«Uscire dal gregge»

 «Carneade, chi era costui?» è una delle frasi più famose della letteratura italiana. Il convertito Manzoni non ci spiega come mai don Abbondio stia pensando a questo filosofo scettico messo al bando perché “turbava” i giovani. Accadde nel 155 ev, ovvero dell’era volgare. Adottare questa datazione invece che dC (dopo Cristo) rappresenta una scelta insolita, almeno nell’Italia dei papi e dei baciapile. E’ la scelta di Raffaele Carcano e Adele Orioli che accennano a Carneade e ad altri perseguitati per motivi religiosi nei primi secoli dell’ev quasi all’inizio del libro che reca il neutro sotto-titolo «Storie di conversioni, battesimi, apostasie e sbattezzi» ma ostenta un ben più polemico e azzeccato titolo:«Uscire dal gregge» (Luca Sossella editore, 320 pagine per 14 euri).

L’introduzione si apre con una domanda interessante: «dove avete trovato questo libro?». Perché «la sorte dei libri che presentano punti di vista non religiosi» è bizzarra e catalogarli risulta scomodo anche per i bibliotecari. Non è certo un pamphlet religioso, piuttosto un appassionante saggio storico capace anche (o soprattutto) di una riflessione politica sull’oggi.

Il primo passaggio concettuale di «Uscire dal gregge» è spiegare come la religione di un popolo sia scelta dal re (da chi comanda insomma). Accade anche oggi. Ci sono piccole eccezioni ma spesso solo apparenti: per esempio negli Usa vi è chi muta religione (all’interno del cristianesimo) perché si sposta da uno Stato a maggioranza cattolica a uno protestante, appunto adeguandosi al “re” di turno.

Chiarito che il diritto (per chi lo desidera) a credere non è in discussione ma che dovrebbe essere garantita a ognuno la libera scelta (di non entrare, di uscire, di cercarsi un altro gregge, di non averne alcuno) Carcano e Orioli raccontano – con precisione sempre unita a una piacevole scrittura – come iniziano e dove portano le imposizioni religiose. I primi libri finiti al rogo pare siano quelli di Anassagora del 432 aC (o meglio aev). Da perseguitati i cristiani diventano padroni e poi persecutori con Costantino che combina «l’intolleranza politica e quella religiosa». In base a una sola citazione (oltretutto quasi nascosta nei Vangeli) sul «dare a dio… e a Cesare» si costruisce un’alleanza di ferro: il primo a identificare la Chiesa con dio e Cesare tout court con lo Stato è Osio di Cordova, già consigliere di Costantino, nel 356.

Saltando avanti e indietro nel tempo «Uscire dal gregge» racconta come nascono il pedo-battesimo, il Limbo (oggi quasi negletto) e il Purgatorio, cosa c’è dietro ai nomi; ma anche i continui dietro-front della Chiesa di Roma. «La fede come tale è sempre identica» sostiene Ratzinger: nulla di più falso. Agostino per esempio muta nel profondo il cristianesimo. L’ascesa al trono di Teodosio (nel 379) imprime alla storia un’impressionante svolta verso la repressione religiosa o meglio di chiunque non sia allineato con il papato. Sempre più il battesimo è imposto ai neonati (prima non era così); si forzano le conversioni; si teorizza che l’uccisione di un non cristiano è un «malicidio», cioè un mezzo per estirpare il male, piuttosto che un omicidio. Inizia la persecuzione di bestemmiatori e omosessuali («mai colpiti da leggi punitive nel mondo classico») che alcuni – come il devoto imperatore Giustiniano – ritengono da mettere a morte. La caccia agli eretici (sotto cui è facile collocare ogni dissenso) prenderà poi la forma dell’Inquisizione: delazioni, torture, roghi, confische dei beni.

Al contrario di quanto detto (proprio in questo 2009 ev) con solennità da Ratzinger, non è il nichilismo-totalitarismo ad avere portato nel ‘900 a disumanizzare gli esseri umani: i roghi ma anche le tecniche orwelliane (dal riscrivere la storia alle confessioni pubbliche e allo spionaggio di massa) vengono proprio dall’Inquisizione. La pretesa partecipazione dei cattolici alla creazione di un’Europa libera e laica non è mai esistita: da un Pio VI che in una enciclica del 1791 scrive «quale stoltezza maggiore può immaginarsi quanto ritenere tutti gli uomini uguali e liberi» a un Pio IX che definisce il suffragio universale «una piaga distruttrice dell’ordine sociale», a tanti altri talvolta Pii nei nomi (nei fatti mai pii) purtroppo c’è solo l’imbarazzo della scelta nel raccontare di una Chiesa cattolica sempre dalla parte sbagliata per quel che riguarda i diritti. Il 13 maggio 2007 in Brasile, Ratzinger dichiara che «l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un’alienazione delle culture precolombiane né fu un’imposizione di una cultura straniera». Montagne di documenti e di morti certificano il contrario. Rispetto alle menzogne offensive dell’ultimo papa qualcuno obietterà che il penultimo…. Differenze vi sono ma attenzione: come notano Carcano e Orioli, in molte occasioni «Giovanni Paolo II chiese perdono a Dio (non alle vittime) per le colpe commesse “dai figli della Chiesa” non dalla Chiesa che non può ammettere di sbagliare perché si ritiene “infallibilmente conservata nella verità”».

Fra le storie più vicine a noi, ma già dimenticate, impressionante è quella dei «concubini di Prato» che, offesi dal vescovo per la decisione di sposarsi solo in Comune, lo denunciano ma alla fine perdono il processo perché i giudici decidono che in quanto battezzati sono «sudditi» della Chiesa. Discutibile ma… ecco il senso dello sbattezzo, cancellarsi dal rito che segna un’appartenenza nella quale molti non credono. Sbattezzarsi era tecnicamente impossibile finché, grazie alla nuova legge sulla privacy, si trova il grimaldello: chiedere la modifica dei dati «sensibili». Nel ’99 il garante della privacy ammette: «è giusto che i registri testimonino l’avvenuto mutamento di volontà». Fioccano le richieste di «sbattezzo» e la Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) mette in difficoltà le parrocchie che nicchiano. Gli ultimi paragrafi di «Uscire dal gregge» raccontano questa interminabile «partita a scacchi» e spiegano che fare concretamente.

Nel libro c’è molto di più. Si racconta di altri Paesi europei e della vera laicità; si indaga su alcuni significativi deliri statistici italiani sia a livello nazionale che locale (Cagliari, Imola e Rimini in testa); si ricorda un’uscita particolarmente bigotta di Sergio Cofferati; si fotografa il tipico (tanto tipico non è) «incredulo»; si polemizza su certe interpretazioni del multi-culturalisno; si accenna a come gli «apostati» cercano di uscire anche da ebraismo e Islam.

Pur se si schierano con nettezza, Carcano e Orioli non insultano e neppure si lasciano andare a irriverenze. Salvo forse in due citazioni: un macigno dei Pink Floyd («Sheep» nell’album «Animals») e un’esilarante sonetto di Trilussa dove «la pupa» viene battezzata Anarchia… Certo nell’Italia dei Buttiglione e dei Rutelli qualcuno potrebbe considerare satanesca pure la battutina di Eduardo De Filippo (in «Gli esami non finiscono mai»): «Gesù Cristo si fece battezzare a 30 anni: perché tanta fretta per i figli miei?».

Questa mia recensione è uscita sul quotidiano «Liberazione» il 6 ottobre 2009.

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