Ursula Le Guin, Luigi Brugnaro e Venezia

La storia di una cittadinanza onoraria (*)

Ursula-LaRosadeiVenti

1 – Ursula dalle parti di Derb

E’ il 1978 quando Ursula K. Le Guin scrive il racconto «The First Report of the Shipwrecked Foreigner to the Kadanh of Derb». In italiano sarà tradotto da Roberta Rambelli con il titolo «Prima relazione dello straniero naufragato al Kadanh di Derb» e inserito nell’antologia «La rosa dei venti» che l’Editrice Nord pubblica nel 1984 (**) e ristampa poi nel 2003. Quanto alla bellezza della scrittura (e dell’invenzione) questo breve racconto non dovrebbe essere essere riassunto ma ai fini di questo post è necessario accennare alla trama. «Prima relazione dello straniero naufragato al Kadanh di Derb» inizia così: «Ciò che tu mi chiedi, mio signore, è manifestamente impossibile. Come può una persona descrivere un mondo?». Chiarisce “lo straniero” che viene dalla Terra, «terzo pianeta di un sistema che ne ha nove». Però sembra subito smarrirsi di fronte al compito di «descrivere un mondo», lui che è un semplice «secondo ufficiale di una nave della Flotta Interstellare Terrestre». Così annuncia al Kadanh che incomincerà con una «favola» e in realtà con questa favola finirà la “relazione”. E per quattro pagine il terrestre racconta di Venezia. Può una persona «descrivere un mondo» parlando di una sola città? A voi la risposta. A mio parere Ursula Le Guin riesce nell’impresa: per quanto sia grande il Kadanh di Derb io immagino che lui resti intontito dalla bellezza di questa “favola” che intuisce essere vera, consistente come una città eppur magica come ciò che si immagina nei sogni più arditi.

 

2 – Luigi Brugnaro dalle parti di Conegliano.

 

Come si può ricostruire attraverso vari ritagli stampa accadde che il 31 settembre il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, si trovasse a Conegliano. Mentre era in fila alla Coop per rifornirsi di non meglio precisati alimenti, gli capitò fra le mani un libro con il logo «Seminar libri… negli scaffali Coop di Conegliano»: titolo «La rosa dei venti» di Ursula Le Guin. Dicono ma probabilmente non è vero che Brugnaro abbia sussultato perché in copertina gli era parso di scorgere una forma fallica. Certo è che il sindaco doveva aspettare che gli aggiustassero l’auto e avendo il cellulare rotto nell’attesa decise di guardare il libro per – come lui stesso precisò – «accertarsi che non fosse uno dei libri pericolosi da non far entrare a Venezia». (***) Aprendo il libro a caso (o forse c’era una “orecchia”, chissà) Brugnaro capitò a pagina 81 su «Prima relazione dello straniero naufragato al Kadanh di Derb». Lo lesse e lo rilesse. Poi, tornato a Venezia, chiamò il suo amico Bepi Muraro.

 

 

3 – Bepi Muraro dalle parti di Derb

Se dobbiamo credere ai successivi talk show, il dialogo fra Brugnaro e Muraro si svolse più o meno così. «Bepi, ti porto un breve racconto: leggilo e poi ne parliamo». Il giorno dopo Muraro e Brugnaro ne discussero.

«Allora Bepi?».

«Cosa vuoi sapere Luigi?».

LB – «In primo luogo: è una storia di fantasia vero?».

BM – «Sì, fantascienza».

LB – «Mi era parso… Senti a me sembra che questo terrestre esalti Venezia di fronte a un potente straniero».

BM – «Mmmm… Sì c’è dell’altro ma il succo è questo. Per me questo racconto è un canto d’amore a Venezia».

LB – «Hai detto bene. Ho un’idea in testa, poi te ne parlerò».

 

4 – Luigi Brugnaro dalle parti di Ursula

Quel che accadde poi è noto. Scoperto che Ursula Le Guin era viva, Brugnaro le assegnò la cittadinanza onoraria di Venezia «per avere con il suo racconto Prima relazione dello straniero naufragato al Kadanh di Derb elevato un canto d’amore a Venezia».

 

5 – Ursula dalle parti di Brugnaro

«Come sa, signor Brugnaro» – ha scritto poche ore fa Ursula Le Guin in una lettera aperta al sindaco di Venezia – «avevo accettato la cittadinanza onoraria della sua magnifica città che lei mi aveva offerto. E’ poi accaduto che mi hanno scritto varie persone dall’Italia per raccontarmi come lei sta vietando nelle scuole molti libri, agitando un confuso discorso di “complotti gender”, in sostanza in nome del più becero maschilismo. Così, signor sindaco, rifiuto di essere cittadina onoraria della sua poco onorevole Venezia censurata; sarò lietissima di cambiare idea… se lei farà marcia indietro sulla censura dei libri. Aggiungo che dovrebbe leggere il mio romanzo La mano sinistra delle tenebre; capirà così che fra le sue idee e le mie c’è un abisso più grande di quello che separa Venezia da Derb. E finisco con alcune parole del racconto che lei, equivocando, ha tanto apprezzato. “Se mi chiedessi di punto in bianco se desidero ritornare sulla Terra e perché risponderei – Sì, per vedere Venezia d’inverno”. Sperando di trovare un altro sindaco».

(*) Sogni e incubi: nel cuscino della notte o talvolta ad occhi aperti. Su codesto blog-bottega le persone più assidue hanno già incontrato Giovanardi redento e un leghista pentito, le borracce e Mary Starr Gelmini, il discorso più importante di Pio Laghi, un articolo di Marie Laveau e altri post che appartengono (e apertamente lo dichiarano per evitare equivoci) a un genere molto particolare: missive e articoli MAI scritti, dichiarazioni che persone “in vista” NON hanno pronunciato o pensato, cronache di avvenimenti GIAMMAI accaduti, sogni altrui e abusivi, recensioni di libri IMPOSSIBILI (un genere in cui anche Umberto Eco si dilettò), discorsi che il papa neanche sognava di fare dal balcone di san Pietro (e infatti li scriveva – sul quotidiano «il manifesto» – la teologa Adriana Zarri). La totale inattendibilità è dunque ammessa in partenza almeno nei confronti di questo contingente universo dove attualmente mi trovo e/o vi trovate anche voi. Siamo nel “cuscino della notte” (dove si aggirano desideri e incubi), nella terra degli Elfi o – se vi piace la fantascienza – in mondi paralleli. Una celebre rubrica della «Settimana enigmistica» si intitola: “Vero o falso?”. Una prospettiva simile appare pedante e limitata. Esistono altre possibilità: il verosimile e suo zio il paradosso; il silenzio che confessa e  il desiderio che nuota controcorrente; lo sberleffo e il viggio. Se non sapete cos’ è il viggio restate sintonizzati: prima o poi sarà svelato su questo blog. Non sarà per agosto e forse neppure per settembre. Magari non sarà nel 2018 o nel 2019… ma prima o poi lo saprete. Oppure me lo dirà qualcuna/o di voi. (db)

(**) Questo è l’indice dell’antologia. Tre racconti nella sezione NADIR: «L’autrice dei semi d’acacia», «La Nuova Atlantide», «Il gatto di Schrödinger». Altri tre racconti nella sezione NORD: «Due ritardi sulla Linea Nord», «SQ» e «L’obolo». Quattro racconti nel quadrante EST: «Prima relazione dello straniero naufragato al Kadanh Derb», «Il diario della rosa», «L’asino bianco» e «Il Phoenix». Ancora 4 nella sezione ZENITH: «Intracom», «L’occhio che cambia», «Labirinti», «Le vie del desiderio». Tre racconti nel quadrante OVEST: «L’arpa di Gwilan», «Malheur country» e «Ampia è l’acqua». Le ultime 3 storie sotto SUD: «Il racconto della moglie », «Alcuni aspetti del problema della scarsità di tempo» e «Sur» (che probabilmente chi frequenta codesta “bottega” ricorda di avere incontrato: qui Scor-data: 19 febbraio 1910).

(***) Se non sapete cosa sta facendo Brugnaro… guardate qui Ci manca(va) un venerdì- 43 oppure qui Venezia, che schifo – 2.

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • Ahahahagaggagaga sicuramente Ursula avrebbe consigliato a Brugnaro una bellissima vacanza su Anarres… gli avrebbe fatto capire alcune cose… anche se non credo… non si cava sangue dalle mura…. la tristezza è che la gente l’ha votato e con buona maggioranza, con chiaramente indicato nel programma elettorale la censura dei libri gender fortemente voluti come libri di testo dall’assessore alla cultura Camilla Seibezzi (PD) e con la promessa che non avrebbe licenziato i lavoratori delle fabbriche. Il secondo punto non è stato effettuato con grande contentezza della classe imprenditoriale che l’ha votato. E il primo invece riuscito, con grande gioia dei solerti genitori e del MOIGE. Senza di loro, questo paese sarebbe un inferno peggiore di quello che giá si presenta. È proprio vero. La democrazia è la dittatura dei cavalli saggi, come ben racconta Jonathan Swift ne “I viaggi di Gulliver”

  • ahahahaha!!!
    Applaudo e condivido

  • Francesco Masala

    solo i pazzi rinuncerebbero alla cittadinanza onoraria di Venezia, ma chi rinuncia alla cittadinanza onoraria di Venezia (della Venezia di oggi) non è pazzo, anzi…

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