Valerio Magrelli: «Se amore è la distanza che ci chiama»

103esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)

Se amore è la distanza che ci chiama

 

Pare che la parola greca per «bellezza»

provenga dal verbo «chiamare».

Se la prima condizione della felicità

sta nel bisogno di essere strappati a noi stessi,

«portami con te» vuol dire allora:

«toglimi via da me».

 

Matrice

 

Ti guardo, cerco di guardarti dentro,

come se mi sporgessi su un abisso.

Mi affaccio al parapetto e guardo giú

in fondo al tuo silenzio, mentre leggi

in una lontananza irraggiungibile.

Vorrei stare con te lí in basso, invece

resto inchiodato a questo ponticello

atterrito e remoto, separato,

legato alla vertigine che amo,

se amore è la distanza che ci chiama

e insieme la paura di varcarla.

[da «Il sangue amaro»]

 

(*) Ricordo che qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 3 o 4 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • sergio falcone

    Molto legato a Uoltar Veltroni e alla Sinistra abdicataria, egli sentenzia, saccenzia, pontifica e sputa sul dadaismo e le avanguardie in genere. Insopportabile.

  • sardella sandro

    con la puzza al naso per la straripante poesia di Alda Merini .. non ti dico il Nobel a
    Bob Dylan … nella sua bravura di classe sa un poco di sacrestia .. un cardinale della
    poesia .. preferisce l’incenso accademico alle fragranti puzze della strada .. della vita
    .. non ama l’imprevisto di uno sbarco nel suo poetico orto ……….

  • A chi tanto e a chi gnente!

    Da quanno che dà segni de pazzia,
    povero Meo! fa pena! È diventato
    pallido, secco secco, allampanato,
    robba che se lo vedi scappi via!

    Er dottore m’ha detto: – È ‘na mania
    che nun se pò guarì: lui s’è affissato
    d’esse un poeta, d’esse un letterato,
    ch’è la cosa più peggio che ce sia!

    Dice ch’er gran talento è stato quello
    che j’ha scombussolato un po’ la mente
    pe’ via de lo sviluppo der cervello…
    Povero Meo! Se invece d’esse matto
    fosse rimasto scemo solamente,
    chi sa che nome se sarebbe fatto!

    Trilussa

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