1949: in Calabria si occupa e si muore

Il 25 ottobre a Crotone 10.000 persone occupano le terre; il 28 a Isola Capo Rizzuto viene ucciso un anziano contadino, Matteo Aceto; il 29 a Melissa i morti sono tre

di REMO AGNOLETTO

Dalla fine della seconda guerra mondiale, lo scontro politico relativo alla questione agraria in Italia fu altissimo.

Le occupazioni delle terre avevano origini antiche e rappresentavano una delle poche proteste possibili nel Meridione italiano e particolarmente in Calabria. «Erano una tradizionale forma di protesta attuata nella Regione. Era abitudine, infatti, delle popolazioni del versante cosentino e di quello jonico del Marchesato di Crotone invadere periodicamente, soprattutto nei mesi primaverili, le terre dell’Altopiano per praticare determinate culture che avrebbero soddisfatto il fabbisogno familiare. Di queste periodiche forme di protesta e di rivendicazione, si ha notizia dal 1700 e nel 1800 quando, soprattutto dopo l’unificazione nazionale, centinaia di famiglie contadine si recarono nelle terre di latifondo chiedendone la distribuzione». [da Amelia Paparazzo “Lotte contadine in Calabria (1943-1950)” Edizioni Lerici 1976]

Capita però, come osserva lo storico Giuseppe Scilanga, che le occupazioni agrarie del secondo dopo guerra abbiano una connotazione del tutto nuova rispetto al passato grazie alla graduale maturazione della classe sociale dei braccianti. «Con queste lotte più mature ed organizzate – scrive Scilanga – i contadini dimostravano di non essere più un disordine caotico di passioni e di barbarie come era avvenuto nei secoli trascorsi, ma elementi di ordine e di progresso; non più il contadino brigante, ma un contadino moderno nella formazione della coscienza, avvenuta sul terreno delle lotte popolari e collettive, proiettato in un futuro di progresso e di civiltà». [da Giuseppe Scilanga “Le Due Italie, Dalla Resistenza alla Repubblica”, Laterza 2010].

Dopo la fine della dittatura fascista, in Calabria e nel Meridione italiano i tumulti contro il latifondismo erano ripresi fin dal 1946. L’esasperazione dei contadini era cresciuta a dismisura e per bloccare alcune occupazioni, i latifondisti calabresi avevano ottenuto l’intervento della polizia.

La nuova parola d’ordine dei contadini era «le vecchie concessioni di terre si difendono conquistandone di nuove». [da Giovanni Ierardi in “Chi ha voce, la figura e l’opera di Raffaele Lombardi Satriani” edito nella collana “Le ragioni dell’uomo” Gangemi editore, ottobre 1985].

Nel 1949, «si generò un tale clamore ed una tale tensione non solo nelle campagne, ma anche negli ambienti politici di Roma che il Governo fu costretto ad intraprendere un’azione per rendere più tollerabile la situazione. Il presidente del Consiglio on. Alcide De Gasperi – scrive Norman Kogan – ed il ministro all’Agricoltura on. Antonio Segni, proprietario terriero e docente universitario sardo, prepararono un progetto di legge per il frazionamento delle grandi proprietà terriere abbandonate. I grandi imprenditori agricoli – aggiunge Kogan – che impegnavano tecniche avanzate, furono esclusi dalla legge a prescindere dall’estensione delle loro proprietà. Nell’aprile 1949, l’on. De Gasperi propose la ridistribuzione di 37.000 ettari di terre incolte e la proposta di legge fu sottoposta ad una Commissione interministeriale. La Confragricoltura organizzazione dei grandi proprietari terrieri, esercitò però una tale pressione sui ministeri che il progetto fu insabbiato in Commissione». [da Norman Kogan in “L’Italia del dopoguerra. Storia politica dal 1945 al 1966”. (Laterza, 1968)].

Per quanto riguarda la Calabria, quello di Melissa, purtroppo, non fu l’unico momento di violenza. Se i cosiddetti “fatti di Melissa” divennero celebri è perché fu proprio nella cittadina del Crotonese che si raggiunse il punto di non ritorno.

Focalizzando l’attenzione solo nella Calabria mediana, furono numerosi gli avvenimenti in cui i contadini erano scesi in piazza per chiedere migliori pane e migliori condizioni di vita.

Il 25 ottobre 1949 a Crotone 10.000 persone occuparono 6.000 ettari; il 26, in analoghe situazioni, ci furono 40 arresti a Strongoli e il 2 ad Isola Capo Rizzuto fu ucciso un anziano contadino, Matteo Aceto, fra i promotori del movimento d’occupazione.

Questo, per grosse linee, lo scenario in cui i cosiddetti “fatti di Melissa” rappresentarono, nell’immaginario collettivo, una situazione ormai irrecuperabile. A Melissa, l’arrivo dell’esercito inviato dal ministro Mario Scelba era stato preceduto dall’occupazione del feudo di Fragalà: un ampio appezzamento allora incolto e abbandonato da ben 14 anni che, durante il fascismo, era stato ampiamente sfruttato dai Polito e dai Berlingeri, ricche e nobili famiglie di Crotone. Quando la tragedia avvenne, l’occupazione delle terre andava avanti già da alcuni giorni. «Il barone Giulio Berlingeri – scriveva su “L’Unità” del 28 ottobre 1949 l’inviato Luca Pavolini – ha 14 mila ettari nel Crotonese, il barone Alfonso Baracco ne ha 12.500, il barone Gallucci 6.000. Migliaia di ettari hanno il marchese Mottola, il barone Zurlo, il conte Gaetani, il principe di Cerenzia. I nobili hanno cintato questo immenso latifondo col filo spinato e hanno lasciato che ci crescano l’erba e le macchie. Ci mandano a pascolare gli animali e nella stagione buona ci vanno a caccia». Oltre a Francesco Nigro, a Fragalà, rimasero a terra il quindicenne Giovanni Zito e la ventiquattrenne Angelina Mauro che, ricoverata all’ospedale civile di Crotone, per le ferite riportate vi morì dopo alcuni giorni. Altri 15 contadini furono feriti in maniera più lieve. A Sergio Dragone (giornalista) il padre Giovanni raccontava di Francesco Nigro: «aveva fatto la guerra ed era finito prigioniero prima in Germania e poi in Russia. Era tornato a Melissa per lavorare, ma qui trovò soltanto la fame. La miseria trionfava e fu questo a spingerci ad andare sulle terre, a coltivarle. Non è vero che le occupazioni sono state un fatto di partiti. Di mio figlio hanno detto che era del Msi. Non è vero, mio figlio era libero! Fu un movimento di popolo. C’erano tutti a Fragalà. I Comunisti, i Socialisti, i Democristiani e pure i Fascisti. Era la fame a spingere tutti. Anche nel 1922 si lottò per la terra e i carabinieri misero in piazza la mitragliatrice. Ma non si arrivò mai a quella ferocia». Un altro testimone oculare che raccontò quella giornata al cronista Dragone fu il pastore Antonio Durante che, dopo la sparatoria, fu precettato dalle forze dell’ordine che vollero essere accompagnate a Cirò Marina attraverso stradelle di campagna. «Fui picchiato – raccontava – dai carabinieri perché non volevo accompagnarli. Mi ci portavano con la forza. Mentre camminavamo, mi rivolgevano parole ingiuriose nei confronti dei Melitesi: siete tutti delinquenti e cafoni mi dicevano».

Poche le prese di posizione da parte dei giornali nazionali contro l’accaduto. Voci fuori del coro solo “L’Avanti” (diretto a quei tempi da Sandro Pertini) che parlò di “omicidio premeditato” e “L’Unità” diretta da Pietro Ingrao che propose alla Federazione Nazionale della Stampa l’invio a Melissa di una delegazione di giornalisti di tutte le tendenze con lo scopo di fare luce sui fatti accaduti. Anche se tale proposta non ebbe seguito, la coscienza popolare si era svegliata. Sulla stessa “L’Unità” in una delle uscite immediatamente successive tuonò la penna del sacerdote don Primo Mazzolari accusando i parlamentari cattolici di poco coraggio. «Hanno paura – scrive don Mazzolari – di ledere il diritto di proprietà, abbiano almeno il coraggio di colpire il lusso, l’inerzia e la stupidità criminale di chi fa una riserva di caccia laddove braccia senza lavoro e stomachi senza nutrimento hanno il sacrosanto diritto di lavorare e di mangiare».

«Dio mi guardi – aggiungeva lo stesso sacerdote – dal pensare che codesti intoccabili siano da annoverare tra i grandi elettori o tra i benefattori del convento. Non fanno onore ad un governo d’ispirazione cristiana se poi la polizia ha caricato una folla di poveri braccianti che hanno sofferto la fame, fame di pane e voglia di lavorare… Non si può difendere una proprietà affamatrice, sparando su chi ha niente e domanda di lavorare: prima vivere e poi possedere; prima l’uomo e poi il proprietario. E se il proprietario si mette contro l’uomo, si tuteli l’uomo, non il proprietario indegne, non la sua disumana proprietà». Dopo l’eccidio, il latifondo di Fragalà fu diviso fra i contadini e il 2 novembre 1949 rappresentò una data storica poiché furono ritirati gli sfratti a coloro che in Calabria avevano occupato 5.200 ettari; mentre il 15 dello stesso mese di novembre il Consiglio dei Ministri approvò una propria proposta di riforma agraria, nella consapevolezza che ormai i tempi erano maturi e altri rinvii non sarebbero stati più accettati dalla popolazione.

IN BOTTEGA VEDI ANCHE Scor-data: 21 ottobre 1950 (di Domenico Stimolo)

 

E IN RETE OCCHIO A QUESTI DUE LINK:

Occupazione terre – film – Archivio Aamod

patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/search/result.html?…occupazione%20terre

Il film documenta l’occupazione delle terre, dopo un anno di lotte organizzate … L’occupazione delle terre incolte a Isola di Capo Rizzuto (Crotone) data: 1967 …

30 ottobre 1949 – Isola Capo Rizzuto (Crotone) – Osservatorio …

www.osservatoriorepressione.info/30-ottobre-1949-isola-capo-rizzuto-crotone/

Un altro bracciante viene assassinato a Bondeno. Nel solo crotonese, sono stati occupati 6.000 ettari di terra e la lotta ha coinvolto migliaia di …

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Remo Agnoletto

Un commento

  • Pietro Girasole

    Buongiorno sono nato a Isola capo rizzuto o saputo da contadini e parenti e gente anziana della situazione di distribuzione delle terre era stata chiamata Opera Sila, era stata assegnata anche ai miei nonni davano una casa colonica un carretto un cavallo una mucca ecc. aveva fatto richiesta anche il mio povero papà ma non le venne assegnata forse x averla bisognava essere sposati lui era giovane si era sposato in comune ma non in chiesa x avere un pezzo di terra, poi si è saputo che tanti erano rimasti fuori dallle assegnazioni dell’Opera Sila, il comune aveva delle terre sue di proprietà, chi era senza terra iniziarono ad occupare le terre finché il comune decise di assegnare le terre (il mio padre ne volle stare fuori facendo un altro lavoro) nel 59 emigro a Milanoe nel 63 portò tutto la famiglia ( 6 figli e moglie) o molti bei ricordi d’infanzia ci sono tante cose belle che mi sono rimaste dentro.
    Grazie cordiali saluti

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