20 giugno 1900: battaglia a Pechino
Mauro Antonio Miglieruolo ricorda la rivolta che fu detta dei Boxer
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Inizia il 20 giugno del 1900 ed è uno dei tanti episodi di resistenza dei cinesi alla politica di rapina delle potenze occidentali (più il Giappone). Gruppi di cittadini esasperati attaccano gli invasori europei chiusi nelle legazioni all’interno della città imperiale, molti dei quali vengono uccisi. L’odio contro gli occidentali e i cinesi che si sono convertiti al cristianesimo, complici dei loro padroni, si manifesta in eccessi che denunciano il grado di risentimento del popolo. Si è arrivati a un punto di non ritorno. I rivoltosi (i Boxer) verranno sconfitti. Ma la lotta, iniziata già l’anno precedente, continuerà per decenni e si concluderà con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese.
Contro i Boxer si muovono le potenze straniere che organizzano un esercito forte di 18.000 uomini. Il 14 agosto dello stesso anno questo poderoso esercito attacca Pechino. L’imperatrice Cixi fugge, per salvare la vita. Assiste da lontano a una catastrofe che chiude l’epoca imperiale. L’Impero infatti sopravviverà poco al disastro e alla viltà sua e di tutta una classe dirigente, che si dimostra inadeguata ad affrontare l’arroganza e l’avidità e la crudeltà dei “più civilizzati portatori di democrazia”. Per di più Cixi si rende complice degli occidentali firmando (1901) un trattato di pace vessatorio, simile a quello che gravò sulla Germania dopo la sconfitta del 1918; poi (nel 1908) muore. Appena in tempo per non dover vedere proclamata la Repubblica del 1912).
Il Protocollo dei Boxer, firmato da Cixi, impone alla Cina pesanti indennità di guerra: 450 milioni di tael (un tael per ciascuno dei 450 milioni di cinesi), pari a 67,5 milioni di sterline dell’epoca. Le riparazioni di guerra, pagate in oro in trentanove annualità e con gli interessi, e sarebbero state pari a 982.238.150 tael, interessi (4% all’anno) inclusi. La Cina pagherà 668.661.220 tael d’argento dal 1901 al 1939, equivalenti a circa 61 miliardi di dollari americani a parità di potere d’acquisto. (dati Wikipedia)
La rovina sociale ed economica a cui è condannato il Paese procede in parallelo con quella della sua classe dirigente (feudale); la quale oltre all’inadeguatezza rispetto ai compiti specifici che ne legittimavano il dominio, era anche incapace di valutare i problemi posti dalla nuova fase, quella dell’imperialismo. Non diversamente da quanto avverrà dopo l’Otto settembre in Italia, l’Imperatrice Cixi, invece di organizzare la resistenza popolare, pur di sopravvivere, dopo essere fuggita, si piega integralmente alla volontà degli invasori.
I buoni e giusti e Santi difensori della Ucraina intendono fare oggi, in questo infelice Paese, quel che allora fecero le potenze occidentali (le solite: americani, inglesi, tedeschi, italiani, francesi, russi, giapponesi… ne ho dimenticato qualcuna?) contro i cinesi e qualche anno fa contro gli iracheni. Uccidendoli in massa, saccheggiandoli, dichiarandoli criminali. Per imporre loro una libertà che procede con il guinzaglio al collo e catene ai piedi.
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Riporto in breve – con parole non mie – di quale natura fosse il dominio delle potenze occidentali:
Gli stranieri presenti in Cina non erano assoggettati alla legislazione locale. Le legazioni (ambasciate) esercitavano di fatto un completo controllo sui loro cittadini, ma anche sui cinesi che erano al loro servizio e le loro famiglie. Queste persone, legate da rapporti con gli europei, americani e giapponesi, erano sottratti al potere giudiziario e alle regole della Cina.
Questa situazione di diffusa extraterritorialità riguardava anche i missionari, le chiese, i conventi e le abitazioni, comprendeva anche i cinesi che si erano convertiti al cristianesimo e le loro famiglie.
Il disprezzo delle tradizioni locali da parte degli stranieri determinò un risentimento che si accrebbe sempre di più. Le scuole di Kung [divennero] covi dove i seguaci di questa disciplina di lotta alimentavano l’odio contro gli occupanti. […] …rappresentavano i ceti più umili della popolazione, molti erano i battellieri che temevano di perdere il loro lavoro a causa dei vascelli a vapore portati in Cina dagli occidentali. […] I missionari chiamarono questi ribelli boxer scambiando il Kung-fu con il pugilato.
Ed ecco quel che è conseguito alla vittoria delle democraticissime potenze portatori di civltà:
Il kaiser Guglielmo II pronunciò un esplicito invito a radere al suolo Pechino per vendicare il barone von Ketteler e, nel salutare a Brema, il 27 luglio 1900, il contingente tedesco in partenza per la spedizione punitiva internazionale, così l’arringava:
«Quando vi troverete faccia a faccia con il nemico, sappiate batterlo. Nessuna grazia! Nessun prigioniero! Tenete in pugno chi vi capita sotto le mani. Mille anni fa, gli Unni di Attila si sono fatti un nome che con potenza è entrato nella storia e nella leggenda. Allo stesso modo voi dovete imporre in Cina, per mille anni, il nome «tedesco», di modo che mai più in avvenire un cinese osi anche solo guardare di traverso un tedesco.»
(Citato in J. Osterhammel, Storia della Cina moderna. Secoli XVIII-XX, Einaudi, Torino 1992, pagina 321)
Secondo tutte le fonti, il comportamento dei vincitori toccò il culmine della crudeltà. È quel che riferiscono Marianne Bastide, Marie-Claire Bergère e Jean Chesneaux:
«Ha allora inizio una carneficina e un saccheggio sistematici che superano di gran lunga tutti gli eccessi compiuti dai boxer. A Pechino migliaia di uomini vengono massacrati in un’orgia selvaggia: le donne e intere famiglie si suicidano per non sopravvivere al disonore; tutta la città è messa al sacco, il Palazzo imperiale, occupato dalle truppe straniere, viene spogliato della maggior parte dei suoi tesori.»
(Marianne Bastide, Marie-Claire Bergère e Jean Chesneaux, La Cina, vol. II, Dalla guerra franco-cinese alla fondazione del Partito comunista cinese, 1885-1921, Einaudi, Torino 1974, pagina 118.)
L’inviato di Le Figaro in Cina, il celebre scrittore Pierre Loti confermava nei suoi articoli «la smania di distruzione e la furia omicida» contro l’infelice «Città della Purezza»:
Il generale Chaffee, dal canto suo, riferiva ai giornalisti che si poteva seriamente affermare: «che dopo la presa di Pechino, per ogni boxer che è stato ucciso sono stati trucidati quindici innocenti portatori o braccianti di campagna, compresi non poche donne e bambini.»
(Peter Fleming, La rivolta dei boxers, Dall’Oglio, Varese 1965, pagina 359.)
Il saccheggio di Pechino, con il suo codazzo di uccisioni, durò molti mesi: ciascun contingente accusava gli altri di rapacità e sosteneva, per proprio conto, di avere le mani nette. A questo scaricabarile poneva drasticamente fine il feldmaresciallo Alfred von Waldersee, comandante del contingente tedesco:
«Ogni nazionalità dà la palma all’altra nell’arte del saccheggio, ma in realtà ognuna e tutte vi s’immersero a fondo.»
(Citato in Peter Fleming, La rivolta dei boxers, Dall’Oglio, Varese 1965, pagine 344-345.)
E gli italiani, “brava gente”? Non si distinsero in compassione e correttezza. Ebbero la loro quota di bottino (26.000 dollari). Pitocchi, come al solito.
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.