Carcere Bologna: un altro «trovato morto»
di Vito Totire (*)
Carcere di Bologna : ancora una volta la terribile definizione di “trovato morto”…
Qualcuno lo ha detto prima di noi: NON SONO PIU’ CARCERI, SONO CAMERE MORTUARIE !
Si allunga ancora la terribile sequenza di detenuti definiti col termine di “trovato morto” nelle carceri italiane, questa volta a Bologna (**).
«Trovato morto» è una definizione insolita e sorprendente che fa pensare piuttosto che alla ultima drammatica vicenda, a un oggetto o anche magari a una persona trovato/a imprevedibilmente dopo essere stata dispersa. E in effetti questa ultima persona deceduta a Bologna è stata persa di vista o non sufficientemente monitorata. Per carità l’errore, anche in medicina, è possibile ma la frequenza degli eventi pone
interrogativi non più rimandabili.
Il carcere lascia trapelare le notizie che ritiene opportuno . In questa circostanza non si è trattato di un «suicidio»? Nordafricano, entrato in carcere da poco, in trattamento con metadone… In una struttura così pesantemente morbigena come la Dozza di Bologna (in analogia con quasi tutte le carceri italiane) la definizione di «trovato morto» fa pensare a una insuffi,cienza di valutazione prognostica e a un evento totalmente inaspettato. Visto quello che trapela, forse il carcere non era la collocazione adeguata per questa persona. Forse la sua condizione non era compatibile con la detenzione. Se accolto altrove non sarebbe stato “trovato morto” … con la grande sorpresa di chi ha rinvenuto il cadavere.
Ma era in cella da solo? Ha usato “solamente” metadone?
Il carcere di Bologna, il luogo massimamente morbigeno di tutta la città, vede allungarsi la terrificante scia di morti che iniziò subito, appena fu inaugurato.
Il carcere di Bologna e le istituzioni devono ancora dare una risposta sul primo “caso” di morte alla Dozza appena aperta: «J.B.», una persona privata della libertà che aveva preannunciato il suo suicidio dichiarando per ore e giorni le sue intenzioni e battendo per ore e per giorni sulle sbarre della cella. Il giudice aveva disposto il trasferimento in casa di cura ma questo non avvenne per mancanza del personale di custodia. Non ci risulta che qualcuno fu chiamato a rispondere del tragico evento né
in sede civile né in sede penale.
Non per pregiudizio ideologico e per aprioristica diffidenza contro una
istituzione totale (per definizione incapace di garantire speranza di vita e di salute a tutti/e) ma sulla scorta di eventi ed esperienze precedenti, anche per questo ultimo ed ennesimo “trovato morto” coltiviamo l’ipotesi che la persona non fosse compatibile con la carcerazione.
Ogni tanto esponenti del ceto politico dichiarano la loro buna intenzione di garantire un percorso diverso dal carcere per le persone con problemi di tossicodipendenza. Ma da 50 anni “le chiacchiere stanno a zero” come si dice in gergo popolare.
Con questo “clima” si attendono alla Dozza 50 nuovi detenuti giovani: dovrebbero arrivare il 17 marzo, cioè domani (***).
L’onorevole Nordio o il carcere di Bologna hanno comprato i necessari letti a castello o i nuovi ospiti dormiranno sui materassi per terra (quelli non marcescenti individuati dalla Ausl nella ultima” cortese” visita)?
L’istituzione totale non vuole interferenze e rivendica il principio della “autodichia” (****) ma questa gestione dimostra tutti i giorni di essere foriera di lutti e di una strage strisciante.
Nel mese di agosto 2024 abbiamo chiesto un incontro al Tribunale di sorveglianza per illustrare il nostro parere e le nostre proposte sul carcere di Bologna. Nessuna risposta; dopo un contatto telefonico ci è stato riferito che dovevamo utilizzare una posta (una “pec”) diversa da quella usata ad agosto. L’abbiamo usata ma la risposta è stata: «pec non abilitata alla ricezione ».
Non è necessario essere esperti in comunicazione per comprendere che il tribunale di sorveglianza in verità non intende “comunicare”.
Cantava Fabrizio De Andrè «se fossi stato al vostro posto, ma al vostro posto non ci
so stare».
Auspichiamo una indagine giudiziaria e una sanitaria (da parte della Ausl) sull’ultimo “trovato morto” e avanziamo fin d’ora istanza di costituzione di parte civile, prima che venga trovata morta ancora una altra persona .
(*) Vito Totire, medico e psichiatra, è portavoce del Centro Francesco Lorusso di Bologna
(**) Secondo le agenzie aveva 35 anni, era alla Dozza da una settimana, è stato trovato morto ieri nel letto della sua cella. Unica fonte indicata il «garante regionale per le persone private della libertà», Roberto Cavalieri. Un cittadino magrebino che assumeva metadone. Da dicembre è l’ottavo detenuto morto nelle carceri dell’Emilia-Romagna.
(***) cfr Carcere Bologna: minori e topi
(****) Con il termine “autodichia” si intende la prerogativa riconosciuta agli organi costituzionali di decidere le controversie concernenti le proprie vicende interne, sottraendole al Giudice comune.
Sulla casa circondariale Dozza oggi c’e’ un articolo molto interessante sul sito del quotidiano Avvenire: ” I detenuti minori spostati nelle celle per adulti. Bologna non e’ l’ unico caso “.
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/trasferiti-dal-minorile-al-carcere-cosi-si-fallis?_gl=1*m2v2zp*_up*MQ..*_ga*MzY5MjU4NzUwLjE3NDIxOTY3NjU.*_ga_BRSYFP49FK*MTc0MjE5Njc2NS4xLjAuMTc0MjE5Njc2NS4wLjAuMTI3ODg3MTM1Mw