Vi scrivo da un ingorgo del 2036

  Dagli anni ’70 ci promettono tecnologie per auto più sicure. E se il problema non fosse lì? Con l’aiuto della fantascienza sbirciamo qualche futuro possibile (*)

 

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Dice la pubblicità che Model S «è progettata per essere la berlina più sicura ed entusiasmante su strada. Grazie al powertrain elettrico Tesla». Insomma «è accessoriata con il sistema Pilota automatico, progettato per rendere i tuoi viaggi in autostrada più rilassanti e sicuri». Da un paio di giorni però molti ne dubitano. In sintesi, la notizia: primo incidente mortale su una Tesla Model S dotata di Autopilot. A maggio un uomo è morto a Williston, in Florida, per lo scontro della sua Tesla con un mezzo pesante. Lo ha riferito la Tesla in una nota ufficiale dopo che l’Nhtsa, l’agenzia statunitense per la sicurezza, ha aperto un’indagine in seguito alla segnalazione della stessa Casa.

Troppo poco si sa del caso specifico per esprimere giudizi. Ma subito si affaccia il vecchio – e noioso – tema del domani affidato incautamente alle “macchine”. Dunque conviene scrutare un poco cosa ha detto la fantascienza sulle automobili del futuro. Senza dimenticare ovviamente che i più conservatori previdero circa 100 anni che auto e biciclette avrebbero ucciso la civiltà umana. E meno male che non c’erano “opinionisti” all’epoca se no anche la ruota sarebbe stata accusata di creare insicurezza.

Chissà come venne in mente all’Aci nel 1965 di pubblicare un’antologia di fantascienza a 4 ruote sotto il titolo «Il grande Dio Auto»: 23 racconti di ineguale intensità ma intelligenti e con il necessario contorno di inquietudini. Dopo 50 anni, alcuni temi appaiono invecchiati o forse… superati dalla cronaca.

Quando in un racconto Julio Cortazar scrisse di un ingorgo inestricabile in cui la gente deve rassegnarsi a vivere (ispirò un film italiano e poi una trasmissione radiofonica di successo) le file nel traffico duravano al massimo qualche ora. Oggi nelle grandi città basta che piova e si rimane intrappolati per mezze giornate senza che la cosa faccia notizia. Ovviamente c’è una fantascienza ottimista: nel romanzo «Gli anni della città» Frederik Pohl si ingegna a trovare un modo per salvare le metropoli dal traffico.

Corse rischiose? Dipende cosa intendiamo. I morti e feriti sulle strade non fanno più scandalo. Leggete questo riassunto: «il numero delle vittime per incidenti stradali ha superato dal 1945 a oggi il numero dei morti nelle due guerre mondiali». Piccolo quiz: chi lo ha detto e quando? E’ una pubblicità Ibm degli anni ’70 per assicurare che con il computer si sarebbero costruite auto più sicure. Vi risulta? Ralph Nader, il furibondo avvocato che organizzò negli Usa i consumatori, già nel 1965 scrisse «L’auto che uccide» che nell’edizione italiana portava il significativo sottotitolo: «Una spietata accusa: l’insicurezza delle automobili a qualsiasi velocità. Un libro che ha spaventato le grandi case americane».

Torniamo alla fantascienza per capire a esempio chi sia un pedone. In un racconto del 1928 di David Keller leggiamo questo dialogo. Il bimbo: «Mamma, i pedoni sentono il dolore come lo sentiamo noi?». La madre: «Oh no, naturalmente no, tesoro. Non sono come noi. Qualcuno di loro non è neppure un essere umano… Forse sono più alti delle scimmie ma molto più bassi degli automobilisti».

Chi è appassionato di cinema ricorderà «Duel» di Steven Spielberg dove nessuno guida eppure il camion è lì, sulla strada, a buttar fuori gli automobilisti “antipatici”. A chi ama le auto va sconsigliato il romanzo -poi film – «Crash» di James Ballard dove «la bellezza dello scontro automobilistico» diventa culto. Ma il più perfido racconto di fanta-macchinismo lo ha forse concepito un italiano, Primo Levi. Nelle sue «Storie naturali» lo scrittore finge di aver scoperto un parassita specifico delle automobili, la «Cladonia rapida» (così si intitola il racconto) e ne fa oggetto di una comunicazione scientifica. Se qualche rivista specializzata pubblicasse – senza commenti – ciò che ha scritto Primo levi, il panico sarebbe superiore a quello che circonda le stragi dell’Isis?

(*) Questo mio articolo è stato pubblicato – al solito: parola più, parola meno – il 3 luglio sul quotidiano «L’unione sarda». Ho ripreso in parte questo post Il futuro è un ingorgo aggiornandolo all’attualità e aggiungendo qualcosa. Ma sul tema molto ci sarebbe mooooolto da aggiungere. Sul versante dell’analisi vorrei consigliare vari scritti di Eduardo Galeano ma anche due libri, lontani dalla fantascienza ma interessanti: «Tutti in taxi» di Guido Viale e «Dopo l’automobile» di Colin Ward. E per una colonna sonora alternativa? Io e Riccardo Mancini tanti anni fa scrivemmo la scaletta per una trasmissione in radio che poi non si fece: non la ritrovo ahimè però ricordo che oltre a Dalla-Roversi c’era «Nel mio giardino» di Ricki Gianco. Voi che dite? La rifacciamo in “bottega”?

A proposito: se non sapete chi era Nikola Tesla date un’occhiata alla “scor-data” scritta a 4 mani – ma forse anche a 8 zampe, 2 code, 6 chele e 16 tentacoli – da Mauro Antonio Miglieruolo & Fabrizio Astrofilosofo Melodia: è qui Scor-data: 10 luglio 1856 (db)

 

 

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Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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