Vi canterò dell’epico scontro fra Cometto e Hogan

Quasi nello stile di Omero (o di un altro greco cieco che si chiamava come lui) db va a narrarvi della “tenzone” fra i racconti riuniti in «Heptadron» e il romanzone «Entoverse»

Ricordate l’inizio dell’Iliade? Il “pelide Achille” e gli infiniti lutti. Muoiono uno alla volta sotto i riflettori oppure a grappoli (i non VIP) nell’ombra.

Ecco mi piacerebbe – ma solo per fare una cosa diiiiiiiiiiiiiversa , eh – recensire l’antologia «Heptadron» di Maurizio Cometto ed «Entoverse» di James Hogan come fosse il duellone fra Ettore e Achille o una cosa del genere.

Come dite? Non si può? In effetti non pare leale far duellare un romanzo (Urania: 9,90 euri per 510 pagine nella traduzione di Marcello Jatosti) in edicola contro “hepta” cioè 7 racconti (Acheron: 106 pagine per 10 euri) in libreria. E poi è fantascienza contro fantastico: non è cosa che. E poi-poi un vecchio anglo-tedesco-irlandese contro un giovin piemontese doc… ma via.

Però-peron-porompompero-però: invece Achille cioè un «piè veloce», semidio e invulnerabile (tallone escluso) contro il quasi coraggioso ma umano, forse troppo umano Ettore a voi sembrava “par condicio”?

Per non farla troppo lunga vi riassumo che nella mia idilliaca “Iliade martediana” dopo aver a lungo “cozzato” Hogan e Cometto si accordano. Niente duello all’ultimo sangue – oh, diva – perché fra i libri letti da db (come nel multiverso?) c’è spazio per brevi, quasi vegani, racconti ma anche per ridoooooodanti, auto-abboffanti romanzi purché gli uni e gli altri siano ben scritti, come in questo caso.

Vado allora con le recensioni tradizionali. Ma a-t-t-e-n-z-i-o-n-e: con un piccolo supplemento (da versare sul mio solito conto alle Bahamas) vi mando una versione dello scontro Cometto-Hogan in esametri dattilici.

«ENTOVERSE»

Nella nuova collana trimestrale Jumbo, Urania spedisce in edicola il quarto capitolo del “ciclo dei Giganti” di James Hogan del quale già Clau d’io (*) ben disse in “bottega”. A parte gli eccessi iniziali di infodump (**) è ottima fantascienza hard, ben scritta. Per sapere cos’è l’Entoverse dovete arrivare a pagina 350; per intravedere se la storia d’amore e/o sesso fra Victor e Gina quaglierà… vi tocca aspettare 7 righe dalla fine. C’è tutto, perfino le torte in faccia (giuro) e le armi dei soldati che si trasformano «in trombette di carnevale e bastoncini di zucchero». E alla fine arriva una specie di “settimo cavalleggeri” ma in forma di angeli (lo ri-giuro): grande è l’ironia sopra e sotto i cieli, dunque la situazione è eccellente. Stimolante la confusione fra illusioni e realtà; ben citati Dirac, Planck e soci. C’è una delle più singolari e impreviste invasioni aliene (è concesso un sogghigno soltanto a chi conosce bene i racconti di Sheckley). Interessanti i dubbi di Gina su Gesù – da che parte stava? – e meno convincenti alcune sue idee politiche. A proposito «se Dio fosse un progressista» come sarebbero scritti quei famosi Dieci precetti? (***)

«HEPTADRON» (A RISCHIO SPOT?)

A essere onesti MC – cioè Maurizio Cometto – è molto amato qui in “bottega” (ma anche fuori) e dunque potete dubitare della mia oggettività: del resto non essendo io un sasso sarei comunque soggettivo. Nei racconti di «Heptadron» oscilla fra il suo meglio e il suo “quasi meglio” senza scivolare nel “peggio” perché di lui non si conoscono testi brutti. Tanto è ridondante il suddetto Hogan quanto MC snellisce, taglia, lavora di movimenti minimi. Ma sconvolge anche così, anzi forse di più. Se nel mondo reale per terremotare occorrono un bel po’ di casini (misurabili in Richter o in Mercalli-Cancani Sieberg) in letteratura – o dalle parti dell’animo umano – il finimondo arriva spesso per un dettaglio. Se vi va potete chiamarla “scala Buzzati” (immagino che MC faccia cenno di sì con la testa). Così è nella sedicesima tappa di un certo Tour de France. Addirittura per Luca «il lato nascosto» inizia a svelarsi con alcuni operai al lavoro in un incrocio stradale. «Il lato perduto» è nei gatti… che telefonano (vedi copertina) e in una strana cantilena. Non poteva mancare la magica Magniverne – sempre cara a MC – dove il lato più oscuro, ovvero il sottile confine fra vita e morte, è un giochino o il semplice «schioccare le nocche». Perfino nel «lato luminoso» – cioè il racconto «La tierra blanca» (****) – gli effetti speciali sono qb e persino meno. Il racconto «Insonnia» – ovvero «il lato geometrico» – è particolarmente consigliato a chi la sera s/conta le pecore. Ovviamente c’è musica nel «lato ipnotico»: Stevie Wonder, Beach Boys, The Who, Led Zeppelin e mooooooolto altro. Io li ho amati tutti e 7.

DUE NON PARTICOLARMENTE MERITEVOLI

Segnalo che Urania ha mandato in edicola anche «Supernova» di C. A. Higgins (nella traduzione di Lia Tomasich) e il quasi centenario – è del 1922 – «La ragazza nell’atomo d’oro» di Ray Cummings (tradotto da Roberta Rambelli).

Il primo ha valore storico ma è invecchiato nello stile e dà l’impressione (errata ovviamente … ma pesano 96 anni di scopiazzamenti) di un “deja vu”.

Quanto alla signora che si firma A. Higgins la mia seconda impressione è identica alla prima; e cito (*****): «la prima impressione è che la Higgins senza nome scriva benino ma che questa trama sia debole, dunque lei allunghi il “brodo” un po’ troppo». 

NELL’IMMAGINE «La furia di Achille» di François-Léon Benouville.

(*) cfr «Fantascienza pura»: lo dice Isaac: recensione/trappola di Clau d’Io alla trilogia di James Hogan intitolata LE STELLE DEI GIGANTI ovvero «Lo scheletro impossibile» del 1977, «Chi c’era prima di noi» del 1978 e «La stella dei giganti» del 1981.

(**) se non sapete cos’è l’infodump occhieggiate qui Come si scrive fantascienza – 8: come evitare l’infodump e/o Come si scrive fantascienza – 7: esempi di infodump. E se per caso vi state chiedendo quando torna Giulia Abbate… beh sono con voi.

(***) mi torna in mente che una sera/notte – “Twilight Zone” circa – io e Riccardo Mancini avevamo deciso di riscrivere i 10 comandamenti in un diverso contesto: il tipo con la barba bianca sarebbe stato un ebreo tedesco comunista di nome Karl mentre nella parte di Mosè eravamo indecisi fra Philip Dick e Theodore Sturgeon (“Rik, è ovvio che Ursula non accetterebbe”). Se la memoria non mi tradisce verso l’alba stavamo ancora litigando e andammo entrambi al lavoro in stato “alterato” da qualche spinello, molte cazzaronate e zero sonno.

(****) forse non dovrei dirvelo ma lo trovate anche in bottega: La Tierra Blanca.

(*****) qui la recensione a «Senza luce» Marte2, cioè un Marte-dì per due

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Piccolo “best of” di Cometto.
    Ci sarebbero potuti stare altri dieci racconti e il best of sarebbe stato più esaustivo.
    Nemmeno io sono molto oggettivo per vari motivi, ma la grandezza di Cometto non si discute.
    Segnalo (penso sia giusto) la scarsa professionalità di chi, e non ho idea di chi sia, ha steso una quarta di copertina involontariamente comica: vogliamo imparare che fare libri non è cosa da tutti e anche la redazione è un’arte?
    Consigliato a tutti tutti tutti. Se non avete idea di quale bomboniera regalare per il vostro matrimonio, questo libro è il classico coniglio nel cappello.
    Accatatevillo!

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