Usa: il linciaggio è un reato?

Approvato (da pochi giorni) «The Emmett Till Antilynching Act»

di Gianluca Cicinelli

Accade anche ai più smaliziati di restare sorpresi, proprio quando pensi che le brutture (e le stranezze) della vita le hai viste tutte. Rileggo il giornale, guardo la data, penso che sto leggendo una copia del 1959 ma c’è poco da fare: la data è 28 febbraio 2020. La notizia riportata è che Senato e Camera Usa hanno dichiarato reato federale il linciaggio. Ma ancora non è applicabile, perchè per renderlo davvero un reato punibile manca la firma del presidente Donald Trump.

Immagino che anche voi, come me, pensavate fosse – da tempo – un reato: come è possibile che il linciaggio non lo sia? Scopro invece che ci sono voluti 140 anni e molti tentativi falliti per arrivare a questo risultato.

Ho sempre guardato agli Usa con sentimento duplice: molti miei parenti “terroni” hanno trovato là il benessere che non c’era (non c’è nemmeno oggi) nel Molise da cui proviene la mia famiglia. Un approdo dunque… Ma dove il prezzo da pagare è molto alto. L’idea del “sogno americano” – o dei “liberatori” – ci ha a lungo impedito di guardare a quella federazione di Stati per quello che è: un coacervo di contraddizioni talvolta antisociali e disumane che forse ci sono apparse chiare soltanto con l’elezione di Trump a presidente…. “Esportazioni di democrazia” a parte, come ben sanno coreani, vietnamiti, iracheni, afgani e molti altri popoli della Terra. Solo con l’elezione di Trump però il contadino del Wisconsin è diventato protagonista delle immagini a cui molti di noi associano di solito gli Usa: New York, la California, Washington, la beat generation, le grandi marce antirazziste di Luther King, il movimento contro la guerra in Vietnam, Abby Hoffman, la controcultura e potremmo continuare. Alla fine però anche chi è sempre stato critico verso l’equazione «Usa=democrazia» sembra comunque aver sopravvalutato la capacità dell’America migliore di vaccinarsi contro il razzismo e l’ingiustizia palese; contro «l’Amerika» come scrive db su codesto blog.

L’esempio viene proprio dai circa 200 – sì duecento – tentativi falliti delle Camere statunitensi di approvare una legge contro il linciaggio.

La legge ora si chiama «The Emmett Till Antilynching Act», in onore a Emmett Till, un ragazzo afroamericano di 14 anni linciato per odio razziale nel 1955 in Mississippi, dove si era recato a trovare i parenti (*).

Secondo le stime portate in aula dalla senatrice democratica Kamala Harris, tenace e principale sostenitrice della legge approvata, fra il 1882 e il 1968 negli Usa si sono consumati 5mila linciaggi, nella maggior parte dei casi contro persone di colore; e nel 99% dei casi i responsabili non hanno avuto alcuna consegunza penale.

Stavolta non dovrebbero esserci ostacoli alla firma finale del Presidente (o sì?) e subito dopo tutte le violenze o le uccisioni compiute «da due o più individui» per motivi razziali, etnici e religiosi saranno puniti con pene fino all’ergastolo. Il provvedimento riguarda anche i linciaggi perpetrati sulla base di discriminazioni di genere, orientamenti sessuali, disabilità.

Come dicevamo le vittime di colore sono storicamente la maggior parte ma non le sole. Un capitolo riguarda in particolare gli immigrati italiani, come per quella che è conosciuta (ma da quanti?) come la strage di New Orleans. Era il 14 marzo 1891 quando 11 siciliani furono linciati dalla folla inferocita: erano stati accusati con prove palesemente false di aver ucciso un americano e 8 degli 11 arrestati vennero assolti. Furono però trattenuti in carcere e nel frattempo una folla che alcune cronache dell’epoca valutano in 3mila persone (o addirittura in 20mila) si radunò sotto la prigione. Furono “presi” : 2 impiccati e 9 uccisi a colpi di fucile. Soltanto nel 2019 – cioè 128 anni dopo – l’amministrazione comunale di New Orleans fece le sue scuse ufficiali alla comunità di origine italiana.

Negli anni della Guerra Fredda, mentre continuavano le azioni del Ku Klux Klan contro i neri e le minoranze, l’Fbi si preoccupò più di possibili connessioni comuniste fra i gruppi nati per contrastare le azioni di linciaggio che degli stessi linciaggi.

Come si sa una vittima di questo accanimento fu Albert Einstein, che venne fatto passare per comunista soltanto per aver aderito all’American Crusade Against Lynching.

Finchè a capo dell’Fbi restò John Edgar Hoover, noto per l’ostilità (a dir poco) contro i movimenti per i diritti civili e i suoi attivisti, gli organi di governo degli Stati Uniti non esercitarono alcuna operazione di repressione verso i linciaggi.

Adesso, quasi all’unamità, è stata approvata una legge. Con 50 – o forse 150 – anni di ritardo.

(*) vedi Emmett Till, gli cercarono l’anima a forza di botte

 

ciuoti

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