1° marzo 2021: Lavoriamo qui! Viviamo qui! Restiamo qui!

mobilitazioni oggi e domani in Italia e in Francia

Il 1 marzo 2010 (*) in oltre 60 città italiane si svolse una giornata di mobilitazione e sciopero, lavoratrici e lavoratori italiani e immigrati scelsero di scioperare insieme, «uniti dalla consapevolezza che il razzismo istituzionalizzato, …, le politiche di esclusione, lo sfruttamento del lavoro, le violazioni dei diritti sono tasselli di un’unica strategia repressiva che, a partire dai più deboli e inermi, aspira a colpire tutti e a imporre la precarietà come orizzonte di vita».
Da allora il 1 marzo significa lotta contro il razzismo e la discriminazione.

Quest’anno le persone immigrate e figlie di persone immigrate, che vivono più che mai una situazione di esclusione e invisibilità nell’attuale crisi sanitaria, economica e sociale, tornano in piazza con le realtà antirazziste e solidali che hanno risposto all’appello di “Non possiamo più aspettare” per la mobilitazione del 1° marzo.

«NON POSSIAMO PIÙ ASPETTARE – MOBILITIAMOCI INSIEME IL 1° MARZO»

A partire dallo scorso dicembre abbiamo iniziato ad organizzarci, noi persone immigrate che hanno fatto richiesta di regolarizzazione a Milano, grazie anche al sostegno di diverse realtà antirazziste e solidali. Abbiamo chiesto alle istituzioni competenti che s’impegnassero concretamente per garantire il nostro diritto ad un permesso di soggiorno e ad una vita degna, libera dallo sfruttamento e dal ricatto del lavoro nero.

Questa lotta incrocia la condizione di precarietà di molte altre persone immigrate, richiedenti asilo, persone che hanno richiesto il ricongiungimento familiare, il rinnovo del permesso di soggiorno o del titolo di viaggio, oppure la cittadinanza. Persone che durante la pandemia hanno svolto lavori considerati essenziali, la cura delle persone più vulnerabili, il lavoro nei campi, la raccolta e la distribuzione di cibo. Eppure i diritti fondamentali per le persone immigrate, determinanti per la tenuta della coesione sociale e della salute dello stato di diritto in Italia e in Europa, sono scomparsi dall’agenda politica.

A distanza di 11 anni dal primo Sciopero degli “stranieri” vogliamo rinnovare l’invito a mobilitarsi nella giornata del 1 marzo.

Le nostre condizioni negli ultimi dieci anni sono peggiorate gravemente, lo dimostrano non solo le immagini di chi sta ancora migrando ai confini dell’Europa, ma le lotte dei braccianti per condizioni dignitose di lavoro e di vita, dei riders e dei lavoratori della logistica per un contratto di lavoro, maggiori tutele ed un’equa retribuzione, delle persone trattenute nei CPR, dei giovani e giovanissimi figli e figlie di persone immigrate per la cittadinanza, la nostra lotta per la regolarizzazione. Si è sviluppata però anche una nuova consapevolezza delle forme di razzismo istituzionale, tradotto in quelle norme dello Stato che impediscono a tutte e tutti di godere dei diritti fondamentali e rendono le persone immigrate e i loro figli e figlie cittadine e cittadini di serie Z.

Lavoriamo qui! Viviamo qui! Restiamo qui!

Non possiamo più aspettare i nostri diritti!

ADESIONI (in aggiornamento):
Non possiamo più aspettare
Abarekà Nandree
AmmiC

Anbamed, aps per la Multiculturalità
Asociacion Salvadoreños en Lombardia
Associazione Mshikamano
Cambio Passo
Cantiere
CIG – Arcigay Milano
Comitato abitanti di San Siro
Dimensioni diverse
Gruppo Porti aperti – permesso di soggiorno subito
I Sentinelli
Le Radici e le Ali
Mai più lager – No ai CPR
Mediterranea – Comitato Municipio 8
Milano antifascista antirazzista meticcia e solidale
Milano senza Frontiere
Naga
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Milano
RAM RestauroArteMemoria
Razzismo brutta storia
Ri-Make
Sinistra italiana
Spazio Mutuo Soccorso
Todo cambia
Unidos por Colombia APS

La mobilitazione del 1 marzo contro discriminazioni e razzismo si svolgerà il 28/2 e il 1/3 anche in altre città italiane e online con lo slogan #DIVERSƏDACHI.

(*) in “bottega” ne abbiamo scritto più volte. Vedo a esempio: Scor-data: 1 marzo 2010 (il «giorno senza di noi») ma anche Il primo… 1 marzo in giallo, le tre corde e noi

DA PARIGI: LAVORIAMO QUI, VIVIAMO QUI, RESTIAMO QUI

di Giustiniano Rossi (**)

Continua la mobilitazione dei lavoratori sans papiers in vista della giornata del 1° marzo quando, astenendosi dal lavoro e dal consumo, dimostreranno quanto la loro presenza sia indispensabile all’economia delle nazioni che li sfruttano e li perseguitano senza riconoscere i diritti che spettano loro. I democratici prendono progressivamente coscienza del problema e solidarizzano con i sans papiers, dagli insegnanti della Rete Education Sans Frontières al Collettivo di Cineasti che ha lanciato qualche giorno fa un appello per la loro regolarizzazione.

I lavoratori sans papiers sono l’esemplificazione della delocalizzazione “in loco” delle attività industriali, commerciali e di servizio che non é possibile localizzare in paesi dove il costo della mano d’opera é più basso : il risultato per gli imprenditori é lo stesso – la compressione del costo della mano d’opera – dato che il lavoratore sans papiers non puo’ chiedere aumenti di salario senza rischiare di perdere il lavoro o essere espulso. Attualmente possono essere regolarizzati solo i lavoratori che possono dimostrare cinque anni di presenza sul territorio francese, almeno un anno di anzianità nell’impresa e un certificato di assunzione rilasciato dall’imprenditore : cio’ equivale ad escludere tutti i lavoratori non dichiarati dai loro datori di lavoro. Un elenco di 30 settori d’attività nei quali la mano d’opera scarseggia e le imprese possono assumere stranieri extracomunitari esiste, ma non ne fanno parte quelli, nelle costruzioni, nelle imprese di pulizia, nei trasporti, nell’agricoltura, dove lavorano i sans papiers: una realtà ben nota a tutti ma che il governo finge di ignorare.

Anche quest’ultimo si mobilita, ma in senso opposto, proseguendo nelle sua politica persecutoria, funzionale agli interessi della catena di sub-appaltatori di carne umana dietro i quali si celano imprenditori grandi e piccoli, privati ma anche pubblici. Dopo che nel 2009, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Immigrazione, dell’Integrazione, dell’Identità nazionale e dello Sviluppo solidale, i cittadini sans papiers rispediti dalla Francia nei paesi d’origine sono stati 29.288 ( l’1,7% in meno rispetto all’anno precedente ma 2.288 in più rispetto all’obiettivo di 27.000 da identificare ed espellere fissato dai ministri competenti), sono state rilasciate 173 991 carte di soggiorno (3,7% in meno rispetto al 2008) e sono stati naturalizzati 108.275 stranieri (0,1% in più rispetto al 2008), il ministro intende, ispirandosi alla direttiva europea « Ritorno » che fissa regole comuni per organizzare la partenza degli stranieri in situazione « irregolare », far approvare il mese prossimo dal Consiglio dei Ministri un progetto di legge che riduce ulteriormente i diritti degli stranieri sans papiers minacciati di espulsione.

I punti essenziali del progetto di legge sono tre :

1. La località dove sono sorpresi « uno o più stranieri » arrivati « nel territorio in un luogo diverso da un passaggio di frontiera » potrà essere dichiarata dalle autorità « zona d’attesa », rendendo « legittima »  la detenzione immediata di questi stranieri, come avviene oggi nelle zone d’attesa dei principali aeroporti.

2. Le autorità possono decidere che lo straniero deve ripartire « senza indugio », il che significa che per far ricorso al tribunale amministrativo disporrà di 48 ore invece degli attuali 30 giorni ed all’espulsione dal territorio francese potrà aggiungersi un divieto di ritorno per un massimo di tre anni. Per lo straniero che resta malgrado l’espulsione o che ritorna anzitempo il divieto di ritorno puo’ essere prolungato di due anni.

3. La durata massima della detenzione passa da 32 a 45 giorni.

Il 1° marzo prossimo i lavoratori con e sans papiers che producono buona parte della ricchezza nazionale per salari di fame, pagano le tasse senza usufruire di prestazioni sociali e pagano i contributi pensionistici senza ottenere alcuna pensione diranno la loro.

(**) ripreso da http://carlogiuliani.fr/rifondazione-comunista/?p=1054

 

Redazione
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