Wystan Hugh Auden : «Blues dei rifugiati»

133esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)

Blues dei rifugiati

Poniamo che in questa città vi siano dieci milioni di anime, 

c’è chi abita in palazzi, c’è chi abita in tuguri: 

Ma per noi non c’è posto, mia cara, ma per noi non c’è posto.‎

 

Avevamo una volta un Paese e lo trovavamo bello,

Tu guarda nell’atlante e lì lo troverai: ‎

Non ci possiamo più andare, mia cara, non ci possiamo più andare.

 

Nel cimitero del villaggio si leva un vecchio tasso,

A ogni primavera s’ingemma di nuovo: ‎

I vecchi passaporti non possono farlo, mia cara, i vecchi passaporti non possono farlo.

 

Il console batté il pugno sul tavolo e disse:

Se non avete un passaporto voi siete ufficialmente morti”:

Ma noi siamo ancora vivi, mia cara, ma noi siamo ancora vivi.

 

Mi presentai a un comitato: mi offrirono una sedia;

Cortesemente m’invitarono a ritornare l’anno venturo:

Ma oggi dove andremo, mia cara, ma oggi dove andremo?

 

Capitati a un pubblico comizio, il presidente s’alzò in piedi e disse:

Se li lasciamo entrare, ci ruberanno il pane quotidiano”:

Parlava di te e di me, mia cara, parlava di te e di me.

 

Mi parve di udire il tuono rombare nel cielo;

Era Hitler su tutta l’Europa, e diceva: “Devono morire”; ‎

Ahimè, pensava a noi, mia cara, ahimè, pensava a noi. 

 

Vidi un barbone, e aveva il giubbino assicurato con un fermaglio,

Vidi aprire una porta e un gatto entrarvi dentro: ‎

Ma non erano ebrei tedeschi, mia cara, ma non erano ebrei tedeschi. ‎

 

Scesi al porto e mi fermai sulla banchina,

Vidi i pesci nuotare in libertà: ‎

A soli tre metri di distanza, mia cara, a soli tre metri di distanza. ‎

 

Attraversai un bosco, vidi gli uccelli tra gli alberi,

Non sapevano di politica e cantavano a gola spiegata: 

Non erano la razza umana, mia cara, non erano la razza umana. 

 

Vidi in sogno un palazzo di mille piani, ‎

Mille finestre e mille porte;

Non una di esse era nostra, mia cara, non una di esse era nostra. 

 

Mi trovai in una vasta pianura sotto il cader della neve; 

Diecimila soldati marciavano su e giù: 

Cercavano te e me, mia cara, cercavano te e me.‎

[da «Un altro tempo», traduzione di Nicola Gardini]

(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]

Redazione
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