Un’altra medicina è possibile

A proposito del «festival della scienza medica». Appello alla critica: la salute non è una merce

di Vito Totire (*)

Il titolo non è casuale: «festival della scienza medica». Fa pensare a una forma di spettacolo mentre la medicina e la scienza non hanno bisogno delle luci della ribalta per dare i loro frutti utili alla umanità. Non si tratta di contestare l’ottava edizione di questo “festival” che ovviamente ha facoltà di scegliersi il suo palcoscenico e i suoi interlocutori ma semplicemente di esprimere un punto di vista diverso; per noi UN’ALTRA MEDICINA E’ POSSIBILE.

Per farci una idea passiamo in rassegna il programma. Ovviamente non ci saremmo aspettati particolare attenzione alla prevenzione, alla salute nei luoghi di lavoro e dei diseredati, all’inquinamento ambientale e questioni analoghe… Piuttosto il peggioramento delle relazioni lavorative (orientate sempre più spesso allo schiavismo) viene individuato come fonte di ulteriore profitto per la medicina mercantile (lo abbiamo già denunciato e torneremo su questo in un prossimo articolo). Fortunatamente molti lavoratori, soprattutto giovani, stanno adottando strategie di “auto-cura”. Così va inteso il fenomeno definito quitting che consiste , semplicemente, nella tendenza ad abbandonare lavori nocivi e alienanti … invece che aderire a un’offerta psichiatrica privata per curare (a pagamento) anche il burn out, cioè la sofferenza lavorativa.

Quest’anno non assistiamo alla provocazione d’avere fra i relatori una multinazionale del tabacco per insegnare «impatto sanitario potenzialmente ridotto» concetto la cui scientificità equivale al napoletano “io speriamo che me la cavo”. Ovviamente un conto è l’importanza antropologica della formula “io speriamo che me la cavo” e tutt’altro conto gabellarla per medicina.

Quest’anno la presenza di alcuni oratori assolutamente insospettabili di conflitti di interesse pare rispondere alla “excusatio non petita” magari utile un domani di fronte a inevitabili critiche di appiattimento sulla medicina mercantile. Non vogliamo dare la pagella a nessuno e probabilmente la grande maggioranza dei relatori è “indipendente” ma la regia dell’industria privata su questa kermesse è evidente e si misura anche dal quadro degli sponsors (che si commenta da sé) e che non citeremo uno per uno. Ma fra questi l’immancabile Hera che si guarda bene dall’interrogare la comunità scientifica sull’impatto delle tubazioni in cemento-amianto sulla salute umana; se sviluppi un tumore per aver usato acqua inquinata da amianto (chissà come mai) sarai affidato a un robot…che sistemerà tutto magari in una clinica privata.

Lungi dal ritenere privo di interesse quello che verrà detto e sostenuto nel corso del festival, lo seguiremo con attenzione. Magari richiamando TUTTI gli invitati (a partire da quelli a cui viene riservato il posto in prima fila) a comprendere quel che sarà dett. Nelle scorse edizioni non è stato così; nel 2018 una brillante conferenza del premio Nobel Rosbach illustrò i danni alla salute che derivano dal non rispettare i cicli fisiologici circadiani. Il sindaco dell’epoca – posto in prima fila – non si è avvantaggiato della postazione che consente di seguire meglio il relatore; non ha compreso o più probabilmente non ha condiviso e infatti dopo poco tempo ha esultato per l’apertura a Bologna di un negozio-supermercato 24 ore su 24.

Nell’edizione 2022 del festival si parte con i recettori accoppiati alle proteine G; francamente ne sappiamo poco e si tratta di un argomento interessante, da approfondire.

Subito dopo ecco “i piedi nel piatto”. Il festival ci informa che «i farmaci migliorano la vita»: punto di vista (in parte) condivisibile se non che … viene espresso da una fonte sospetta (FARMINDUSTRIA). In questo caso – come ebbe a fare Freud in una storica circostanza – ci riserviamo una postilla: «i farmaci migliorano i bilanci di chi li produce anche quando non giovano ai pazienti». L’evento pandemico ha svelato, anche agli agnostici, l’evidenza: medicina e produzione farmaceutica devono essere ricondotte interamente a una gestione pubblica; occorre nazionalizzare l’industria farmaceutica, interrompere la perversa spirale (oneri pubblici e profitti privati).

In piena pandemia il Parlamento italiano ha deliberato e finanziato una legge per fronteggiare le «patologie rare». Il filo conduttore condiviso da tutti i gruppi parlamentari è stato che queste malattie rare non sono “appetibili” per l’industria farmaceutica e che quindi è indispensabile il sostegno pubblico. Una chiave di lettura realistica e condivisibile ma il Parlamento non ha compreso o non ha voluto comprendere che questa constatazione deve condurre a un salto di qualità: eliminare l’iniziativa privata capitalistica nella ricerca e produzione di farmaci e rimedi sanitari in genere. L’invasività delle multinazionali del farmaco sta inducendo forme di resistenza critica che occorre sostenere ed estendere. Invece segni di subalternità si evidenziano nelle istituzioni pubbliche. Lampante è lo sdoganamento dei farmaci antipsicotici per la “cura” del cosiddetto autismo che sta trovando fiera opposizione in molti comitati di cittadini e genitori; sull’altro versante la resistenza è forte, e da incrementare, soprattutto nella contestazione degli psicofarmaci (Hirsch, Breggin, Sikkula con «Dialogo aperto» e altro).

Altro tema: com’è cambiato l’insegnamento della medicina. Argomento interessante; ma siamo fuori dal giro e per approfondire occorrerebbe mettere a confronto studenti di oggi con quelli di 40 anni fa; i relatori sapranno rispondere alla domanda ? si vedrà…

«Nuove strategie contro il diabete». Ricerca encomiabile visto che si tratta di una malattia devastante. Certamente una patologia che deve essere affrontata non solo con l’affinamento delle strategie terapeutiche ma soprattutto con la prevenzione. A parte la distribuzione “di classe” della malattia (in tutto il pianeta) si è evidenziato un chiaro nesso eziologico – quantomeno come fattore di rischio facilitante – nel lavoro a turni che comprende quello notturno. Ciononostante il lavoro notturno si espande (nel quadro della più ampia deregulation) e affligge un numero sempre più alto di persone ricattate e maltrattate da organizzazioni sempre più costrittive. Ce la caveremo, a danno conclamato, con una pillola?

«La medicina di precisione in ematologia». Campo di ricerca interessante.

«Algoritmi e intelligenza artificiale in medicina».Occorre evitare preclusioni ma valutare i rischi. Per esempio il rischio di ulteriore indebolimento della relazione medico-paziente ma anche hli errori a causa dell’uso di parametri che potrebbero avere una loro validità ma con significative variabili su base “etnica” o per differenze di genere. Un tema su cui lavorare, come su tutto,con spirito critico. Siamo convinti che l’intelligenza artificiale debba essere associata a una robusta dose di intelligenza naturale.

«Sindrome metabolica – malattia del benessere» di GVM». La longa manus “privata” su un tema oggettivo ma noto da subito dopo la seconda guerra mondiale. Un gruppo della sanità privata è ben libero di intervenire su questa contraddizione ma pare una forma di propaganda piuttosto che un contributo alla conoscenza. Salvo che GVM non abbia cose originali da dire: per esempio a proposito della distribuzione di classe e territoriale della sindrome metabolica.

«Nuove tecnologie in chirurgia». Sarebbe irragionevole diffidare a priori, sia pure solo sul versante della medicina “riparativa”. Ma non è tutto oro quel che luce. In passato è stato affrontato il tema della responsabilità del robot in caso di errore e ulteriori dubbi sono sorti nella gestione delle tecniche e sul versante della fruibilità delle tecnologie per tutti. Un recente articolo de “Il fatto quotidiano” («Sono costosi e ancora da sperimentare») avanza dubbi e sottolinea criticità sia sull’uso privatistico che sullo stupefacente effetto sulle liste di attesa.

«La bioetica e la pandemia: bilancio provvisorio». Dobbiamo farlo ma collettivamente. Alla data del 26 aprilerisultavano in Italia 163.113 morti, dieci volte di più che in Giappone. Una strage sotto tutela di uno «scudo penale» non strisciante e “all’ultima puntata” (cioè Cassazione). Dichiarato e preventivo. Rivendicato, in particolare, da uno dei relatori di questo festival. Abbiamo partecipato in un tribunale penale della Romagna a una discussione sull’ipotesi di “omicidio colposo” e il nostro contributo all’opposizione avanzata dalla difesa dei familiari contro la archiviazione è disponibile… per chi vuole leggerlo. Familiari che ancora sperano di ottenere giustizia (ci risultano manifestazioni indette in alcune città il 30 maggio). Quando si arriva a dire che la persona comunque doveva morire: 1) perché anziana 2) perché portatrice della malattia di Alzheimer… Quell’archiviazione fotografa lo stato della “giustizia” italiana e delle conoscenze di certa “medicina legale” sulle cause di morte. Come disse un noto epidemiologo svizzero «la principale causa di morte al mondo è… l’essere nati».

Ancora: «Digitalizzazione e tecnologie 4.0; l’esempio di Matrics». Si prende atto di una dichiarazione di fiducia nell’uso del BIG DATA. Nella situazione attuale di crisi del rapporto fra cittadini, istituzioni e capitale il problema è: chi avrà accesso ai “big data”, chi potrà usarli per i suoi scopi e chi no? Se pensiamo a come viene negato correntemente l’accesso ai “little data” ci facciamo un’idea del bluff di una attesa messianica nei confronti del contributo alla salute pubblica che potranno dare i “big data” quando oggi viene negato l’accesso ai “little”. Non ci sono dubbi che certi progetti e certe tecnologie possano essere socialmente utili ma il problema sarà sempre chi le gestisce, chi ha diritto di accesso e come i dati vengono utilizzati cioè per la salute collettiva o per il profitto? In questa fase storica avere fiducia e delega nei confronti delle istituzioni e delle multinazionali sarebbe una forma di masochismo. Particolare è il discorso sulla telemedicina . Con attenzione al rischio di spersonalizzare ulteriormente il rapporto medico-paziente, però un uso ragionevole della telemedicina può facilitare il superamento di certe barriere fisiche e territoriali: dalle carceri (pare già praticata una esperienza positiva a Civitavecchia) ai territori marginali.

«Modelli organizzativi post-covid». E’ ragionevole che ambienti di lavoro, di vita e strutture recettive siano totalmente ripensate dal punto di vista fisico e architettonico in particolare in relazione agli spazi e ai ricambi d’aria.

«I plasmaderivati salvano la vita» di FARMINDUSTRIA». Stesso discorso fatto prima rispetto ai farmaci: utili per l’umanità, se accessibili a tutti, anche a chi oggi non può contare con certezza neanche sull’acqua potabile; ma utili anche per Farmindustria. Meglio non fare di tutta l’erba un fascio.

«Declino cognitivo negli anziani». Questione su cui occorre un svolta che viene prepotentemente sollecitata dagli effetti della pandemia. Il declino è incentivato dalla istituzionalizzazione e, prima ancora, dall’inquinamento. Vedremo se l’industria farmaceutica ha in mente miracolose soluzioni per intervenire a valle piuttosto che a mopnte cioè in termini di prevenzione.

«Linee guida in mezzo al guado». Una conferenza importante per capire anche come si muovono il potere giudiziario e la “medicina legale” (spesso alleate nell’intento di “riduzione del danno” per i responsabili di effetti negativi per la salute collettiva). In più occasioni abbiamo detto che il portavoce della Procura della repubblica di Bologna ha sostenuto una chiave di lettura totalmente sbagliata sul Covid. Se le linee guida ci vengono somministrate da Procura e “medicina legale” dell’ università c’è bisogno di approfondire … quantomeno. Il procuratore ha preannunciato decisioni inaccettabili a proposito degli effetti del covid. In pratica absolutio preacox” (come l’Inail). La linea del procuratore è questa: la pandemia è una calamità naturale, non ci sono responsabilità penali di nessuno. Sembra un’idea vincente in tutta Italia (al momento). Ma la questione non è chiusa. Il procuratore ha fatto “altro” per esempio schierandosi con Fratelli d’Italia nel rivendicare maggiori pene contro i consumatori di “droghe”. Insomma lo scenario auspicato dalla procura è incentivare il già assurdo sovraffollamento attuale delle carceri, Un orientamento che entra in sinergia con divieto sancito dalla Corte costituzionale: i cittadini non potranno votare al referendum che NON si farà sulla coltivazione della cannabis. Sulle indicazioni e linee guida delle procure abbiamo scarse notizie. Certamente ne esiste una per la psichiatria. Siamo a conoscenza di una linea-guida a Firenze per la medicina del lavoro. Conosciamo di queste linee-guida solo alcuni dettagli e dovranno essere oggetto di approfondimento. In psichiatria pare di capire che l’orientamento è a considerare le azioni dei “pazienti” (nel caso siano commesse in concomitanza con la riduzione dei dosaggi o con l’interruzione del trattamento psico-farmacologico) addebitabili allo psichiatra. D’altra parte ricordiamo il tentativo molti anni fa di condannare Giorgio Antonucci per la morte di un “paziente” ucciso da un’automobile sulle strisce pedonali a Imola! Vedremo cosa dice il tandem Amato-Pelotti…

«Cinema e malattia». Non poteva mancare, in un festival, spazio alla più diffusa forma di comunicazione al mondo.

«Biopsia liquida per diagnosi precoce». Ottima pista di lavoro. Il primato della prevenzione non è affatto in contrasto con la ricerca di tecniche più fini, meno invasive e più predittive nel campo della diagnosi precoce. Occorre sempre tenere la barra dritta su fruibilità ed accessibilità per tutti evitando che il potenziamento della diagnosi precoce faccia abbassare la guardia sulla prevenzione (è sempre meglio eliminare un cancerogeno che poterne individuare precocemente gli effetti).

«L’evoluzione della tecnologia in ortopedia». In arrivo buone notizie? In parte sì; abbiamo partecipato a un ECM – ovvero educazione continua – presso l’Oordine dei medici di Bologna in cui alcuni medici legali hanno fatto una encomiabile autocritica riconoscendo che la Risonanza Magnetica dinamica svela segni non visibili con una RMN statica. L’autocritica (dote non comune) è consistita nel riconoscere gli errori nell’aver confuso per ipocondria o peggio per simulazione ciò che veniva accusato dal paziente.

«Riscrivere il genoma umano per curare». Importante questione. Probabilmente arriveranno grandi contributi da questo filone di ricerca (oltre a quelli già fruibili). In questi giorni i media “svelano” che la tendenza a reagire con pochi sintomi al covid si fonda sul DNA … ma bisogna fare buon uso di queste acquisizioni.

«Nuove frontiere della cardiochirurgia» di Intesa San Paolo. Difficile comprendere la strategia di questa banca che peraltro da tempo ha attirato le critiche di pacifisti-disarmisti per i rapporti economici con le fabbriche di armi. Abbiamo sollevato critiche e dubbi anche per un finanziamento di 50 milioni alla Laminam di Borgotaro a sua volta “attenzionata” dei cittadini per gli inquinanti emessi. Un tema di scarso interesse per il «Festival della scienza medica vittima», vittima (consapevole) del mito dell’onnipotenza terapeutica. In un documento (Banca S. Paolo…dei serpenti) abbiamo illustrato critiche e perplessità. Sotto l’egida di un santo come Paolo ci si sarebbe aspettati interesse per i veleni e per l’inquinamento piuttosto che per la cardiochirurgia ma anche in questo caso forse il problema è “comparire”

«A cosa servono i sogni; il loro significato in medicina». Una dose omeopatica di psicanalisi non poteva mancare in questo festival. Peraltro la psicanalisi – non destinata al proletariato (per ragioni di parcella) – è uno dei terreni privilegiati o esclusivi della “privatizzazione” dunque sarebbe stato strano che fosse esclusa da tanta kermesse. Rivolgiamo un pensiero a chi fa quell’uso particolare dei sogni che è il Lotto; un uso proletario per interpretare i sogni con la speranza di una vincita: quale dei due usi dei sogni è più “scientifico”?

«La ricerca clinica in Italia» di FARMINDUSTRIA. Ci risiamo; la ricerca clinica in mano a FARMINDUSTRIA. Forse per bilanciare è stato invitato un ricercatore al di sopra di ogni sospetto (senza alcuna ironia): forse sarà il “fiore all’occhiello” per prevenire critiche a un festival appiattito e subordinato alla logica del mercato.

«Cambiamento climatico e salute infantile». Argomento di grande importanza e attualità. I cambiamenti climatici – pur se fossero rispettati gli obiettivi degli “accordi di Parigi” – comporteranno un afflusso biblico di persone dalle aree desertificate dell’ Africa. Una parte del ceto politico italiano pensa già di usare le armi per respingere i barconi. Una medicina indipendente deve esprimersi in maniera più decisa e uscire dall’indifferenza.

«Sanità sostenibile nordica». Interessante.

«La salute digitale«» di FARMINDUSTRIA. Già detto: la salute di chi e in che mani? (o in che dita?)

«Per sconfiggere i tumori infantili» di Intesa San Paolo. Altra sortita, difficile da decodificare, della banca. C’è da sospettare che l’impostazione sostenuta sia sempre quella di tipo riparativo; ma ai bambini di Taranto dobbiamo dare solo risposte terapeutiche (comunque dolorose, rischiose e comunque certo da non scartare) oppure dobbiamo garantire un’infanzia senza cancerogeni?

«Insegnare a decidere: benefici e rischi». Interessante discussione sulla medicina fondata sulle evidenze. Verosimilmente “controcorrente” rispetto all’impostazione complessiva del Festival. In alcuni comparti della sanità, anche pubblica, siamo lontani anni luce da bilanci concreti di efficacia ed efficienza.

«Covid e salute mentale». Altro fiore all’occhiello del Festival con relatori “al di sopra di ogni sospetto”..Non vorremmo dare l’idea di elargire giudizi: ascolteremo tutti , anche chi non conosciamo.

«Nuove frontiere in ginecologia». Da seguire sempre con attenzione alla prevenzione primaria.

«Microbiota nella salute/malattia». Lo stesso…

«Sfide geriatriche nel post-covid. Una discussione improcrastinabile.

CONCLUSIONI (AL MOMENTO)

Una proposta semplice: i cittadini di Bologna, i lavoratori, gli operatori sanitari e della prevenzione hanno in abbondanza i mezzi per non fare da spettatori passivi della kermesse. E ogni forma di spettacolo può comportare-stimolare livelli diversi di partecipazione critica (o di adesione passiva). Non è un caso – come denunciò Margarethe Von Trotta – che certe banche tedesche evitavano di assumere chi, rispondendo a un questionario, preferiva il teatro al cinema.

Mi appello dunque ai soggetti critici e pensanti, ai collettivi, all’Assemblea per la salute, ai sindacati , ai compagni del movimento di “Medicina” del 1977 (non vediamoci solo una volta all’anno sotto la lapide di Francesco Lo Russo): sarebbe incongruo ignorare il festival. Se non ci occupiamo del degrado della medicina ridotta a mercato sarà il “mercato” a occuparsi di noi.

Le ideologie saranno in crisi (approfondiremo in altra circostanza) ma sopravvive chiaro e nitido un programma politico ed etico: GARANTIRE A TUTTE/I GLI ESSERI VIVENTI SUL NOSTRO PIANETA LA STESSA SPERANZA DI SALUTE E DI VITA.

Un programma semplice e più esaustivo del «manifesto dei comunisti» nel 1848.

LANCIAMO UN CONCORSO DI IDEE A CHI NON FREQUENTA ABITUALMENTE I FESTIVALS.

Chiunque può inviare messaggi a vitototire@gmail.com sul tema «Un’altra medicina è possibile».

(*) Vito Totire è portavoce della «Rete europea per l’ecologia sociale»

DOCUMENTI DISPONIBILI:

  • Osservazioni alle edizioni precedenti del festival
  • San Paolo dei serpenti

Nell’immagine: Ippocrate medica un paziente, in «De regimine auctorum» (The British Library)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Buongiorno, articolo molto denso, da leggere con la dovuta attenzione. Solo una precisazione: l’amianto non è tossico per ingestione ma solo per inalazione. La fibra di amianto è a forma di freccia con piccoli uncini. Si conficca nella pleure e provoca asbestosi o mesotelioma.

  • simona tomassetti

    Buongiorno,
    sull’argomento vorrei segnalare questa pubblicazione, veramente degna di nota per contenuti e metodologia, del 2013

    Medici senza camice. Pazienti senza pigiama. Socioanalisi narrativa dell’istituzione medica
    https://www.libreriasensibiliallefoglie.com/cantieri-di-socioanalisi-narrativa/192-medici-senza-camice.html

    “Questo libro è il frutto di un cantiere di socioanalisi narrativa voluto da un gruppo di studenti di medicina e di medici specializzandi per indagare e raccontare i limiti dell’istituzione medica. L’esperienza di tirocinio ospedaliero, mettendoli a confronto con la pratica di spersonalizzazione dell’ammalato e con il rapporto gerarchico istituito dal corpo medico con le altre figure professionali dell’ambito sanitario, ha generato in loro malessere e insoddisfazione. Di qui l’esigenza di un confronto che ha aperto il cantiere anche ad alcuni operatori, impegnati in ambito sanitario con altri ruoli professionali, e persone interessate al tema, che svolgono attività estranee alla relazione di cura. La raccolta narrativa e la riflessione collettiva hanno individuato due grandi aree tematiche: i dispositivi della formazione medica e la forma istituita della relazione medico-paziente. Ci si è soffermati perciò sulle modalità della formazione dei medici al loro ruolo e all’identità di gruppo e ci si è interrogati sulla costruzione del paziente come oggetto passivo, osservando come questa modalità relazionale sia fonte di un malessere aggiuntivo per la persona ammalata. I partecipanti al cantiere, infine, hanno provato a immaginare parole nuove e momenti formativi autogestiti, orientati a relazioni di cura rispettose, paritarie e non passivizzanti. Relazioni che vedano protagonisti medici senza camice e pazienti senza pigiama.”

  • Grazie a Simona Tomasetti; leggerò sicuramente il libro (che non conoscevo);
    a Romina dico: non siamo d’accordo; se mi invii la tua mail ti invio un articolo di Franco Berrino che mi pare esaustivo al proposito;
    peraltro è molto evidente che le tubazioni comportano anche un inquinamento di amianto indoor.
    Parliamone.

    Vito Totire

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