Vento, razza e paura

di Chief Joseph … o se preferite Hinmaton Yalaktit (*)

Marco Aime, antropologo e scrittore – con il libro “La macchia della razza – Storie di ordinaria discriminazione” – scrive un’immaginaria lettera a Dragan, un bambino rom. Gli spiega che dovrà fornire le sue impronte, dovrà essere schedato, come tutti gli stranieri che invadono il nostro Paese… E’ un testo che fa riflettere perché Aime ci mette in guardia contro un’insensata paura dell’Altro che sta intimamente cambiando non solo noi stessi ma anche la nostra cultura. La vignetta “E se si alza il vento…” è una libera interpretazione del filo conduttore del libro di Aime.

(*) Capo Giuseppe, in inglese  Chief Joseph (1840-1904) è stato una guida (militare e spirituale) dei Nasi Forati, un popolo nativo americano. Si chiamava in realtà Hinmaton Yalaktit, che in lingua niimiipuutímt significa Tuono che rotola dalla montagna.

 

Redazione
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3 commenti

  • VIRGINIA VIANELLO

    Fuorviante. L’antropologo dovrebbe essere a conoscenza che l’invasione degli europei produsse un gran danno ai popoli dell’America del Nord.

  • Capo Giuseppe non spreca mai le parole. Meno male! Significa che un secondo prima di innestare la parola, pensa.
    La “banalità del male” si identifica anche con la “banalità del verbo” e di questi tempi: quante parole sono gettate nel vento? Demagogia, mistificazione, comunicazione subliminale sono le cartucce che quotidianamente il potere spara nelle nostre zucche -addolcendole o anestetizzandole attraverso la concessione/fruizione delle merci- semplicemente per detenere il comando e governare affermando la supremazia del mercato; ovvero: per imporre la dittatura della plutocrazia che sarà rovinosa per il genere umano. A meno che……! Il popolo, i diseredati, i proletari non si trasformino “gramscianamente” nel principe che governa nell’interesse collettivo. Oppure, in Capo-Giuseppe capace di un altro sentire, di un’altra visione. Michele Licheri

  • susanna sinigaglia

    ‘sta storia della “paura dell’Altro” non mi convince proprio. per me non è paura, è egoismo esasperato che scivola pericolosamente verso la disumanizzazione, non paura, dell’altro e il razzismo. ciao

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