1939: finisce la guerra in Spagna e…

… e inizia la dittatura fascista del generale Francisco Franco. Il contributo degli antifascisti italiani e delle brigate internazionali alla difesa della Repubblica

di Domenico Stimolo (*)

La commemorazione ricade il primo giorno di aprile. La guerra di Spagna, iniziata nel luglio 1936 a seguito di un colpo di stato militare gestito da alcuni generali (il giorno 18 insorsero parti preponderanti delle guarnigioni dislocate in Marocco) tra cui in primo piano Francisco Franco, con l’obiettivo di abbattere il legittimo governo composto dalle forze politiche di sinistra e progressiste – socialisti, repubblicani, radicali, comunisti, anarchici, aree cattoliche progressiste – costituenti il Fronte Popolare, fu un evento drammatico, di grande valore civile e democratico per le strutture politiche e sociali che difesero il governo costituzionale, in una fase storica dove la Germania nazista e l’Italia fascista sostenuti da altri accoliti avvelenati dall’idolatria della “razza eletta”, stavano già intensamente preparando la guerra di aggressione contro i popoli europei.

 

Una guerra condotta contro le forze popolari che avevano vinto le elezioni del febbraio 1936, con l’obiettivo di bloccare le importanti riforme strutturali mirate a modificare l’assetto economico, sociale e civile di assoluta arretratezza discriminatoria che ancora caratterizzavano la Spagna, gestita in condizioni di oscurantismo civile con l’assoluta egemonia delle forze monarchiche e padronali, predominante il latifondismo e le strutture della chiesa cattolica, in sfregio alle richieste di riscatto sostenute dalle grandi lotte sociali che si erano sviluppate negli anni precedenti.

 

La gran parte del popolo spagnolo si schierò a difesa dei Valori della Repubblica contro il colpo di stato. Un sostegno grande e partecipato che attraversò tutta la Spagna, con una forte mobilitazione di uomini e donne appartenenti alle classi sociali storicamente più oppresse e sfruttate che vivevano in condizione di grande povertà.

 

Italia e Germania, ufficialmente, appoggiarono apertamente il golpe sovversivo con un rilevantissimo e decisivo sostegno in armi, attrezzature e consistenti contingenti militari, inoltre furono inviate consistenti squadre aeree di combattimento e bombardieri. Da parte delle dittature nazifasciste la Spagna fu terra di tragica sperimentazione per i nuovi congegni militari che a breve sarebbero stati utilizzati nello scenario europeo, e per la gestione degli stermini di massa che sarebbero stati commessi su larga scala nell’Europa intera e in Unione Sovietica, provocando 55 milioni di morti e immani distruzioni materiali.

Il fronte lealista repubblicano fu sostenuto direttamente, con armamenti e rifornimenti, solo dall’Unione Sovietica; gli stati europei, con 24 paesi costituenti il “ Comitato di non-intervento”, restarono formalmente neutrali. Grande e generosa la partecipazione dei volontari antifascisti delle Brigate Internazionali. Un mese dopo il golpe il 13 agosto 1936 venne costituito a Parigi il “ Comitato Internazionale di Aiuto al Popolo Spagnolo”. Quattro giorni dopo si formò la Colonna Italiana ” Francisco Ascaso”, istituita da Carlo Rosselli, Mario Angeloni, Umberto Calosso, Camillo Berneri, con 150 volontari, diventata operativa nell’area di Aragona dal 5 ottobre, alla stessa data erano già presenti in Spagna 900 volontari internazionali.

 

I tre anni della gestione governativa del Fronte Popolare furono particolarmente complicati, sul piano della coordinazione militare e innanzitutto sull’attuazione delle scelte politiche e sociali. Molte contraddizioni e diversità operative attraversarono le componenti del Fronte resistente che si contrapponeva allo storico Blocco padronale-reazionario-clerico-nazionalista sostenuto dalle forze fasciste europee. In particolare profonde divergenze si manifestarono tra la componente libertaria anarchica in sinergia con il POUM – Partito Operaio di Unificazione Marxista – e consistenti settori delle forze comuniste che accettavano le “direttive” impartite dall’Unione Sovietica, che come evidenziato prima forniva importanti attrezzature militari. Del resto, sul fronte comunista internazionale, nella condotta staliniana, erano già aperti gli scontri ideologici e materiali contro i troskisti che caratterizzarono quella fase storica. Questi contrasti, molto bene evidenziate nel famoso film “ Terra e Libertà” del regista inglese ken Loach, sfociarono in scontri armati a Barcellona nel maggio del 1937. Molti anarchici furono arrestati, parecchi uccisi.

 

Tra i tanti avvenimenti della guerra un evento di grande rilevanza, date le specifiche condizioni di confronto e scontro tra fascisti e antifascisti italiani, fu la battaglia di Guadalajara, conclusasi           il 24 marzo del 1937. Fu di fatto la prima sconfitta internazionale del fascismo. I militi fascisti italiani che rappresentavano il nerbo centrale dello schieramento franchista dopo venti giorni di combattimento, tentata una fallita controffensiva, si ritirarono disordinatamente. In questo combattimento, dall’altro lato del fronte, la difesa dei valori democratici della Repubblica spagnola fu sostenuta da molti volontari italiani antifascisti, schierati in prima fila.

 

Un dato è certo. Durante i tre anni di resistenza popolare e nella fase successiva alla vittoria franchista con le violentissime repressioni operate, la Spagna fu ricoperta da un’enorme lago di sangue, più di un milione le persone morte. Nel marzo del 1939 i golpisti conquistarono Madrid, il primo aprile cessarono i combattimenti. A seguito della situazione militare determinatosi già a fine ottobre del 1938 le brigate internazionali iniziarono il ritiro dalla Spagna.

La gabbia feroce ed impenetrabile imposta alla popolazione spagnola smise di esistere solo il 20 novembre 1975, con la morte del “caudillo” Francisco Franco. La dittatura era durata 36 anni, a far data dalla sconfitta repubblicana delle forze popolari.

 

Decine di migliaia i volontari delle Brigate internazionali, appartenenti a cinquantatré nazioni, parteciparono alla difesa della Repubblica spagnola. Dalle varie fonti storiche sono riportati 40.000 unità combattenti inquadrati in specifiche omogenee formazioni, 20.000 con funzioni operative nelle strutture sanitarie e logistiche, alcune migliaia nelle forze armate repubblicane spagnole.

Altissimo il contributo dei resistenti internazionali che persero la vita, oltre 10.000 caduti. Molte migliaia i feriti gravi.

 

Gli italiani, complessivamente in 4000, in gran parte furono inquadrati nella Brigata Garibaldi – ogni brigata era costituita da 3500 uomini suddivisa su 4 battaglioni -; altri raggruppamenti combattenti ( confluiti poi nella Brigata Garibaldi) furono la Colonna Italiana, Colonna Carlo Rosselli- ( anarchici e di Giustizia e Libertà), la Colonna Picelli ( fondatore degli Arditi del Popolo a Parma), la Centuria Gastoni Sozzi inserita nel celebrato V Reggimento.

Diversi italiani combatterono anche in gruppi delle Brigate internazionali o inseriti nell’esercito repubblicano spagnolo. Molti gli antifascisti di primo piano che successivamente assunsero ruoli significativi durante la Resistenza in Italia nella Lotta di Liberazione e nella successiva costruzione della nuova Italia. Tra i tanti attivi contributi: Giovanni Pesce, Vincenzo Tonelli, Giuseppe Di Vittorio, Pietro Nenni, Vittorio Vidali, Ettore Quaglierini, Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Nino Nannetti, Rodolfo Pacciardi, Giuliano Paietta, Vincenzo Bianchi, Osvaldo Negarville, i fratelli Rosselli ( Carlo e Nello), Paolo Clavego, Carlo Farini, Teresa Noce, Edoardo D’onofrio…

 

Molti vivevano esuli, emigranti, per sottrarsi alle violente ritorsioni della dittatura, in gran numero si erano rifugiati in Francia. Molti volontari italiano provennero anche da diversi altri stati dove risiedevano. Una parte significativa partì direttamente dall’Italia ( circa 250). Un’ “umanità”, affratellata negli ideali e nella pratica dell’antifascismo, varia, per composizione sociale e nelle articolazioni ideologiche: socialisti, anarchici, comunisti, giellini, repubblicani. Uniti da un energico spirito internazionalista, con l’obiettivo prioritario di contribuire alla lotta contro le barbarie del fascismo in Spagna e in Europa.

I volontari antifascisti italiani resero un alto contributo di sangue con quasi               settecento caduti nei combattimenti. Riportarono ferite in 2000.

 

I gruppi europei più consistenti, oltre agli italiani, furono i francesi con 9000 unità e i tedeschi con 5000 ( quasi tutti esuli dalla Germania nazista).

I volontari sopraggiunsero da tutti i continenti, anche da Cuba, con 800 partecipanti. Grande il contributo delle donne internazionaliste, al pari di quelle spagnole. Molte volte in prima linea, almeno nella fase iniziale della guerra. Incredibile l’abnegazione dei volontari ( normali civili) che avevano lasciato la consuetudine della propria esistenza per affrontare le fortissime condizioni di disagio, lo scontro armato nelle battaglie, il rischio grande della vita. Numerosa la presenza degli ebrei nelle Brigate Internazionali, con oltre 7000 partecipanti ( in Germania già dal 33 era iniziato lo stato persecutorio), in prima fila il battaglione Botvin, costituito da comunisti ebrei. Parecchi furono comandanti di Brigate.

 

Le forze militari mandate in Spagna dalla dittatura fascista mussoliniana furono di rilevante consistenza. Nella parte iniziale del 1937 furono strutturate nel C.T.V. –Corpo Truppe Volontarie -. Costituite da 79.000 unità, distribuite tra esercito, aviazione e marina; furono inviati 1800 cannoni, 150 carri armati leggeri, 7500 automezzi, 5000 mortai e mitragliatrici, 763 aeroplani ( molti i bombardamenti sulle città) e 91 unità navali. L’impegno finanziario enorme, di 12 miliardi di lire dell’epoca ( …mentre in Italia si faceva la fame). Molte migliaia i caduti – alcune fonti parlano di 4000 -, 12.000 i feriti.

I primi forti contingenti arrivarono il 3 gennaio 1937, composti da: 1° div. Camicie Nere “ Dio lo vuole”, 2° div. “ Fiamme nere”, 3° div. “ Fiamme nere”, 4° div. Littorio, Raggruppamento Autonomo “ XXIII Marzo”, Brigata “ Frecce Nere”, Brigata “ Frecce Azzurre”. I comandanti furono i generali: Roatta, Gambara, Nuvoloni, Bergonzoli.

 

Molti furono “volontari” per caso, presi con l’inganno ( parecchi pensavano di andare a fare i “coloni” in Etiopia), o alla ricerca di una paga per sfuggire alla disoccupazione e alle misere condizioni di vita in Italia, provenienti in gran numero da attività contadine.

Contestualmente la stessa “procedura” fu utilizzata per riempire i contingenti militari inviati all’assalto dell’Etiopia…per la conquista dell’impero.

Degli inviati in Spagna più del 40% appartenevano all’esercito regolare italiano; i componenti della divisione “Littorio” furono mandati per svolgere il servizio militare di leva. Complessivamente il grado di preparazione era pessimo. Le paghe e le indennità speciali concesse, specie per gli ufficiali, erano immensamente più grandi dei salari –stipendi in essere in Italia. I volontari fascisti si arruolarono per soldo, per la promessa di un lavoro al ritorno, e non per convincimento. Così la propaganda fascista faceva scrivere sul periodico “ Il Legionario”:… “I rossi hanno tutto vituperato e infangato vendendosi allo straniero. Essi sono oggi degli abbietti soldati, mercenari dei soviet, della massoneria e di altre putride e oscure organizzazioni internazionali Questa è               la schiuma da galera che voi, legionari di tutte le battaglie ideali, voi legionari di tutte le imprese generose e               sublimi, avete oggi a tiro dei vostri fucili”.

 

Il generale golpista Franco non ebbe in grande considerazione le truppe italiane; dopo la battaglia di Santander ( agosto 1937) in molte occasioni le truppe italiane furono lasciate di riserva. Scrive Ciano ( Ministro degli Esteri il 26 febbraio 1938. “Il Duce è molto irritato per il fatto che Franco continua a mantenere nell’inazione le nostre forze volontarie. Quest’ozio demolisce il morale delle truppe; i casi di indisciplina sono più frequenti e cominciano, per la prima volta, le diserzioni. Anche il Paese è stanco degli affari di Spagna”. Scrive ancora il 1° giugno 1938: “Telegrafo a Berti di togliere le nostre truppe da Saragozza e di inviarne qualche battaglione in linea. Sono               ormai a riposo da oltre 40 giorni e da notizie avute pare che non faccia bella impressione vedere nelle retrovie le forze italiane affollare cabarets e bordelli, mentre gli spagnoli si battono in una dura battaglia”.

 

Molto meno consistente sul piano numerico il sostegno diretto della Germania nazista. Venne inviata la “ Legione Condor” con 6500 militari, con l’utilizzo complessivo di 16000 uomini durante il corso della guerra. Più efficaci sul piano dello sterminio poiché furono collaudati nuovi e ed evoluti mezzi militari, specie dell’aviazione. La potenza omicida degli aerei italo-tedeschi si manifestò in particolare il 26 aprile 1937; quasi sessanta aeroplani bombardarono sadicamente Guernica, distruggendo la città e provocando oltre mille vittime e molti feriti tra la popolazione civile. Durante le varie fasi della guerra da parte dei golpisti sostenuti dai nazifascisti in particolare furono ripetutamente bombardate le città di Madrid e Barcellona, le quali riportarono ingentissimi danni, numerosissime le vittime civili.

 

Tra i tanti eventi che contraddistinsero i tre anni di guerra è importante ricordare la battaglia di Guadalajara. Tra l’altro le preponderanti formazioni militari italiane inviate dalla dittatura si scontrarono frontalmente con le brigate volontarie antifasciste italiane.

La città – oggi con 85.000 abitanti – si trova nell’area centrale della Spagna, nella regione autonoma a statuto speciale di Castiglia –La Manca.

 

La battaglia iniziò il l’8 marzo 1937. Fu uno scontro durissimo. Si concluse due settimane dopo, giorno 23. I fascisti, in rotta, furono sbaragliati.

L’armata fascista, potentissima, comandata dal generale Roatta, è costituita dal C.T.V.  – Corpo Truppe Volontarie, forte di 50.000 militari sostenuti da 250 carri armati, un nutrito numero di carri lanciafiamme, 230 cannoni, 50 aerei da caccia oltre dieci ricognitori. L’ esercito fu appoggiato da diverse migliaia di automezzi. Il corpo militare italiano fu sopportato da una divisione franchista di 20.000 soldati.

All’inizio le esigue forze di difesa repubblicane furono sconvolte. Poi, superato l’iniziale momento di sbandamento iniziò la riorganizzazione e l’arrivo di nuove energie militari. Si aggiunsero l’11° divisione dello spagnolo Enrique  Lister e i battaglioni Garibaldi e Thaelmann ( costituito da volontari tedeschi).

Le forze fasciste furono all’attacco fino al giorno 11 marzo. Le condizioni del tempo erano fortemente inclementi. Tutta l’area del fronte spazzata dalla neve. Il giorno successivo gran parte dei militari passò all’offensiva. Viene distrutta la 3° Divisione “ Penne Nere” comandata dal generale Nuvoloni. Vigorosi messaggi di resa furono propagati dai garibaldini: “Italiani, soldati e camicie nere dell’esercito di Mussolini ascoltate! Ritornate alle vostre case: le vostre mogli e i vostri figli vi aspettano. Ritornate alle vostre case: le vostre famiglie piangono per voi. Ritornate alle vostre case, non dovere morire. Giovani di diciott’anni, assieme a vecchi più che cinquantenni, foste inviati in Ispagna come bestiame da macello. Le vostre forti braccia di lavoratori, inutili da anni, braccia che cercavano lavoro, ebbero un fucile. Vi dissero che andavate in Abissinia e vi hanno portato in Ispagna: vi dissero che andavate a lavorare e vi hanno portato al macello. Vi promisero terra e vi danno morte. Vi hanno ingannato vergognosamente. Passate dalla nostra parte, venite con noi nelle fila dei soldati della libertà! Sarete da noi accolti come fratelli quali siete!”

Nel frattempo con il sostegno di carri armati sovietici e dell’aviazione repubblicana iniziò l’offensiva generale. I militari italiani si ritirarono in piena confusione. Molti furono fatti prigionieri.

Il 18 marzo la Brigata Garibaldi attaccò la fortificazione del Palacio de Ibarra. Dopo una cruenta battaglia i fascisti si arresero. Fatti 262 prigionieri e recuperate abbandonanti attrezzature militari, con molte armi pesanti.

Giorno 18 scattò l’offensiva generale. In questa fase i militari repubblicani sono bene attrezzati, supportati da aerei e carri armati. Altri duecento militari italiano vennero fatti prigionieri. Nei giorni seguenti i fascisti tentarono un’inutile offensiva.

Il 24 marzo finì la battaglia. I militi italiani erano in totale rotta. Parecchie centinaia i caduti, molti i prigionieri.

La guerra continuò, fino           al 28 marzo 1939, con la vittoria dei franchisti. Già dalla fine di gennaio era iniziata la “retirada”. Decine di migliaia di civili, incalzati dall’aviazione dei nazionalisti, si mossero da molte aree territoriali verso la frontiera con la Francia, che accolse 250.000 civili. Nel corso del mese di febbraio il governò francese acconsentì l’ingresso dei soldati repubblicani, circa 250.000, inviati nei campi di internamento. Dopo l’occupazione nazista della Francia ( 1940) molti di questi spagnoli finirono nei lager di sterminio.

 

A fine febbraio del 1939 il governo nazionalista fu riconosciuto da Francia e Gran Bretagna. Il 28 marzo i golpisti del generale Franco entrarono a Madrid.

Giorno 1 aprile si concluse la guerra.

Le conseguente della repressione franchista furono violentissime. Dal mese di aprile 1939 al giugno 1944 furono eseguite 192.684 condanne a morte.

 

Per tutti gli approfondimenti sulla guerra di Spagna si raccomanda di consultare i siti sottoelencati. Vengono altresì evidenziati, con brevi biografie, i nominativi degli antifascisti italiani combattenti in Spagna e dei caduti. In particolare AICVAS – “Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna” -.

 

http://www.aicvas.org/

http://www.lalungaresistenza.it/#Presentazione

http://www.aicvas.org/2018/02/15/le-quattromila-biografie-dei-volontari-italiani-in-spagna-memorie/

(*) ripreso da“Lettera Memoria e Libertà” e dedicata alla memoria di Nunzio Di Francesco, partigiano catanese, sopravvissuto al lager nazista di Mauthausen, deceduto il 21 luglio 2011.

 

Redazione
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