Val D’Agri, terra di velENI – 8 domande

Qualche giorno prima di Ferragosto secondo “Il fatto quotidiano” (*) i legali di Eni avrebbero chiesto ai giudici di patteggiare sullo sversamento nel sottosuolo di oltre 400 tonnellate di greggio proveniente dal Centro Oli di Viggiano – in sigla è Cova – vicino a Potenza. L’impianto era fermo dal 18 aprile (per decisione del presidente della Regione Basilicata, Marcelo Pittella) ma il 17 luglio – dopo 90 giorni – la Regione Basilicata ha autorizzato la rimessa in moto degli impianti. Rimangono molte domande senza risposta, come si può leggere nel comunicato – del 3 agosto- dell’Osservatorio Popolare della Val D’Agri che potete leggere qui sotto. [db]

8 domande sul futuro della Val D’Agri, terra di velENI

Dopo l’incidente al COVA restano gli interrogativi sui rischi ambientali e sanitari. Le comunità residenti inviano agli enti preposti una lista di domande su cui pretendono riscontro: “la Regione ha il dovere di risponderci”.
A poche settimane dalla riapertura del COVA di Viggiano, scattata a soli tre mesi dalla sospensione delle attività disposta dall’autorità regionale a seguito dell’incidente che ha portato allo sversamento di 400 tonnellate di greggio nei terreni adiacenti l’impianto, l’Osservatorio Popolare della Val d’Agri ha organizzato un incontro di discussione ed informazione aperto alla cittadinanza sulla situazione attuale del territorio, sulle responsabilità dell’accaduto e sui rischi ambientali e sanitari che permangono. L’iniziativa, tenutasi il 2 agosto nel comune di Moliterno presso i locali della Biblioteca comunale, ha posto sul tavolo alcune importanti questioni, sotto forma di quesiti diretti agli enti pubblici preposti alla tutela del territori e della salute pubblica, sulle quali i cittadini hanno bisogno di risposte. Le preoccupazioni della cittadinanza si concentrano in particolare sulla mancata osservanza di tutte le misure cautelative necessarie a garantire la piena tutela dei diritti alla salute e alla salubrità ambientale. Nello specifico, leggendo gli atti della Regione Basilicata riguardanti l’incidente avvenuto presso il COVA ed in particolare la delibera n.733 del 17 luglio scorso, riguardante la riapertura dell’impianto, numerose sono le incongruenze e le contraddizioni riscontrabili nel testo.

Ecco le domande per cui i cittadini della Val D’Agri chiedono risposta:

  1. (IN)TEMPESTIVO INTERVENTO

Perché ci sono voluti BEN tre mesi per chiudere il COVA (mentre continuavano ad affluire barili e barili di petrolio ogni giorno dai pozzi ai serbatoi bucati) e SOLO tre mesi (senza adeguata bonifica) per riaprirlo?

  1. RIAPERTURA ANTICIPATA

Come mai si è deliberata la riapertura del COVA anche se a quantità di petrolio sversata è di 400 tonnellate e al momento della riapertura (come si legge nella relazione di accompagnamento) “sono stati recuperate circa 290 tonnellate di prodotto contaminato” soltanto? Da quale ente e in che modo è stato verificato tale dato?

  1. QUESTIONE DI DIAMETRO

Se è vero, come si legge nei documenti presentati dall’ENI, che il foro sul serbatoio era pari a 24 mm, quanto tempo c’è voluto affinché ENI se ne accorgesse e ne desse notizie, calcolando che la perdita complessiva dichiarata dall’impresa è di 400 tonnellate?

  1. MESSA IN SICUREZZA?

Come mai si è deciso di riaprire il COVA a lavori non terminati, visto che “l’installazione del doppio fondo sui serbatoi di stoccaggio olio è programmata entro il prossimo agosto 2017”? E gli altri due serbatoi saranno adeguati? Quando? Perché non immediatamente e contestualmente alla riparazione e all’adeguamento del serbatoio forato?

  1. E LE CONDOTTE?

C’è certezza del fatto che siano solo i serbatoi a destare allarme oppure andrebbero controllate anche le condotte dai pozzi al COVA e dal COVA a Taranto? Da quanto tempo non viene verificato lo stato delle tubature?

  1. INCIDENTE (IR)RILEVANTE

Perchè non si sono attivate le procedure di sicurezza per gli incidenti rilevanti, nonostante sia fatta menzione nella su citata delibera n.733 che il Ministero dell’Ambiente ha comunicato che “sussistono i presupposti per considerare l’emissione di idrocarburi riscontrata nello stabilimento quale incidente rilevante”?

  1. BONIFICA INTEGRALE DEI LUOGHI

Per la Regione Basilicata e per l’ENI le procedure di bonifica sono già state effettuate con successo. Ma è tecnicamente possibile non solo drenare tutto il greggio disperso nell’ambiente ma addirittura bonificare integralmente l’area interessata in meno di tre mesi? Quali analisi specifiche sono state condotte per affermare che la bonifica è avvenuta? Quali matrici ambientali sono state analizzate e con quali risultati? E cosa hanno da dire gli enti preposti circa la salubrità delle acque potabili e l’affidabilità dei controlli?

  1. MAGISTRATURA

La magistratura avrà avviato o no le dovute verifiche circa l’esistenza di condotte dolose o colpose da parte di ENI per l’incidente e gli evidenti ritardi nell’ammetterlo?

Su queste domande l’Osservatorio Popolare della Val D’Agri chiede alla Regione Basilicata, agli enti democratici di prossimità e agli altri enti di controllo immediate ed effettive risposte, rendendosi disponibile a ogni possibile occasione di confronto.

OSSERVATORIO POPOLARE DELLA VAL D’AGRI

(*) Inquinamento in Lucania: l’Eni chiede di patteggiare – Il Fatto Quotidiano

Redazione
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