Uomini che parlano di donne

Lettera a Milton Fernandez di Christiana de Caldas Brito

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Caro Milton,

ti scrivo per dirti che mi è piaciuto molto il tuo «Donne, pazze, sognatrici, rivoluzionarie…». Hai realizzato una bella ricerca storica, politica,culturale e psicologica, senza che le storie da te raccontate abbiano perso la loro freschezza. Hai trovato la chiave giusta per narrare le 34 donne del tuo libro. Ognuna delle tue lettrici si sente destinataria del tuo sforzo letterario e umano, ognuna si riconosce in qualche tua descrizione. Hai fatto bene a scegliere per la copertina il quadro «La venditrice di fiori» di Diego Rivera perché ogni donna che leggerà «Donne, pazze, sognatrici, rivoluzionarie…» si sentirà come uno di quei fiori uniti dal gesto della venditrice che, inginocchiata, li tiene tutti uniti.

Semplicità e sensibilità si uniscono nella tua scrittura. Il risultato è uno stile spontaneo, ma nutrito dai tuoi ideali artistici.

La struttura del tuo libro mi ricorda quel lavoro che hai presentato a Milano (2010-2011): «Caravaggio, una mostra impossibile». Tu, Milton, hai gli occhi aperti sul mondo, sei capace di rendere vivi quei personaggi che giudichi degni di continuare a vivere. Nella mostra milanese, a cominciare proprio dal Caravaggio, i personaggi uscivano dalle tele dipinte per raccontare le loro storie, mentre le donne del tuo libro entrano nelle pagine e tu ti metti a servizio loro per renderle note.

Sei riuscito a parlare di donne conosciute in un modo nuovo portando all’attenzione di chi legge molte donne le cui azioni sono state poco divulgate o addirittura dimenticate. Accanto a Isadora Duncan, Pina Bausch, Simone de Beauvoir o Sor Juana Inés de la Cruz, presenti donne ignorate dagli spot, che hanno agito all’ombra, che possono rinascere grazie alle tue parole. Come brasiliana, ho avuto il piacere di trovare la mia connazionale Carolina Maria de Jesus, autrice di «Quarto de despejo» (La stanza dei rifiuti) che avevo letto nella mia adolescenza, una donna povera che viveva in una favela, senza aver completato la sua scolarizzazione ma capace di vedere la vita come “fatta di colori” e affermare che “è giallo il colore della fame”.

Interessante confrontare il tuo «Donne, pazze, sognatrici, rivoluzionarie…» con il libro «Donne» di Andrea Camilleri (Rizzoli, 2014). Si vede che agli uomini piace parlare delle donne. Anche Bruno Vespa recentemente ha pubblicato un nuovo libro sulle donne, questa volta sulle italiane ma non l’ho letto perché non m’interessava.

Ogni uomo quando parla delle donne, parla della sua donna interiore, della sua Anima per dirla con Jung. Il confronto con Camilleri va tutto a tuo favore, caro Milton. Le donne di Camilleri sono quasi tutte stereotipate, sono “femmine da letto”. Lui definisce le donne come se bastasse il lato esterno (seni, gambe, capelli) per caratterizzarle e distinguerle. Le tue donne invece sono varie perché reali, si differenziano le une dalle altre perché tu hai saputo cogliere la loro diversità. Camilleri inventa donne in situazioni poco plausibili, con una fantasia più erotica che creativa; ripete (con qualche eccezione) un modello. Finisce per raccontare una sola donna. Il risultato è che il tuo libro, Milton, convince e fa riflettere mentre quello di Camilleri mostra donne ignare dalle proprie identità e ignare del mondo in cui vivono. Il tuo aiuta a vedere donne che hanno lottato e continuano a lottare per le proprie conquiste, donne che hanno lasciato un’impronta sul mondo.

Milton Fernández

«Donne pazze, sognatrici, rivoluzionarie…»

Rayuela Edizioni, 2015

15 euro

Andrea Camilleri

«Donne»

Rizzoli, 2014

17,50 euro

 

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