1 novembre globale: in piazza con Kobanê

Riconoscere l’autonomia democratica in Rojava e in tutto il Kurdistan!

Si manifesta domani in tutto il mondo e dunque anche in Italia: a ROMA (Corteo da piazza dell’Esquilino ore 15.30), MILANO (Porta Venezia alle 15), FIRENZE (14:30 piazza Santa Maria Novella), CAGLIARI (corteo da piazza Garibaldi ore 15,30), BRESCIA (da piazza della Loggia presidio e corteo alle 14), TORINO (ore 14 Piazza Castello), BOLOGNA (ore 16, piazza XXII settembre), UDINE (ore 16 piazza della Libertà) e ancora a COSENZA, CATANIA….

 

Qui sotto monto (un po’ disordinatamente… ma li riordinerà chi legge) informazioni, notizie, riflessioni sulla giornata “globale” per KOBANE. Facciamo girare, partecipiamo, sosteniamo (db)

 

Questo è un testo di Alfonso Navarra.

Come sappiamo Kobane continua a resistere.
Kobane continua a onorare il popolo kurdo e tutte le resistenze che sono in atto nel mondo contro i tiranni.
Tu sei la donna che combatte e allatta a Kobane
Tu sei il bambino/a che soffre a Kobane
Tu sei l’uomo che resiste a Kobane
Tu sei la vita che combatte a Kobane
Fai sentire la tua voce, anche tu sei Kobane.

A Milano gli obiettori alle spese militari e nucleari parteciperanno. Perché ritengono che l’ISIS (o come diavolo va chiamato) costituisca un pericolo totalitario talmente grave contro l’umanità da risultare analogo a quello che a suo tempo rappresentò il nazifascismo. Le analisi storiche ricordano che al riarmo di Hitler contribuirono gli imperialismi occidentali. Ma quando il totalitarismo nazista scatenò la sua feroce guerra, con annessi stermini e gasamenti, e con possibilità concrete di edificare un nuovo schiavismo, sarebbe stata “bella” che i partigiani europei si fossero rifiutati di combatterlo con le truppe alleate adducendo il fatto che la sua ascesa era stata agevolata dai governanti anticomunisti di USA e Gran Bretagna! Ed ancor più bella sarebbe stata se qualcuno avesse avallato le proclamazioni “anticapitaliste” dei repubblichini!

Gli imperialismi sono stupidi: sollevano grossi massi che poi ricadono sui piedi. Ma quando il masso comincia a rotolare, bisogna fermarlo prima che diventi una valanga che travolge tutto e tutti, e trasformi il mondo dal purgatorio che è in un inferno invivibile.

Kobane oggi è una Stalingrado in cui il mondo della civiltà (relativa) combatte il mondo della barbarie (assoluta).

Non bisogna essere per forza amiche e amici della nonviolenza per comprendere l’essenza della situazione. E riconoscere che, per assenza di strategie preventive efficaci, quando la violenza è degenerata in un grumo marcio e purulento – che è esploso in modo incontenibile – non c’è più libertà di scelta, ma lo stato di necessità di una risposta che richiede anche, purtroppo, l’organizzazione armata.

Bisogna assumere un atteggiamento alieno da facili schematismi, ma pragmaticamente intelligente, rivolto a soluzioni che servono a ridurre il tasso di violenza nel medio-lungo periodo. Lo dimostra, fra gli altri, anche il comunicato che sotto riportiamo, relativo a una mobilitazione bolognese, su cui invitiamo a meditare.

Sabato 1 novembre: Difendere Kobane per essere Kobane

Aderiamo all’invito che ci viene dal Rojava di costruire manifestazioni internazionali in difesa di Kobane e del laboratorio di autonomia, autogoverno, libertà ed uguaglianza.

Ancora una volta gli uomini e le donne del Rojava, mentre lottano per la vita, tengono aperto una spazio di trasformazione che va oltre loro stessi: l’invito a scendere in piazza in loro difesa è un invito a scendere in piazza per rompere l’assedio di Kobane portandola ovunque interrogandosi su cosa ciò voglia dire.

Se il fondamentalismo jihadista è un modo con cui il fascismo si dà nella contemporaneità cosa vuol dire combatterlo ovunque ed in tutte le sue forme?

Se i curdi difendono un progetto di autonomia, cosa vuol dire praticarla nelle città d’Europa?

Se la cittadinanza su cui si fondano i cantoni del Rojava è antisessista, antirazzista e aperta alle diverse confessioni religiose, cosa vuol dire costruire cittadinanze includenti ovvero piene di diritti nelle città d’Europa?

Pensiamo inoltre che il modo migliore per non essere complici dell’attacco al Rojava sia indicare chi vuole la fine di questo laboratorio, le potenze sunnite della regione (Turchia in testa), denunciare i silenzi della diplomazia internazionale (Europa in testa), ma anche di buona parte della sinistra istituzionale e non, ancora impantanata in vecchi schemi ideologici del novecento. Noi in questo siamo vicini al Rojava: non pensiamo (e da tanto!) che le pratiche di liberazione passino attraverso la conquista di uno Stato e riteniamo la Siria, la Russia o qualsiasi altra dittatura che si dice socialista semplicemente nemica.

Pensiamo, con i fratelli e le sorelle curde che resistono a Kobane, che non vi possa essere soluzione al conflitto che non passi attraverso il riconoscimento politico del laboratorio del Rojava e la cancellazione del PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali

Appuntamento a Bologna ore 16 – piazza XX Settembre.

Tpo – Làbas – Ya Basta Bologna

 

 

ALTRI MATERIALI

 

Sabato primo novembre sarà la giornata globale di sostegno alla resistenza di Kobanê. A Roma, da piazza dell’Esquilino alle ore 15.30 partirà un corteo che terrà insieme la comunità curda e le realtà politiche e sociali della città.

CAGLIARI – CORTEO da piazza GARIBALDI ORE 15,30

Arrivo e ASSEMBLEA in piazza CARMINE

Con la resistenza kurda

Salviamo Kobane, per il Rojava e per l’umanità!

ISIS ha lanciato una pesante campagna militare su più fronti contro la regione kurda di Kobanê nel nord della Siria. Questo è il terzo violento attacco a Kobanê dal marzo 2014. Dato che ISIS non ha avuto successo nelle due precedenti occasioni, sta attaccando con forze maggiori e vuole prendere Kobanê.

Nel gennaio di quest’anno, i kurdi del Kurdistan occidentale (Rojava) hanno costituito amministrazioni locali sotto forma di tre cantoni. Uno dei tre cantoni creati è Kobanê. Il confine turco è al nord di Kobanê e tutti gli altri lati sono circondati da territori controllati da ISIS. ISIS si è avvicinato ai confini di Kobanê usando armi pesanti di fabbricazione USA. Centinaia di migliaia di civili sono minacciati dal più brutale genocidio della storia moderna. La popolazione di Kobanê sta cercando di resistere usando armi leggere contro i più brutali attacchi dei terroristi di ISIS, assistita solo dalle Unità di Difesa del Popolo nel Kurdistan occidentale YPG e YPJ, ma senza alcun aiuto internazionale.

Per questo una Manifestazione Globale contro ISIS – per Kobanê – per l’Umanità è vitale.

La cosiddetta coalizione internazionale per combattere ISIS non ha aiutato la resistenza kurda in modo efficace nonostante stia assistendo al genocidio in atto contro Kobanê. Non hanno adempiuto ai loro effettivi obblighi di legalità internazionale. Alcuni paesi nella coalizione, in particolare la Turchia, sono tra i sostenitori finanziari e militari dei terroristi di ISIS in Iraq e Siria.

Per questo una Manifestazione Globale contro ISIS – per Kobanê – per l’Umanità è vitale.

Se il mondo vuole la democrazia in Medio Oriente deve sostenere la resistenza kurda a Kobanê. L’autonomia democratica nel Rojava promette un futuro libero per tutti i popoli in Siria. A questo proposito il “Modello Rojava” – la posizione laica, non settaria, democratica nel Rojava è il modello che pratica l’unità nella diversità.

Agisci Ora

È ora di dare agli attori globali la ragione di ricredersi. Invitiamo le persone in tutto il mondo a mostrare la loro solidarietà con Kobanê. Scendete in piazza e manifestate, dovunque viviate.

Vi chiediamo di unirvi alla Manifestazione Globale per Kobanê.

Sostenete la resistenza contro ISIS – per Kobanê – per l’Umanità!

Primi Firmatari:

Noam CHOMSKY; Adolfo Perez ESQUIVEL, Nobel Peace Prize; Desmond TUTU, Nobel Peace; Hugo BLANCO, leader of the CCP (Campesino Confederation of Peru); Prof Bill BOWRING, University of London, Birkbeck College; ……

Promuovono: Rete Kurdistan, ANPI, Sardegna-Palestina, ASCE, CASocialForum, USB, PRESIDIO Piazzale Trento, COBAS, Sardegna Libera, P.R.C.-Sinistra Critica, S.E.L, Coll. Comunista (m-l) NU, Sirio Teatro, Arka Teatro, Ass Senegalese UNION, Sunugaal, Associaz Rom DOSTA, Associaz MADIBA-Sinnai, Unione cult islamica Sardegna, Ass. Muzak, Cìrculu indipendentista Hugo Chavez, Ass. Sardegna-Libano, SCIDA – Giovunus indipendentistas, Ass.Cult. AZIRU – SS, A Manca pro s’Indipendentzia

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Mi sembra che le riflessioni di Alfonso Navarra siano importanti per tutti coloro che sono davvero pacifisti (e dunque non i paci-finti, i paciocconi, i buonisti vari che deprecano la cattiveria umana mentre votano per gli F-35 o cose simili).Credo che bisognerà riprendere il discorso in blog. ovviamente anche a partire da un intervento di Alfonso Novarra se è disponibile. Nel frattempo come vedete il blog continua (anche riprendendo i materiali di Antonio Mazzeo) a informare sui venti di guerra che soffiano ovunque. sorretti e finanziati dall’industria bellica anche italiana. A me sembra che tante/i si stiano quasi rassegnando all’idea che da questa crisi non si possa uscire che con nuove guerre…

  • TUTTI SIAMO KOBANE

    “Kobane resisti, Kobane non è sola, tutti siamo Kobane”, questi gli slogan scritti e scanditi in tutte le piazze d’Europa, dove c’è una comunità kurda.

    A Kobane si sta consumando un eccidio, pari a quello di Srebrenica; ora, come allora nel silenzio complice delle potenze internazionali e, ancor peggio, di gran parte della società civile.

    A tre ore d’aereo, nel Kurdistan siriano, un folto manipolo di mercenari, Isis, Is, Daesh, chiamiamoli come vogliamo, super armati, con una conoscenza bellica non da poco e con grande perizia mediatica, sta distruggendo l’unica speranza di democrazia di tutto il medioriente, nata e cresciuta nel Rojava.

    Fino allo scoppio della “primavera siriana” i kurdi, 3 milioni circa, non erano nemmeno registrati all’anagrafe, non avevano diritti, non esistevano.
    In questi pochi anni hanno costruito il loro sogno: una società plurale, includente, in cui sono riconosciute le libertà di culto e di espressione, in cui le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, in cui vige la democrazia dal basso (allego la Carta costituzionale) In una cultura, quella mediorientale, in cui prevalgono i clan e la discriminazione di genere, il Rojava rappresenta una rivoluzione.
    Per chi, come l’Isis, che vende le donne a 5 euro l’una, con il cartello del prezzo attaccato al collo, come accade ora a Mosul, il rispetto dei diritti umani fondamentali e la parità di genere è un abominio da estirpare. E sta avvenendo proprio questo. Oltre a tutte le ragioni economiche, geopolitiche, culturali che si possono leggere nei media liberi.

    L’esercito di Rojava, YPG e YPJ, uomini e donne, si stanno battendo fino alla morte. Non sono i peshmerga, che anche a Sinjar hanno abbandonato i civili al loro destino, (ma piacciono molto ai nostri media, forse perchè hanno un nome esotico), sono le donne e uomini del ramo siriano del PKK. Abituati a lottare per il loro popolo, senza risparmiarsi, sono i partigiani e le partigiane di oggi, non terroristi, come sta scritto in quella lista statunitense ed europea redatta con un preciso intento politico.

    Le donne sono in prima linea, coraggiose, fiere, ribelli, giovani e anziane, con le loro armi vecchie e un po’ arrugginite, contro quelle super moderne del nemico, ma loro hanno una cosa che fa la differenza: sono parte di un popolo, hanno la forza di chi sa di essere nel giusto, a loro la morte non fa paura.

    Da molto tempo partecipo, come osservatrice internazionale, al Newroz (capodanno kurdo) nel Kurdistan turco, negli ultimi anni sono stata proprio al confine siriano. Due anni fa a Ceylanpinar, il sindaco del partito filokurdo BDP, parlava di moltissimi autoarticolati, pieni di armi e di combattenti non meglio identificati, che passavano indisturbati il confine per andare a combattere Assad, con il sostegno del governo centrale turco. Ora sappiamo chi erano, sappiamo anche che in Turchia ci sono campi d’addestramento e ospedali per Isis, L’anno scorso a Nusaybin, la sindaca, del BDP, si era fermamente opposta alla costruzione di un muro, che il governo centrale, senza nè consultarla né avvisarla, aveva iniziato ad erigere per isolare il Rojava, aveva protestato in ogni maniera possibile, senza nemmeno ottenere risposta, allora aveva iniziato uno sciopero della fame, proprio a ridosso del muro in costruzione insieme gli abitanti della città. Anche lei sosteneva che passavano camion pieni di armi e persone, ma quelli coi viveri e medicinali dell’UNHCR e della Croce Rossa destinati alla popolazione siriana, rimanevano in attesa di passare il confine anche per settimane, li ho visti anch’io.

    Ho provato una grande rabbia al vedere diecimila soldati turchi, con armi e carri armati, osservare dal confine la lotta strenua delle partigiane e partigiani di Kobane, impassibili, con la speranza che questa eroica città cadesse, con altrettanta rabbia ho visto la violenza turca abbattersi contro i manifestanti kurdi che chiedono giustizia e libertà per i loro compagni siriani e con molta più rabbia sto vedendo l’inazione del mondo.
    Inazione che riguarda anche il permanere del PKK nella lista dei gruppi terroristi (Isis non c’è); dai primi anni, in cui partecipavo alla settimana del Newroz ad oggi il movimento partigiano è notevolmente cambiato, lo dimostrano i tanti cessate il fuoco unilaterali che dal 2005 si sono succeduti, la Turchia, invece, ha sempre usato la stessa violenza e repressione. Ho ascoltato le lettere di Abdullah Ocalan, lette dal palco del Newroz di Amed negli ultimi due anni, parlavano di pace, di inclusione, di rispetto del territorio e di ogni suo abitante. Ci sono stati anche colloqui di pace, nell’isola di Imrali, purtroppo, solo sulla carta, Kobane lo dimostra e sarà senza dubbio il punto di non ritorno.
    Con il Kurdistan nel cuore
    Nelly

  • – AGGIORNAMENTI –

    CATANIA – ore 10,30 di fronte all’ingresso della fiera dei morti (S. Giuseppe La Rena) – conferenza stampa e volantinaggio
    FIRENZE – 14.30 Manifestazione a Firenze – Piazza Santa Maria Novella; ore 15.30 partenza del corteo per via Avelli
    LECCE – ore 17 corteo da Porta Napoli
    NAPOLI – ore 20 spazio Me-Ti, via Atri 6
    PADOVA – ore 11.30 di fronte al municipio di Padova
    PALERMO – ore 16 piazza Verdi (Teatro Massimo)
    RAGUSA – ore 16 , sit-in via Roma angolo Corso Italia
    REGGIO CALABRIA – ore 18 via Quarnaro 1 presso Csoa A. Cartella
    ROVIGO ore 15, presso Gran Guardia, in piazza Vittorio Emanuele poi corteo
    TORINO – ore 4 piazza Castello – manifestazione – dalle 19.30 iniziativa al Centro Sociale GABRIO
    UDINE – ore 16 piazza della Libertà
    VICENZA – ore 17a ll’ingresso del Dal Moln
    si manifesta anchea MESSINA

    per segnalazioni di iniziative: info@retekurdistan.it
    —–

    RICEVO da FIRENZE

    Manifestiamo il 1° novembre a Firenze per sostenere l’autonomia del Rojava-Kurdistan
    Da mesi, nella città di Kobanê, i combattenti e le combattenti curde delle
    YPG e YPJ resistono all’attacco dello Stato Islamico (IS). Questa
    battaglia ha squarciato il velo di silenzio che avvolgeva l’esperienza
    di autogoverno nata nel 2012 nel Rojava (Kurdistan occidentale siriano).
    Mentre in Europa e nel mondo emergono nuove forme di nazionalismo, mentre i
    mercati finanziari pretendono di governare le vite di ognuno di noi, nel
    Rojava dal 2012 si pratica uno straordinario esperimento di democrazia
    radicale, immaginando un programma di liberazione dall’autoritarismo,
    dal militarismo, dal centralismo e dall’intervento delle autorità
    religiose nella vita pubblica.
    Questa esperienza, che può
    costituire una via d’uscita dai conflitti etnico-religiosi alimentati
    dagli interessi delle grandi potenze internazionali e regionali in Medio
    Oriente – fra cui in primis la Turchia – è ora in pericolo e ha bisogno
    della solidarietà di tutti.
    Sabato 1° novembre sarà la giornata globale di sostegno alla resistenza di Kobanê.
    Un appello è stato lanciato dai rappresentanti curdi in Europa, al quale
    hanno aderito migliaia di intellettuali, politici, artisti,
    sindacalisti, associazioni, partiti, gruppi e singoli in tutto il mondo,
    tra cui i premi Nobel Dario Fo e Adolfo Perez Esquivel, l’arcivescovo
    sudafrican Desmond Tutu, il linguista Noam Chomsky, Moni Ovadia, la già
    vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini e innumerevoli
    altri (per la lista aggiornata, si veda http://www.uikionlus.com).

    A Firenze, alcune realtà insieme alla comunità curda hanno deciso di
    lanciare un corteo che partirà da piazza Santa Maria Novella alle 14.30
    per raggiungere piazza della Repubblica.
    Facciamo appello a tutte le realtà politiche e sociali della città, associazioni, sindacati, centri sociali, gruppi e partiti politici, studenti,
    professori, e semplici cittadini a partecipare in massa a questa
    manifestazione, per dare sostegno anche da Firenze a una resistenza che
    ci riguarda tutti.
    Kobanê è qui! Kobanê non è sola!
    Corteo 1° novembre da piazza Santa Maria Novella
    ore 14.30
    Promuovono:
    UIKI – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia; Rete Kurdistan
    Italia, Centro Culturale Kurdistan di Ponsacco

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