«Vaticano, olocausto e fascismi»

Recensione di Laura Tussi (*) al libro curato da Daniele Barbieri e Peter Gorenflos

«Vaticano Olocausto e fascismi» (**) è il proseguimento-ampliamento di un libro storicamente importante «Con Dio e con i fascisti» di Karlheinz Deschner – tradotto in italiano con decenni di ritardo- con materiali di varia natura: in primo luogo dai contributi scritti per l’omonimo convegno romano (***) con l’analisi di aspetti psicologici, sociali e culturali legati al nazifascismo (tre dei quali non riconducibili all’Olocausto: religione come nevrosi, l’oppressione della donna e la libertà di propaganda per l’ateismo). Ci sono poi ricerche specifiche sulle aree geografiche in cui si è verificata una collaborazione tra Chiesa e nazifascismo, come il Paese Basco all’epoca di Franco, la Francia di Vichy e un riferimento a storie più recenti di complicità vaticana con regimi dittatoriali, come nell’Argentina di Videla e dei desaparecidos.

Nel trattato «Con Dio e con i fascisti» Deschner ricordava che l’appoggio del papa al fascismo italiano fu già chiaro nei giorni della marcia su Roma, quando il Vaticano esortò le proprie gerarchie a non identificarsi con il Partito Cattolico che all’epoca era avverso ai fascisti. Inoltre Deschner documentava che anche il successore di Pio XII coprì la politica collaborazionista di papa Pacelli verso Hitler, Mussolini e Francisco Franco.

Dunque sono molte ragioni per diffondere il vecchio testo di Deschner ma anche per ampliare il discorso come fa «Vaticano, Olocausto e fascismi». Infatti grazie alla massiccia opera di disinformazione compiuta dai media e da intellettuali compiacenti, cresce il numero di persone convinte che la Chiesa cattolica si sarebbe opposta se non al fascismo, almeno al nazismo, cercando di salvare il maggior numero di ebrei. «E’ una leggenda che però va prendendo piede quanto più ci si allontana da quegli avvenimenti e vengono meno i testimoni diretti delle responsabilità vaticane» scrive Daniele Barbieri. Il Vaticano sostenne Hitler ma dopo il 1945 – mentre in silenzio favoriva la fuga di molti gerarchi nazisti – iniziò a sostenere di essersi opposto al nazismo, riappropriandosi della memoria di quei pochi religiosi che veramente si schierarono contro Hitler, pagando anche con la vita, e che erano stati abbandonati dalle gerarchie nazionali e vaticane.

Non è solo necessario ristabilire la verità storica, ma anche il diritto della Chiesa e di ogni altra religione istituzionalizzata di avere una sorta di immunità per negare la trasparenza degli eventi. Ogni tanto il Vaticano sostiene che sta per aprire tutti i suoi archivi contenenti materiali e documenti sulla Seconda Guerra Mondiale ma poi non lo fa. E anche la Chiesa argentina annuncia che renderà accessibili gli archivi riguardanti gli anni della dittatura militare ma per ora non lo ha fatto. Ma questi annunci sono menzogneri. Infatti lo Ior è sempre complice nel finanziare le guerre nel mondo. La pedofilia viene tuttora nascosta e difesa. Il Vaticano continua a difendere e ampliare i suoi privilegi giuridici e materiali. Non si vedono dunque fatti concreti che facciano pensare a un reale pentimento della Chiesa per le complicità del passato con il nazifascismo e con i tanti regimi dittatoriali, sostenuti in quanto anticomunisti. Il Vaticano dopo oltre settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non apre ancora i propri archivi e questo fa pensare che ci siano molti misfatti e errori da nascondere.

(*) pubblicata su «A rivista anarchica»

(**) Edito da Roberto Massari con testi di Daniele Barbieri, Guido Caldiron, Fabio Casalini, Jean Cotereau, Javier Dronda Martínez, Peter Gorenflos, Fritz Erik Hoevels, Yeshayahu Andrej Jelinek, Alexander Korb, Hyam Maccoby, Maria Mantello, Roberto Massari, Simone Mosch, Federico Piccirillo, Sandro Portelli, Roberto Savio, Frank-Rainer Schurich, Dirk Verhofstadt.

(***) cfr «Con Dio e con i fascisti»

Redazione
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Un commento

  • «La nostra storia non è la vostra storia»
    comunicato di Gherush92 Committee for Human Rights
    Assistiamo attoniti, ma impavidi non tacciamo, alla visita del Papa al Memoriale della Shoah di Bratislava. Senza memoria, egli ha voluto ricordare le vittime del nazismo, tacendo le dirette responsabilità dei cattolici nello sterminio degli Ebrei in Slovacchia; cattolici che lui stesso rappresenta.
    La retorica del discorso, che fa leva sui buoni sentimenti e sull’ignoranza, racconta come altro da sé i funesti eventi della Seconda Guerra Mondiale, manipolando la Storia.
    “Cari fratelli e sorelle, la vostra storia è la nostra storia, i vostri dolori sono i nostri dolori”, scandisce il Pontefice “nella follia dell’odio, durante la seconda guerra mondiale, più di centomila ebrei slovacchi furono uccisi”.
    Qui è la declinazione impersonale, la forma passiva, che rigettiamo; è la condanna di altri, salvando se stessi che rifiutiamo; è la disonorante assimilazione delle vittime ai carnefici che respingiamo insieme alla generica condanna – perché priva di contenuto e di ravvedimento – di “ogni forma di antisemitismo”.
    La dittatura di Jozef Tiso, prete cattolico collaboratore di Hitler, è storia nota. Tiso si alleò con i nazisti e provocò la catastrofe per gli Ebrei. Il 9 settembre cadeva l’ottantesimo anniversario dell’enunciazione del “Codice ebraico” (Židovský kódex) che nel 1941 priva gli Ebrei dei propri diritti civili: sono circa 300 norme che, in buona parte, ricopiano le leggi antisemite della Germania nazista. Ne seguì l’orrore delle persecuzioni.
    Le persone di buona volontà, che desiderino condannare l’antisemitismo, ne denuncino i responsabili, senza mistificazioni ed omissioni. Questa è la teshuvà.
    Gherush92 Committee for Human Rights (Bologna)

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