«WAX & Co. Antologia dei tessuti stampati d’Africa»…

… di Anne Grosfilley: galeotto fu il libro… e chi lo lesse

di MONICA MACCHI (*)

“Il wax è un melting pot culturale,

una sorta di superficie

su cui si imprimono storie e significati

WAX & Co - Antologia dei tessuti stampati d’Africa

WAX & Co – Antologia dei tessuti stampati d’Africa

Questo ha pensato Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior, dopo aver letto WAX & Co. Antologia dei tessuti stampati d’Africa di Anne Grosfilley (appena tradotto in italiano edito da L’Ippocampo).

Maria Grazia ha così contattato Anne per analizzare provenienza e possibili utilizzi del wax valorizzando le eccellenze del made in Africa ed evitando nel contempo fenomeni di appropriazione culturale ed economica e formule ritrite di esotismo post-coloniale.

Il risultato? Dior cruise show 2020 presentata a Marrakesh dove i motivi iconici della maison Dior sono stati interpretati in chiave wax dando vita a 42 nuovi disegni declinati su supporti come il cachemire o modelli occidentali come il jackard in collaborazione con l’azienda di moda artigianale africana Uniwax, Pathé Ouédraogo, Grace Wales Bonner e l’artista Mickalene Thomas.

Il libro di Anne Grosfilley ripercorre la storia del WAX come tessuto di incontro tra le culture di Asia, Europa e Africa: partendo dall’ispirazione del batik indonesiano viene lavorato e prodotto in Inghilterra ed Olanda per arrivare poi in Africa come “tradizione inventata” e diventare una forza federatrice pan-africana.

Definito un “tessuto profano” adatto a diversi usi, per molto tempo non è stato né tagliato né cucito ma portato drappeggiato a coprire semplicemente il corpo fino agli anni Trenta quando i missionari olandesi arrivano con le macchine da cucire e nasce così il pret-a-porter.

La parte più interessante riguarda il ruolo delle donne, le Nana Benz che danno il nome ai vari disegni che vendono poi al mercato ottenendo l’esclusività a vita per tutto il territorio nazionale: il WAX assume la forma delle voci delle donne dell’Africa occidentale in una polisemia di riferimenti culturali.

Così il simbolo scelto per la copertina, il Garuda, l’uccello sacro di Visnù viene reinterpretato come una lumaca in Togo e una conchiglia in Costa d’Avorio; i Makaroni del Togo vengono usati in Costa d’Avorio per celebrare una gravidanza andata a buon fine; e arrivano fino agli ottomani le ispirazioni nere su sfondo giallo del disegno “mio marito è capace”.

E scopriamo anche la storia dell’unico tessuto ritirato dal mercato: una stoffa maculata con piccoli grafismi neri che sembravano comporre la sigla HIV… e si è diffusa la credenza che se lo indossi prendi l’aids.

Anne Grosfilley - Photo by Cinemourguet

Anne Grosfilley – Photo by Cinemourguet

WAX significa “cere” perché sono le resine che vengono rimosse mano a mano nella lavorazione a dar vita ai colori impressi sul tessuto in quello che la Grosfilley definisce un prodotto perfettamente imperfetto in quanto artigianale.

Ma dal 2004, a seguito della liberalizzazione delle quote decise dall’Organizzazione Mondiale del Commercio e più recentemente con la svalutazione del Franco FCA il mercato è stato invaso da fancy, imitazioni cinesi stampate in serigrafia su un lato del tessuto, riconoscibili dalla standardizzazione dei disegni e dai tessuti sintetici (che però sono pericolosi perché essendo più economici vengono usati dalle donne come abiti da casa ma sono altamente infiammabili).

Un libro storico con un taglio antropologico ed un approccio femminista, con splendide foto che sottolinea il valore della mixité insito in questo tessuto… e proprio questa è il nome della capsule collection di Talking Hands, un progetto e un atelier di Treviso, ideato dall’Art Director Fabrizio Urettini sotto la supervisione di Anthony Knight docente di modellistica allo Iuav e costumista teatrale per La Fenice di Venezia.

Qui richiedenti asilo e migranti fuori dal programma di protezione internazionale per lo scadere dei termini previsti dall’attuale legislazione, con Annaclara Zambon nata in Argentina da emigrati italiani che si occupa di tessitura della lana, realizzano capospalla utilizzano i tessuti di recupero dello storico Lanificio Paoletti di Follina e tessuti wax.

(*) ripreso da oubliettemagazine.com

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *