettico sull’utilità di questi metodi. Però è un modo per informare, tentando così di rompere il muro dell’omertà. Sull’infinita strage del Congo sono poche, flebili, reticenti le voci che si levano dalla comunità internazionale. Quasi solo da religiosi e credenti (lo dico da persona che non ama le religioni “organizzate” e dunque mi ritengo al di sopra di ogni piaggeria) si levano proteste, denunce, proposte, inchieste, appelli… «Chi fa questo e perché?» si domanda qui sopra. In parte è una domanda retorica: il perché è la lunga lotta fra le multinazionali per saccheggiare le ricchezze congolesi e ciò spiega i silenzi della grande informazione, sempre succube dei potenti. Qui in “bottega” molte volte – comunque troppo poche – ne abbiamo parlato, segnalando anche alcune importanti iniziative a livello europeo (pochissime in Italia); per approfondire potete partire da qui Coltan: chi lo nomina e chi no e per quel che riguarda un taglio più “storico” guardate qui Le vene aperte del Congo. E’ un viaggio nell’orrore ma anche nello schifo di chi – Stati, organizzazioni internazionali, massmedia – sa tutto e da decenni consente che le multinazionali armino la mano ai boia locali e a quelli dei Paesi confinanti. Tutto è lecito pur di rubare le ricchezze dei congolesi. (db)

 

Redazione
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